I cinque migliori film agli Oscar 2014 secondo i nostri lettori

Il selfie delle star agli Oscar 2014

Si è svolta questa notte la cerimonia di assegnazione degli Academy Awards, gli Oscar del cinema che ogni anno catturano le prime pagine dei giornali e l’attenzione del pubblico. Una cerimonia presentata con eleganza da Ellen DeGeneres che ha visto trionfare il nostro La grande bellezza. Una cerimonia segnata dai selfie, dalle tensioni con la Russia per la questione ucraina e dai film tratti da storie vere, segno che quest’anno Hollywood ha privilegiato l’impegno.

Un paio di settimane fa noi avevamo aperto un sondaggio tra tutti i film che avevano ottenuto almeno una candidatura. I risultati, lo diciamo subito, non contraddicono quasi per nulla le scelte dei “grandi elettori” americani.

Il premio per il miglior film è andato a 12 anni schiavo, che è piaciuto molto anche ai nostri lettori. Gravity – che trovate subito nella nostra cinquina e noi stessi avevamo segnalato tra i migliori dell’anno – ha portato a casa sette statuette. Dallas Buyers Club ha conquistato due importanti premi per gli attori e così via (con l’unica eccezione del film di Scorsese).


Leggi anche: Cinque bellissimi film usciti nel 2014

Insomma, a differenza di quanto avvenuto col nostro primo sondaggio relativo a Sanremo, i lettori hanno dimostrato fiuto o, quantomeno, gli stessi gusti dei votanti americani. Ma ora bando alle ciance. Vediamo i cinque migliori film agli Oscar 2014 secondo i nostri lettori, partendo dal quinto classificato e salendo fino al primo.

 

5. Dallas Buyers Club

Le grandi prove di Matthew McConaughey e Jared Leto

Candidato a sei premi (miglior film, attore protagonista, attore non protagonista, sceneggiatura originale, montaggio e trucco), Dallas Buyers Club ne ha portati a casa tre.

La pellicola di Jean-Marc Vallée – arrivata in Italia il 30 gennaio e ispirata a una storia vera – ha infatti visto il trionfo di Matthew McConaughey, Jared Leto, Adruitha Lee e Robin Mathews (gli ultimi due per il trucco).

Decisioni condivisibili, soprattutto per il carattere stesso del film. Ambientato negli anni ’80 nel mondo dei malati di AIDS, racconta il dimagrimento e la lotta contro gli organi ufficiali della medicina condotta da Ron Woodroof.

Il protagonista è infatti un omofobo che si scopre malato e cambia un po’ alla volta la sua idea sia sull’AIDS, sia sulle persone di diversa sessualità.

I chili persi

Per questo film, sia McConaughey (celebre per il suo fisico muscoloso) che Leto hanno perso parecchi chili, calandosi nella parte come solo grandi attori come Robert De Niro e Tom Hanks avevano saputo fare prima di loro.


Leggi anche: Cinque importanti film sull’omofobia

Il titolo, Dallas Buyers Club, deriva infine dal nome del gruppo attraverso cui Woodroof procurava ai malati i medicinali non approvati, importandoli dal Messico.

 

4. Gravity

Il coraggio del dramma spaziale

Se dovessimo sintetizzare con una sola parola le qualità di Gravity, useremmo il termine coraggio.

Sì perché ci vuole coraggio per costruire una pellicola su due soli personaggi, uno dei quali tra l’altro è al massimo un attore non protagonista. E ci vuole coraggio anche per ambientarlo in orbita attorno alla Terra, senza nient’altro che il vuoto a fare da sfondo.

Eppure Alfonso Cuarón e i suoi produttori questo coraggio l’hanno avuto. E l’Academy li ha ricompensati prima con dieci nomination e poi con sette premi. Non è un caso che Gravity sia stata la pellicola più vincente dell’edizione di quest’anno.

Le nomination che si sono convertite in vittoria sono state quelle per la miglior regia (a Cuarón), fotografia, montaggio, colonna sonora, effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. Quelle che non hanno portato al premio erano le candidature per miglior film, attrice protagonista e scenografia.

Insomma, una sequela di premi tecnici coronati dal riconoscimento a Cuarón, quello che queste qualità tecniche ha avuto il coraggio di metterle in campo e sfruttarle. La pellicola, per chi non l’avesse vista, narra le disavventure di due astronauti che, mentre sono al lavoro nello spazio, vengono colpiti dai detriti di un satellite.

 

3. The Wolf of Wall Street

La maledizione di Martin Scorsese

Martin Scorsese non è un regista che abbia un gran feeling con i premi Oscar (anche se non è che coi Golden Globe se la sia cavata tanto meglio).

Nominato dieci volte per premi individuali – senza contare le nomination ai suoi film – in quarant’anni di carriera ha portato a casa solo una statuetta, nel 2007 per The Departed. Ha invece perso le corse con Toro scatenato, Quei bravi ragazzi, Gangs of New York ed altri capolavori.

Quando quest’anno il suo The Wolf of Wall Street non ha incassato nessun premio nonostante le cinque nomination, quindi, la sorpresa non deve essere stata sconvolgente. Anche perché ci sono state pellicole alle quali è andata pure peggio (American Hustle concorreva in dieci categorie ma non ne ha vinta neppure una).

Anche The Wolf of Wall Street prende avvio negli anni ’80, come Dallas Buyers Club, ma racconta un aspetto ben diverso di quel decennio. Non più la malattia e la lotta contro le case farmaceutiche ma l’arrivismo e la sete di successo, in cui comunque un ruolo non indifferente ce l’hanno le droghe.

Basato su una storia vera

Basato sulla storia vera di Jordan Belfort, è una sorta di Quei bravi ragazzi ambientato nel mondo della finanza. Le altre nomination, oltre a quella per la regia, erano per miglior film, miglior attore protagonista (Leonardo DiCaprio), miglior attore non protagonista (Jonah Hill) e miglior sceneggiatore non originale (Terence Winter).

Ad ogni modo i nostri lettori l’hanno fatto piazzare al terzo posto assoluto, alla pari con altre pellicole.

 

2. La grande bellezza

Un successo che ci mancava da quindici anni

La più grande attesa riguardo alla premiazione di questa notte riguardava il migliore film straniero. Erano candidati il belga Alabama Monroe, il danese Il sospetto, il cambogiano The Missing Picture, il palestinese Omar e soprattutto il nostro La grande bellezza.

La pellicola di Sorrentino, tra l’altro, si era già aggiudicata il Golden Globe, il BAFTA, l’European Film Award e altri riconoscimenti.

Alla fine, com’era preventivato, Paolo Sorrentino ce l’ha fatta, portando a casa un Oscar che mancava al nostro cinema dai tempi de La vita è bella di Benigni, datato 1999. Un nostro cinema che però con questo Oscar si conferma il più premiato agli Academy Awards, con 14 statuette davanti alla Francia con 12 e a Spagna e Giappone con 4.

Il film italiano è piaciuto anche ai nostri lettori, che l’hanno votato in massa facendolo concorrere fino all’ultimo per la prima posizione. Una corsa nella quale è stato battuto per solo il 2% dei voti di differenza.

Una nuova dolce vita

Sorta de La dolce vita attualizzato ai giorni nostri, il film di Sorrentino racconta la decadenza di Roma e l’esperienza umana di Jep Gambardella, autore in gioventù di un romanzo molto apprezzato ma poi inghiottito dalla vita mondana della capitale.


Leggi anche: Cinque tra i migliori film italiani di sempre

Interpretato da uno straordinario e istrionico Toni Servillo, il film è stato accolto con entusiasmo dalla stampa americana, che ne ha esaltato la visione eccessiva, debordante e trascinante.

 

1. 12 anni schiavo

La storia vera che ha commosso il mondo

E arriviamo infine al film che i nostri lettori hanno eletto come il migliore di questa edizione degli Oscar, 12 anni schiavo. Un film che si è aggiudicato anche il premio come miglior film, oltre a quello per la miglior attrice non protagonista (a Lupita Nyong’o) e per la sceneggiatura non originale (a John Ridley).

La pellicola – prodotta tra l’altro da Brad Pitt, che vi recita assieme a Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch e Paul Giamatti – racconta una storia di grande impegno civile.

Solomon Northup, un uomo libero e di colore che vive nello stato di New York, nel 1841 viene rapito e rivenduto come schiavo al sud, dove rimarrà vittima di soprusi e segregazione.

Solo l’incontro con un abolizionista canadese, che indagherà sulla sua storia e riuscirà a dimostrare la sua condizione di uomo libero, gli consentirà di ritornare a casa da moglie e figli dopo appunto dodici anni di schiavitù.

La vera faccia dello schiavismo

Basato su una storia vera, il film – uscito in Italia lo scorso 20 febbraio – ci ha presentato con grande potenza una faccia dello schiavismo che Hollywood troppo spesso ha dimenticato, abituandoci a pellicole alla Via col vento in cui i neri vivevano quasi volentieri nelle piantagioni schiaviste.

Come si legge nel trailer che vi mostriamo qui sotto, «se Django ha aperto la porta, 12 anni schiavo l’ha spalancata».

 

E voi, quale film agli Oscar 2014 preferite?

Ecco i migliori film agli Oscar 2014 secondo i nostri lettori: vota il tuo preferito.

 

Segnala altri film che hanno partecipato agli Oscar 2014 nei commenti.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here