
Mi trovavo a Londra nel giorno del voto sulla Brexit e non si respirava una bella aria. Tutti sembravano devastati dal risultato, o almeno era questo il caso per tutti i miei amici inglesi o per quelli che hanno trovato nella capitale del Regno Unito una nuova casa. Io visito questo splendido paese regolarmente da oltre un quarto di secolo e fino a questo momento non ho mai trovato alcun riscontro reale negli stereotipi che vorrebbero gli inglesi scostanti o poco disponibili verso il prossimo, soprattutto se straniero.
La mia esperienza è sempre stata prevalentemente positiva, costellata di incontri con persone aperte, brillanti, accoglienti e animate da una sana curiosità per le altre culture. Londra è stata per oltre mezzo secolo la meta ideale di artisti, musicisti e di chiunque avesse un’idea folle e la determinazione per realizzarla.
Adesso pare che Berlino sia destinata a diventare l’effettiva capitale Europea della cultura e, se da una parte sono felice che la città in cui vivo sia una splendida fucina creativa, dall’altra ho deciso di raccontare qualcosa su una delle città che ho più amato al mondo e che conserva un fascino che nessuna Brexit riuscirà a cancellare.
Per chi è in cerca non tanto di luoghi, quanto di esperienze
Scrivere guide di Londra che non siano già state scritte milioni di volte è impossibile, ma se, come me, avete visitato questa città dozzine di volte, vi capiterà senz’altro di mettervi alla ricerca di esperienze insolite.
Certo, non si è mai sazi di visite alla Tate Modern o di passeggiate sul Millennium Bridge, dei negozietti equivoci di Soho o dei mercati ormai non più caratteristici di Camden Town e Portobello, ma dopo la decima visita si ha voglia di qualcosa di diverso.
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Questo breve elenco si compone di cinque “esperienze” che si possono vivere a Londra, più che di cinque luoghi da visitare: se andate a caccia di atmosfere e, più che tornare a casa con il catalogo di una mostra, desiderate sperimentare sensazioni che vi lascino diversi da come vi hanno trovati, questi consigli potrebbero fare per voi.
Indice
1. Naked Boys Reading
Un modo (molto) diverso di leggere libri
La prima volta che ho sentito parlare di questa iniziativa, è stato a Berlino. Solo in seguito ho scoperto che l’idea originaria era venuta ai fondatori di un’associazione culturale dal suggestivo nome The House of Husbands.
Gli eventi, che si svolgono in diversi luoghi di Londra (l’Ace Hotel di Shoreditch e il Dalston Superstore, più un evento regolare a Brighton), consistono esattamente in quello che si legge nel titolo: ragazzi (e uomini) nudi, che leggono.
Non pensate però che si tratti di una serata in alcun modo focalizzata sull’erotismo: si tratta davvero di un reading. Ogni serata ha un tema e i brani scelti possono essere di letteratura, saggistica o poesia.
Per quanto possa sembrare strano a chi non ha mai frequentato questo tipo di evento, le vere protagoniste della serata sono le parole. I naked boys non sono modelli, attori né performer, sono persone qualunque, che si propongono volontariamente per leggere in pubblico senza vestiti.
La celebrazione del corpo
Sul palco, in occasione di queste serate, troverete uomini di tutte le età, di tutte le etnie e di tutte le corporature, atletici o meno, esili o imponenti, glabri o irsuti, con un denominatore comune: il desiderio di vivere con serenità il rapporto con il proprio corpo.
Se chiedete ai diretti interessati perché hanno scelto di presentarsi interamente nudi di fronte a un pubblico vestito e leggere un brano ad alta voce, otterrete le risposte più diverse. Qualcuno vi dirà: «E perché no?». Qualcun altro vi spiegherà perché ha scelto un determinato libro.
Lo spirito complessivo della serata è quello di una gioiosa, autentica celebrazione della bellezza, intesa non come aderenza a un canone predefinito, ma come qualità che si manifesta in ognuno in modo diverso.
2. The Bunyadi: il ristorante nudista
Ritrovare un contatto con la natura
Ma sono tutti nudi, in questa guida? No, non vi preoccupate, i successivi tre posti che vi consiglierò sono generalmente frequentati da gente vestita. Il Bunyadi, tuttavia, si ripromette di farvi riscoprire le gioie del cibo all’interno di un’esperienza olistica, naturale e – ancora una volta – orientata non all’erotismo, ma alla distensione e al relax.
La lista d’attesa è lunghissima e, se sentite l’irrefrenabile bisogno di sedere al tavolo di un ristorante come mamma vi ha fatti, vi conviene prenotare con largo anticipo.
L’idea che ha ispirato questa bizzarra impresa è più complessa del semplice desiderio di riempire una stanza di persone senza vestiti: prevede una filosofia più ampia, che mira a liberare gli avventori dal giogo della frenesia moderna, ritrovando un rapporto più diretto e istintivo con la nostra natura.
Questo non vuol dire che vi sarà richiesto di grugnire e mangiare con le mani, ma che dal ristorante, oltre agli indumenti, sono banditi anche i telefoni cellulari (e anche volendo non avreste tasche per portarli con voi), la luce elettrica e qualsiasi manufatto industriale.
Il cibo è biologico cotto a legna e le stoviglie sono di terracotta lavorata a mano, l’arredamento è interamente in legno e bambù e il tutto è illuminato esclusivamente da candele. Il Bunyadi è nato come pop-up restaurant, ma c’è da scommettere che, a giudicare dalla popolarità che ha raggiunto, l’esperimento verrà protratto.
3. Mystery Escape Room
Per entrare, dal vivo, nella Londra misteriosa
Avete mai giocato a un videogioco di questo genere? I mystery escape room sono giochi nei quali ci si ritrova chiusi in una stanza o comunque in un ambiente delimitato e si devono cercare indizi e oggetti da utilizzare nel giusto modo e nella giusta combinazione per poter uscire.
Qualcuno, a Londra, ha avuto la geniale idea di trasformare il concept di questo tipo di giochi in un’esperienza dal vivo.
A pensarci, è difficile immaginare un videogioco che si possa ricreare più fedelmente nella realtà: per ottenere un risultato perfetto, infatti, non occorrono effetti speciali, ma solo un approccio creativo e una certa attitudine per i rebus.
È un po’ come ritrovarsi intrappolati in una gigantesca copia della Settimana Enigmistica, solo molto più divertente.
Meglio di un videogioco
Personalmente ho sempre trovato frustrante, nei videogiochi mystery escape, il fatto di dovermi limitare alle azioni previste dal sistema: non tutti gli oggetti si possono usare e toccare, alcuni sono solo decorativi.
In una vera stanza, invece, non c’è limite al numero di tentativi intenzionalmente stupidi che si possono fare di utilizzare qualsiasi strumento.
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O meglio, un limite c’è: si tratta, per la precisione, di un limite di tempo. Un biglietto, infatti, dà diritto a un’esperienza di un’ora, dopo la quale si può terminare il gioco o acquistare un supplemento.
Il tutto, naturalmente, sopportando l’imbarazzo di non essere riusciti a uscire perché si sono spesi 45 minuti a cercare di svitare la maniglia di una porta con uno spazzolino da denti.
4. Dans Le Noir: cena al buio
Riscoprire gusti, profumi, contatti
Anche questo è un format del quale ho sentito parlare prima a Berlino e che sembra essere particolarmente popolare fra i divi di Hollywood in vacanza nella capitale tedesca e ansiosi di poter consumare un pasto in pace, senza essere riconosciuti.
Se il Bunyadi vi chiede di privarvi dei vestiti, il Dans Le Noir vi porta via temporaneamente qualcosa di ancora più significativo: la vista.
L’intero ristorante è immerso nel buio più completo e a scortarvi al vostro tavolo e a servirvi saranno persone non vedenti.
Se qualcuno può pensare che cenare nudi sia un capriccio che aggiunge poco all’esperienza del cibo, cenare al buio, fidatevi, non lo è, soprattutto perché non vi sarà dato sapere quello che state per mangiare. I menù sono a sorpresa e cambiano ogni stagione.
La tensione della prima volta
Se non avete mai mangiato al buio, questa esperienza vi sconvolgerà completamente. C’è un elemento di tensione e apprensione nel non poter prevedere il gusto e la consistenza del cibo solo guardandolo e questo, dopo una prima fase di confusione, porta a percepire in modo molto più vivido i profumi e i sapori.
Dal momento che il nostro cervello non sa cosa aspettarsi, perché non riceve stimoli visivi, non è in grado di ricreare l’esperienza passata di un certo alimento.
Questo equivale, per quanto possa sembrare impossibile, ad assaggiare per la prima volta anche cibi che si conoscono benissimo.
Anche l’esperienza sociale del pasto cambia, quando non è possibile guardarsi a vicenda: si crea un tipo di convivialità diversa e una confidenza più profonda, poiché una parte delle nostre inibizioni passa per la proiezione che abbiamo del nostro aspetto e di come gli altri lo percepiscano.
5. La casa di Dennis Severs
Un luogo per sentire più che vedere le epoche passate
C’è una casa a Londra, al 18 di Folgate Street, che è rimasta congelata nel tempo, ferma al diciottesimo secolo. Dennis Severs non è stato l’occupante originale della casa, ma l’ha effettivamente abitata vivendo come la famiglia di tessitori di seta che la possedeva fra la fine del diciottesimo e gli inizi del ventesimo secolo.
Oggi la casa può essere definita un’installazione artistica, creata proprio da Severs, che costruisce utilizzando l’immaginazione dello spettatore come una tela sulla quale dipingere un’esperienza.
Che cosa distingue la casa di Dennis Severs da tutte le altre abitazioni storiche che si possono visitare nella città di Londra? All’apparenza si tratta, qui come altrove, di aggirarsi per le stanze osservando arredamenti e suppellettili d’epoca e leggendo o ascoltando le informazioni relative allo stile di vita degli abitanti originali della casa.
L’obiettivo di Severs era però quello di ricreare per i visitatori l’esperienza di vivere davvero in quell’epoca e di trovarsi ad attraversare gli spazi nei quali una famiglia vive ancora, ogni giorno.
Con l’orecchio teso
La visita avviene in silenzio, con l’orecchio teso ai piccoli rumori che vengono dalle altre stanze: ci siamo introdotti in casa interrompendo le attività quotidiane dei proprietari. Ogni stanza si focalizza su un aspetto delle loro vite e l’esperienza non è semplicemente visiva e intellettuale, ma multisensoriale e fortemente emotiva.
In cantina e in cucina si viene accolti dagli odori che animavano quelle stanze nel 1724, odori di cibi che non siamo più abituati a mangiare, cucinati in modo assai diverso da come siamo soliti fare oggi.
I passi sul pavimento di legno sono i nostri oppure Mr. Jervis, il proprietario, si è appena mosso nella stanza accanto? Ha lasciato il piatto ancora caldo sul tavolo perché la nostra presenza lo ha disturbato?
Non ci sono spiegazioni: siamo lasciati liberi di esplorare le stanze immergendoci totalmente negli stimoli visivi, tattili, olfattivi e uditivi e di ricostruire la storia di ciò che ci circonda.
La casa di Dennis Severs non si visita per “vederla” o per “imparare” qualcosa, ma per “sentire” e “vivere” un’esperienza non mediata. Nelle intenzioni dell’artista, entrare in questa casa deve rendere vividamente la sensazione di essere entrati all’interno di un quadro dell’epoca.
E voi, quale luogo insolito di Londra preferite?