Cinque significativi dati sulla crescita demografica mondiale

Alla scoperta dei dati più interessanti sulla crescita demografica mondiale

Spesso la nostra politica e i nostri giornali si concentrano sui problemi quotidiani che ci troviamo ad affrontare. L’aumento di una certa tassa, la polemica su un ministro, le dichiarazioni di un assessore. Poco spazio è riservato a problemi che per il momento sono sentiti come distanti perché non hanno conseguenze immediate, ma che a ben guardarli hanno un peso decisamente maggiore. Uno di questi è la sovrappopolazione che, insieme all’inquinamento e al surriscaldamento globale, è il vero grosso problema del nostro tempo.

Siamo in tanti, su questo pianeta. Ma il problema non è neppure questo, in realtà: è che continuiamo a crescere. Il ‘900 è stato il secolo di un boom demografico planetario, favorito dal miglioramento delle condizioni di vita, dall’arrivo delle medicine, da un più diffuso benessere economico.

Ci si lamenta tanto del nostro tempo, ma mai come in quest’epoca gli uomini del pianeta Terra sono stati bene (chi più, chi meno). Il che, in realtà, rappresenta un problema, perché presto comincerà a non esserci spazio per tutti.


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Non stiamo parlando di politiche di immigrazione o emigrazione, ma di un problema molto più elementare. Ci sarà da mangiare per tutti? Ci sarà, fisicamente, spazio per tutti? Ci sarà lavoro per tutti? Ci sarà aria salubre per tutti?

Sono quesiti a cui la politica ha cercato negli ultimi tempi di rispondere, sollecitata dalla scienza e da una situazione preoccupante. Per capirci meglio qualcosa, però, bisogna guardare i dati e le statistiche. Ecco quelli che ci sembrano più significativi.

 

1. Quanti eravamo

Dai 2 miliardi di 100 anni fa ad oggi

Non serve andare indietro fino al Medioevo per trovare dati significativi riguardo alla crescita demografica. Basta affacciarsi all’età dei nostri nonni. Nel 1927, quindi circa 100 anni fa, la popolazione mondiale ammontava a 2 miliardi di abitanti. Un quarto rispetto al valore attuale.

È stato soprattutto il secondo dopoguerra – con un prolungato periodo di pace in buona parte del mondo – a favorire l’incremento. Nel 1960, cioè poco più di 60 anni fa, la popolazione mondiale si attestava appena sui 3 miliardi di abitanti, mostrando un aumento significativo rispetto a 23 anni prima ma non ancora preoccupante.

Una numerosa famiglia dell'Ottocento

Proprio nella seconda metà degli anni ’60 si è registrato il picco assoluto per quanto riguarda il tasso di crescita annuale, che è arrivato addirittura a superare, a livello globale, il 2%. Poi, pian piano, questo tasso è sceso gradualmente e adesso è stimato al di sotto dell’1%.

Il che equivale a dire che la popolazione cresce ancora, ma con un ritmo molto meno intenso di trenta o quarant’anni fa. Anche se questi valori sono da considerare in percentuale: un tasso del 2% su 4 miliardi di persone vuol dire +80 milioni annui, ma un tasso dell’1 su 8 miliardi vuol dire comunque un +80 milioni.

 

2. Quanti siamo e quanti saremo

I 9 miliardi non sono poi così lontani

E oggi, quanti siamo, precisamente? Le Nazioni Unite hanno mostrato che nel novembre 2022 è stata superata la cifra degli 8 miliardi di persone, un numero veramente impressionante. India e Cina dominano la classifica, entrambe con un miliardo e quattrocento milioni di abitanti.

Poi, più dietro, vengono gli Stati Uniti con 335 milioni, l’Indonesia con 278 milioni, il Pakistan, la Nigeria, il Brasile, il Bangladesh, la Russia e il Messico.

Alla scoperta dei dati più interessanti sulla crescita demografica mondiale

Se già l’oggi è impressionante, cosa ci riserva il domani? È la domanda che si pongono tutte le più importanti organizzazioni internazionali, e alcune hanno provato anche a dare una risposta. Se la cifra degli 8 miliardi è stata appena superata, le stime dicono che già nel 2037 dovremmo raggiungere quota 9 miliardi e arrivare ai 10 addirittura nel 2057.

In realtà dare cifre esageratamente precise non è semplice, e infatti anche l’ONU presenta stime al ribasso o al rialzo. Quelli che abbiamo presentato sono i valori medi, ma ci sono anche scenari che dicono che dopo il raggiungimento dei 9 miliardi di abitanti la popolazione comincerà a decrescere, mentre altri, più pessimisti, che parlano di una crescita iperbolica che arriverà sopra ai 15 miliardi di abitanti entro il 2100.

 

3. Le differenze, continente per continente

Quali sono gli stati che stanno crescendo di più

Entriamo ora nel dettaglio della questione analizzando le differenze continente per continente. Perché non tutte le parti del mondo crescono con lo stesso ritmo. Ad esempio bisogna sapere che sono Asia e Africa a presentare i tassi di crescita più impressionanti.

Secondo le stime dell’ONU (aggiornate al 2021), il paese che vede aumentare la sua popolazione più in fretta è attualmente il Niger. Seguono, subito dietro, il Congo, l’Uganda, l’Angola e il Ciad, tutti paesi africani.

La città di Muscat, in Oman

Il primo paese europeo in questa graduatoria è il Lussemburgo, al cinquantaseiesimo posto, seguito poi dalla Norvegia al centonovesimo posto. L’Italia è molto più indietro, ormai in decrescita.


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4. Il tasso di fecondità

Tra Africa, Asia ed Europa

È chiaro che la crescita demografica è legata a vari fattori, ma due in particolare sono decisivi. Il numero e l’età dei decessi e il numero delle nascite. Quindi è importante tenere d’occhio il tasso di fecondità, cioè il numero medio di figli per donna.

In linea generale, questo valore è decresciuto con costanza negli ultimi 70 anni. Basti pensare che nel quinquennio 1950-1955 il tasso calcolato dall’ONU si attestava sui 4,95 figli per donna, mentre oggi siamo a quota 2,47 a livello globale, cioè circa la metà.

Il numero di figli per famiglia decresce costantemente da decenni

Differenze anche molto pronunciate si riscontrano, però, quando si guardano le realtà stato per stato. Com’è risaputo, il tasso sale dove ci sono redditi pro capite più bassi, e scende invece quando sale il reddito.

Ed è un esito per certi versi paradossale (quando non si hanno i soldi per mantenerli si fanno molti figli, mentre quando il denaro c’è se ne fanno pochi), anche se ben comprensibile considerati i costumi, le usanze, il lavoro e tanti altri fattori che influenzano le scelte familiari.

La fecondità del Niger

Il paese col tasso di fecondità più alto è attualmente il Niger, con 6,7 figli per donna. Dietro vengono molte nazioni africane: Ciad, Congo, Somalia, Repubblica Centrafricana, Mali, Angola, Nigeria, Burundi. Il primo tra gli stati asiatici è l’Afghanistan, a quota 4,4. Tra i paesi più ricchi il primo è Israele, con 2,9 figli per donna, mentre l’India e la Cina, i due stati più popolosi, si attestano a quota 2,0 e 1,2.

1,5 è invece il valore medio dell’Unione Europea, all’interno della quale il primo paese è la Francia con 1,8 figli per donna, seguita dall’Irlanda a 1,8 e dalla Repubblica Ceca, sempre a 1,8.

Subito dopo si posizionano la Danimarca e la Svezia a 1,7, il Belgio, l’Olanda e la Germania a 1,6 e poi via via tutti gli altri. Ultimo stato della UE è la Spagna, a quota 1,2.

 

5. La situazione italiana

Una popolazione anziana ma ancora in lieve crescita

E l’Italia, in tutto questo, come è messa? Quali sono le sue statistiche più significative? Intanto facciamo chiarezza sul numero di abitanti. Sono al momento 58.815.463 gli abitanti del nostro stato, cifra che ci pone al venticinquesimo posto nella graduatoria mondiale e al terzo nell’Unione Europea (dopo Germania e Francia).

La particolarità più evidente quando si guardano i dati è però l’anzianità della popolazione italiana. L’indice di vecchiaia, un valore che mostra il peso degli anziani rispetto ai giovani, è pari addirittura a 182,6 (di gran lunga il più alto della UE), segno cioè che gli over 65 sono notevolmente più numerosi degli under 14.

D’altronde la speranza di vita è una delle più alte del mondo, pari a 80,5 anni per gli uomini e 84,5 per le donne.

La svolta del 1992

Per quanto riguarda la crescita nel tempo, questa è stata lenta ma costante in tutto il dopoguerra. Fino al 1992 (e qua e là anche dopo) il saldo tra morti e nascite è stato attivo, ma negli ultimi 30 anni la tendenza si è invertita, col numero delle morti che supera quello delle nascite.

A equilibrare le cose, e a mantenere per un po’ in crescita il numero degli abitanti totali, sono stati perlopiù gli immigrati. Ma negli ultimissimi anni anche questo non è bastato più, e la popolazione italiana ha cominciato a calare.

In Italia il numero di anziani è tra i più alti del mondo

Infine, tutte le principali città italiane hanno toccato il loro picco di popolazione attorno al 1970. Da allora il numero di residenti è sceso, a volte in maniera netta, a volte in maniera più tenue.

A Milano ad esempio si è passati da 1.724.000 abitanti del 1970 a 1.307.000 del 2010, mentre a Roma la decrescita è stata meno netta (da 2.800.000 a 2.744.000). Questo perché in alcune città – soprattutto quelle industriali del nord – l’evoluzione del sistema economico ha portato molti a trasferirsi nell’hinterland, fuori dai confini cittadini.

 

E voi, quale dato sulla crescita demografica mondiale preferite?

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