Cinque libri da leggere tra quelli usciti nel 2015

Viaggio alla scoperta dei libri del 2015 da leggere

Ogni anno, a dicembre, dedichiamo una settimana a elencare quanto di meglio è stato prodotto nei 12 mesi precedenti. Libri, film, dischi, videogiochi, fumetti, serie TV e app: più o meno tutto quello che vi può interessare lo analizziamo e ve lo raccontiamo. Quel periodo è arrivato anche quest’anno.

La nostra settimana di speciali che abbiamo chiamato “i 5 del 2015” parte oggi dai libri. Quali sono quelli assolutamente da leggere, tra quelli che sono sbarcati nelle librerie italiane da gennaio ad oggi? Quali quelli che si possono comprare per un azzeccato regalo di Natale dell’ultimo minuto? Quali quelli che forse saranno letti anche tra 10, 20 o 30 anni?


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La scelta non è stata semplice, come non lo è d’altronde mai. Anche perché quest’anno gli scaffali sono stati riempiti sia dai pezzi da novanta, sia da giovani promesse. Sono spuntati libri di mostri sacri come Harper Lee, Stephen King, Haruki Murakami, Umberto Eco, Fred Vargas. C’è stato il discutissimo libro di Michel Houellebecq e perfino un romanzo postumo di Giorgio Faletti. Noi, comunque, abbiamo cercato di scegliere cinque libri che siano allo stesso modo i migliori e i più rappresentativi. Ecco la nostra lista.

 

Etgar Keret – Sette anni di felicità

Scene (divertenti ma profonde) di vita israeliana

Sette anni di felicità, una bella e ironica raccolta di racconti autobiograficiPartiamo, in rigoroso ordine alfabetico, da quello che è il meno noto tra gli scrittori che abbiamo scelto, ma anche il più sorprendente. Etgar Keret è uno scrittore e sceneggiatore israeliano di neanche cinquant’anni. Nonostante sia attivo da alcuni lustri in vari campi (racconti, fumetti, serie TV, film), il suo nome è poco noto in Italia. Sette anni di felicità, però, è il volume che potrebbe dargli – e in parte gli sta già dando – anche da noi i riscontri che merita.

Il libro, fortemente autobiografico, descrive sette anni di vita di Keret a Tel Aviv. Tra la nascita di un figlio e la malattia del padre, tra l’incubo di un possibile attacco iraniano e la terribile costanza degli operatori di call center, la vita scorre con buon senso dell’ironia. Proprio l’ironia, anzi, è l’aspetto più caratteristico dell’intero libro. Un’ironia fugace e ottimistica, che emerge da queste 36 brevi scene di vita quotidiana. Da racconti in cui il fatterello banale, l’aneddoto, convive con la stessa dignità con l’andare e venire della vita.

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Stephen King – Chi perde paga

Il ritorno del re

"Chi perde paga", nuovo capolavoro di Stephen KingUn romanzo di Stephen King non è mai una novità. Da quarant’anni ne sforna ad un ritmo invidiabile, trovandosi quasi sempre in testa alle classifiche ed acclamato dai fan. Chi perde paga, uscito in Italia a settembre, ci sembra però abbia qualcosa in più rispetto a tanti altri volumi recenti. Secondo capitolo della trilogia di Mr. Mercedes cominciata lo scorso anno, questo romanzo è infatti la seconda esplorazione di King nel campo della detective story. E se il suo predecessore presentava ancora qualche pecca, qui il meccanismo è ormai rodato e vicino alla perfezione.


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La storia si ricollega a vari libri del passato del maestro dell’horror, ma anche alla scena letteraria americana. Al centro, infatti, c’è il manoscritto di due romanzi a lungo attesi dal pubblico ma mai pubblicati dallo scrittore-eremita John Rothstein. Questi infatti viene ucciso e i suoi taccuini vengono nascosti dal suo assassino, che però nel frattempo finisce in prigione per molti anni. I taccuini, e un buon quantitativo di denaro, vengono ritrovati da un ragazzino, almeno finché l’assassino, ormai invecchiato, non esce di prigione. Ma a quel punto entra in scena anche Bill Hodges, detective privato già protagonista di Mr. November.

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Antonio Manzini – Non è stagione

Una convincente avventura del vicequestore Schiavone

"Non è stagione" di Antonio Manzini, uno dei migliori libri del 2015Volevamo che in questa cinquina ci fosse almeno un libro italiano. Non è però stato semplice scegliere quale. I due che si sono contesi la posizione sono tra loro diversissimi, ma accomunati dal fatto di essere molto belli. Da un lato Non è stagione di Antonio Manzini, che alla fine abbiamo scelto; dall’altro Mi sa che fuori è primavera di Concita De Gregorio. Come vedete, due libri che usano le stagioni anche come simbolo delle loro storie. A parità di giudizio tra i due romanzi, abbiamo però deciso di lasciar fuori quello dell’ex direttrice de l’Unità semplicemente perché il suo nome, a causa del suo lavoro, è già ben visibile sulla stampa e in TV.

È invece meno noto – e merita quindi qualche riguardo in più – il nome di Antonio Manzini, anche se forse la sua faccia potrebbe risultarvi familiare. Prima di dedicarsi alla scrittura, Manzini ha infatti lavorato come attore in varie serie TV e fiction, oltre a scrivere alcune sceneggiature per il cinema. La svolta, almeno dal punto di vista narrativo, è arrivata nel 2013 con Pista nera, romanzo che ha visto l’esordio del personaggio di Rocco Schiavone. Quel vicequestore – poi protagonista anche di La costola di Adamo – è tornato quest’anno in Non è stagione. Un romanzo in cui un incidente automobilistico si lega inaspettatamente alla scomparsa di una studentessa. Il tutto, nella consueta cornice di Aosta, città che il protagonista non ama ma in cui è costretto a lavorare a causa di ordini superiori.

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Miriam Toews – I miei piccoli dispiaceri

Due sorelle e il tentato suicidio

Il libro di Miriam Toews è uno di quelli che bisogna assolutamente leggereScritto in originale nel 2014 ma arrivato nel nostro paese quest’anno grazie alla traduzione di Marcos y Marcos, I miei piccoli dispiaceri è un piccolo capolavoro. Quello di Miriam Toews è infatti un libro che riesce ad essere allo stesso tempo il più semplice e il più difficile della nostra cinquina. La storia è quella di due sorelle, Elf e Yoli. La prima è quella di successo: pianista internazionale, sposata e amata, molto bella. La seconda è invece sempre stata in ombra: ha avuto due figli da due uomini diversi e si sente una fallita. Entrambe sono cresciute in una comunità mennonita molto conservatrice. Il problema è che Elf sta tentando nuovamente di togliersi la vita, e Yoli sta cercando di aiutarla, di convincerla a non suicidarsi.


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Due sono gli aspetti del libro che lasciano a bocca aperta. Il primo è la capacità della Toews, già dimostrata anche altrove, di raccontare cose grandi con la semplicità di quelle piccole, di inserire l’umorismo anche dove non ci dovrebbe stare, di dar vita a personaggi veri e sinceri. Il secondo va al di là del libro. Perché non è possibile leggere queste pagine senza pensare, se la si conosce, alla biografia dell’autrice. Anche la Toews fu allevata da una comunità mennonita. Anche lei ha una sorella morta suicida, come d’altro canto loro padre, dodici anni prima. In questo modo, quello che a prima vista può sembrare solo un racconto ben congegnato diventa una pagina di vita vera, e colpisce ancora di più.

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Don Winslow – Il cartello

Thriller e narcotrafficanti

"Il cartello" di Don WinslowConcludiamo con un altro thriller, ben diverso però da quelli che abbiamo citato finora. Se avete letto Il potere del cane, sapete quanto possa essere pregnante lo stile di Don Winslow, uno dei maestri della crime story americana. Ebbene, quel libro, che aveva scosso gli appassionati di mezzo mondo, ha finalmente un seguito. Stiamo parlando di Il cartello, pubblicato in Italia da Einaudi a inizio dicembre ma già, giustamente, divorato dagli appassionati. La storia è ancora legata ai cartelli della droga messicani, raccontati nel modo più realistico e crudo che è possibile trovare su carta.

Tutto parte quando il boss Adán Barrera ottiene il trasferimento dal carcere di San Diego a uno messicano. Sul suo territorio, infatti, riesce a dare il via a una vera guerra per riprendere il controllo delle operazioni malavitose. A cercare di mettergli i bastoni tra le ruote si metterà l’agente Art Keller, l’uomo della DEA responsabile del suo arresto. Il tutto in un mondo in cui non si riesce a distinguere l’onestà dalla corruzione, la violenza dalla vita quotidiana, addirittura forse la vita dalla morte visto che tutto può succedere nella più assoluta normalità. Ma a sorprendere è, soprattutto, lo stile di Winslow: secco, duro come un pugno nello stomaco. E capace di spiegare come il problema del narcotraffico non sia solo quello di boss spietati, ma anche del mondo occidentale che quel narcotraffico lo alimenta.

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