Cinque serie TV appassionanti e da vedere tra quelle in onda nel 2013

Le cinque migliori serie tv del 2013

Siamo ormai agli sgoccioli del 2013, ma noi abbiamo intenzione di farlo rivivere ancora per qualche giorno, perché le nostre “classifiche di fine anno” – già iniziate nei giorni scorsi con i fumetti, i dischi e i film – proseguiranno ancora per darvi una panoramica dello sport, dei libri, dei videogiochi e delle app migliori uscite quest’anno.

Intanto, oggi, è la volta delle serie TV, sempre più seguite anche dal pubblico italiano e sempre più appassionanti. Ne abbiamo scelte cinque che, a nostro modo di vedere, hanno segnato quest’annata sia per la qualità – che in certi casi potrebbe rivaleggiare ormai con quella dei migliori film – che per l’impatto che hanno avuto sul pubblico e sull’intero settore. Eccovi quindi cinque serie TV da vedere tra quelle in onda nel 2013 in Italia.

 

Breaking Bad

La quinta e ultima stagione del chimico che diventa boss della malavita

Ricordiamo le scene più impressionanti e belle di Breaking Bad
Non siamo soliti fare graduatorie interne alle nostre cinquine: i titoli che presentiamo, in genere, li consideriamo tutti sullo stesso livello, e l’ordine di presentazione è solitamente casuale. Stavolta, però, ci sentiamo di dire che Breaking Bad, la serie creata da Vince Gilligan, merita a tutti gli effetti di aprire il nostro elenco, sia per tutto il percorso intrapreso in questi anni, sia per la conclusione vista poche settimane fa. La quarta stagione, infatti, si era chiusa portando a termine gran parte delle trame create nelle serie precedenti, e Walt e Jesse sembravano essere finalmente riusciti a sistemare le loro vite, pur sempre lasciandole però legate ad attività criminose.


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Nella quinta e ultima stagione gli autori hanno quindi deciso di finirla con le trame secondarie e affrontare di petto quella principale, la discesa agli inferi di Walt, ennesimo antieroe – assieme all’antesignano Dexter, di cui parliamo poco oltre – capace di abbandonare l’aura di rispettabilità che si era costruito in tutta una vita per assumere sempre più le sembianze di quello che normalmente definiremmo un “cattivo” (responsabile dello spaccio di droga, di omicidi anche non necessari, di ricatti e violenze di vario tipo) ma che qui, nell’ottica quasi perversa della TV che questa serie svela in maniera encomiabile, finiamo per sostenere e appoggiare.

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Senza svelare troppo della trama della stagione per non incorrere in spoiler, basti sapere che Breaking Bad è un convincente e malato viaggio nel mondo del crimine, forse il più coinvolgente mai portato sul piccolo schermo, forte di una scrittura precisa e appassionante e di una recitazione – soprattutto nel ruolo principale di Walt, interpretato da Bryan Cranston, ma anche in tutti i comprimari – decisamente sopra la media.

Negli Stati Uniti è sempre stata trasmessa dal canale via cavo AMC, mentre in Italia l’ultima stagione è stata per ora presentata via satellite da AXN, mentre sul digitale terrestre la programmazione di Rai 4 non è ancora giunta al termine degli episodi.

 

Dexter

L’ottava e ultima stagione del serial killer più amato

Dexter e gli altri personaggi che hanno fatto parte del cast della serie TV
Si potrebbe dire che tutto è cominciato con Dexter Morgan e con l’omonima serie a lui dedicata. E con tutto intendiamo non solo gran parte dei personaggi presenti in questa cinquina, ma più in generale gran parte dei protagonisti che contraddistinguono ormai molte delle migliori serie TV americane, non tanto quelle – più mainstream e adatte ad un pubblico variegato – della TV generalista, quanto almeno quelle dei canali via cavo, più arditi e innovatori. Dexter è stato il primo protagonista criminale dipinto però come un eroe, il primo assassino per il quale abbiamo provato empatia e fatto il tifo.

Ma anche le belle storie – se così paradossalmente si può chiamare una serie dove dominano gli omicidi seriali – prima o poi finiscono, soprattutto per evitare la ripetitività delle situazioni che in Dexter stava cominciando un po’ a farsi sentire, e quindi anche il personaggio interpretato da Michael C. Hall è giunto quest’anno a finire la sua avventura sul piccolo schermo, in un vortice di situazioni secondo alcuni inevitabile, secondo altri – e io sono tra questi – almeno in parte deludente.

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Ma la qualità di una serie non si giudica mai solo dal suo finale, e questa stagione in particolare ha portato in scena gli stessi elementi che hanno fatto il successo di tutto il serial: trame ricche di tensione e, sotto traccia, di interrogativi morali; ottimi interpreti, a partire dallo stralunato Hall fino a tutti gli elementi di contorno; una ricca indagine psicologica che non smette di appassionare ed anche in parte inquietare. La serie, prodotta in America da Showtime, è stata trasmessa in Italia da FoxCrime.

 

Homeland

La seconda e la terza stagione della spy-story sul terrorismo

I protagonisti delle prime stagioni di Homeland, bella serie TV ambientata nel mondo delle spie
Aveva esordito in Italia l’anno scorso, portata da Fox, ma, per quanto interessante, non era ancora decollata; ben diverso, invece, il discorso che riguarda ora Homeland, serie ancora una volta di Showtime così convincente anche nel responso del pubblico da spingere i dirigenti di Sky a lanciare la terza stagione immediatamente dopo la seconda, a stretto giro di posta con gli Stati Uniti (in genere dalla prima visione USA a quella italiana passavano 8 giorni).

Di Homeland ci è piaciuto e continua a piacerci il tipico meccanismo da spy story – con inganni, doppi giochi, agguati, ambiguità generalizzate – virato però al tempo presente, a un’inquietudine di fondo che prima d’ora non ha mai più di tanto pervaso opere di questo genere, né al cinema né in TV. Alias, se vogliamo riferirci all’ultima serie di un certo successo sulle spie, in fondo non spaventava: giocava tutto sull’azione e sui colpi di scena, dimostrandosi in fondo una saga alla James Bond condita solo da un maggior dinamismo; Homeland, invece, gioca le sue carte sì sui colpi di scena e su qualche momento avventuroso – ma sono comunque pochi – ma soprattutto sull’idea del tradimento dietro l’angolo, della fiducia, della fedeltà e a chi essa sia dovuta.

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È, insomma, sì un gioco di spie, ma un gioco che è passato attraverso il cinismo sei servizi segreti, l’11 settembre, la guerra al terrorismo e la paura verso il “nemico interno” (dentro la Nazione ma anche dentro se stessi), elementi che rendono la serie qualcosa di molto più pervasivo di – e di molto diverso da – qualsiasi cosa già vista prima. Ottimi anche gli interpreti Claire Danes, già vista in gioventù in Romeo + Giulietta, e il veterano Mandy Patinkin.

 

The Walking Dead

La terza e quarta stagione del telefilm horror a base di zombie

I protagonisti di The Walking Dead, una delle serie TV più belle del 2013
Fateci caso: in questa cinquina stiamo presentando serie che hanno portato avanti un cambiamento che da alcuni anni a questa parte sta attraversando tutta la fiction televisiva americana; le serie, che per decenni erano state caratterizzate da una continuity blanda e da scenari ricorrenti – sia sul versante delle commedie che dei serial drammatici –, hanno infatti cominciato a virare di tono soprattutto dall’avvento di Lost, trasformandosi sempre più spesso in lunghe saghe, quasi dei romanzi (dai quali tra l’altro sempre più spesso traggono le loro storie) per immagini in cui la trama vera e propria si dipana lungo un’intera stagione e non per episodi, episodi che costituiscono in pratica dei capitoli consequenziali di un unico e coerente libro. Una cosa mai vista prima che, invece di allontanare gli spettatori, ne ha attratti di nuovi, nonostante diventasse spesso difficile incominciare a seguire una serie a metà del percorso (ma qui è intervenuto internet a sopperire al problema).

The Walking Dead è forse il telefilm che più di tutti, negli ultimissimi anni, ha portato al successo questa concezione: tratto da un celebre fumetto (sempre scritto da Robert Kirkman e quindi caratterizzato da una notevole unità stilistica), si basa su un’idea di partenza già vista mille volte, cioè di un mondo post-apocalittico in cui i pochi superstiti sono costantemente minacciati; ma proprio il senso di una narrazione più corposa, più legata e più lunga ne ha decretato comunque un ottimo successo di pubblico e di critica.

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Così, come in un vero romanzo, ci si può permettere di abbandonare certi personaggi per strada e riprenderli poi, di assistere alla loro maturazione e ai loro cambiamenti, di sviluppare parallelamente più trame e di portarle a compimento un po’ per volta, senza strafare, e calibrando bene le dosi del dramma, dell’introspezione e dell’azione. In Italia viene trasmessa praticamente in contemporanea con l’America (la quarta stagione, in onda in queste settimane, arriva il giorno dopo rispetto alla prima TV statunitense) da Sky, nei canali Fox.

 

Il trono di spade

La terza stagione della serie fantasy di culto

Eddard Stark ne Il trono di spade
Il fantasy sul piccolo schermo non si può nemmeno dire che non abbia mai sfondato, semplicemente per il fatto che non ci è mai praticamente arrivato. Costosissimo soprattutto per l’impossibilità di ambientarlo negli spazi chiusi che la TV tanto predilige – e che permettono di risparmiare enormemente sul budget – e per i costumi (oltre che, tendenzialmente, per l’elevato numero di comparse e personaggi), gli appassionati si erano da tempo rassegnati a gustarsi qualche elemento fantasy solo in serie a cartoni animati, soprattutto giapponesi, dove però quasi sempre manca l’aspetto medievaleggiante tipico del fantasy occidentale.


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Negli ultimi anni, però, qualcosa è cambiato, soprattutto grazie al successo inaspettato e clamoroso de Il trono di spade, bella serie tratta dal ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin e giunta in Italia alla sua terza stagione. Il fatto di giocare d’anticipo, conoscendo già a grandi linee la trama e lo sviluppo della serie, ha probabilmente permesso ai produttori di contenere in parte le spese, ma location sparse tra l’Islanda e il Marocco di sicuro non hanno reso agevole la vita dei tipi della HBO, non nuovi a scommesse anche azzardate ma spesso vincenti; e Il trono di spade finora ha fatto decisamente la sua parte, incassando lodi in tutto il mondo, dieci Emmy e un Golden Globe.

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Lotte, intrighi, grandi scenari e un mondo completamente diverso dal nostro che però lo richiama enormemente nelle dinamiche umane sono gli elementi di forza di questa serie che viene trasmessa in Italia su Sky Cinema – a segnarne ancora di più la particolarità – e, in chiaro, su Rai 4.

 

Segnala altre fantastiche e appassionanti serie TV in onda nel 2013 nei commenti.

2 COMMENTI

  1. Un’altra grandissima serie che, a mio avviso, meriterebbe una menzione d’onore è Sons of Anarchy. Citerei anche Shameless, ma forse è troppo radicale per molti.

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