Cinque macchine fotografiche storiche

La storia della fotografia è certo stata fatta dai grandi fotografi che in questi mesi abbiamo iniziato un po’ alla volta a presentarvi, ma, per parafrasare una nota pubblicità di qualche tempo fa, la fotografia è nulla senza macchina fotografica: così come sono noti i nomi di Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, Robert Doisneau e di moltissimi altri, altrettanto famose sono le macchine fotografiche che questi professionisti usavano per immortalare le scene che li hanno resi celebri.

Pezzi di storia

Leica, Rolleiflex, Polaroid non sono solo oggetti vintage che oggi possono fare bella mostra di sé sugli scaffali di qualche libreria, come una vecchia radio a transistor che non funziona da decenni ma arricchisce l’arredamento. Sono anche pezzi della storia di un’arte che negli ultimi anni ha avuto un’evoluzione rapidissima e che sta via via sempre più abbandonando la macchina in sé e per sé in favore di dispositivi più portatili, quotidiani, forse secondo alcuni addirittura banalizzanti.

Solo il tempo ci dirà se il passaggio della vecchie e gloriose fotocamere ai recenti cellulari, con la diffusione esponenziale che questo comporta, è stato un vantaggio o uno svantaggio; per quanto riguarda noi, ci accontentiamo per il momento di presentarvi cinque macchine fotografiche storiche che a nostro avviso meritano di essere ricordate.

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Kodak Brownie

La macchina fotografica da un solo dollaro

La Kodak Brownie
La Kodak Brownie

La “scatola” (box) – come veniva soprannominata la Brownie – fu un modello che ad inizio Novecento riuscì ad introdurre alla fotografia milioni di persone e fece di conseguenza la fortuna della Kodak, fondata appena dodici anni prima da George Eastman e destinata a diventare una delle multinazionali più importanti del settore.

Come suggerisce il soprannome, la Brownie non era altro che una semplice scatola – all’inizio addirittura di cartone – con una lente su uno dei lati, e proprio questa struttura molto spartana le permetteva di essere venduta al prezzo estremamente popolare di un solo dollaro, prezzo che oggi, al valore attuale del denaro, corrisponderebbe ad appena 26 dollari.

Un successo clamoroso

Ovviamente fu un successo senza precedenti e forse anche senza eredi, perché oltre al basso prezzo era anche facile da usare, maneggiare e portare in giro (almeno in confronto alle macchine a cui erano abituati dell’epoca).

Lanciata nel febbraio del 1900, venne pubblicizzata con lo slogan You push the button, we do the rest, ovvero Tu premi il bottone, noi facciamo il resto, e vendette milioni di esemplari nei primi anni di commercializzazione; fu poi rilanciata anche nei decenni successivi grazie ad aggiornamenti e migliorie: tra tutti i modelli che uscirono, quelli più famosi rimangono la Beau Brownie degli anni ’30 e soprattutto la Brownie 127 degli anni ’50.

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Rolleiflex

La prima macchina con una lente per sistemare la scena

La Rolleiflex
La Rolleiflex

All’inizio dell’era della fotografia nacquero, come abbiamo appena visto con la Kodak, nuove aziende che subito cercarono di sfruttare il nuovo settore, ma almeno in Europa fu più facile che al nuovo mezzo si avvicinassero industrie già affermate in vari campi dell’ottica, che quindi disponevano fin dal principio di strutture e conoscenze adeguate a riconvertirsi alla fotografia.

Così fu, ad esempio, per la tedesca Voigtländer, fondata a metà Settecento a Vienna ma presto trasferitasi a Braunschweig, un’azienda che divenne leader in Germania ma che, come spesso accadeva in quei primi anni pionieristici, non sempre sapeva cogliere le esigenze del nascente mercato.

Franke e Heidecke

Due tecnici tedeschi, Paul Franke e Reinhold Heidecke, all’inizio degli anni ’20 decisero infatti di lasciare la Voigtländer per fondare una nuova società e lanciare la più rivoluzionaria e di successo macchina del decennio – e forse dell’intero ventennio a cavallo tra i due conflitti mondiali –, la Rolleiflex.

Prodotta, dopo vari studi e prototipi, a partire dal 1929 ma usata addirittura in tempi relativamente recenti da molti professionisti, la Rolleiflex è storicamente una delle TLR – twin-lens reflex, cioè reflex biottica – più amate della storia della fotografia, non solo per la sua qualità ma anche per lo stile inconfondibile e particolare; la usavano quasi per ogni loro scatto grandi fotografi come Diane Arbus e Lee Miller.

A fare effettivamente la fotografia era la lente inferiore, mentre quella superiore proiettava l’immagine su uno schermo in cui si poteva esaminare la scena senza più bisogno di usare il treppiedi o di scambiare continuamente vetri come era necessario invece fare fino ad allora, semplificando di molto la vita dei fotografi dell’epoca.

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Leica M3

La precisione tedesca in un modello storico

La Leica M3 (foto di Paul Goyette via Flickr)
La Leica M3 (foto di Paul Goyette via Flickr)

Se si dovesse parlare di una sola macchina fotografica che abbia segnato la storia della fotografia del Novecento, diventando paradigmatica di un certo modo di intendere la professione, probabilmente la scelta nostra e di molti altri cadrebbe sulla Leica M3, prodotta a partire dal 1953 in Germania.

Usata da leggende del mondo della fotografia come Henri Cartier-Bresson, William Eugene Smith e Robert Frank, è una fotocamera a telemetro in cui la messa a fuoco avveniva in un mirino separato dall’obiettivo, mentre l’angolo di ripresa era specificato da cornicette che si settavano automaticamente a seconda dell’ottica montata.

La freddezza iniziale

Robustissima e praticamente indistruttibile oltre che dotata di un’ottica di prim’ordine, fu paradossalmente in un primo momento accolta con una certa freddezza dagli appassionati, soprattutto a causa del fatto che le dimensioni della nuova fotocamera erano maggiori di quelle delle precedenti prodotte dalla Leica e quindi le lenti non potevano essere riutilizzate se non tramite appositi adattatori.

Inoltre alcuni le preferirono la M2 – lanciata subito dopo – soprattutto per il fatto che supportava le lenti 35 millimetri, mentre la M3 era limitata al massimo ai 50 millimetri. Venne sostituita sul mercato solo dopo una quindicina d’anni dalla M4.

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Nikon F

La macchina giapponese che mutava identità

La Nikon F
La Nikon F

La Leica, di cui abbiamo appena parlato e che negli ultimi anni sembra aver trovato una nuova giovinezza, fu una marca che proprio negli anni Cinquanta raggiunse la sua maggior popolarità, grazie ad una serie di modelli azzeccati che la resero oggetto quasi di culto tra professionisti e non.

Alla fine del decennio, però, il predominio imposto dalla marca tedesca stava per essere messo in discussione – e nel giro di breve tempo anche soppiantato – dall’avvento delle industrie giapponesi come, prima fra tutte, la Nikon, che nel 1959 lanciò sul mercato il modello F, una macchina fotografica talmente solida da risultare quasi indistruttibile (e non a caso fu il modello più usato da fotografi di guerra come Tim Page, Don McCullin e Larry Burrows durante il conflitto del Vietnam).

Ottiche intercambiabili

Ma non era solo la solidità a costituire il punto di forza della portatile giapponese. Era infatti, soprattutto, la prima macchina fotografica professionale con ottiche e mirini intercambiabili, cosa che permetteva di usarla in praticamente ogni situazione e per realizzare qualsiasi tipo di foto, dal ritratto al reportage.

Proprio il sistema a baionetta che veniva utilizzato per montare gli obiettivi sulla macchina, il Nikon F-Mount, divenne infine uno standard sul mercato, visto che ancora oggi è considerato il più grande sistema di obiettivi interscambiabili della storia della fotografia.

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Polaroid SX-70

La rivoluzione dell’istantanea

La Polaroid SX-70 (foto di Fabian Reus via Flickr)
La Polaroid SX-70 (foto di Fabian Reus via Flickr)

Al di là delle numerosissime innovazioni che i vari produttori di fotocamere continuavano ad apportare di anno in anno ai loro modelli di punta, la prima vera rivoluzione nella fotografia del dopoguerra fu portata dall’americana Polaroid nel 1972, quando venne lanciata la SX-70.

Essa non era in assoluto la prima macchina fotografica a sviluppo istantaneo dell’azienda, visto che già dal 1947 – con la Land Camera Model 95 – si era esplorato questo settore. Solo con questo nuovo modello, però, il sistema cominciò a produrre fotografie di buon livello, che non lasciavano residui chimici sulle mani e facili da ottenere. Fu, appunto, una rivoluzione: mai nella storia della fotografia era stato possibile un passaggio così immediato tra la scena immortalata dentro all’obiettivo e la stampa della stessa scena su carta.

Anche per famiglie e dilettanti

Oggi, nell’epoca della condivisione sociale istantanea tramite Instagram (che ha un nome certo non casuale), potrebbe certo far sorridere l’entusiasmo con cui la Polaroid SX-70 fu accolta sul mercato della fotografia, ma all’epoca rappresentò un cambiamento epocale, capace di ridurre drasticamente i tempi e, soprattutto, di consentire alle famiglie e ai dilettanti di gestire in totale autonomia la passione per la fotografia, senza bisogno di una camera oscura o di un laboratorio di fotografia a cui appoggiarsi.

Inoltre, la SX-70 era anche un piccolo gioiellino di design: totalmente pieghevole, poteva essere chiusa in un parallelepipedo e inserita quindi nella tasca della giacca.

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38 COMMENTI

  1. Possiedo una rolleiflex e una brownie…
    Spero di prendere presto una sx70.
    La leica è il sogno di ogni appassionato, ma decisamente inarrivabile 😉

    Buona giornata

    Giulia ☀
    Polaroidlover.tk

  2. Cosa rende “storica” una fotocamera?
    Il successo di vendita, l’affidabilità, la qualità delle ottiche e soprattutto le innovazioni tecniche. Se poi, questa fotocamera cambia il mondo della fotografia e impone le proprie caratteristiche, perchè rivoluzionarie e migliorative, farà la Soria della fotografia.
    RECTAFLEX
    la Rectaflex è un prodotto del genio italico. Negli anni che vanno dal 1947 (presentazione alla fiera di Milano) al 1955, è stata la più importante fotocamera in circolazione.
    La qualità che la rende storica e con un CV più rilevante di quelle presentate qui, è quella di essere stata la prima SLR con perntaprisma (le reflex attuali). Purtroppo,dagli anni sessanta in poi, in troppi lo hanno dimenticato.

    Le prime fotocamere Rectaflex furono prodotte e vendute nella primavera del 1948 e fu subito un successo internazionale.
    Gli ingegneri della Contax, che la videro l’anno prima e ne ebbero due a disposizione all’inizio del 48′ per calcolare il tiraggio degli obiettivi Zeiss da dedicargli, arrivarono sul mercato con la Contax S solo nel 49′ ( di fatto, fu preceduta anche dalla ungherese Gamma Duflex nell’autunno 1948).

    Caratteristiche :
    Fotocamera SLR con pentaprisma (la prima) ad obiettivo intercambiabile con innesto a baionetta.
    Corpo in metallo pressofuso.
    Mirino fisso. Mesa a fuoco tramite stigmometro (altro brevetto rectaflex) a immagine spezzata. Ritorno dello specchio immediato (non istantaneo) attraverso il pulsante di scatto.
    Tempi: da 1 sec. a 1/1000 più B la versione “Standard 1000” /// Da 1 sec. a 1/1300 più B la versione “Standard 1300” /// da 1/25 sec a 1/500 sec più B la versione “Junior”.
    (la “Standard 1300” è stata la prima fotocamera con 1/1300 di secondo).

    Insomma, una gloria italiana che ancora oggi è apprezzata dai fotografi analogici e dai collezionisti.

    Rectaflex 1300:
    http://cdn.simplesite.com/i/ec/b8/285415632028678380/i285415639340800272._szw565h2600_.jpg

    Rectaflex 1300 Rotor:
    http://p2.la-img.com/427/51676/24574202_1_l.jpg

    Per la Rectaflex ci sono gli obiettivi delle aziende più prestigiose (all’epoca i giapponesi erano in crescita ma non blasonati).
    Italia: Officine Galileo e Filotecnica Salmoiraghi.
    Germania: Zeiss, Voigtlander, Rodenstock, Schneider, Kilfitt, Steinheil, Shacht. (la Leica si rifiutò per non agevolare la concorrenza).
    U.S.A.: Elgeet Optical
    Olanda: Old Delft.
    Francia: SOM Berthiot, Angenieux.

    La Angenieux ha collaborato con la Rectaflex più di ogni altra azienda (c’era un otimo rapporto di amicizia tra Pier Angenieux e il padre della Rectaflex Telemaco Corsi) e il primo grandangolo retrofocus realizzato per una fotocamera (in origine, la Angenieux li aveva progettati per le cineprese) è stato un Angenieux/Rectaflex (per capirci: gli attuali grandangoli per reflex sono retrofocus).

    Ancora oggi è tra le più belle fotocamere mai costruite (nell’estetica c’è l’apporto di Giò Ponti).
    E’ stata la fotocamera di Federico Patellani, Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Charles Boyer, August e Jacques Piccard (quello del batiscafo Trieste).
    Come regalo di Stato (in versione gold) la Rectaflex è stata donata a Churcil, Eisenhower, Papa pacelli.

    Chi è iteressato trova tutta la storia in rete. 🙂

        • Max, non dirmi che la conosci anche tu ! Ma dai !:-):-):-):-):-):-):-)
          C’ho fatto le più belle foto in vita mia.
          Ce l’ho ancora ma non funziona bene per via dell’otturatore danneggiato dopo che mia figlia l’ha fatta cadere. Ho provato a farla riparare ma inutilmente.
          Ciao carissimo Max, è stata una sorpresa! :-):-):-):-):-)

          • Si ma non sono uno storico come Tom ma me la ricordo,mi sembra avesse i mirini intercambiabili di cui uno con il pozzetto tipo Rolleiflex e gli obiettivi a vite M42,poi diventata Contax,mi sembra. No io la mia non l’ho più,aveva avuto anche la mia un problema con la tendina e l’avevo portata alla ONCEAS allora importatore Minolta a riparare ma senza che risolvessero il problema…:-):-):-):-):-):-)ciao Owl buona serata:-):-):-):-)

          • Max, devo riconoscere che hai una memoria di ferro.
            Ricordi pure i mirini intercambiabili e uno a pozzetto.
            Grande, sei Grande Max !
            Un abbraccio!

          • Eh come no poi non mi ricordo cosa ho mangiato a mezzogiorno:-):-):-):-). All’epoca della SRT 101 mi stampavo anche le foto in casa,avevo un Durst,il modello non lo ricordo,con obiettivo Rodagon/Rodenstock,sviluppavo le pellicole in B/N Ilford,di solito usavo la FP4 che aveva meno grana ma a volte anche la HP4 però se ingrandivi un po’ più del dovuto venivano tutte sgranate,quando i miei andavano a dormire prendevo possesso della cucina sprangavo tutto e mi divertivo come un matto….:-):-):-):-):-):-):-)ciao aribuona serata:-):-):-):-):-)

          • Bei tempi, he he he he he:-):-):-):-):-):-)
            Buona notte anche a te.:-):-):-):-):-)

          • Mi sembra ma sai avevo forse meno di 10 anni non me la ricordo benissimo,mi ricordo FERRANIA LINCE probabilmente era questa,grazie:-):-):-):-):-)

          • Sai a 10 anni o meno non era proprio il primo dei miei interessi:-):-):-):-):-):-)

          • La storia della Zeiss ikon è un po’ ingarbugliata ma… si: Contax e Praktica sono parenti.
            La Contax è rimasta a ovest e la Pentacon/Praktica a est.
            (Pentacon parrebbe derivare da PENTAprismaCONtax)

            🙂

          • Miii Tom mi fai paura,ma sai veramente tutto,ho letto il post dell’altro giorno su quella macchina che tra parentesi io non conoscevo e sembrava di leggere una enciclopedia tutto spiegato,con riferimenti storici………bravo veramente bravo:-):-):-):-):-):-)ma levami una curiosità,perché quella serie speciale si chiamava GOLD??……non penso fosse d’oro o forse si…..ciao Tom buona serata:-):-):-):-)

          • Erano solo dorate e non in vendita.
            Sono documentati pochissimi pezzi ( un collezionista ha scambiato uno Schifano più soldi per quella regalata a Re Farouk). Un’alta era stata regalata al distributore francese Telois. (molte Rectaflex hanno la scritta, intorno all’oculare, “Telois Paris” -. Mi sa che nel dopoguerra l’Europa era più collaborativa di oggi.) 🙂
            Comunque non è che so tutto. Mi piace documentarmi e le fotocamere italiane (ma anche le tedesche e le giap) degli anni 50′ mi pigliano parecchio.
            La Rectaflex è ormai conosciuta solo dai collezionisti e dagli appassionati quasi collezionisti… ed è un peccato.

            Buona serata max 🙂

          • Grazie Tom mi sembrava impossibile che fossero d’oro però sai a certi livelli c’è da aspettarsi di tutto,tipo quei sultani,emiri o come si chiamano che si fanno costruire auto su misura in un unico esemplare:-):-):-):-):-)ciao buona serata a te e grazie della spiegazione:-):-):-):-):-):-)

          • Però tu sai tutto di felini (saluta Tamy) e, non a caso, hai scattato con una “lince” 🙂
            Buongiorno Max 🙂
            (ripasso nel tardo pomeriggio)

          • Max ti devo dire che anche secondo me Tom e’ un bel personaggio…..sto leggendo molti dei suoi vecchi post e dal contenuto di questi si evince una grande sensibilità per il rispetto dei diritti espressa con un ironia graffiante e non comune…..merce rara…

          • Sono d’accordissimo…..una bella persona sicuramente….ciao Simone buona giornata:-):-):-):-):-)

          • Ciao Simone 🙂
            Ti ringrazio molto per le belle parole…
            … che ricambio e amplifico per tutti gli amici.
            🙂

            P.S.
            (ti garantisco che sono un abitudinario, comunissimo medioman) 🙂

        • Max, la prima macchina fotografica che ho posseduto era una Smena 8. Èra favolosa in quei tempi per il basso costo e e caratteristiche da macchina d’élite.
          Adesso ho finito …….nun te rompo più…….per oggi…….:-):-):-):-):-):-):-)
          Ciao carissimo.

          • Macché rompo anzi è un piacere,la mia prima è stata una FERRANIA LINCE non mi ricordo aveva un numero ma non ricordo,ma non era proprio mia,era di mia padre ma non gliene importava niente e praticamente la usavo sempre io,mi ricordo messa a fuoco a spannometro ed esposizione a occhio:-):-):-):-):-):-):-)però formato 35mm 24×36:-):-):-):-):-):-):-)

          • Anche la mia 1970 però il prezzo non lo ricordo anche perché mi era stata regalata da mia sorella,foto RIZZI viale Piave,dietro piazza San Babila:-):-):-):-):-):-):-):-):-)ciao Attilio buona serata anche a te:-):-):-):-)

        • Ciao Grey 🙂 Belle le analogice eh? Ho una Praktica ma è un acquisto recente fatto a Porta Portese e non ha le caratteristiche della VLC2.

          La tua Praktica è stata l’ammiraglia della VEB Pentacon tra il 1975 e il 1978
          Una fotocamera professionale prakticamente indistruttibile 🙂
          Con gli obiettivi dedicati (pentacon electric) ti da la lettura esposimetrica a tutta apertura. Con gli altri obiettivi a vite M42 lavori in stop down (imposti il diaframma scelto prima dello scatto)
          Puoi ancora usarla tranquillamente, l’unica difficoltà è data dalla batteria fuori produzione ma incide poco. Senza batteria funziona lo stesso su tutti i tempi.
          Ha anche il mirino e gli schermi di messa a fuoco intercambiabili.

          E’ vero che la Minolta RST 101 è stata tra le primissime giap TTL
          (è stata in produzione dal 1966 al 1975)

          Buona serata anche a te Grey 🙂

        • Si Max ! Due gran belle macchine. La Minolta SR e una Canon E le possedeva mio cognato con il quale ho ” combattuto ” per creare le foto più belle e originali ( dal nostro punto di vista, naturalmente).
          Succedeva tanto, troppo tempo fa…………..
          Ciao caro Max e buon proseguimento di serata.

          • Ciao Grey 🙂
            Ho fatto una bella confusione di commenti e ti ho risposto su un commento di Max 🙂 Lo copio/incollo 🙂

            Belle le analogiche eh? Ho una Praktica ma è un
            acquisto recente fatto a Porta Portese e non ha le caratteristiche della
            VLC2.

            La tua Praktica è stata l’ammiraglia della VEB Pentacon tra il 1975 e il 1978
            Una fotocamera professionale prakticamente indistruttibile (in teoria) 🙂
            Con gli obiettivi dedicati (pentacon electric) ti da la lettura
            esposimetrica a tutta apertura. Con gli altri obiettivi a vite M42
            lavori in stop down (imposti il diaframma scelto prima dello scatto)
            Se funzionasse potresti ancora usarla tranquillamente, l’unica difficoltà è data dalla batteria fuori produzione ma incide poco. Senza batteria funziona lo stesso su tutti i tempi.
            Ha anche il mirino e gli schermi di messa a fuoco intercambiabili.

            Buona serata anche a te Grey 🙂

          • Ciao Tom , tutto ok quello che sostieni .
            Ma c’è un piccolo inconveniente : Il diaframma ( sia manualmente che in automatico ) non risponde correttamente . Mia figlia me la fece cadere, successivamente provato a farla riparare dall’assistenza ma senza risultati.
            Posseggo ancora tutti gli accessori originali.
            In precedenza avevo una Smena 8 dal costo insignificante ma da prestazioni superlative ( per quel periodo ).
            Ho dato un’occhiata sul web e addirittura sta su Wikipedia.
            Buona serata, carissimo.

          • Se è il diaframma a fare le bizze, il problema potrebbe essere l’obiettivo.
            Dovresti provare con un altro. (sempre electric).
            Naturalmente se vuoi continuare ad usarla… o corredarla.

            La Smena è un mito 🙂 E’ ancora regolarmente usata in Lomografia.

            Buona serata anche a te caro Grey 🙂

          • Tom, sono quisquilie!
            Con la VLC2 giocavo molto spesso con la profondità di campo per sfocare subito dietro i soggetti oppure sfocare soggetti in primo piano su sfondo a fuoco.
            Era il mio divertimento . Avevo fatto dei capolavori che durante un trasloco sono stati danneggiati irreparabilmente. Un vero peccato.
            Buona serata Tom.:-):-):-):-):-)

          • Ciao Tom, purtroppo è stata una bella macchina.
            Oggi non potrei più usarla causa l’anglosassone che renderebbe le foto …mosse. :-):-):-):-):-)
            In queste condizioni una digitale è più vantaggiosa …. le foto mosse si possono eliminare senza spreco di pellicola.
            Ciao Tom. Auguri per il futuro acquisto.:-):-)

        • °oO (Ops. ho risposto a Grey sulla Minolta)

          Ciao Max 🙂
          E’ vero. La Minolta RST 101 è stata tra le primissime giap TTL
          (è stata in produzione dal 1966 al 1975)
          Buona serata max 🙂

          • :-):-):-):-):-):-):-)qualcosina della Praktica me la ricordavo anch’io tipo i mirini intercambiabili e l’attacco M42,ma non sono sicuramente uno storico come te………ciao Tom buona serata:-):-):-):-):-)

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