I cinque migliori giocatori del Mondiale in Brasile per i lettori

La Germania campione del mondo a Brasile 2014 (foto di Marcello Casal Jr/Agência Brasil via Flickr)
La Germania campione del mondo a Brasile 2014 (foto di Marcello Casal Jr/Agência Brasil via Flickr)

Sono trascorse poco più di due settimane dalla finale del Campionato del Mondo di calcio in Brasile, eppure sembra che sia passato un secolo.

Sarà che la nostra attenzione è stata catalizzata sul versante frivolezze dal caldo che non arriva, sul versante cose serie dagli scontri tra israeliani e palestinesi e sul versante calcistico dal precampionato e dall’improvviso addio di Conte, ma in ogni caso la disfatta dell’Italia e del Brasile, l’impresa dei tedeschi e le speranze bruciate di Leo Messi sembrano essere soltanto uno sbiadito ricordo.

Quando però eravamo ancora vicini a quelle partite, appena giocate le due finali, vi abbiamo chiesto di esprimere un parere su quale fosse stato secondo voi il miglior giocatore del torneo, sicuri che non vi sareste trovati del tutto d’accordo con la FIFA, che invece aveva premiato proprio Messi.

E infatti, nonostante il vostro voto si sia diviso su tanti bravi giocatori, nessuno di voi ha votato per il numero 10 argentino, che dopo un inizio esaltante ha finito per “toppare” proprio le gare decisive. Chi è stato, allora, secondo voi il miglior giocatore del Mondiale in Brasile? Ecco le vostre scelte, partendo dalla quinta posizione e risalendo fino alla prima.

 

5. Manuel Neuer

Il portiere che sa giocare da libero

Per la verità non è stato impegnato tantissimo, avendo davanti a sé la squadra che ha dimostrato nettamente di essere la più forte e la più organizzata del torneo, ma Manuel Neuer – portiere tedesco in forza al Bayern Monaco dal 2011, quando fu prelevato dallo Schalke 04, la squadra della sua città – ha ben impressionato i nostri lettori.

Vincitore del guanto d’oro riservato al miglior numero 1 del torneo, il ragazzo classe 1986 ha stupito non solo per la prontezza tra i pali, che era già nota a livello europeo, ma anche per l’audacia delle uscite che di fatto lo hanno reso più simile a un libero vecchio stampo che ad un portiere.

Praticamente in ogni partita l’abbiamo visto avventurarsi fuori dalla sua area di rigore a cercare di anticipare l’attaccante avversario (spesso sul filo del rasoio) e impedire così un pericoloso contropiede; perfino in finale non ha mancato di lanciarsi fin da subito in maniera un po’ spericolata su Gonzalo Higuain, rischiando, se non il rigore, quantomeno il tocco di mano fuori area.

Come ci ha però scritto uno dei nostri lettori, la sua capacità di correre dei rischi è stata in questo Mondiale la sua maggior forza e probabilmente era l’unica strategia possibile per mantenere in equilibrio una squadra naturalmente votata all’attacco e ad esporsi.

La carriera in Bundesliga

Nato e cresciuto a Gelsenkirchen, Neuer ha esordito in Bundesliga con la maglia dello Schalke nel 2006, a vent’anni d’età, diventando rapidamente titolare e conquistando nel giro di una manciata di stagioni la Coppa di Germania, la Coppa di Lega tedesca e le semifinali di Champions.

Col Bayern poi il suo bottino è cresciuto ulteriormente, con altre due Coppe di Germania, due scudetti, una Champions, una Coppa del Mondo per club e altri titoli; individualmente, infine, è stato incoronato giocatore tedesco dell’anno nel 2011 e miglior portiere del mondo nel 2013.

 

4. Thomas Müller

Il giocatore più efficace dell’attacco della Germania

Dato che hanno vinto il Mondiale dominando molte delle partite che hanno giocato, era probabilmente inevitabile trovare due giocatori tedeschi nella nostra cinquina, e infatti dopo il primo del difensori avete deciso di premiare col vostro voto anche il primo – almeno per quanto riguarda i chilometri percorsi e il coinvolgimento nella manovra – degli attaccanti, Thomas Müller.

Con appena 24 anni sulle spalle (ne compirà 25 a settembre), l’attaccante tedesco ha già un curriculum da far tremare i polsi.

Thomas Müller con la maglia del Bayern Monaco
Ha partecipato a due Mondiali, vincendo nel primo il titolo di capocannoniere della manifestazione (anche grazie ai 3 assist, che la FIFA ha considerato per farlo prevalere su altri giocatori che come lui avevano segnato 5 reti) e nel secondo la Coppa del Mondo, ma anche a livello di club ha fatto faville, conquistando già 3 scudetti, 3 Coppe di Germania, 1 Champions League e 1 Coppa del Mondo per club.

Nel Mondiale brasiliano è stato il principale fautore delle manovre d’attacco tedesche, realizzando ancora una volta 5 reti (tripletta contro il Portogallo e gol contro Stati Uniti e Brasile) ma fornendo anche un buon numero di assist e scardinando, con la sua velocità, le sue iniziative ma anche la sua duttilità tattica, praticamente tutte le difese con cui si è misurato.

Pallone d’argento

Non è un caso che la FIFA l’abbia premiato col Pallone d’argento e che uno dei nostri lettori, Marco da una non meglio precisata località ligure, l’abbia definito «il giocatore che tutti i presidenti vorrebbero avere in squadra».

«Poco appariscente – ha proseguito – e quasi brutto da vedere, e quindi poco costoso a livello di ingaggio, ma fortissimo sotto porta». Müller, nato in un paesino dell’Alta Baviera, gioca nel Bayern Monaco da quando aveva 11 anni.

 

3. Javier Mascherano

Il leader difensivo e morale dell’Argentina

A pari merito con Müller nella nostra classifica si è classificato anche un altro giocatore che ha disputato la finalissima del Maracanà ma stavolta dalla parte degli sconfitti: Javier Mascherano.

L’Argentina ha avuto un andamento strano, in questo Mondiale: al di là dei troppo facili entusiasmi delle prime partite e delle troppo feroci critiche della finale, la squadra allenata da Alejandro Sabella poteva disporre di una rosa importante soprattutto dalla cintola in su.

Poteva vantare, infatti, campioni come Di Maria, Higuain, un Lavezzi tatticamente indispensabile e ovviamente Leo Messi, che mettevano in campo qualità che potevano tranquillamente sopperire alla cattiva forma di Sergio Aguero.

Ma anche a centrocampo e in difesa, dove i nomi erano in genere meno altisonanti, la squadra ha retto bene l’impatto con gli avversari, come dimostrano i pochissimi gol incassati durante il torneo.

La solidità poco apparisciente

Il merito di questa solidità secondo voi va attribuito in larga misura a Javier Mascherano, il leader arretrato della squadra, che dopo l’esperienza da difensore centrale al Barcellona sembra essere diventato un giocatore fondamentale dal punto di vista tattico per la capacità di intuire l’andamento della partita e di guidare i compagni.

Quando Messi, nel momento decisivo, è venuto a mancare, è emersa la personalità di un uomo che, con le sue chiusure e la sua caparbia lotta, ha di fatto portato gli argentini fino in finale e anzi a tanto così – cioè ad un paio di occasioni sbagliate davanti alla porta – dal titolo.

Anche in patria Mascherano è stato salutato come l’eroe dell’avventura brasiliana e le sue lacrime a fine partita hanno almeno in parte alleviato il dolore dei tifosi che erano accorsi a Rio per festeggiare la vittoria della terza Coppa che, se vinta in casa degli acerrimi rivali, avrebbe avuto un sapore tutto particolare.

Da quando è arrivato in Europa – nel 2006 assieme al connazionale Carlos Tevez – ha giocato nel West Ham, nel Livepool e nel Barcellona.

 

2. James Rodriguez

La talentuosa sorpresa della Colombia

Al secondo posto assoluto della classifica che voi stessi avete compilato troviamo quella che di sicuro è stata – a livello individuale – la maggior sorpresa del torneo, James Rodriguez, il giocatore che ha portato la Colombia per la prima volta nella sua storia ai quarti di finale di un Mondiale.

Prima della manifestazione il giocatore era praticamente sconosciuto al grande pubblico: era arrivato in Europa, al Porto, ad appena 19 anni, e lì nel giro di tre stagioni si era guadagnato tre scudetti, un’Europa League e soprattutto un posto da titolare dopo l’addio di Radamel Falcao, il connazionale che più volte l’ha oscurato a livello di stampa e di media.

James Rodriguez premiato dalla FIFA
Poi, l’anno scorso, il passaggio al Monaco di Ranieri, dove ha disputato una stagione buona ma non esaltante e soprattutto lontana dai grandi riflettori, visto che la squadra monegasca era neopromossa e quindi non disputava nessuna competizione internazionale.

Al Mondiale – complice l’infortunio del compagno di Nazionale (e di club) Falcao – ha dovuto caricarsi sulle spalle una squadra giovane e dinamica, rivelandosi il principale artefice dei suoi successi.

Sei gol

Nelle cinque gare disputate tra girone, ottavi e quarti di finale, infatti, Rodriguez è riuscito a mettere a segno ben sei reti, entrando nel tabellino dei marcatori di ogni partita e aggiudicandosi alla fine del torneo la Scarpa d’oro come capocannoniere del torneo.

Gol, oltretutto, non convenzionali, che hanno mostrato – soprattutto nella rete al Giappone e nella prima contro l’Uruguay – un talento che raramente si è visto all’interno della manifestazione.

D’altro canto, anche al Real Madrid sembrano pensarla come i nostri lettori, visto che appena terminato il Mondiale il giovane Rodriguez è stato acquistato dalla squadra spagnola per la considerevole cifra di 80 milioni di euro, a cui si devono aggiungere i 7 milioni di euro a stagione di ingaggio.

 

1. Arjen Robben

Velocità e tocchi di classe per l’Olanda terza classificata

Non una sorpresa è invece il giocatore che avete proclamato il migliore di questa edizione del Campionato del Mondo, quell’Arjen Robben che da una decina d’anni corre lungo le fasce di mezza Europa, lasciando quasi sempre il segno, nel bene e nel male.

Senza contare gli Europei, per Robben, ormai giunto ai 30 anni d’età, questo era il terzo Mondiale e probabilmente il veloce attaccante del Bayern Monaco aveva qualcosa da farsi perdonare dopo che quattro anni fa in Sudafrica alcuni suoi errori sottoporta erano stati decisivi per permettere alla Spagna di aggiudicarsi la vittoria nella finale di Johannesburg.

Arjen Robben in azione con la maglia del Bayern Monaco
Fin dalla prima partita in Brasile – tra l’altro proprio una rivincita contro la Spagna – Robben ha infatti dimostrato non solo di essere particolarmente in forma e ormai stabilmente libero da acciacchi fisici, ma anche di saper essere spietato davanti alla porta, qualità che in gioventù non gli era sempre appartenuta.

Dopo la doppietta ai detentori del titolo, ha segnato anche contro l’Australia e si è guadagnato i rigori che hanno permesso alla sua squadra di regolare il Messico in un combattuto ottavo di finale e il Brasile nella finale per il terzo posto.

La carriera

Certo, come hanno scritto alcuni dei nostri lettori ci si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più da lui durante la semifinale con l’Argentina poi persa ai rigori, ma in alcuni casi è stata anche la bravura degli avversari – come nella celebre chiusura del già citato Mascherano – ad impedirgli di andare a segno.

In ogni caso per Robben resta un campionato esaltante, con sprazzi di grande calcio giocato in velocità, con progressioni e tocchi di classe, con gol e assist. Per quanto riguarda la sua carriera, dopo essere cresciuto nelle giovanili della squadra della sua città, il VV Bedum, è passato già a 15 anni al Groningen, che qualche tempo dopo l’ha fatto esordire in Eredivisie.

I primi assaggi di calcio internazionali li ha avuti poi al PSV, dove ha conquistato anche un campionato olandese e alcuni riconoscimenti individuali prima di essere acquistato da Roman Abramovich per il primo Chelsea di Mourinho, col quale vinse altri due scudetti ma ebbe anche alcune incomprensioni, in parte dovute pure a una certa fragilità fisica.

Dopo due stagioni, con uno scudetto, al Real Madrid, dal 2009 è una delle colonne del Bayern Monaco di cui abbiamo parlato spesso all’interno di questa cinquina, squadra con cui ha conquistato 3 scudetti, 3 Coppe di Germania, 1 Champions e 1 Mondiale per club.

 

E voi, quale giocatore del Mondiale in Brasile avete preferito?

Ecco cinque giocatori che si sono distinti durante il Mondiale in Brasile: vota il tuo preferito.

 

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