Cinque libri, esercizi e regole di grammatica inglese per bambini

Imparare l'inglese con la grammatica, anche da bambini

L’inglese, come tutte le lingue, si dimentica in fretta se non viene esercitato. Per questo, non appena si fa una pausa da scuola è bene riprendere in mano un po’ di grammatica inglese e mantenere attivo l’esercizio.

Lo sanno bene i genitori, che devono fare i conti con le vacanze più o meno lunghe dei loro figli, ma lo sanno anche i ragazzi, che si rendono conto di perdere in fretta quello che avevano faticosamente acquisito durante i mesi di scuola.

Per questo motivo, se volete fare in modo che i vostri bambini non dimentichino le loro conoscenze nella lingua di Shakespeare, abbiamo raccolto qui di seguito alcuni libri ed esercizi (oltre ad alcune semplici ma fondamentali regole) per farli esercitare in maniera non troppo noiosa.

Vi daremo risorse e strumenti che speriamo vi siano utili, anche se su dubbi più estemporanei – ad esempio: come si scrive la data? – troverete risposte anche in altre pagine del nostro sito. Procediamo.

   

 

1. I libri per bambini

Grammatiche ed esercizi

Chiariamo subito: non è facile trovare dei testi pensati specificatamente per la grammatica e diretti ai bambini. Normalmente, infatti, i ragazzini delle elementari rimangono lontani dalle regole vere e proprie, visto che si preferisce un approccio che lavori sul lessico; ciononostante, qualche libro sul mercato c’è.
Grammatica inglese per bambini, edizioni Giunti
Uno dei più convincenti è La prima grammatica d’inglese di Paolo Petroni, edito ormai da qualche anno da Mondadori, uno strumento che risulta adatto ai bambini ma anche a quegli adulti che vogliono tenere ripassate le loro conoscenze in maniera semplice e divertente, senza perdersi in pagine troppo tecniche.

Sulla stessa falsariga è impostato anche Grammatica inglese per bambini di Margherita Giromini, edito da Giunti Junior, che si inserisce all’interno di una serie di volumi della stessa autrice che curano anche la conversazione e il lessico.

 
Infine, un buon manuale è anche Grammatica inglese junior di Mariagrazia Bertarini e Paolo Iotti, pubblicato da ELI e di cui sono disponibili, a un prezzo molto contenuto, anche degli interessanti Activity Book per allenare degli aspetti specifici della lingua.

      

 

2. I siti web

Risorse e schede da scaricare

Spesso, quando si tratta di imparare le lingue, gli smartphone e i tablet possono venirci enormemente in aiuto, con app apposite che ci seguono passo passo e in maniera interattiva.

Per quanto riguarda la grammatica elementare, però, non esistono molti software adatti o comunque pensati per i bambini, visto che tutti i principali applicativi presuppongono quantomeno una conoscenza abbastanza solida della grammatica della lingua di partenza.

Un bambino col suo tablet
Perciò, se si ha dei bambini da far allenare è meglio orientarsi, a nostro avviso, verso determinati siti web, che offrono un servizio adeguato alle richieste. Un portale molto colorato e accattivante è, ad esempio, Anglomaniacy, sviluppato addirittura in Polonia ma facilmente accessibile se il bambino è guidato da un adulto (i testi sono tutti in inglese).

Nella sezione Grammarland ci si può esercitare con aggettivi, coniugazione dei principali verbi, errori grammaticali comuni e ausiliari; e poi, se non ci si accontenta, si può passare a rinfoltire il proprio vocabolario, a lavorare sulle espressioni più comuni e a stampare esercizi appositi da fare su carta.


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Se invece cercate un aggregatore di risorse, cioè un sito che metta insieme strumenti diversi, dovete orientarvi su Risorsedidattiche.net, che, nell’apposita sezione dedicata all’inglese per le scuole primarie, offre schede ed esercizi sia di grammatica che di lessico e conversazione.

 

3. Il plurale

La regola

Se non avete voglia di perdervi alla ricerca di schede ed esercizi, nei prossimi punti vi proponiamo noi almeno tre spiegazioni grammaticali semplici ma efficaci; se i vostri figli durante un’estate impareranno bene queste basi potranno già dirsi soddisfatti e ritenersi pronti per affrontare i passi successivi.

Il primo set riguarda la scelta tra singolare e plurale e il modo in cui aggiungere la famosa “s” alla fine della parola.

Il problema dei plurali
La regola generale prevede infatti che, per creare il plurale di una parola, basti aggiungere una “s” alla fine della parola. Così “car” (automobile) diventa “cars” (automobili), “friend” (amico) diventa “friends” (amici) e così via.

Questa è la regola per la grande maggioranza delle parole, ma ci sono delle eccezioni. Ad esempio i nomi che terminano in -s, -ss, -sh, -ch, -x e -o aggiungono “es” alla fine: così “tomato” (pomodoro) diventa “tomatoes” (pomodori), mentre “glass” (vetro) diventa “glasses” (vetri).

Le eccezioni

Fanno eccezione a questa regola alcune parole specifiche come “piano” (che diventa “pianos”), “radio” (che diventa “radios”), “photo” (che diventa “photos”).

Altra eccezione sono i nomi che terminano con una “y” preceduta da una consonante: in quel caso la “y” si trasforma in “i” e si aggiungono “es”, come ad esempio in “strawberry” (fragola), che diventa “strawberries” (fragole), o “baby” (bambino), che diventa “babies”.


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Infine, l’ultima eccezione importante è rappresentata dalle parole che terminano in -f o -fe, che vedono la “f” trasformata in “v” con l’aggiunta di “es”, come nel caso di “leaf” (foglia) che diventa “leaves” (foglie) o di “wolf” (lupo) che diventa “wolves” (lupi).

Esistono però anche delle forme irregolari, che non seguono alcuna regola. Le principali sono “man” e “woman” che diventano “men” e “women”, “child” (bambino) che diventa “children”, “foot” (piede) che diventa “feet”, “mouse” (topo) che diventa “mice”, “tooth” (dente) che diventa “teeth”.

 

4. La coniugazione dei verbi

Avere ed essere (ma non solo)

Passiamo ai verbi, limitandoci al tempo presente, il più facile da coniugare per dei bambini, e ovviamente anche il più utile quando ci si trova a dialogare con altre persone.

In genere, anche qui c’è una regola seguita dalla stragrande maggioranza: il verbo varia solo alla terza persona singolare, in cui vede l’aggiunta di una “s” al termine della parola, mentre in tutti gli altri casi non muta.

Imparare i verbi e l'inglese
Ad esempio, il verbo “walk” (camminare) si coniuga così: I walk (io cammino), you walk (tu cammini), he/she walks (lui/lei cammina), we walk (noi camminiamo), you walk (voi camminate), they walk (essi camminano). Per l’aggiunta della “s” si seguono le regole già espresse nel paragrafo precedente (ad esempio “do” diventa “does”).

Ovviamente, però, non tutti i verbi si comportano allo stesso modo. Il caso più eclatante è quello del verbo essere, sicuramente uno dei più usati anche come ausiliare, che si coniuga così: I am (io sono), you are (tu sei), he/she/it is (lui/lei è), we are (noi siamo), you are (voi siete), they are (essi sono).

Il verbo avere (“have”) segue invece la regola generale, con l’unica eccezione che la terza persona singolare diventa “has”. Infine, alcuni verbi irregolari non aggiungono la “s” alla terza persona singolare: tra questi vari modal verbs come “can”, “shall”, “will” e “must”.

 

5. Come si costruiscono le frasi

Affermative, negative, interrogative

Infine, un po’ di sintassi. La costruzione della frase è, in inglese, molto semplice: soggetto (sempre espresso e mai sottinteso), verbo coniugato nella giusta forma, complemento. Ad esempio, la frase “Il mio nome è Marco” diventa “My name is Marco”, mentre “Oggi voglio camminare” diventa “Today I want to walk”.

Più complessa è la questione con le frasi interrogative. In questi casi, infatti, bisogna utilizzare l’ausiliare e anteporlo al soggetto. Partiamo da un esempio concreto e poi ragioniamoci su: la frase “Dove vuoi andare?” diventa “Where do you want to go?”.

Domande inglesi
Il soggetto della frase, in italiano, è “tu” (“vuoi”, infatti, è accordato alla seconda persona singolare) e nella frase inglese questo pronome, che come detto va espresso e non più sottinteso, deve essere preceduto dall’ausiliare del verbo.

Gli ausiliari sono a loro volta dei verbi che in un certo senso aiutano gli altri per dare vita a determinate forme: sono il verbo essere “be”, il verbo avere “have” e il verbo fare “do”. Per fortuna nel simple present, cioè il nostro presente indicativo, si usa solo il “do” a questo scopo.

Quindi la domanda si formula mettendo prima l’avverbio “where”, poi appunto il “do” (o “does”, se il soggetto è alla terza persona singolare), poi il soggetto (in questo caso “you”) e quindi il verbo “want”. Altri esempi? “Mi ami?” diventa “Do you love me?”, “Sanno come mi chiamo?” diventa “Do they know my name?” e “Perché mi odi?” diventa “Why do you hate me?”.

Tutti i verbi hanno bisogno dell’ausiliare tranne il verbo essere, che fa da solo, venendo anteposto al soggetto (“Dov’è Marco?” diventa “Where is Marco?”), e i verbi modali di cui parlavamo prima, che vengono usati come se fossero degli ausiliari (“Posso uscire?” diventa “Can I go out?”).

Gli ausiliari e le eccezioni

Infine nelle frasi negative si mette assieme qualcosa delle affermative e qualcosa delle interrogative. La struttura della frase, o meglio l’ordine dei fattori, è lo stesso dell’affermativa, ma in più si aggiungono la negazione e, subito prima di essa, l’ausiliare.

Ad esempio “Non mi piace” si traduce “I don’t like it”: prima del verbo “like” bisogna aggiungere l’ausiliare “do” e la negazione “not” (e “do + not” può essere contratta, appunto, in “don’t”).

Le eccezioni sono le stesse delle interrogative, quindi la frase “Non sei divertente” diventa “You aren’t funny”, mentre la frase “Non puoi farlo” viene tradotta in “You can’t do that”.

 

Segnala altri libri ed esercizi di grammatica inglese per bambini nei commenti.

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