
Una delle cose più difficili da fare, per un essere umano, è stabilire la qualità della propria vita: difficile perché raramente si riesce ad essere obiettivi, perché le cose da tenere in considerazione sono molte e soprattutto perché, come dice il detto, «l’erba del vicino è sempre la più verde» e siamo naturalmente portati a lamentarci di ciò che abbiamo e ad esaltare quello che non abbiamo.
A cercare di dirimere la questione con dati più accurati sono però le classifiche che di tanto in tanto vengono stilate da organismi internazionali di grande prestigio, classifiche che analizzano la qualità della vita nei vari stati del globo con l’intento da un lato di dare un giusto riconoscimento ai sistemi più virtuosi, dall’altro di essere da sprone alla politica dei paesi in cui ci sono ancora dei passi in avanti da fare.
Una classifica incrociata
Dato però che queste classifiche non sono poche ed è difficile, a volte, trovare una sintesi a colpo d’occhio tra tutti quei dati, abbiamo stilato noi una sorta di classifica incrociata per individuare quegli stati in cui non solo è meglio vivere per gli adulti ma anche per i bambini, in cui non solo ci sono possibilità lavorative importanti ma anche viene rispettato l’ambiente e così via. Ecco quindi i nostri cinque stati in cui si vive meglio.
Ps.: quelli che vedete qui sotto sono i cinque paesi a nostro modo di vedere migliori. Ce ne sono molti altri – anche europei come la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna e perfino la Slovenia – che hanno sfiorato l’entrata in cinquina ma per un motivo o per l’altro non ce l’hanno fatta. L’Italia, purtroppo, non ha sfiorato nulla: ovviamente il nostro è ancora un bel posto dove vivere, ma rispetto ai paesi industrializzati dell’Europa occidentale rimaniamo, sotto parecchi punti di vista, ancora troppo indietro.
Indice
1. Scandinavia
Il dominio assoluto della Svezia e dei suoi cugini
Se avessimo fatto una classifica dei primi 10 posti, avremmo trovato la Svezia al primo posto, la Danimarca al terzo, la Finlandia al quarto, la Norvegia al quinto e l’Islanda al settimo: cinque posti su dieci sarebbero insomma stati occupati da paesi nordici (e tra i primi cinque ben quattro posizioni).
Per non parlare solo di Scandinavia abbiamo quindi scelto di raggrupparli sotto un’unica voce, anche perché il discorso in tutti e cinque questi paesi è molto simile: irraggiungibili nelle classifiche che riguardano l’efficienza dello stato sociale (dove predomina in particolare la Svezia) e l’equità dei cittadini (Norvegia prima in tutto il mondo, Svezia ottava), se la cavano bene anche per quanto riguarda il basso impatto ambientale (la Norvegia occupa il secondo posto in Europa).
Ma accanto a queste cose già ampiamente documentate, i popoli nordici primeggiano anche nelle classifiche più elaborate e di innovativa impostazione: nel Satisfaction with Life Index, elaborato dall’Università di Leicester per calcolare la soddisfazione verso la propria vita, la Danimarca occupa la prima posizione assoluta, l’Islanda è quarta, la Finlandia sesta e la Svezia settima.
Infine, anche per le donne e per i bambini questi paesi sono tra i migliori in cui vivere: al di là delle ottime statistiche in ambito medico legate al parto e non solo, l’equità è garantita anche dalla buona rappresentanza parlamentare delle donne (il 42% in Finlandia, il 45% in Svezia).
E bisogna smentire anche la vecchia vulgata secondo cui in Scandinavia ci si deprime più della media: il tasso di suicidi in Svezia è uguale a quello della Francia, mentre Danimarca e Norvegia ne hanno ancora meno ed equivalgono all’incirca agli Stati Uniti.
2. Germania
Un’utopia in mezzo all’Europa
Il primo dei “Paesi normali”, cioè esclusa la Scandinavia che gioca un campionato a sé, è sicuramente la Germania, lo stato che riesce a piazzarsi meglio in più classifiche, prova che il benessere tedesco non è solo una questione economica o finanziaria, ma investe tutti i campi del vivere sociale.
Quinto paese assoluto per avanzamento nei diritti, quinto anche per sviluppo del sistema educativo e aspettativa di vita, ha un tasso di suicidi bassissimo (tra i paesi europei avanzati solo l’Italia la precede) e, come sappiamo, una solida economia, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, infatti, i tedeschi lavorano in media solo 27,8 ore a settimana, pur rimanendo uno dei paesi più efficienti, produttivi e competitivi.
Sembra quasi un’apologia non richiesta, ma i dati parlano chiaro: in pratica la Germania sembra essere proprio il sogno di una Utopia moderna che si realizza. Lavorare meno, lavorare tutti (o quasi) e guadagnare di più, con servizi sociali che funzionano e scuole che formano.
3. Olanda
Meno è meglio
Mettete assieme i vantaggi di un’economia solida come quella tedesca e un’estrema tolleranza in tutti gli ambiti del vivere comune ed avrete il paese che occupa la terza posizione della nostra classifica, l’Olanda.
Sempre piazzata benissimo, di anno in anno, nella graduatoria dell’ONU che misura l’indice di sviluppo umano (e meglio ancora nella classifica aggiustata tenendo conto delle disparità sociali), l’Olanda offre lavori ben pagati che danno diritto però anche ad ingenti ferie ed ore di tempo libero, considerate sacre e inviolabili.
Inoltre molto buona è anche la posizione sociale di tutte quelle categorie di persone che altrove faticano a inserirsi o vengono, nei casi peggiori, discriminate o maltrattate: non esistono praticamente forme di discriminazione verso immigrati, minoranze linguistiche e religiose, persone di diverso orientamento sessuale e così via.
Un discorso a parte meritano le donne: solo il 10% della popolazione femminile, infatti, secondo le statistiche è impiegato a tempo pieno, dal che ne conseguono salari inferiori e minori avanzamenti di carriera rispetto ai maschi.
La spiegazione di questo dato in controtendenza, stando però a chi in Olanda ci vive, sta nel fatto che in generale gli olandesi e in particolare le donne preferiscono di gran lunga la socialità e i passatempi al lavoro, con una diffusa cultura del tempo libero e della fuga dagli uffici; proprio come, riallacciandoci a un discorso iniziato nel paragrafo precedente, nella Utopia di Tommaso Moro, in cui il sogno del filosofo era lavorare il meno possibile per potersi poi dedicare agli svaghi e alla cultura.
4. Australia
Spiagge, clima e progresso sociale
Per non farne una classifica esclusivamente Europa-centrica – cosa che comunque sarebbe possibilissima, visto che il nostro continente effettivamente ha delle punte di diamante delle quali dovremmo andare orgogliosi – apriamoci, con le ultime due tappe del nostro percorso, ad altrettanti paesi extraeuropei.
Partiamo dall’Australia, all’altro capo del globo: settimo paese secondo l’Indice di Progresso Sociale elaborato ad Harvard, secondo paese al mondo – dopo la Norvegia – in cui l’ONU ritiene che sia bello vivere, l’Australia gode di ricchezza e buoni servizi, oltre che di un ottimo atteggiamento di accoglienza verso gli immigrati.
A questo poi bisogna aggiungere altri elementi: il fatto che, nonostante le dimensioni, si tratta di un paese completamente costiero (l’interno è desertico) e quindi pieno di spiagge per svagarsi ma anche di terre da esplorare; il basso tasso di criminalità; il clima piacevole.
Inoltre bisogna considerare lo scarso impatto della recessione economica e la crescita anche culturale del paese, che negli ultimi decenni è decisamente uscito da un certo isolazionismo ed è entrato a far parte dello stretto circolo dei grandi paesi occidentali, sempre più integrato, almeno nelle sue città principali, agli spettacoli, agli eventi e agli intrattenimenti della parte più ricca del globo.
5. Canada
Ricchezza, stato sociale e benessere
Vivere in una potenza industriale non è sempre facile: c’è ricchezza, c’è progresso economico, ma lo scotto si paga in maggior inquinamento, sfruttamento del territorio, eccessiva densità di popolazione, malattie indotte e così via. Il Canada, però, è forse lo stato del G8 che meglio ha saputo coniugare avanzamento economico e tutela dell’ambiente, sviluppo e qualità della vita.
Nell’indice di soddisfazione precede gli Stati Uniti di tredici posizioni (ed è davanti pure alla Norvegia), in quello di progresso sociale è al quarto posto assoluto e anche se nell’Indice di sviluppo umano ha perso recentemente qualche posizione, mantiene un invidiabile undicesimo posto (l’Italia, per darvi un termine di paragone, è venticinquesima).
Inoltre i canadesi possono vantare un solido stato sociale che genera invidia in molti statunitensi e una scuola che secondo i test dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico si piazza tra le prime dieci al mondo e che garantisce equità (il 54% dei figli di famiglie considerate povere riesce ad accedere all’università, e infatti quasi la metà della popolazione ha un titolo di studio superiore al diploma liceale).
Inoltre nel paese si registra una maggior attenzione alle madri e ai figli (il congedo parentale, sia per le madri che per i padri, è di 50 settimane) e alle minoranze, sia etniche che di stile di vita. Inoltre è l’ottavo paese più pacifico del mondo. Cos’altro si può chiedere?
E voi, quale stato in cui si vive meglio preferite?