
Sognate da sempre un’isola sperduta nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, uno di quei paradisi incontaminati dove la barriera corallina consente di immergersi in acque azzurrissime, pulite e ristoratrici? Ma, soprattutto: lo sognate senza aver bene cognizione di quali siano le isole più belle di quelle zone, le spiagge assolutamente da provare, le meraviglie naturalistiche da scoprire?
Ebbene, abbiamo preparato per voi una guida – con molte fotografie – alle cinque mete imperdibili dell’Oceano Pacifico, scelte in base alla bellezza delle loro spiagge e dei loro paesaggi; isole che, come vedrete, incantarono anche i primi europei che le scoprirono, tra Seicento e Settecento, spesso scegliendo di trasferirvici. Ecco la nostra lista.
Indice
1. Bora Bora
Circondata dalla barriera corallina
Sicuramente una delle più celebri e contemporaneamente più belle isole dell’Oceano Pacifico è quella di Bora Bora, che amministrativamente rientra nella Polinesia Francese.
Situata esattamente a metà tra l’Australia e il Sud America, l’isola fu scoperta dagli europei nel Settecento ed esplorata per la prima volta da James Cook, prima di diventare sede di una missione evangelizzatrice britannica e poi protettorato francese (ma durante la Seconda guerra mondiale fu pure occupata militarmente dagli americani).
Distante circa 250 chilometri da Tahiti, Bora Bora trova la sua particolarità nel ruolo decisivo giocato dalla barriera corallina: l’isola infatti sorge al centro di una laguna circondata da quasi tutti i lati da alcuni motu (all’apparenza piccoli isolotti che in realtà sono escrescenze della stessa barriera corallina) e soprattutto dalla barriera, che solo ad ovest s’interrompe per un breve tratto che consente l’entrata di navi e imbarcazioni.
Questo fa sì che le spiagge dell’isola siano tra le più belle al mondo, tanto è vero che è stata ribattezzata “la perla del Pacifico”.
2. Moorea
L’isola perfetta per la luna di miele
Sempre appartenente alla Polinesia Francese, ma questa volta notevolmente più vicina a Tahiti, è anche l’isola di Moorea, meno nota ma non meno incantevole di Bora Bora.
Di origine vulcanica, deve il suo nome ad una parola polinesiana che significa “ramarro giallo” ed è stata resa famosa, nei secoli passati, soprattutto da Charles Darwin, che, osservandola da un’alta cima di Tahiti, creò la sua teoria riguardante gli atolli di corallo.
Dal punto di vista turistico, è una delle isole più facilmente accessibili di quella parte dell’Oceano e per questo è una delle mete privilegiate per i viaggiatori occidentali; spesso, complice la pubblicità che le fanno le riviste specializzate, è preferita per i viaggi di nozze a causa del romanticismo dei suoi paesaggi e della calma che qui regna sovrana.
Inoltre vi trovano spazio anche alcuni importanti centri di ricerca – prevalentemente legati alle università statunitensi – che si dedicano allo studio dei cambiamenti climatici.
3. Éfaté
L’isola che fa ecoregione a sé
Il Vanuatu è probabilmente un piccolo Stato di cui non avete mai sentito parlare; e di certo non vi si può incolpare per questo: situato poco a nord-est dell’Australia, ha una capitale – Port Vila – che conta appena 44mila anime e in tutto gli abitanti censiti nel paese non superano le 50mila unità.
Ma non sono certo gli abitanti a rendere speciale il Vanuatu, quanto la sua isola principale (dove si trova anche la già citata capitale), Éfaté, una delle più belle che si possono visitare nel Pacifico.
Scoperto dai portoghesi nel Seicento, l’arcipelago fu riesplorato nel secolo successivo ancora da Cook, che gli diede il nome di Nuove Ebridi; assoggettato in maniera congiunta dalla Gran Bretagna e dalla Francia nel corso del Novecento, ha ottenuto l’indipendenza nel 1980.
Éfaté, come detto, è il centro politico e amministrativo dello Stato, anche se non l’isola più grande (titolo che spetta a Espiritu Santo, che meriterebbe anch’essa una visita).
Ad ogni modo, si tratta di una bellezza naturale invidiabile, tanto più se si tiene conto che per identificarla dal punto di vista morfologico è stata creata un’ecoregione terrestre a sé stante, quella delle Foreste pluviali di Vanuatu. Unico difetto: i terremoti, relativamente frequenti e che a volte danno vita a veri e propri tsunami.
4. Rarotonga
Un paradiso fiscale e in parte naturale
Poco più ad est rispetto alle Nuove Ebridi si trova un altro degli arcipelaghi più famosi della regione, quello delle Isole Cook, amministrativamente parte della Nuova Zelanda (alla quale sono però legate da un accordo che consente in qualsiasi momento di staccarsi, anche unilateralmente).
L’isola più popolata è Rarotonga, altra meraviglia naturale che di sicuro vale la pena visitare. Nonostante siano state scoperte per primi dagli spagnoli, il nome delle isole deriva dalle esplorazioni condotte dal capitano James Cook, che comunque non visitò mai direttamente Rarotonga, limitandosi ad altre dell’arcipelago.
Oggi basano la loro economia sul turismo ma anche sulle banche: le Isole Cook sono infatti considerate un vero e proprio paradiso fiscale (e per questo guardate con sospetto dai vari servizi tributari occidentali).
Rarotonga ha una superficie di quasi 70 chilometri quadrati ma una popolazione di appena 14mila abitanti, nonostante qui si trovi la capitale, Avarua. Un tempo paradiso incontaminato, ha visto negli ultimi anni crescere in maniera esponenziale il turismo straniero, anche dalla vicina Nuova Zelanda: questo ha portato a un veloce aumento degli alloggi lungo la spiaggia che in parte ne hanno minato il carattere.
Ad ogni modo, soprattutto nella parte sud-orientale, si possono ancora esplorare i fondali e ammirare le bellezze acquatiche locali.
5. Taveuni
L’isola del giorno prima
Avete mai letto L’isola del giorno prima, il romanzo del 1994 di Umberto Eco? In quel libro, il filosofo italiano immaginava un naufrago del Seicento che finiva, in Oceania, al largo di un’isola che si trovava al di là della linea del giorno prima, con tutti i paradossi logici che questo comportava (se un compagno superava la linea, lo si sarebbe potuto ancora vedere o sarebbe stato proiettato al giorno precedente?).
Il meridiano del cambio di data è oggi fissato nel 180°, dall’altra parte del mondo rispetto a Greenwich, e attraversa Taveuni, una delle isole che compongono le Figi.
L’arcipelago – composto di 322 isole, a volte piuttosto grandi e altre volte molto piccole – forma uno stato indipendente dal 1970, anche se la situazione interna non è sempre stata delle più rosee in questi quarantacinque anni di autonomia, con anche un colpo di stato messo in atto nel 2006 dai militari.
L’isola di Taveuni, comunque, è soprannominata il “giardino delle Figi” per la presenza di una grande foresta tropicale ricca di uccelli variopinti (ma sono molto interessanti anche le variegate piante); ancora più bella, però, è la spiaggia, che non a caso è stata immortalata anche al cinema in Ritorno alla laguna blu con Milla Jovovich e Brian Krause.
E voi, quale isola dell’Oceano Pacifico preferite?