
Helmut Newton è probabilmente una delle firme della fotografia più famose del secondo dopoguerra. E non a caso: da fotografo di moda abbastanza convenzionale seppe evolvere il suo stile negli anni, fino a raggiungere un gusto talmente personale e originale da costituire ormai un modello da imitare nel settore pubblicitario e non solo, uno stile che – cosa rara nel campo della fotografia – permette di identificare a colpo d’occhio gran parte dei suoi scatti, sia per quanto riguarda la qualità tecnica, sia soprattutto per la scelta dei soggetti.
Berlinese, nato da una agiata famiglia ebraica, scappò dalla Germania nazista nel 1938, appena compiuti i 18 anni e ottenuto così il passaporto, trovando rifugio a Singapore prima e in Australia poi, dove fu internato per un certo periodo (come accadeva ai cittadini dei paesi contro i quali si era in guerra), ma dove poi si arruolò nell’esercito e prese la cittadinanza.
[wpzon keywords=”helmut newton” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”9″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Sposato con una modella locale, June Browne (nota anche come June Brunell, June Newton e Alice Springs), che poi si sarebbe con lui convertita anche a fare la fotografa, anglicizzò il suo cognome (prima si chiamava Neustädter) e iniziò a lavorare per prestigiose riviste di moda in Australia e in Europa.
Divenne famoso tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, quando cominciò a ritrarre con sempre maggior insistenza dei nudi, perlopiù in bianco e nero e conditi spesso con pose e particolari fetish. Proprio da questa fase abbiamo scelto cinque memorabili foto di Helmut Newton che ci sembra valga la pena ricordare e discutere.
Indice
At Liberace’s with Lisa Taylor
Il gusto voyeuristico dell’eccesso
Partiamo dal 1977 e da una foto, l’unica della nostra cinquina, a colori: At Liberace’s with Lisa Taylor.
Se avete visto il recente film di Steven Soderbergh, Dietro i candelabri, guardando la foto avrete già capito a che Liberace si fa riferimento: Władziu Valentino Liberace è stato infatti un celebre pianista italoamericano che ottenne grande successo soprattutto in tv – ed è per questo notissimo negli Stati Uniti e quasi sconosciuto da noi – grazie al suo indubbio talento musicale ma anche al modo di vestire molto vistoso e appariscente, che fece di lui una sorta di Elton John ante litteram.
Morto di AIDS nel 1987 a 67 anni, è stato interpretato nel già citato film – che i produttori americani hanno a lungo rifiutato di finanziare perché, a detta di Soderbergh, “troppo gay” – da Michael Douglas, che ha cercato di riportare sullo schermo quel gusto per l’eccesso e il lusso che tanto aveva contraddistinto la carriera del musicista.
L’importanza della luce
Nella fotografia di Helmut Newton questo senso barocco viene esaltato dal colore oro, dal ritratto dello stesso Liberace vestito in abiti settecenteschi sullo sfondo e dal contrasto col divano e il vestito bianco di Lisa Taylor, supermodella tra le più apprezzate all’epoca che lavorò a lungo con Newton sia in quegli anni che nel decennio successivo: «La prima cosa che viene in mente [pensando a Newton] è la sua luce – ha dichiarato la Taylor in una recente intervista –. Probabilmente non è quello che ti aspettavi di sentire, ma nessuno si è avvicinato a lui in questo campo. Per quanto riguarda i messaggi che inviava al pubblico, era chiaro che aveva un forte approccio da voyeur al mondo femminile e alle donne delle classi superiori in particolare».
Autoritratto con la moglie e le modelle
La carriera di Alice Springs
Iniziamo ora con le immagini in bianco e nero, la cui atmosfera ha rappresentato, come abbiamo già detto, uno dei tratti distintivi più forti delle fotografie di Helmut Newton. Nel 1981 il berlinese viveva a Parigi già da qualche tempo, lavorando soprattutto per Vogue e seguendo le top model che nella capitale francese si affollavano.
Questo scatto, effettuato proprio nel 1981 e proprio negli spazi messi a disposizione dalla celebre rivista, è emblematico perché il corpo femminile, ritratto in quegli anni in maniera quasi ossessiva, è qui messo in contrasto da un lato con la figura del fotografo riflesso sullo specchio e dall’altro con la stessa moglie di Newton, l’ex modella June Browne che Newton, dopo averla ritratta più volte in età giovanile, aveva avviato alla fotografia col nome d’arte di Alice Springs, mutuato da una città australiana.
Come June Browne sposò Newton e divenne fotografa
La Browne/Springs, novantenne, vive attualmente a Monte Carlo, dove si era trasferita col marito poco prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2004, dieci anni fa esatti, in seguito a un incidente automobilistico nel sud della California; i due si erano conosciuti a Melbourne nel 1947 quando, lui fotografo ventiseienne e lei modella ventiquattrenne, avevano iniziato a collaborare ad alcune foto di moda.
Sposati nel 1948, i due si erano trasferiti poi a Londra per seguire l’evolversi del lavoro di Helmut, interrompendo nel contempo la ben avviata carriera teatrale della Browne; nel 1970, poi, Newton si ammalò proprio prima di una sessione fotografica fissata con una modella per una pubblicità delle sigarette Gitanes e, non riuscendo ad avvertire la sua collaboratrice, impartì una veloce lezione di fotografia alla moglie e si fece sostituire da lei: da lì cominciò la carriera di quella che sarebbe diventata Alice Springs, fotografa che avrebbe trovato spazio su Vogue, Elle, Marie Claire, Vanity Fair e molte altre celebri riviste di moda.
They’re coming
La donna forte degli anni ’80
Forse l’immagine più provocatoria e geniale di questa cinquina è la fotografia intitolata da Helmut Netwon They’re coming e scattata sempre nel 1981, anno che fu fondamentale nella carriera del fotografo sia perché il suo nome era ormai diventato di primo piano, sia perché finalmente poteva spaziare oltre i lavori su commissione e dare libero sfogo a un’ispirazione che in quegli anni era particolarmente forte.
Realizzata, come la precedente, in studio fotografico – fatto non comune nella carriera di Newton, che prediligeva di solito stanze con vista su una metropoli o strade cittadine in notturna – l’immagine doppia fu pubblicata in due pagine affiancate dell’edizione francese di Vogue nel novembre del 1981, a significare un metaforico cambiamento nell’immagine della donna negli anni ’80, tra carriera ed erotismo.
Il titolo They’re coming rappresenta bene quest’idea e anzi la carica di un senso di ansia per l’uomo di quel decennio, che probabilmente si sentiva minacciato da una donna forte, sicura di sé tanto in tailleur quanto in deshabillé; un titolo che tra l’altro fu applicato alla doppia fotografia non in occasione della pubblicazione sulla rivista, ma dopo, a sottolineare ancora di più come quel titolo fosse rivolto al pubblico maschile.
[wpzon keywords=”helmut newton” sindex=”ForeignBooks” sort=”relevancerank” listing=”9″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Un’idea già sperimentata
L’idea di una doppia foto – coi soggetti vestiti da un lato e nudi dall’altro – era già stata sperimentata nell’estate di quello stesso anno da Newton in alcuni scatti effettuati in una villa nel bresciano, ma in quel caso il tempo trascorso tra l’una e l’altra fotografia aveva fatto spostare il sole e quindi si era perso l’effetto della stessa identica scena con e senza vestiti; per questo, quando provò ad effettuare di nuovo quest’esperimento volle farlo in studio, dove poteva controllare meglio la luce e i soggetti.
In realtà, anche nella foto definitiva qualche particolare sfuggì dal controllo del fotografo tedesco: ad esempio la seconda modella da sinistra è in piedi su due gambe diverse nelle due foto, mentre il cambio di scarpe delle modelle fu un particolare voluto.
Sigourney Weaver
L’amore per il cinema d’altri tempi
Cresciuto nella Germania tra le due guerre mondiali, dove studiò pure alla scuola americana, Newton mantenne durante tutta la sua vita un senso di fascinazione molto forte per il mondo del cinema, soprattutto per quello in bianco e nero degli anni Trenta, le cui atmosfere cercò più volte di riprodurre nelle sue fotografie.
Così, quando il successo cominciò ad arridergli, iniziò ad essere invitato a fotografare anche musicisti (in particolare si ricordano i suoi ritratti di David Bowie, dei Rolling Stones e, più avanti, di Madonna) e soprattutto divi del cinema, che continuò a immortalare fino agli ultimi anni della sua vita, complici i mesi che ogni anno passava in California per svernare. Tra tutti i ritratti effettuati in vent’anni di vicinanza con questo mondo, due a nostro modo di vedere sono i più significativi: questo di Sigourney Weaver e il prossimo, di David Lynch e Isabella Rossellini.
Un’attrice all’apice della carriera
La Weaver fu il soggetto di molte fotografie di Newton, sia nei primi anni Ottanta, quando era all’apice della sua carriera (Alien è del 1979, Un anno vissuto pericolosamente del 1982, Ghostbusters del 1984), sia nel decennio successivo, calcando di più la mano sul suo stile un po’ androgino. Nel 1983 a Los Angeles, in particolare, Helmut Newton ritrasse l’attrice newyorkese in varie situazioni e ambienti, vestendola da uomo in giacca, cravatta e panciotto e coi capelli con la riga in parte; mentre mangiava un hotdog per strada; in piedi su una montagna di bobine cinematografiche; scosciata nel parcheggio della Warner Bros.
La foto a nostro modo di vedere più suggestiva è però quella che vi proponiamo qui di fianco, un bianco e nero vecchio stile in cui la pelle dell’attrice viene solcata e tagliata dall’ombra della pellicola cinematografica.
David Lynch & Isabella Rossellini
Uno strano rapporto d’amore
Concludiamo il nostro viaggio nella fotografia di Helmut Newton con uno scatto famoso, realizzato nel 1988 a una delle coppie più chiacchierate e incomprensibili della Hollywood di allora, quella formata da Isabella Rossellini e David Lynch.
I due avevano cominciato a lavorare assieme da un paio d’anni, quando l’attrice era stata scelta per il ruolo da protagonista in Velluto blu, il primo progetto veramente e totalmente “lynchano” del regista, pellicola che era presto diventata di culto. D’altro canto la Rossellini, figlia di Roberto e Ingrid Bergman, era già conosciutissima al pubblico americano sia per l’attività di modella che per essere stata sposata, in uno dei tre matrimoni in cui si era imbarcata prima dei trentacinque anni, con Martin Scorsese.
I fatti di Cannes
Lei e Lynch avevano cominciato in quegli anni anche ad apparire in pubblico assieme, ma nessuno capiva se ci fosse una relazione tra i due: come avrebbe raccontato lei stessa qualche anno più tardi, lui era sempre freddo in pubblico e l’unica volta che la prese per mano fu a Cannes, nel 1990, quando presentò l’ultimo film realizzato assieme, Cuore selvaggio, la sera stessa in cui l’avrebbe poi lasciata.
Al di là dei fatti personali, comunque, Newton in questa fotografia seppe catturare da un lato lo strano rapporto tra il regista e la sua musa, dall’altro quella stessa estetica del desiderio patinato, dell’oggetto a portata di mano eppure irraggiungibile che segnava sia lo stile di Lynch che quello, sessualmente più esplicito, di Newton.