
C’è poco da fare: gli spot televisivi, ormai da qualche decennio, sono entrati a far parte del nostro immaginario collettivo. Non sono più solo i film, i libri o le canzoni a rimanere nella memoria di un popolo, a provocare citazioni e rimandi, a formare il retroterra culturale di una nazione, ma – volenti o nolenti – anche e soprattutto le pubblicità che vengono mandate a ripetizione in televisione.
Se negli anni ’50 e ’60 il compito di ospitare le réclame, come venivano chiamate allora, era demandato a Carosello, a partire dagli anni ’80 e dalla comparsa delle TV commerciali gli spot hanno invaso tutte le fasce orarie e tutti gli spazi, bombardandoci di messaggi commerciali. Messaggi che a volte sono grossolani, ma altre volte sono realizzati con così grande maestria da diventare indimenticabili.
Leggi anche: Cinque canzoni delle pubblicità più belle degli anni ’80
[wpzon keywords=”pubblicità” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
Negli anni ’90 in particolare vari spot hanno colpito la nostra immaginazione e il nostro modo di esprimerci e guardare al mondo; alcuni – e li vedremo – erano realizzati da grandi agenzie di comunicazione e sono stati rilanciati in tutto il mondo; altri erano a budget più basso, ma non per questo si sono rivelati, nel tempo, meno efficaci. Ecco i cinque che abbiamo scelto e che ci sembrano i più rappresentativi di quell’era.
Indice
La mia non è proprio fame…
Ambrogio, i Ferrero Rocher e il languorino della signora
Partiamo dal 1992, dall’anno in cui fu lanciato quello che è forse lo spot più celebre di tutto il decennio, cioè quello dei Ferrero Rocher col maggiordomo Ambrogio come coprotagonista. La scena la potete rivedere qui di seguito, anche se siamo sicuri che la ricorderete benissimo: all’interno di una Rolls Royce imbottigliata nel traffico, un’avvenente signora vestita in giallo si rivolge al suo autista. «Ambrogio – dice –, avverto un leggero languorino»; e, poco dopo: «La mia non è proprio fame… è più voglia di qualcosa di buono». Frasi a cui lo zelante maggiordomo risponde facendo uscire una piccola piramide di cioccolatini.
L’ammiccante spot, che ha suscitato negli anni centinaia di parodie più o meno becere, aveva per protagonista la modella americana Lee Skelton – all’epoca sposata col principe romano Lorenzo Borghese, e quindi realmente una nobile – e l’attore britannico Paul Williamson, attore in pellicole come Emma e Turista per caso, oltre che nella serie TV Coronation Street.
[wpzon spec=”1″ asin=”B00FSRFJAG,B0031H697M,B000LQOI8S” country=”it” listing=”3″ col=”3″ descr=”0″]
Il sedere di Charlize Theron
Il conturbante spot Martini che lanciò l’attrice sudafricana
Se lo spot della Ferrero era ammiccante ma ovviamente non esplicito, quello del Martini Bianco che approdò sugli schermi televisivi l’anno successivo, nel 1993, segnò invece una rivoluzione. Girato in un evocativo bianco e nero che voleva riallacciarsi alla dolce vita italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, lo spot infatti presentava per la prima volta l’avvenente Charlize Theron, ancora ignota al grande pubblico, e soprattutto il suo “lato B”.
Sulle note del brano che non a caso si intitola La bella vita Martini (composto per l’occasione da Pete Nashell), un bello e ombroso ragazzo si accosta ad un tavolo in cui una ragazza altrettanto bella siede assieme ad un vecchio – ma evidentemente ricco – magnate; le offre un Martini, si accarezza le labbra e poi si alza, aspettando che lei lo segua. La giovane Theron – all’epoca diciottenne – dopo un’iniziale titubanza si alza per rincorrerlo, ma un filo del vestito le rimane impigliato nella sedia, e mentre si allontana la gonna si fa sempre più piccola. Ideato dall’agenzia McCann Erickson e diretto da Moshe Brakha, lo spot divenne di culto, lanciò la carriera cinematografica della bella protagonista e scandalizzò e affascinò mezza Italia.
[wpzon keywords=”martini” sindex=”Grocery” sort=”relevancerank” listing=”6″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
C’è Gigi? E la Cremeria?
L’indimenticabile spot dei gelati Motta
Spostiamoci su pubblicità meno “hot” e più fredde, e in particolare su quella de La Cremeria Motta, che fece la sua comparsa sui piccoli schermi italiani nel 1994. Lo spot, destinato a una grande fortuna tra i ragazzini, si concentrava su un videocitofono, che all’epoca era una novità tecnologica non da poco, e aveva per protagonisti una serie di giovani che si recavano a casa di un fantomatico Gigi – sempre assente – per gustare i gelati comprati dalla sua mamma.
Una pubblicità simpatica e garbata, che oggi sarebbe impossibile girare: da quando esistono i cellulari e soprattutto in quest’epoca di messaggi gratuiti, nessuno suona più al campanello di casa per sapere se l’amico è presente oppure no. Varie le curiosità legate a questo spot: la prima riguarda Silvia Baldo, fino a qualche anno fa fidanzata del “Trota”, ovvero Renzo Bossi, che vi compare, giovanissima, assieme ad altre amiche; la seconda è invece legata alle ironie riguardo a Gigi, sul mestiere o sulle attività del quale si è fantasticato per anni, tanto da renderlo il personaggio pubblicitario più noto tra quelli mai comparsi in TV.
Chi gà sugà el canal?
I prodigi del deumidificatore Tasciugo De’ Longhi
Gli spot legati a fattori regionalistici o a dialetti, in genere, non hanno troppa fortuna: scontentano chi si sente preso di mira dall’esibizione – spesso pacchiana – del suo dialetto e risultano quasi incomprensibili a chi abita in altre parti d’Italia. L’eccezione a questo discorso è rappresentata dallo spot del Tasciugo De’ Longhi, che fu trasmesso per la prima volta nel 1997. Il deumidificatore italiano, anzi, sfruttando proprio un ambiente molto caratteristico come quello veneziano, riuscì a colpire gli spettatori, diventando proverbiale.
La storia è semplice: un uomo gira per le calli di Venezia con due deumidificatori, spiegando a chiunque lo incontri che uno è per sé e uno per il suo amico. Arrivato a casa lo installa e ne spiega i pregi. La mattina dopo viene svegliato proprio dall’amico che, da una finestra all’altra, gli racconta di come abbia funzionato bene il nuovo strumento, fino a quando non si vede un gondoliere impantanato in un canale ormai a secco: «Il canal! Chi gà sugà el canal?», urla quest’ultimo, disperato, mentre i due colpevoli si rintanano in casa. Lo spot ebbe talmente tanto successo che i proverbiali modi per prendere in giro il dialetto veneto («ostreghetta» e simili) furono per qualche anno rimpiazzati dalla frase del gondoliere.
[wpzon keywords=”tasciugo” sindex=”Kitchen” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
La nazionale del Brasile all’aeroporto
Lo spot della Nike in attesa del Mondiale ’98
Concludiamo con uno spot che, a differenza di quelli che abbiamo presentato finora, non andò in onda per anni ed anni, ma a cui bastarono poche settimane per diventare indimenticabile: quello che la Nike realizzò nel 1998 coi giocatori della Nazionale di calcio del Brasile all’interno di un aeroporto. In quell’anno si dovevano svolgere i Mondiali di Francia e la squadra verde-oro – che già aveva vinto il titolo quattro anni prima ma adesso schierava campioni del calibro di Ronaldo, Denílson e Roberto Carlos – era data come assoluta favorita; e la Nike aveva tutte le intenzioni di puntare su quei ragazzi le proprie carte.
La multinazionale americana, d’altronde, già dal 1995 aveva iniziato a produrre spot sempre più elaborati. Prima c’era stato Good vs Evil, che vedeva in campo Eric Cantona, Paolo Maldini, Patrick Kluivert, Ronaldo, Figo e altri contro una squadra di demoni; due anni dopo era stata la volta di The Beach, coi soliti noti più Christian Vieri, Hernan Crespo e Ariel Ortega. Infine nel 1998 ci si spostò all’aeroporto di Rio, con il Brasile intento in numeri da circo per dimostrare di essere la squadra più forte del mondo; peccato che però ai Mondiali, come d’altronde nel finale dello stesso spot, le cose non andarono del tutto lisce.
[wpzon keywords=”nike calcio” sindex=”SportingGoods” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
Manca la Omnitel e Megan Gale