Cinque ottimi consigli su come scrivere un libro di successo

Cinque consigli su come scrivere un libro di successo, anche con la macchina da scrivere

Esistono delle regole per scrivere un libro? Dei principi a cui bisogna assolutamente attenersi? La storia sembra insegnarci di no: ogni volta che un certo genere letterario ha provato a cristallizzarsi, dando origine cioè a delle vere e proprie norme, è subito arrivato un romanzo rivoluzionario, che ha saputo rimescolare le carte in tavola e proporre nuovi modelli.

Anche gli stessi scrittori, o almeno quelli più importanti della nostra letteratura, sembrano dirci che regole non ce ne sono, quantomeno perché ognuno dà consigli diversi. C’è chi dice che bisogna vivere in prima persona le storie che si intende raccontare, chi invece preferisce lavorare di fantasia.

Chi afferma che prima di mettersi a scrivere bisogna avere bene in testa il messaggio che si vuole lanciare e chi, invece, sostiene che cercare il fine di una storia è compito del lettore e non dello scrittore.

Su alcuni punti, però, molti autori sembrano essere d’accordo. Ne abbiamo scelti cinque, affidandoci alle parole di alcuni tra i più importanti del Novecento.

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1. Le sei regole dell’autore di 1984

Partiamo da George Orwell, uno che i libri li scriveva – come dice in altre frasi che non abbiamo lo spazio per riportare qui – per comunicare un’idea, per raccontare la verità: per uno scopo, insomma, etico e politico.

D’altronde, basta ricordare i suoi due principali capolavori, 1984La fattoria degli animali, per comprendere come il suo essere scrittore fosse una necessità derivante dal timore per la democrazia in un’epoca in cui i totalitarismi erano all’ordine del giorno.

Da questa stessa idea di letteratura militante derivano anche i suoi consigli di scrittura, votati principalmente a trovare il miglior modo per comunicare la propria idea al suo pubblico: e quindi la ricerca delle parole migliori, delle immagini più significative, della vivacità della rappresentazione.

George Orwell e lo scrittore scrupoloso

Nato in India da famiglia inglese nel 1903, Orwell (il cui vero nome era Eric Arthur Blair) studiò a Eton sul finire degli anni ’10, avendo come insegnante anche Aldous Huxley.

George Orwell elencò varie regole per una buona scritturaDopo una breve esperienza nella Polizia Imperiale in Birmania, girovagò tra Parigi e Londra, perlopiù senza un soldo, svolgendo lavori molto umili in un tentativo di esplorare i bassifondi delle grandi città europee. Iniziò intanto a scrivere articoli e recensioni, oltre a qualche romanzo di però modesto successo.

Con lo scoppio della guerra civile in Spagna, partì per il fronte, combattendo al fianco dei trotzkisti. La repressione a cui la sua parte politica fu condannata dagli stalinisti lo convinse a occuparsi con sempre maggior lena dei totalitarismi.

Già durante la Seconda guerra mondiale scrisse quindi La fattoria degli animali, un libello antistalinista che gli venne però pubblicato solo dopo la sconfitta di Hitler, mentre è datato 1948 (anche se pubblicato l’anno dopo) il suo libro più celebre, 1984, capolavoro della letteratura distopica. Morì prematuramente nel gennaio 1950.

Uno scrittore scrupoloso, in ogni frase che scrive, si porrà almeno quattro domande, cioè: 1. Cosa sto cercando di dire? 2. Quali parole possono esprimerlo? 3. Quale immagine o espressione può renderlo più chiaro? 4. Quest’immagine è abbastanza nuova da avere un effetto?

E probabilmente se ne porrà altre due: 1. Potrei scriverla più in breve? 2. Ho scritto qualcosa che è evitabilmente brutto?

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2. Nessuna parola inutile

Se George Orwell è ormai celeberrimo, soprattutto perché studiato anche a scuola, forse meno noto è il nome di Hunter Stockton Thompson, giornalista tra i più influenti nella scena americana degli anni ’60 e ’70, anche se di sicuro un’idea sulla sua vita ve la sarete fatta vedendo Paura e delirio a Las Vegas, film ispirato a un suo reportage scritto in prima persona e interpretato da Johnny Depp.

I suoi libri non sono propriamente romanzi, ma è difficile anche definirli saggi o raccolte di articoli.

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Thompson è infatti considerato il padre del gonzo journalism, quel particolare stile diretto a riprodurre più le impressioni personali che non i fatti veri e propri, utilizzando un linguaggio preso dal racconto e applicato a fatti di cronaca, a reportage, a descrizioni di campagne elettorali.

Il punto cardinale di Hunter S. Thompson

Nato nel 1937 a Louisville, iniziò a lavorare come giornalista sportivo in età piuttosto precoce. Raggiunse il successo sul finire degli anni ’60, quando lavorava per Rolling Stone.

Hunter S. Thompson

Nel ’71 raccolse i suoi articoli redatti durante un’escursione a Las Vegas (per seguire prima una gara motociclistica e poi una convention dei procuratori distrettuali) nel celebre Paura e delirio a Las Vegas, poi replicato l’anno dopo con Fear and Loathing on the Campaign Trail ’72, redatto mentre seguiva la campagna presidenziale di Nixon.

Dopo essere diventato un autore di culto col soprannome di Dr. Gonzo o Dr. Duke (un personaggio della celebre striscia Doonesbury, appunto Zio Duke, è palesemente ispirato a lui), Thompson è morto nel 2005 nella sua casa di Woody Creek, a 67 anni d’età, per un colpo d’arma da fuoco.

Per la polizia si è trattato di suicidio, anche se – com’è logico con un personaggio del genere – i dubbi sollevati dai suoi amici sono stati molti.

Nessuna parola inutile. Questo è stato un punto fermo durante tutta la vita nella mia riflessione sulla letteratura.

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3. Ogni giorno della propria vita

Se ne è andato invece da un paio d’anni Ray Bradbury, un altro che – come Orwell – è considerato tra i padri del romanzo distopico. Scrittore tra i più importanti della fantascienza americana del Novecento, ha sfornato una serie impressionante di racconti e romanzi, con una prolificità invidiabile.

Il segreto della sua tecnica è molto semplice, come emerge anche dalla frase che abbiamo scelto: scrivere tanto e leggere altrettanto, aspettando che la fortuna faccia il resto.

E che fosse un uomo molto alla mano e versatile è dimostrato anche dalla sua carriera, che non si è limitata all’ambito letterario ma ha spaziato anche in sceneggiature e adattamenti per il cinema e la TV.

La ricetta per la felicità di Ray Bradbury

Nato nell’Illinois nel 1920, si trasferì in California negli anni ’30 e qui cominciò ad appassionarsi alla fantascienza e più in generale alla letteratura pulp, quella pubblicata, a basso costo, in riviste popolari.

Ray Bradbury

I primi successi arrivarono negli anni ’50, quando prima raccolse alcuni suoi racconti nel volume Cronache marziane e poi diede alle stampe il suo romanzo più famoso, Fahrenheit 451.

Altre sue opere famose sono Il gioco dei pianetiDestinazione… Terra!Il popolo dell’autunno, tutti pubblicati tra gli anni ’50 e ’60, anche se la sua produzione è rimasta cospicua fino agli ultimi anni della sua vita.

È scomparso nel giugno 2012 a Los Angeles. Il suo ultimo romanzo, se si esclude l’antologia Ora e per sempre, è Addio all’estate, datato 2006.

Basta scrivere ogni giorno della propria vita. Leggere intensamente. Poi vedere cosa succede. La maggior parte dei miei amici che ha seguito questa dieta ha avuto una carriera molto soddisfacente.

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4. È così che si fa

Anche se questa cinquina non è ordinata cronologicamente ma secondo un ordine logico, che passa dai consigli preliminari a quelli più tecnici, col quarto punto della nostra lista ci avviciniamo a tempi più recenti e a uno scrittore non solo vivo e vegeto, ma anche particolarmente attivo: Neil Gaiman.

Nato come giornalista, convertito a sceneggiatore di fumetti (con ottimi risultati, come dimostrano i molti riconoscimenti guadagnati in carriera ma anche il fatto che abbiamo appena inserito una sua opera tra le migliori pubblicazioni del 2014), Gaiman è passato alla letteratura tradizionale negli anni ’90.

E ha conquistato anche qui un consenso crescente che è culminato, tra il 2001 e il 2002, nei suoi due romanzi più apprezzati, American GodsCoraline.

Neil Gaiman e l’ambivalenza del lavoro di scrittore

Neil Gaiman nel 2007 (foto di pinguino k via Flickr)
Neil Gaiman nel 2007 (foto di pinguino k via Flickr)

Nato nel 1960 vicino a Portsmouth, nel sud dell’Inghilterra, Gaiman ha iniziato la carriera lavorando principalmente come giornalista musicale e scrivendo qualche racconto qua e là; ha iniziato a lavorare alla DC Comics negli anni ’80, venendo acclamato dalla critica soprattutto con Sandman, personaggio pubblicato dall’etichetta Vertigo.

A parte un primo lavoro nel 1990 – Buona Apocalisse a tutti!, scritto a quattro mani con l’autore fantasy Terry Pratchett –, si è dedicato ai libri a partire dal 1996.

In questi diciotto anni si è messo a scrivere sia romanzi per adulti – oltre al già citato American Gods, vincitore del premio Nebula e del premio Hugo, si segnalano anche Nessun doveI ragazzi di Anansi –, sia libri per ragazzi, anch’essi molto apprezzati come CoralineI lupi nei muriIl figlio del cimitero.

È così che si fa: ci si siede alla tastiera e si mette una parola dietro l’altra finché non si è finito. È proprio così semplice, e così difficile.

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5. Le tre regole per scrivere un romanzo

Concludiamo col più cinico e disincantato tra gli autori che abbiamo scelto, ma forse anche col più sincero: William Somerset Maugham. D’altro canto, la crudezza, l’acidità e la cupa ironia erano anche una caratteristica non solo dei suoi aforismi sulla scrittura, ma anche dei suoi romanzi, in cui non risparmiava critiche alla borghesia del suo tempo.

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Come dicevamo in apertura, si possono elencare moltissime regole di scrittura, si possono scrivere fior di manuali (e alcuni autori contemporanei, spinti dalla crescente domanda, l’hanno fatto), si possono aprire scuole e insegnare tecniche, ma il romanzo, come ogni opera d’arte, è per sua natura libero, non risponde a regole, non tiene conto di quanto si insegna nelle scuole.

Perché se lo facesse non avremmo molti dei capolavori del Novecento, che quelle regole le violano apertamente.

La conclusione di W. Somerset Maugham

Nato nel 1874 a Parigi, all’interno dell’ambasciata britannica in cui lavorava suo padre, rimase precocemente orfano sia di madre che di padre e fu allevato da uno zio, particolarmente freddo, che gli fece passare un’infanzia tormentata.

William Somerset Maugham, autore del più definitivo dei consigli su come scrivere un libroStudiò da medico, trasgredendo alla tradizione di famiglia che voleva tutti i Maugham avvocati, e l’esperienza maturata durante gli anni di studio e di tirocinio gli fornì molto materiale per i suoi romanzi.

Esordì col realista Liza di Lambeth e il successo gli arrise poco dopo, soprattutto grazie a opere teatrali che spopolarono nella Londra degli anni ’10.

Subito dopo diede alle stampe Schiavo d’amore, uno dei suoi capolavori e fortemente autobiografico, a cui seguirono La luna e sei soldi, Il velo dipintoLa diva JuliaIl filo del rasoio. È morto di tubercolosi nel 1965.

Ci sono tre regole per scrivere un romanzo. Sfortunatamente, nessuno sa quali siano.

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