Cinque sitcom divertenti maltrattate dalla tv italiana

I protagonisti di Freaks and Geeks

Come facevamo prima di internet? Come tiravamo avanti quando avevamo pochissime informazioni sulle serie tv, sulla loro messa in onda e sull’ordine degli episodi, quando dovevamo affidarci a quella caotica fucina di errori e disordine che è la televisione italiana? Fino a qualche anno fa – e in parte ancora oggi – le emittenti nostrane infatti erano solite gestire in maniera per così dire “fantasiosa” le serie americane, traducendole male, invertendo l’ordine degli episodi, saltando intere stagioni o dirottandole ad orari improbabili senza alcun preavviso.

Oggi, per fortuna, queste brutte abitudini si sono in gran parte mitigate grazie anche alle proteste del pubblico, che appunto tramite il web riesce ad essere informato su tutto ciò che viene trasmesso negli Stati Uniti e magari a vederlo in anteprima sul proprio piccolo schermo, però alcune serie anche importanti subiscono ancora di tanto in tanto il vecchio trattamento superficiale, com’è accaduto, solo per fare un esempio, all’ultima stagione trasmessa in Italia di How I Met Your Mother, che ha subito sporadiche censure a livello di doppiaggio e una messa in onda “saltellante”. Con certi telefilm, poi, Rai, Mediaset e Sky sembrano essersi particolarmente accanite, rendendo praticamente impossibile seguirli e quindi togliendo loro di fatto ogni possibilità di arrivare al successo. Perciò, per sciorinare fino in fondo questo argomento oggi vi proponiamo una particolare e inedita guida a cinque sitcom divertenti che sono però state maltrattate dalla tv italiana, tra blocchi, rinvii e sospensioni.

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Cin cin

La serie dei record degli anni ’80 dimenticata da Mediaset

Quando scorrono la classifica degli episodi più visti della storia della tv americana, gli spettatori italiani probabilmente sono presi da una serie più o meno infinita di dubbi: come mai non ricordo questa serie? Perché non mi dice nulla questo nome? Eppure, nonostante negli ultimi decenni siamo stati letteralmente invasi da ore e ore di programmazione americana, non sempre i serial di maggior successo oltreoceano sono sbarcati sui nostri schermi in maniera continuativa o adeguata, tale almeno da consentire di raccogliere un qualche seguito anche qui da noi.

Nella classifica che citavamo all’inizio, infatti, figura al secondo posto l’episodio conclusivo di Cin cin, in originale Cheers, serie della NBC trasmessa dal 1982 al 1993 che appunto nel suo triplo episodio finale seppe catalizzare l’attenzione di 93 milioni di telespettatori statunitensi e avvicinarsi al 50% di share, cifre che da noi, con le dovute proporzioni, vengono raggiunte solo con i Mondiali di calcio.

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La storia della serie in Italia è infatti piuttosto frastagliata: lanciata su Italia 1 nel 1985, fu poi spostata su Canale 5 l’anno successivo ma fu interrotta nel 1988, quando si era arrivati a trasmettere all’incirca fino alla sesta stagione americana. Da lì in poi il telefilm è stato dimenticato per quasi quindici anni, incuranti degli ottimi risultati in America, dove conquistava la vetta degli ascolti e premi Emmy a profusione; nel 2002, 2003 e 2005 è poi stato ritrasmesso prima su La7 e poi sui canali satellitari di Sky, ma in replica, quindi le ultime cinque stagioni rimangono a tutt’oggi inedite in Italia.

Un vero peccato perché la serie, ambientata in un bar di Boston, era divertente, sceneggiata benissimo e presentava un cast stellare: protagonista assoluto era quel Ted Danson che ora è la star di C.S.I., affiancato da Kirstie Alley (l’attrice di Senti chi parla), Woody Harrelson (Assassini nati, Non è un paese per vecchi, Hunger Games), Kelsey Grammer (poi protagonista dello spin-off Frasier) e Rhea Perlman, da più di trent’anni moglie nella vita reale di Danny DeVito.

 

Freaks and Geeks

Il trampolino di lancio di James Franco e Jason Segel bocciato anche negli USA

Abbiamo parlato così male della tv italiana che ora, per riequilibrare un po’ le cose, dobbiamo dipingere le malefatte anche della tv americana. Nel 2013 la celebre e diffusissima rivista TV Guide ha stilato infatti una classifica delle “Sessanta serie che sono state cancellate troppo presto”, mettendo al primo posto assoluto Freaks and Geeks, telefilm da noi semisconosciuto che fu trasmesso dalla NBC tra il 1999 e il 2000 ma sospeso dopo soli dodici episodi (gli ultimi sei, già realizzati, furono poi pubblicati in DVD).

Un’opinione, quella dei giornalisti di TV Guide, che trova riscontro in decine di altri articoli simili usciti nel corso di questi anni e nel culto di cui la serie gode ancora oggi tra gli appassionati. Una serie però di cui, come dicevamo, noi conosciamo poco o nulla: in Italia sono infatti stati trasmessi solo i primi due episodi e poi più nulla.

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La serie era ambientata negli anni ’80 e presentava un cast destinato a grandissimi successi: la coppia di fratello e sorella protagonisti era formata da Linda Cardellini, poi nel cast di E.R., e John Francis Daley, ora in Bones; tra i freaks, ovvero i ragazzi più cool della scuola, figuravano James Franco e Seth Rogen che sono ormai star di Hollywood, ma anche Jason Segel (il Marshall di How I Met Your Mother, che è anche stato fidanzato per sei anni con la Cardellini dopo la chiusura dello show) e Busy Philipps, poi in Dawson’s Creek e ora nel cast di Cougar Town.

Ma non erano solo gli attori a ben impressionare: i riferimenti al mondo geek, l’ambientazione scolastica ben sfruttata senza cadere nel patetico, i buoni sentimenti che ogni tanto emergevano al di là della coltre di durezza tipica del liceo l’hanno reso uno dei telefilm più interessanti del periodo, talmente interessante, come purtroppo spesso accade, da venir snobbato dal grande pubblico.

 

The Office

Lo humour britannico che trova poco spazio in Italia

Provate a chiedere a un italiano in cosa consiste il senso dell’umorismo british, all’inglese: probabilmente saprà rispondervi, dicendo che si tratta di un umorismo basato sul gusto del non-sense, dell’assurdo, un po’ stralunato. Provate però a chiedergli anche se sa portare qualche esempio di grandi umoristi inglesi e difficilmente andrà più in là di mr. Bean o Benny Hill: questo perché sostanzialmente in Italia l’umorismo inglese non arriva più da tempo.

Negli ultimi decenni la BBC e altri canali televisivi britannici hanno infatti prodotto decine di serie tv e programmi comici, alcuni dei quali sono pure entrati nella leggenda (pensate anche solo ai Monty Phyton), ma raramente abbiamo avuto modo di vederli doppiati o sottotitolati sui nostri canali. Una parziale eccezione è costituita probabilmente dal maggior successo britannico degli ultimi quindici anni, la serie The Office trasmessa dalla BBC e creata e interpretata da Ricky Gervais, che da lì ha spiccato il volo verso la tv americana e Hollywood.

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Prodotta per due stagioni, dal 2001 al 2003, in Inghilterra (dove vi recitava anche Martin Freeman, apprezzato interprete di Sherlock e Lo Hobbit), ha poi dato origine a vari remake localizzati in Francia, in Germania e soprattutto negli Stati Uniti, dove è andata in onda per otto stagioni con attori importanti come Steve Carell, John Krasinski e Jenna Fischer. Ciò che accomuna sia la progenitrice inglese che la versione americana è, però, il fatto che in Italia si sono viste entrambe con una certa difficoltà: quella di Gervais è stata trasmessa nel 2004 su Jimmy, in pay tv, e solo nel 2006 in chiaro su MTV, ma è da tempo che non passa più sui nostri schermi; la versione statunitense, meno estrema nella recitazione e nelle situazioni e quindi teoricamente più appetibile anche per la tv italiana, ha cambiato più volte collocazione (da Fox a Sky Uno, fino a cambiare piattaforma ed essere trasmessa da Joi) e solo dal 2012 è disponibile in chiaro su Italia 2; in ogni caso sono ancora inedite cinque stagioni.

La trama, per chi non la conoscesse, è semplice: nell’ufficio di un’azienda che si occupa di vendere carta si sta girando un documentario, mentre i dipendenti interagiscono tra loro e soprattutto cercano di sopravvivere allo strano ed egotista capo.

 

Arrested Development

La serie che si è data al web

Parlando, poco fa, di Freaks and Geeks abbiamo fatto notare come a volte anche negli Stati Uniti le serie vengano martoriate per colpa degli ascolti, indipendentemente dal riscontro dei fan e dei premi ottenuti.

C’è da dire, però, che il confronto tra America e Italia è possibile solo fino a un certo punto: al di là dell’Oceano infatti le serie vengono prodotte a suon di milioni di dollari, e finanziare un episodio in più o uno in meno può rappresentare una bella differenza, se gli ascolti calano; diverso è quanto avviene invece in Italia, dove si acquistano i diritti di un’intera stagione e, una volta che si è pagato, il prodotto è in mano all’emittente.

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Per questo è tutto sommato comprensibile quanto fatto da Fox con Arrested Development, serie tra le più apprezzate degli anni Duemila eppure cancellata dopo appena tre stagioni nel 2006 a causa dei bassi ascolti; meno logico è invece quanto fatto qui da Mediaset e dalla stessa Fox italiana, che hanno trasmesso le prime due stagioni a stretto giro di posta con l’America e invece hanno aspettato quattro anni prima di mandare in onda la terza, su Iris. E ora le cose rischiano di complicarsi ulteriormente per l’appassionato nostrano: la serie infatti, dopo una lunga pressione dei fan è stata allungata con una quarta stagione mandata in onda solo su Netflix lo scorso anno.

Riusciremo mai a vedere questi episodi anche in Italia? Nel telefilm, che raccontava le disavventure di un manager circondato da una famiglia a dir poco strampalata, figuravano attori poi diventati di primo piano come Jason Bateman, Portia de Rossi, Michael Cera, Will Arnett e, solo nella versione originale visto che è voce narrante fuori campo, Ron Howard.

 

C’è sempre il sole a Philadelphia

La serie corrosiva confinata su Sky

Concludiamo con quella che a mio avviso è la serie più geniale e corrosiva degli ultimi anni, C’è sempre il sole a Philadelphia, trasmessa in America prima da FX e poi da FXX a partire dal 2005 e ancora in programmazione (è appena andata in onda la nona stagione ma la decima è già stata confermata).

Trasmesso in Italia inizialmente su pay tv e solo di recente passato anche su Cielo, il serial ha avuto un andamento altalenante, andando avanti a sprazzi e rimanendo bloccato per un certo periodo nel 2011, oltre ad essere attualmente “indietro” di due stagioni; oltretutto le emittenti italiane si sono sempre guardate bene dal promuoverlo troppo, relegandolo a canali di seconda fascia e ad orari poco appetibili.

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Ha certamente contribuito, in tutto questo, l’andamento politicamente scorretto delle trame, che ironizzano senza alcuna remora sul razzismo, l’antiabortismo, l’alcolismo, la pedofilia, la politica, il terrorismo, il sesso, la droga, i valori americani e chi più ne ha più ne metta.

Spesso scritta dagli stessi attori che la interpretano, che sono anche i produttori della serie, C’è sempre il sole a Philadelphia ha in cast dalla seconda stagione Danny DeVito, mentre tra gli interpreti originali Charlie Day è da poco sbarcato anche al cinema con ruoli di primo piano in Come ammazzare il capo… e vivere felici, Monsters University (dove doppiava Art) e Pacific Rim.

 

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