
Che fine ha fatto Jim Carrey? Perché non si vedono più, al cinema, film col protagonista di The Mask, Una settimana da Dio e molti altri grandi successi degli anni ’90 e ’00? Dov’è finito l’attore che ci aveva abituato ad alcuni dei migliori film comici degli ultimi anni, ma anche, paradossalmente, a qualche inaspettato flop?
Decollata improvvisamente attorno alla metà degli anni ’90, la carriera dell’attore canadese sembrava in effetti destinata a un duraturo successo. E per un decennio o poco più tutto questo si è realizzato. Carrey ha messo in cantiere vari film di cassetta, portando miliardi alle casse dello studios. Ma, con l’andare del tempo, ha anche dimostrato di essere un interprete di razza.
Lo provano i premi che – nella pur breve carriera – ha messo in bacheca. Nel suo “palmares” ci sono due Golden Globe (più altre quattro nomination) e quattro People Choice’s Award. Certo, manca il riconoscimento più importante, l’Oscar, ma a metà anni ’90 molti erano convinti che Carrey prima o poi ci sarebbe arrivato.
Poi, improvvisamente, qualcosa si è rotto. L’attore è quasi scomparso dalle scene. Ha continuato ad apparire alla TV americana, anche se solo di tanto in tanto. Ha doppiato qualche cartone animato e qualche documentario. Ma i grandi film non l’hanno più visto protagonista. Perché?
Indice
Il suicidio di Cathriona White
I motivi per la lunga pausa lavorativa di Carrey sono molti. Quello più evidente è il suicidio di Cathriona White, la sua ultima fidanzata. La giovane donna è stata infatti trovata morta nel settembre del 2015, a 28 anni d’età, vittima di un’overdose di farmaci. Alcune lettere hanno dimostrato che si era da poco lasciata con Carrey e che imputava il gesto a quella rottura.
Questo fatto ha creato notevoli problemi all’attore. L’ex marito e la madre della ragazza l’hanno infatti citato in giudizio per omicidio colposo, e sui giornali sono stati spiattellati molti fatti della sua vita privata.
I giornalisti sono così andati ad indagare anche sulle sue relazioni precedenti, anche perché nel frattempo la figlia avuta dalla prima moglie Melissa Womer – Jane Carrey – ha partecipato ad American Idol, diventando a sua volta una celebrità. Insomma, la vita privata di Jim è stata quasi annullata, alimentando il suo distacco dallo star system.
Oggi, in realtà, quella fase sembra in parte superata. E Jim Carrey pare intenzionato a tornare più attivamente al lavoro, tanto che nel 2017 sono in uscita vari film in cui ha un ruolo importante. Proprio per questo, abbiamo deciso di riprendere in mano la sua filmografia e cercare di individuare quelli che sono i lavori migliori del comico canadese.
Ne abbiamo scelti cinque che in realtà toccano, in alcuni casi, anche le leve del dramma, in cui Carrey aveva dimostrato di sapersi muovere con una certa disinvoltura. Riscopriamoli assieme, in rigoroso ordine di uscita.
1. The Mask
La carriera di Jim Carrey è composta da molta gavetta. Per un certo numero di anni, infatti, il comico canadese cercò disperatamente di sfondare, incontrando però ben poca fortuna. Già dai primi anni ’80 aveva avuto l’occasione di apparire in TV e in qualche film, ma il suo volto e la sua mimica non riuscivano a convincere il pubblico e i produttori.
Tutto cambiò, piuttosto repentinamente, nel 1994. In quell’anno infatti l’attore divenne protagonista di una serie di inaspettati successi, che subito lo proiettarono nell’olimpo dei più pagati interpreti di Hollywood. Ad aprire le danze fu Ace Ventura – L’acchiappanimali, film per la verità piuttosto sopra le righe che però costò poco e fece incassare molto.
Subito dopo arrivò The Mask. Il progetto, tratto da un fumetto non certo famoso e diretto dal regista horror Chuck Russell, non presentava nel cast nomi importanti. C’era Carrey, ancora ignoto a molti, e di fianco a lui c’era una Cameron Diaz ancora meno famosa, al primo film in assoluto.
Il copione però permetteva all’attore canadese di mettere in mostra tutto il suo repertorio e quel dinamismo che presto l’avrebbe reso celebre. Il film, d’altro canto, potenziava le mosse del protagonista con un largo uso di effetti speciali “fumettistici“.
Un Jekyll e Hyde moderno
La storia era vagamente ispirata a quella de Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. Il protagonista era infatti il timido e impacciato Stanley Ipkiss che però, in seguito a un incidente, recuperava in un fiume una strana maschera.
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Una volta indossata, questa maschera lo trasformava in una sorta di supereroe di gomma, quasi deformabile, con uno strano senso dell’umorismo e immensi poteri. “The Mask” si metteva quindi a combattere contro una serie di gangster, finendo per un certo periodo anche in prigione e comunque alla fine trovando l’amore.
Nonostante le tematiche supereroistiche, il film puntava tutte le sue carte sull’ironia e sull’istrionismo di Carrey. Una scelta coraggiosa ma efficace, visto che l’attore canadese diede una prova così convincente da guadagnarsi una nomination ai Golden Globe e il plauso della critica.
Ace Ventura era stato infatti un successo al botteghino, ma aveva ricevuto recensioni molto negative. Con questo secondo lavoro, invece, Jim Carrey dimostrò di essere in grado di creare anche una comicità meno volgare, più spudorata e anarchica e, di conseguenza, più sorprendente.
Un talento che sarebbe stato, da lì in poi, sempre più riconosciuto anche dai registi.
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2. Scemo & più scemo
Il più grande successo di quella prima fase di carriera di Jim Carrey fu però Scemo & più scemo. Lanciato in quello stesso 1994, arrivò nelle sale statunitensi poco prima del Natale e balzò prepotentemente in testa alle classifiche dei film più visti di quella stagione.
A dire la verità, il film aveva ben poco di natalizio. Era ambientato in parte nella località sciistica di Aspen, in Colorado, ma per il resto i buoni sentimenti venivano messi abbastanza in ombra dalla stupidità dei due protagonisti, interpretati dallo stesso Carrey e da Jeff Daniels. Attori che risollevavano un film che, di per sé, sfociava nel demenziale più becero.
Gli incassi, comunque, furono clamorosi. Costata appena 17 milioni di dollari, la pellicola ne raccolse quasi 250, lanciando varie carriere. Daniels era infatti un attore già affermato, ma Carrey divenne una vera e propria star [1] e soprattutto ne trassero giovamento i due registi, i fratelli Farrelly.
I due avrebbero lavorato ancora assieme a Carrey in Io, me & Irene e nel sequel Scemo & + scemo 2, realizzato vent’anni dopo, nel 2014. Ma negli anni hanno diretto anche altre pellicole di grande successo, come Tutti pazzi per Mary e Amore a prima svista.
Una storia improbabile
I protagonisti di Scemo & più scemo erano i due coinquilini Lloyd e Harry. Ad accomunarli, oltre allo stesso tetto, era la comune idiozia. Il titolo del film, infatti, non risultava affatto esagerato rispetto al comportamento completamente idiota dei due personaggi.
Lloyd, in particolare, agiva da motore della storia. Dopo aver accompagnato, con il servizio di limousine per cui lavorava, una bella donna all’aeroporto, si ritrovava sul groppone la valigetta della stessa signora. Per questo partiva con l’amico per Aspen, per restituirla alla legittima proprietaria.
Lloyd però non sapeva che quella valigetta, in realtà, conteneva molti soldi, il riscatto che la bella donna stava pagando per il marito rapito. Tra equivoci, disavventure e molte stupidaggini, i due arrivavano infine nella località sciistica e riuscivano a compiere la loro missione, rischiando però anche la vita.
Il film, come accennato, ha avuto un tale successo da dare origine ad alcuni prodotti derivati. Nel 2003 è stato infatti realizzato un prequel, con attori e regista diversi ma comunque scritto anche dai fratelli Farrelly [2]. Più di recente, nel 2014, è arrivato il sequel, Scemo & + scemo 2, con gli attori originali [3].
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3. Bugiardo bugiardo
Per tutti gli anni ’90 Jim Carrey sembrò in grado di trasformare in oro tutto quello che gli capitava sottomano. E questo discorso non era vero solo per i film che sembravano tagliati apposta sulle sue capacità recitative. Perfino commedie per famiglie piuttosto tradizionali, anzi, venivano baciate dalla fortuna che il suo nome portava al botteghino.
Bugiardo bugiardo, da questo punto di vista, non fece altro che confermare questa tendenza. Costato appena 45 milioni di dollari [4], ne portò alla casa di produzione più di 300, confermando il periodo fortunato di Carrey.
E, a parte il mattatore canadese, c’era ben poco in grado di smuovere il grande pubblico. Gli altri interpreti erano tutti di secondo piano [5], mentre anche la trama era piuttosto convenzionale.
L’unico elemento di interesse, a scorrere anche oggi i titoli di testa, è la presenza alla regia di Tom Shadyac. Il regista proprio grazie a Jim Carrey stava infatti facendo carriera a Hollywood. Aveva esordito, non per nulla, dirigendo Ace Ventura, e avrebbe poi lavorato di nuovo con l’attore in Una settimana da Dio.
Smettere di mentire
La storia raccontata in Bugiardo bugiardo era quella dell’avvocato Fletcher Reede, molto abile nel suo lavoro per l’innata capacità di raccontare bugie molto credibili. Una capacità che però non usava solo sul lavoro, ma anche nei rapporti interpersonali.
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Questo, se da un lato gli consentiva di fare carriera, dall’altro gli creava vari problemi in famiglia. La moglie, infatti, intendeva lasciarlo per un uomo più affidabile, cosa che però colpiva duramente l’avvocato, visto il forte legame col figlio. Figlio a cui, comunque, non smetteva di mentire.
Per questo motivo, davanti all’ennesimo tradimento il bambino esprimeva il desiderio che il padre smettesse di mentire. Come nella tradizione di Big e di altre pellicole simili, il desiderio magicamente si avverava. E Fletcher, all’improvviso, si trovava incapace di mentire, cosa che gli generava vari problemi anche nelle aule di tribunale.
Il film, quindi, assume i toni della commedia un po’ moraleggiante, ma non stanca. Anzi, nonostante la trama un po’ scontata, vede Jim Carrey giganteggiare nel ruolo e riuscire a fornire una prestazione convincente non solo nei suoi toni comici, ma anche in quelli drammatici. Per questo, Bugiardo bugiardo può essere considerato un buon passo avanti nella sua maturazione.
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4. The Truman Show
«Una svolta decisiva per Jim Carrey». Questa fu la frase con cui Time, la celebre rivista statunitense, salutò l’uscita di The Truman Show, nel 1998. Una frase poi riportata anche nel trailer italiano del film, tra le molte che elogiavano la pellicola.
Ed in effetti, se si vuole individuare il film che ha cambiato radicalmente la carriera dell’attore canadese, non si può non concentrarsi proprio su The Truman Show, il capolavoro di Peter Weir. Il film aveva infatti qualcosa della commedia, ma era anche profondamente filosofico e drammatico, e ben difficile da interpretare.
Carrey riuscì però, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, a rendere estremamente realistico il suo personaggio, fornendo un’interpretazione commovente e convincente. Un lavoro che gli fruttò il suo primo Golden Globe, ma, scandalosamente, neppure una nomination agli Oscar [6].
Il film, d’altra parte, ottenne una serie di numerosi altri premi, e provocò fin da subito dibattiti e analisi. Basti pensare che ne sono state date, nel corso degli anni, interpretazioni filosofiche, religiose, psicologiche e psicanalitiche. Ma anche il grande pubblico apprezzò il lavoro, premiandolo con ottimi incassi al botteghino.
Un mondo costruito attorno a te
La storia è piuttosto nota, ma vale la pena di riassumerla. Jim Carrey interpreta Truman Burbank, un trentenne allegro e apparentemente soddisfatto della propria esistenza. Nella sua vita, però, c’è qualcosa che non va, e lui comincia pian piano a rendersene conto.
Lo spettatore, infatti, viene edotto sulla reale natura del mondo in cui Truman vive. La cittadina in cui ha sempre abitato, Seahaven, non esiste realmente, ma è solo la riproduzione di una città, creata artificialmente all’interno di uno studio televisivo.
Senza saperlo, Truman è infatti il protagonista di una sorta di reality show. Fin da piccolo è cresciuto in una realtà fittizia, popolata di attori che stanno semplicemente recitando una parte e obbedendo agli ordini del regista, l’onnipotente Christof.
Quando però Truman si rende conto di questa amara verità, prova a mettere in difficoltà il proprio mondo e a guadagnarsi una qualche libertà. Libertà che potrebbe portarlo – e probabilmente lo porterà – a una minor felicità, ma almeno anche a una vita più vera e onesta.
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5. Se mi lasci ti cancello
Abbiamo cominciato a presentare la carriera di Jim Carrey con film comici, demenziali, a volte addirittura sbracati. E la concludiamo invece con qualcosa di completamente diverso. A dispetto del titolo italiano, Se mi lasci ti cancello non ha infatti nulla della commedia.
La pellicola – diretta da Michel Gondry nel 2004 a partire da una sceneggiatura dello stesso Gondry, di Charlie Kaufman e di Pierre Bismuth – è infatti una riflessione agrodolce sulla memoria e il dolore ad essa legato.
In originale, il film si intitolava infatti Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Un titolo piuttosto evocativo, che riprendeva un verso del poeta Alexander Pope. E che si riferiva all’«eterna letizia della mente candida», cioè, nel caso specifico, alla felicità che si può provare nel non avere ricordi o pensieri dolorosi.
Non è un caso che Se mi lasci ti cancello – poetico e onirico – sia stato esaltato dai critici e abbia conseguito anche parecchi premi. Tra i tanti, vale la pena di segnalare l’Oscar per la miglior sceneggiatura, due BAFTA e un Grammy. Per Carrey, qui impegnato in una maestosa prova d’attore accanto alla brava Kate Winslet, arrivò però solo una nomination ai Golden Globe.
La mente da cancellare
Il protagonista del film è il giovane Joel Barish, un ragazzo un po’ chiuso e molto sofferente per via della recente rottura con la sua fidanzata. Dopo aver cercato di parlarle per un’ulteriore volta, Joel scopre che la ragazza, Clementine, non ricorda però nulla di lui. Anzi, lo tratta come un estraneo.
Tramite alcune indagini, Joel viene a sapere che la sua ex si è sottoposta a un nuovo trattamento che permette la rimozione di alcuni ricordi dalla memoria. Scosso e deluso, decide anche lui di provare la stessa cura. Chiede pertanto alla Lacuna Inc. di rimuovere dalla sua mente tutti i ricordi di Clementine.
Durante il trattamento, che avviene mentre il soggetto dorme, qualcosa però va storto. E lo stesso Joel si rende conto, nel suo inconscio, di quanto sta accadendo. Il film quindi procede in parallelo tra il piano della realtà e quello del sogno, con Joel che, pentito, fa di tutto per non dimenticare la ragazza che tanto ha amato.
Alla fine i problemi vengono superati e il trattamento giunge a termine. Ma alcune sorprese sono dietro l’angolo e non è per forza detto che la storia d’amore tra Joel e Clementine, nonostante tutto il dolore, sia destinata a finire per sempre.
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Note e approfondimenti
[1] Nonostante questo film gli abbia fruttato anche una nomination ai Razzie Awards, i premi per i peggiori film e i peggiori attori dell’anno. ↑
[2] Curiosità: in questo film recitò anche un giovane Shia LaBeouf, in una delle sue prime parti. Lo si può vedere anche in questo video. ↑
[3] A metà anni ’90, inoltre, fu lanciata anche una serie a cartoni animati prodotta da Hanna & Barbera. ↑
[4] Quasi la metà dei quali venne usata per pagare il cachet di Carrey. ↑
[5] L’unica parziale eccezione era costituita da Cary Elwes, in un ruolo comunque marginale. ↑
[6] Quell’anno, per il premio come miglior attore protagonista, furono candidati Roberto Benigni (poi vincente con La vita è bella), Tom Hanks, Ian McKellen, Nick Nolte ed Edward Norton. ↑