
Che cosa accadrebbe se tutti smettessimo di lavorare? Se all’improvviso, magari in una meravigliosa giornata di primavera attraversata dai primi raggi del sole, tutte le persone si risvegliassero e sentissero di trovarsi in uno stato di oppressione sociale? Il lavoro si sa, serve per guadagnare e vivere in una condizione di benessere. A volte però non si riesce ad essere felici con il proprio impiego perché nella quotidianità esso si deve conciliare con i nostri interessi, con la famiglia, e soprattutto deve sottostare a delle regole e a degli ordini da parte di un superiore.
Oggi, con la corsa all’industrializzazione, ci sentiamo spesso vittime del circolo vizioso del profitto, causa di problemi molteplici: ci sembra di esserci venduti la stessa vita per soldi. Ma se provassimo un attimo a pensare di smettere di andare al lavoro, potremmo veder sorgere persino nuovi tipi di comportamento: l’impiegato non farebbe più colazione al bar perché magari questa usanza non lo renderebbe felice, non necessiterebbe nemmeno della pausa caffè, e nemmeno avrebbe motivo di comprare a 300 euro un paio di jeans perché i suoi colleghi sarebbero impegnati a stare con la famiglia piuttosto che sfoggiare nuovi abiti per apparire migliori di altri.
[wpzon spec=”1″ asin=”886820195X,B00ZWTBJ4U,8888320679″ country=”it” listing=”3″ col=”3″ descr=”0″]Insomma, tutto un circuito si fermerebbe, specialmente per quanto riguarda l’acquisto del superfluo che in fondo non ha nulla a che vedere con la qualità della vita (vestiti costosi, profumi, accessori di marca). Uno di quelli che più di recente hanno ipotizzato una società basata sulla felicità indipendentemente dai beni materiali è Francesco Narmenni, con il suo Smettere di lavorare, edito da Il punto d’incontro. Questo libro – che prende spunto dal suo blog omonimo, dove fornisce preziosi consigli per risparmiare e lavorare meno – vuole essere una guida per vivere felici al di là della dipendenza dai soldi e dalla pubblicità che impone la società dedita al consumismo sfrenato. Sostanzialmente ci riporta a quei semplici valori di un tempo quando si produceva per il bene necessario della famiglia. E ipotizza che se provassimo a uscire da questa realtà, in cui il nostro mestiere cesserebbe di esistere ed essere utile al guadagno, ci ritroveremmo a non avere più il controllo sulla nostra vita: non sapremmo produrre il pane, coltivare un orto, allevare e ammazzare un manzo. Sostanzialmente capiremmo che ci siamo talmente estraniati da Madre Natura e che per vivere diventeremmo disperati, quando in realtà noi siamo nati in mezzo a quest’ultima, che, per causa di forza maggiore, abbiamo allontanato.
Vogliamo prendere allora coscienza di noi stessi e capire in che modo possiamo reagire a questo forte distacco? Vogliamo sapere in che modo possiamo smettere di lavorare e cambiare vita? Ecco di seguito i cinque principali motivi per farlo prima possibile.
Indice
Chiedersi: cosa mi rende felice?
Vivere allegri lontano dai soldi
Tutti possediamo un livello base di felicità che dipende dal modo in cui interpretiamo la vita. La risposta in questo contesto però deve essere svincolata dai beni di lusso. Non possiamo pensare in sostanza di essere felici con il possesso per esempio di diamanti costosi, anche perché la felicità dura solo al momento dell’acquisto, visto che una volta ottenuto e placato il desiderio si torna al punto di partenza. Dobbiamo capire cosa ci rende felici in linea a uno stato d’animo che ci permette di instaurare un rapporto con gli altri.
Di solito la gioia dipende dalla rete sociale di amicizie che abbiamo, oppure dal rapporto con il nostro partner e la famiglia. Questi sentimenti vanno oltre i soldi. Quindi coltiviamo il nostro benessere psicologico impiegando il nostro tempo senza per forza impressionare le persone per fare colpo su di loro, ma cercando di stare bene con piccoli gesti, quali l’ascolto, la fiducia. Tutti sentimenti che si possono condividere senza la necessità di soldi, e con un po’ di più tempo per stare insieme. Lavorando per una giornata intera, ad esempio, non abbiamo il tempo di stare con gli altri, e per ovviare a questo di solito ci facciamo carico di doni, per farci perdonare dalle nostre mancanze.
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Definire un piano di strategie
Quanti soldi ci servono per vivere
Una volta stabilito che per essere felici dobbiamo svincolarci dai soldi e dai beni materiali, bisogna capire che tipo di rendita ci permette di guadagnare il denaro di cui abbiamo bisogno (cioè i soldi che mensilmente spendiamo). Spendendo poco si risparmia, quindi è importante imparare a investire in modo intelligente e redditizio il nostro piccolo capitale. Occorre mettersi a tavolino e scrivere quanto ci serve ed elencare una serie di piani individuali in base alle nostre esigenze, per capire di quanto realmente abbiamo bisogno per arrivare a fine mese. Preso atto di questo, possiamo passare avanti.
Far fruttare le nostre passioni
Con internet è possibile guadagnare
Grazie al web è possibile creare una entrata alternativa da casa in qualsiasi posto del mondo ci troviamo. Ci piace creare? Mettiamo in vendita i nostri prodotti attraverso un negozio on line. Ci piace il make-up? Apriamo un canale YouTube e dimostriamo in che modo sappiamo truccarci. Tantissime ragazze sono diventate famose e pure ricche in questo modo. Ci piace scrivere? Apriamo un blog e studiamo una strategia di marketing attraverso le inserzioni pubblicitarie. Utilizziamo anche i social network per farci conoscere e uno smartphone per essere sempre presenti e capire come continuare su questa strada. In questi casi è vero che la passione può muovere il mondo.
Risparmiare
Domanda fondamentale: mi serve veramente?
Non vi stiamo dicendo di diventare spilorci, ma dovete ammettere che non è sprecando che si impara a dare giusto valore alle cose; e nemmeno fingendoci ricchi possiamo attirare l’amore degli altri. Di fronte al desiderio impellente di comprare qualcosa dobbiamo innanzitutto fare un passo indietro e capire quali sono le motivazioni per le quali voglio comprare quell’oggetto. In che modo? Immaginiamoci dopo l’acquisto: saremo veramente più felici?
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Però se davvero non possiamo fare a meno di quel bene esiste una via alternativa per ottenerlo senza spese: possiamo prenderlo in prestito da qualcuno che non lo utilizza. Il prestito, ci fa capire Narmenni, consente anche di capire se quell’oggetto ci è veramente utile. Ma non demordiamo, possiamo pure averlo gratis. A questo proposito ci sono diversi servizi come zerorelativo.it o coseinutili.it e il gruppo Facebook diviso per regione “Te lo regalo se vieni a prenderlo” che possono fare al caso nostro.
[wpzon keywords=”risparmiare” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”6″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Altri metodi per risparmiare potrebbero essere quelli di consumare meno sull’elettricità e accendere le luci che veramente ci servono; risparmiare carburante muovendoci a piedi o in bicicletta; fare la spesa anche attraverso gruppi di acquisto solidale formati da persone che acquistano direttamente dal produttore. Poi c’è anche l’autoproduzione attraverso un piccolo orto anche in balcone per gli odori come basilico, prezzemolo e così via.
Investire i nostri capitali
Attenzione alle classiche truffe
Al di là se sia giusto o sbagliato, per sostenerci possiamo tentare la strada di alcuni metodi d’investimento, facendo sempre attenzione alle truffe (ma se siamo arrivati fin qui siamo ormai diventati esperti del risparmio e nostro interesse è non farci più fregare). Ci sono diversi metodi legali per fare degli investimenti, attraverso le banche o le poste: sta solo a noi – come sempre – scegliere quello più adatto in base alle nostre esigenze. Così, smettere di lavorare non è solo utopia, ma assume una parvenza di verità.