Cinque storici giochi per bambini all’aperto

Il più comune schema di Campana

I bambini, tradizionalmente, aspettano le giornate di sole per un solo motivo: perché per loro rappresentano un’esplosione di energia, di vitalità, di spirito, nel bene e nel male; e quelle giornate i bambini amano viverle all’aperto, incuranti dei genitori che cercano magari di metterli al riparo dai colpi di vento.

La nostra tradizione, non a caso, è piena di giochi di strada che si possono organizzare in quattro e quattr’otto e che risultano spesso divertenti anche in quest’epoca di intrattenimenti elettronici iperstimolanti.

Rivediamo dunque insieme cinque storici giochi per bambini all’aperto che sicuramente già in parte conoscete, cercando di metterne in evidenza particolarità, storia e varianti regionali.

 

1. Nascondino

La tana, la sardina, il rimpiattino

Antico gioco per bambini di estrema semplicità, nascondino è adatto ad essere giocato già dai tre anni in su ma non smette di appassionare e risultare divertente anche ad età maggiori.

Tutto ciò che serve sono almeno due giocatori (ma se il numero cresce l’effetto è ancora migliore) e dello spazio pieno di possibili nascondigli (un bosco, un giardino, ma va bene anche una casa sufficientemente ampia).

Una bambina che gioca a nascondino

La variante più semplice e più nota è quella che vede uno dei giocatori “stare sotto”, cioè contare fino a un numero prefissato con gli occhi chiusi e la testa appoggiata alla “tana” mentre i compagni si nascondono.

Terminata la conta, comincia la caccia e, una volta individuato l’amico nascosto, chi sta sotto deve correre verso la tana, toccarla e così catturare il bambino individuato (mentre se ci arriva per primo l’avversario, esso può liberare se stesso o, con un generoso «tana libera tutti», anche tutti gli altri nascosti e far stare “sotto” di nuovo la stessa persona).

Le varianti

Esistono però molte varianti. Nel mondo anglosassone, nel quale il gioco è chiamato hide-and-seek, è diffusa la versione “sardina” in cui è solo chi “sta sotto” a nascondersi mentre tutti gli altri lo cercano, ognuno per conto proprio.

Quando il primo lo trova, mantiene il silenzio e si nasconde con lui; così fanno anche il secondo, il terzo e così via, stringendosi appunto come sardine, finché non rimane un unico cercatore che è lo sconfitto del turno e “finisce sotto”.


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Inoltre nel rimpiattino – termine a volte usato come sinonimo del nascondino tradizionale – non basta solo individuare il compagno nascosto ma bisogna anche rincorrerlo e acchiapparlo, mentre esistono infine varianti che permettono ai giocatori nascosti di cambiare anche nascondiglio nel corso del turno.

 

2. Mosca cieca

Il gioco dei greci, dei cinesi e delle dame inglesi

Se vi trovate in uno spazio abbastanza grande ma privo di possibili nascondigli, mettete da parte il Nascondino e orientatevi invece verso Mosca cieca, altro gioco tradizionale e antichissimo.

Ne parlava infatti già in maniera diffusa e precisa Ambrogio Teodosio Macrobio nel V secolo dopo Cristo (ma abbiamo anche testimonianze di una sua diffusione nell’antica Grecia e nella Cina della dinastia Zhou, quindi attorno al 500 a.C.).

Particolare del quadro ottocentesco Mosca cieca di Noè Bordignon

Le regole sono semplicissime: chi “sta sotto” viene bendato, mentre tutti gli altri partecipanti gli girano attorno, cercando di evitare di venire “presi” dalla “mosca”; il primo che viene toccato finisce “sotto”, e chi c’era prima viene liberato e torna a girare intorno assieme agli altri.

Esistono però tantissime variazioni sul tema: in una versione piuttosto diffusa il gioco non si interrompe al primo tocco, ma chi viene toccato viene estromesso e il gioco continua finché non rimane un solo giocatore a girare attorno alla mosca, risultando il vincitore della manche.


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In alternativa, si può rendere il gioco più complesso facendo sì che non basti il solo tocco a darla vinta a chi sta sotto, ma imponendogli anche di indovinare chi sia la persona toccata, permettendo al “cieco” di toccarla in faccia.

Infine nel mondo anglosassone, dove il gioco ha sempre goduto di grande popolarità anche tra le ragazze dell’alta società, esiste anche una variante chiamata Marco Polo che si svolge in piscina: in pratica, chi “sta sotto” chiude gli occhi e urla «Marco!», mentre gli altri in coro gli rispondono «Polo!», permettendogli così di avere un’indicazione sulla loro possibile posizione.

 

3. Campana

Le regole e il Guinness dei primati

Al di là di quelli che abbiamo già presentato, uno dei giochi più celebri e storici da fare all’aperto è sicuramente quello della campana, al quale han giocato i nostri genitori o nonni ma che nei tempi più recenti, almeno qui in Italia, è sempre meno conosciuto e praticato.

Pure in questo caso esistono centinaia di varianti locali, ma il sistema più comune è quello di disegnare per terra (con un legnetto se su un fondo sabbioso o di terra battuta, con un gesso se sull’asfalto) un percorso formato da dieci caselle, quasi tutte poste una dietro l’altra tranne le 4 e la 5, che sono appaiate, e la 7 e la 8 (uno schema lo vedete qui di fianco).

Il più comune schema di Campana

A questo punto il giocatore lancia il proprio contrassegno – un sasso, un tappo, qualcosa del genere – sulla prima casella e inizia a saltare su tutte le caselle tranne la prima mettendo obbligatoriamente un solo piede dentro ad ogni rettangolo.

Continua così fino a quando non giunge alla fine del disegno, si gira e rifà il percorso al contrario secondo le medesime regole, riprendendo in mano il suo contrassegno durante il passaggio; dopodiché lancia di nuovo il segnaposto, stavolta sulla casella due, e ripete tutto da capo, e così via fino alla dieci.

Vince, ovviamente, il primo che riesce a compiere tutto il percorso, considerando che quando si cade, si pesta una linea o si appoggia un piede dove non si può bisogna cedere il turno a un avversario.

Le varie varianti

Molto diffuso nei paesi di lingua inglese (dove si chiama Hopscotch), spagnola (Rayuela) e francese (Marelle), offre varianti soprattutto per quanto riguarda il disegno del percorso, che può presentare anche delle caselle “riposo” in cui si può entrare come si vuole, con uno o due piedi.

Inoltre in Francia esiste la versione Escargot in cui il percorso è a spirale: ogni giocatore deve saltellare sulle caselle con un solo piede fino a giungere al centro della spirale e poi tornare indietro, segnando, se fa il percorso netto, le proprie iniziali sulla prima casella libera.


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Su quella casella, da quel momento in avanti, potrà appoggiare entrambi i piedi, mentre gli avversari dovranno invece saltarla, in un gioco in cui alla fine vince chi ha il maggior numero di caselle col proprio marchio.

Conosciuto già nell’antichità (tracce se ne trovano nel lastricato del Foro a Roma), le prime testimonianze scritte sul gioco risalgono al diciassettesimo secolo.

Inoltre, il Guinness dei primati assegna il record di “campana più veloce” (in 1 minuto e 8 secondi) a Ashrita Furman, un newyorkese specializzato in record del genere visto che ne detiene circa 180 – ma in “carriera” ne ha battuti più di 500 – nelle specialità più disparate, come il correre con una bottiglia di latte in equilibrio sulla testa, il miglio percorso più velocemente a capriole, il numero di banane sbucciate in un minuto, il numero di t-shirt strappate in 30 secondi e così via.

 

4. Palla avvelenata o prigioniera

Un gioco che si è trasformato in uno sport

Noto in molte parti d’Italia anche come Palla avvelenata – anche se a volte questo nome è assegnato a un gioco con regole piuttosto diverse che si combina in parte con l’Un, due, tre, stella! – la Palla prigioniera è un’attività diffusissima a livello di scuole elementari.

Viene però spesso usata anche in allenamento per sport più complessi come il basket, la pallamano, la pallavolo ma anche il calcio, in quanto permette di affinare le capacità di mira, di presa e soprattutto l’agilità dei movimenti e il controllo del corpo.

Palla prigioniera, il gioco che ha ispirato il Dodgeball

Praticato soprattutto in palestra, si può benissimo giocare anche all’aperto avendo a disposizione una palla – preferibilmente una non troppo pesante, come un Super Tele – e un numero sufficiente di giocatori.

Le regole sono piuttosto semplici: il campo va diviso in due parti uguali, così come le squadre devono avere uno stesso numero di componenti, visto che lo scopo è quello di catturare gli avversari tirandogli addosso il pallone ma evitando contemporaneamente che questo venga preso al volo, cosa che implica la cattura del lanciatore.

Nella versione più comune, inoltre, il catturato non è espulso dal gioco ma viene posto in una zona di prigionia che si trova dietro all’area degli avversari: qui può ricevere passaggi dai propri compagni e, rimanendo sempre all’interno della prigione, cercare di colpire gli avversari per catturarli e contemporaneamente liberarsi.

Grazie anche al successo ottenuto dal film del 2004 Palle al balzo – Dodgeball il gioco si è evoluto negli ultimi anni in un vero e proprio sport, con tanto di tornei e, negli Stati Uniti, una lega di giocatori professionisti, la NDL – National Dodgeball League.

 

5. Strega comanda color

Streghe e lupi cattivi all’inseguimento dei bambini

I giochi che abbiamo presentato finora sono tipici dell’infanzia, anche se possono essere giocati anche dagli adulti e anzi, come abbiamo visto, fino ai secoli scorsi non era raro imbattersi in giovani ragazze della buona società intente a praticare l’uno o l’altro (mentre ai maschi, tradizionalmente, erano assegnati sport più rudi o faticosi).

L’ultimo gioco che abbiamo scelto per concludere la nostra cinquina si rifà ancora una volta alla tradizione e, più degli altri, è diretto però soprattutto ai bambini, in quanto risulta educativo anche nell’apprendimento dei colori o il nome dei frutti.

Un bambino di corsa

Strega comanda color prevede infatti che chi “sta sotto”, ovvero la strega, pronunci la frase «Strega comanda color…», seguita da un colore a sua scelta; a questo punto tutti i concorrenti devono correre per arrivare a toccare un oggetto di quel colore, mettendosi così in salvo dalla strega che intanto li sta rincorrendo per acchiapparli.

Il gioco ovviamente riesce meglio quando si è in tanti – e in questo modo ci si “ruba” gli oggetti disponibili – e ci si trova ad esempio in un grande prato, dove la varietà dei colori è minima.


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Può essere visto come una variazione sul tema anche il gioco Lupo mangia-frutta, in cui al posto della strega c’è appunto un lupo: ogni bambino dovrà in questo caso pensare a un frutto, senza dirlo a voce alta; dopodiché partirà il seguente dialogo (qualcosa del genere è presente anche in certe versioni di Strega comanda color): «Toc, toc». «Chi è?». «Il lupo mangia-frutta». «Che frutto vuoi?».

Al che il lupo dirà il nome di un frutto a scelta e i bambini che avevano scelto quel frutto dovranno iniziare a correre per raggiungere la tana, rincorsi in questo caso dal lupo. Se invece nessun bambino aveva scelto quel frutto, il dialogo riprenderà da capo. In certi casi il lupo può anche pronunciare la parola “macedonia” che mette in gioco contemporaneamente tutti i bambini.

 

E voi, quale gioco storico per bambini preferite?

Ecco cinque giochi storici per bambini all'aperto: vota il tuo preferito.

 

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1 COMMENTO

  1. Con l’aggiunta di “Regina reginella”, da cui i famosi passi da gambero (all’indietro), viene praticamente coperta la mia intera infanzia.

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