I cinque paesi più ricchi d’Europa (in base al reddito pro capite)

Viaggio alla scoperta dei cinque paesi più ricchi d'Europa

Siamo abituati a pensare che la ricchezza di una nazione sia legata unicamente al suo PIL, al suo prodotto interno lordo. E spesso facciamo inconsciamente il salto che ci porta a pensare che un paese che produce tanto sia anche un paese i cui cittadini hanno molto da spendere. Per carità, un paese con un PIL alto non è mai un paese in cui si vive male, ma non è per forza davvero uno dei paesi più ricchi d’Europa.

Non solo il PIL

Varie statistiche sempre più elaborate ed accurate negli ultimi anni ci hanno infatti mostrato come il PIL sia solo una delle componenti di cui tenere conto. Un peso non indifferente nella distribuzione della ricchezza l’hanno ad esempio anche le decisioni politiche e le tradizioni storiche e culturali che fanno sì che il denaro venga speso in un modo piuttosto che in un altro.

Ma anche limitandoci al PIL vero e proprio, dal punto di vista della qualità della vita non è corretto confrontare il prodotto interno lordo di un paese gigantesco come la Cina e di una città-stato come il Principato di Monaco. E non è un caso, infatti, che nel paese asiatico un PIL più grande non consenta uno stile di vita nemmeno paragonabile a quello di Montecarlo.

C’è però un’interessantissima statistica che abbiamo cominciato a presentare qualche settimana fa partendo dall’Africa. Un dato che consente di analizzare il PIL pro capite adattato al potere d’acquisto locale. In questo modo ci si può fare un’idea più precisa e realistica dell’effettiva ricchezza media della popolazione. Vediamo quindi ora, sulla base di questi dati, quali sono i cinque paesi più ricchi d’Europa, partendo dal quinto posto e risalendo fino al primo.

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Paesi Bassi

Terziario avanzato ma anche una agricoltura ricca

L'Olanda è uno dei paesi più ricchi d'Europa per PIL pro-capite, anche grazie ai suoi tulipaniChe l’Olanda sia una terra meravigliosa non solo per i suoi paesaggi e i suoi paesini ma anche per lo stile di vita che sembra offrire ai suoi cittadini l’abbiamo già detto in più occasioni. Non a caso, il paese è uno dei cinque in vetta alle classifiche sulla qualità della vita. Più in particolare, però, abbiamo visto che pure le sue università e le sue scuole se la cavano egregiamente.

Non abbiamo però ancora spiegato il miracolo economico dei Paesi Bassi. Grazie ai suoi 41.500 dollari di PIL pro capite stimati nel 2012, infatti, la nazione è il dodicesimo paese con i cittadini più ricchi del mondo. E il quinto in Europa. Capace di staccare la nostra Italia che, con meno di 30mila dollari annui, si piazza al trentesimo posto assoluto e al sedicesimo in Europa.

L’importanza di banche e fiori

Al centro del sistema c’è il terziario avanzato, fondato soprattutto sulle banche, sulle assicurazioni e sulle imprese di trasporto e distribuzione, le più fiorenti del paese. Dal punto di vista industriale, poi, fanno buoni affari le industrie chimiche, quelle alimentari e quelle elettroniche, mentre sul versante energetico si esporta gas naturale.

Infine, un posto di rilievo merita anche l’agricoltura. Nonostante il paese abbia un’economia moderna in cui sempre minor spazio è lasciato a questo settore (solo il 4% della manodopera, infatti, è impiegato nelle coltivazioni), l’importanza delle esportazioni agricole è ancora molto rilevante.


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Non a caso, i Paesi Bassi sono tutt’oggi il terzo esportatore mondiale per valore dei loro prodotti agricoli. In particolare, i dati più significativi sono quelli legati a fiori come i tulipani, a patate e a tuberi. Per quanto riguarda l’allevamento, invece, si segnalano il latte, i maiali e i bovini.

Dal punto di vista politico, dopo anni di debito pubblico elevato, negli ultimi decenni lo Stato ha stretto un po’ le corde, mettendo a posto i conti. L’impresa, di recente, è stata però rallentata dalle crisi economiche globali. La pressione fiscale è infine lievemente inferiore alla media europea.

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Austria

Il PIL della Lombardia in uno dei paesi più ricchi d’Europa

In Austria molto forte è il settore del turismo, con mete molto caratteristiche come HallstattQuando si analizza l’economia austriaca dal punto di vista italiano, sovente la si paragona a quella della Lombardia. Sia il PIL pro capite che quello complessivo dello Stato, infatti, sono molto simili a quello della nostra regione del nord. A cambiare, però, è la densità di popolazione, visto che i 10 milioni di lombardi vivono su una superficie di quasi 24mila chilometri quadrati, mentre gli austriaci si spargono su quasi 84mila chilometri quadrati.

D’altra parte, la passata dominazione austroungarica di Milano e delle province attorno sembra aver lasciato anche una mentalità comune sul modo di intendere il lavoro. In Austria come in Lombardia, infatti, l’idea base è quella dell’operosità. Tanto è vero che ad esempio nel settore agricolo si registrano altissimi livelli di produttività, nonostante le coltivazioni e gli allevamenti siano limitati solo ad alcune zone del paese.

Occupazione e disoccupazione

Il punto di forza dell’economia austriaca è comunque l’occupazione. A livelli altissimi fin dal secondo dopoguerra, è stata intaccata dalla crisi degli ultimi anni ma si è mantenuta su percentuali comunque apprezzabili. La disoccupazione giovanile è infatti solo la metà della media europea. La disoccupazione femminile è stata a lungo addirittura minore di quella maschile.

Tale ottimo risultato è stato raggiunto, tra l’altro, non ricorrendo ai contratti a tempo determinato, il cui numero è di molto inferiore a quello della media europea. Si è lavorato invece molto sui contratti part-time, che coinvolgono circa un quarto dei lavoratori.

Il settore trainante è quello dei servizi, dove un posto di tutto rilievo spetta al turismo, sia quello culturale (che si indirizza verso le città più storiche del paese, come Vienna e Salisburgo), sia quello invernale, legato alle stazioni sciistiche. Ben sviluppata è comunque anche l’industria, soprattutto quella pesante (metallurgia e meccanica) e quella petrolchimica, con particolare rilievo per la farmaceutica.

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Svizzera

Nestlé, industrie farmaceutiche e tante banche

La Svizzera è da sempre la terra delle banche e del lussoLe tendenze proprie dell’economia austriaca si ritrovano, ancora più sviluppate, nella vicina Svizzera. Lì un territorio non particolarmente ospitale ha spinto da secoli la popolazione a trovare la propria occupazione nel settore dei servizi. E in particolare in quei servizi – come quelli bancari – che garantiscono i maggiori introiti economici.

Il PIL pro-capite, adattato al potere d’acquisto, sfiora infatti in Svizzera i 45mila dollari, un secco 50% in più rispetto a quello italiano. Questo è dovuto principalmente allo sviluppo locale dei servizi finanziari e ad alcune grandi industrie. Il settore agricolo, infatti, è molto poco sviluppato anche se è l’unico sul quale la legislazione svizzera ha mantenuto delle forti barriere protezionistiche.


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C’è però, d’altro canto, da sottolineare come siano svizzere alcune delle più grandi industrie alimentari del mondo. Prima fra tutte la Nestlé, il leader del settore grazie ai prodotti commercializzati in proprio e a decine di marchi controllati. Ad esempio appartengono alla società anche le acque minerali Acqua Panna, Acqua Vera, Levissima, Perrier e San Pellegrino. Ma anche la pasta Buitoni, i gelati Motta, il cibo per animali Friskies, i dolciumi e snack Perugina, Polo, Galak, Lion, Fruit Joy, Kit Kat e moltissimi altri.

Alta tecnologia e farmaceutica

Per quanto riguarda l’industria, molte fabbriche di alta tecnologia (orologi, meccanica di precisione, impianti elettrici) hanno negli ultimi decenni in parte delocalizzato la produzione. I prodotti più pregiati, però, continuano a rimanere realizzati in patria. In Svizzera risulta inoltre molto forte anche l’industria farmaceutica. Pensate infatti a colossi come Novartis (la seconda più grande del mondo) e Roche.

Infine le banche e la finanza sviluppano quasi il 12% del PIL, grazie ai capitali esteri che affluiscono in Svizzera con grande costanza (si stima che quasi il 30% di tutti i capitali offshore del mondo si trovi lì). Non è però da trascurare neppure il settore del turismo, sviluppato sia in località montane come Davos, Zermatt e St. Moritz, sia in città storiche come Zurigo, Ginevra, Lucerna e Losanna.

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Norvegia

Quando il petrolio migliora la vita dei cittadini

La Norvegia deve buona parte della sua ricchezza alle estrazioni petrolifereDella Norvegia abbiamo già tessuto le lodi, più ancora di quanto non avessimo fatto con i Paesi Bassi, quando abbiamo descritto i luoghi in cui si vive meglio al mondo.

La Norvegia è infatti il paese con il più alto valore per quanto riguarda l’Indice di sviluppo umano (la classifica, basata su numerosissimi parametri, che cerca di misurare l’avanzamento civile, economico e sociale di un paese). La nazione però eccelle anche nelle classifiche che fotografano il grado di equità dei cittadini e l’impatto ambientale delle sue politiche.

Il costo della vita

Inoltre, il PIL pro capite assoluto della Norvegia è il terzo del mondo, anche se, adattato al costo della vita, perde qualche posizione a causa dei costi elevati che i norvegesi si trovano ad affrontare. Ciononostante, la Norvegia è il secondo paese con gli abitanti più ricchi d’Europa e il quarto al mondo. Il PIL pro capite vale più di 54mila dollari all’anno, quasi il doppio dell’Italia.

Il motivo di tanta ricchezza non è difficile da individuare. Da sempre paese esportatore di energia idroelettrica, di legno, di pesce, di minerali e di gas naturale, deve gran parte del proprio boom economico alla scoperta – relativamente recente – di giacimenti di petrolio. La Norvegia è infatti il principale produttore europeo di oro nero (e il terzo esportatore mondiale, dopo Arabia e Russia). E questo ne ha rilanciato l’economia, tanto che oggi il settore produce da solo il 25% dell’intero PIL nazionale.


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Particolarmente interessante è però il modo in cui il paese ha gestito questi giacimenti. La Norvegia ha infatti deciso di non entrare nell’OPEC. E di far detenere al governo la proprietà o comunque il controllo dei principali operatori petroliferi. In pratica, quel mercato è diventato un bene nazionale.

D’altro canto, una forte presenza statale si registra anche nelle aziende legate all’energia idroelettrica e all’estrazione dell’alluminio, ma pure in banche e aziende del ramo delle telecomunicazioni. Importanti e redditizi sono infine anche la pesca – del merluzzo e del salmone – e i settori bancario e assicurativo.

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Lussemburgo

Lo Stato in cui ci sono più banche che città

Il Lussemburgo è tra i paesi più ricchi d'Europa soprattutto grazie alle sue bancheAl primo posto della nostra classifica troviamo un piccolo paradiso, che stacca tutti i paesi che abbiamo elencato finora per quanto riguarda il reddito pro capite. Si tratta del Lussemburgo.

Il Granducato che sorge tra Belgio, Francia e Germania è infatti il secondo paese più ricco del mondo per PIL pro capite aggiustato al potere d’acquisto. Davanti a lui c’è solo il Qatar. D’altronde, i lussemburghesi godono di quasi 78mila dollari annui. Una cifra che doppia l’Italia ma anche altre economie più floride come quelle della Germania (ferma a 38mila abbondanti), del vicino Belgio (a 37mila), dell’evoluta Danimarca (37mila). Per non parlare del Regno Unito, del Giappone, della Francia, di Israele e così via.

Il 12% dei lavoratori lussemburghesi è impiegato in banca

Come può una nazione di mezzo milione di abitanti – più o meno delle dimensioni di una provincia italiana di media grandezza – produrre così tanta ricchezza? La risposta è da ricercare nel settore finanziario e bancario. Sul territorio del Lussemburgo infatti si trovano più di 150 banche con quasi 30mila dipendenti. Praticamente, ogni 100 abitanti, 6 lavorano in banca. Se poi contiamo solo la forza lavoro attiva, il 12% dei lussemburghesi è impiegato presso un istituto di credito.

D’altro canto, il paese ha molto per attirare capitali. Le banche sono specializzate nel gestire i fondi d’investimento transfrontalieri. C’è la presenza di personale qualificato e multilingue. Sono celebri la tradizione e la grande cura che mettono nel mantenimento del segreto bancario. Insomma, assieme alla già citata Svizzera, il Lussemburgo è la patria dell’investimento offshore per tutti i milionari.


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Al di là di questo, è presente sul territorio un settore siderurgico abbastanza importante, che però è da vari decenni in progressiva contrazione. Il settore agricolo (specializzato soprattutto nella produzione di vino) riceve poi grossi incentivi dallo Stato e dall’UE. Ha però un peso molto relativo, visto che incide solo per lo 0,4% sul PIL.

La disoccupazione è storicamente molto bassa, anche se la crisi economica degli ultimi anni ha fatto alzare un po’ gli indici. L’inflazione, invece, ha toccato percentuali preoccupanti nei decenni passati. È stata però messa sotto controllo tra gli anni ’80 e ’90, prima dell’ingresso nell’euro.

 

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