I cinque paesi più ricchi del mondo (in base al reddito pro capite)

Lo skyline di Doha, capitale del Qatar

Certo, la ricchezza nella vita non è tutto: contano molto di più la felicità, la salute, un bello stile di vita. Però è anche vero che la ricchezza aiuta a raggiungere tutto questo e a preservarlo. Soprattutto nei paesi in cui uno stato sociale assente o molto limitato lascia sulle spalle dei cittadini vari oneri. Pensate, ad esempio, agli Stati Uniti: si fa presto a dire che là i salari sono mediamente alti, anche parametrandoli al potere d’acquisto; ma le spese del privato cittadino sono sicuramente maggiori di quelle che si hanno altrove.

E se sappiamo bene che le economie più forti sono quelle che rientrano bene o male nel G8, o nelle sue versioni allargate, poco sappiamo di quale sia effettivamente il paese più ricco del mondo. Lo stato, cioè, in cui i redditi sono più alti. Dove stanno i cittadini più ricchi? Verrebbe da dire: dove c’è il petrolio. Ed in parte è vero. Ma solo in parte. Scopriamo allora la lista dei cinque paesi coi redditi pro capite più alti, classificati in base al potere d’acquisto, facendo presente che i dati sono del 2014 e provengono dal Fondo Monetario Internazionale.


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Qatar

Di gran lunga, il paese più ricco al mondo

Lo skyline di Doha, capitale del QatarSì, bisogna proprio andare da chi ha il petrolio per trovare le persone mediamente più ricche del pianeta. Soprattutto in stati piccoli, in cui non c’è spazio per grandi masse di popolazione povera. Come ad esempio in Qatar, stato che sorge su una piccola penisola attaccata all’Arabia Saudita, sul Golfo Persico. Indipendente dal Regno Unito dal 1971, il paese è abitato da poco più di 2 milioni di persone, 1 milione e mezzo residente nella capitale, Doha. Grande approssimativamente come l’Abruzzo, il paese è un emirato di fede islamica e di tendenza wahhabita, come la vicina Arabia Saudita.

L’economia si basa esclusivamente sulle risorse naturali. Il petrolio fu scoperto negli anni ’40 del Novecento e sfruttato a partire dal decennio successivo. Inoltre entro i confini del paese c’è la più grande riserva di gas naturale del mondo, cosa che contribuisce all’altissimo PIL. L’agricoltura è praticata da una percentuale irrisoria della popolazione, stante la presenza del deserto. Un po’ più sviluppate sono invece pastorizia e pesca. Dal punto di vista politico, nel 2003 è stata approvata una Costituzione che doveva trasformare l’emirato in una monarchia costituzionale, ma l’emiro non ha ancora indetto le prime elezioni. Dal Qatar partono comunque ingenti finanziamenti per i gruppi islamisti radicali dei Fratelli Musulmani.

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Lussemburgo

Il primo in Europa

Il Lussemburgo è il secondo stato più ricco del mondo (e il primo europeo)A contendere per qualche tempo il primato in questa speciale classifica al Qatar è stato il Lussemburgo. Lo stato europeo si pone attualmente a 97.000 dollari pro capite annui contro i 137.000 del paese arabo, ma in passato è stato molto più vicino. E pensare che il Lussemburgo non ha alcuna risorsa naturale su cui fare affidamento. Popolato da mezzo milione di abitanti e poco più piccolo della Valle d’Aosta, il paese è formalmente un Granducato ed è membro fondatore delle principali organizzazioni politiche occidentali (ONU, NATO, UE, Benelux).


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Di origine medievale ma poi inglobato nei Paesi Bassi spagnoli, fu reso indipendente dal Congresso di Vienna e da quel momento ha conservato la sua indipendenza. La sua economia si basa essenzialmente sulle banche, ma è importante anche la produzione di acciaio. Basti pensare che nel piccolo paese sono presenti 152 banche con 27mila dipendenti. La specialità sono i fondi di investimento transfrontalieri, ma la tradizione del paese è quella di dare grande importanza al segreto bancario, cosa che ha attirato molti depositi stranieri. Inoltre nel paese ci sono, di fatto, tre lingue ufficiali (francese, tedesco e lussemburghese), cosa che facilita la dimensione internazionale dei suoi istituti di credito.

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Singapore

Il libero mercato alla sua massima potenza

Lo skyline di SingaporeDi Singapore, su queste pagine, abbiamo parlato parecchie volte. Insieme al Qatar è uno dei paesi col più basso tasso di criminalità al mondo ed è una delle mete preferite dal turismo internazionale (o almeno da quello che spende di più). Inoltre, è uno dei pochi paesi in cui la speranza di vita è più alta di quella italiana. Certo, non è tutto rose e fiori: la repubblica è parlamentare e il sistema è basato su una democrazia rappresentativa, ma vari organismi internazionali ritengono il paese un regime ibrido e solo parzialmente libero.

Un’economia particolarmente aggressiva ha fatto sì che nell’ultima parte del Novecento Singapore venisse reputata una delle “quattro tigri d’Asia” assieme a Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan. In effetti, tra questi paesi Singapore è il più ricco, insidiato da vicino solo da Hong Kong, che però è ora inglobato nella Cina. Alla base della sua ricchezza ci sono le esportazioni e i traffici commerciali. Le leggi favoriscono infatti la libertà e la competizione all’interno del mercato, e questo ha permesso lo sviluppo di una moderna industria tecnologica e chimica. Inoltre le fabbriche di Singapore sono rinomate anche nel campo ingegneristico e biomedico. Infine, il porto molto trafficato e le banche supportano ottimamente lo sviluppo.

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Brunei

Integralismo e petrolio

Il ricchissimo BruneiNon ci allontaniamo più di tanto da Singapore per spostarci nel Brunei, un altro piccolo staterello del sud-est asiatico confinante con la Malesia. Gli abitanti sono circa 400.000, la superficie meno di 6.000 chilometri quadrati, poco più – per intenderci – della provincia di Roma. La forma politica è quella del sultanato islamico, una forma che risale addirittura al Trecento e che si è preservata, pur con qualche modifica, in epoca moderna grazie anche alla protezione inglese. La monarchia è quindi assoluta e, dal punto di vista religioso, vige la shari’a, cioè la legge basata sul Corano.


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A rendere molto ricco il paese è il petrolio, che viene sfruttato dal 1929. Anche grazie al denaro che arriva nelle casse dello stato, il paese è quasi totalmente libero dalle tasse e il sistema scolastico e quello sanitario sono completamente gratuiti. La bassa fiscalità ha attirato gli investitori e soprattutto i grandi depositi finanziari, tanto che il Brunei è considerato oggi un paradiso fiscale. L’integralismo religioso del paese, però, non ha favorito un’economia legata al turismo, che invece in altre circostanze avrebbe potuto decollare.

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Kuwait

E le posizioni dalla sesta in giù

Il panorama aereo di Kuwait CityChiudiamo la cinquina col Kuwait, diventato noto una ventina d’anni fa per il tentativo di annessione perpetrato dall’Iraq di Saddam Hussein. Anche in questo caso si tratta di un emirato che sorge sulla penisola araba e dalle dimensioni particolarmente piccole, con meno di 3 milioni di abitanti. Piccole ma ricche di petrolio. Il paese possiede infatti addirittura il 10% di tutte le riserve petrolifere mondiali, e per questo ha fatto gola nel tempo a molti. È pertanto il quinto esportatore mondiale, nonostante durante la Guerra del Golfo molti dei suoi pozzi furono danneggiati in modo anche molto grave.

Prima di lasciarci, una veloce panoramica su chi sta appena dietro allo stato asiatico. Al sesto posto troviamo infatti la Norvegia, il primo stato europeo di una certa consistenza territoriale. Al settimo gli Emirati Arabi Uniti e all’ottavo, a sorpresa, i nostri cugini di San Marino, con reddito di quasi 61mila dollari pro capite. Al nono posto la Svizzera, al decimo gli Stati Uniti, all’undicesimo l’Arabia Saudita e al dodicesimo l’Irlanda, in forte crescita. L’Italia – con 35.131 dollari – è solo trentaduesima, superata, per quanto riguarda gli stati di dimensioni simili alle nostre, anche da Australia (46mila), Svezia (46mila), Germania (46mila), Canada (45mila), Francia (40mila), Regno Unito (40mila), Giappone (37mila) e Corea del Sud (35mila).

 

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