Cinque straordinarie opere di Caravaggio

Particolare della Vocazione di San Matteo, una delle più famose opere di Caravaggio

Quando si deve parlare delle capacità di un pittore – che sia del passato o del presente, poco importa – e si deve esaltare la sua abilità nel disegno e nella gestione delle luci e delle ombre, il paragone più frequente è quello con Caravaggio. O, meglio: con le opere di Caravaggio.

Michelangelo Merisi fu probabilmente il più grande maestro della pittura moderna per quanto riguarda questi campi. I dipinti che ci ha lasciato, la cui scarsità dipende dalla sua vita turbolenta, hanno infatti lasciato un segno indelebile nella storia della pittura.

Come spesso accade in questi campi, però, la fama di Caravaggio non è stata sempre costante nel tempo. Dopo la morte influenzò notevolmente il Barocco, che sarebbe divenuto lo stile dominante nell’Europa del Seicento. Poi però cadde nell’oblio.

È stato solo nel Novecento, in seguito all’opera di vari critici, che il suo contributo è stato riscoperto e valorizzato [1]. Tanto che ormai nessuno esiterebbe nell’includerlo tra i più grandi pittori di ogni epoca.

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Dicevamo, però, della sua vita turbolenta. Nato a Milano nel 1571, era figlio di un architetto originario di Caravaggio (da cui il nome), nel bergamasco. Dopo gli anni di apprendistato, iniziò a farsi conoscere firmando i primi lavori nel 1592 e trovando velocemente protezione a Roma.

Nonostante il suo stile venisse ritenuto scandaloso da molte parti, i committenti non gli mancarono mai e l’unica cosa che fece precipitare la sua carriera fu il suo carattere.

Caravaggio il maledetto

Sanguigno e naturalmente portato alla rissa, finì più volte in carcere o multato. Nel maggio 1606, però, la fece troppo grossa, uccidendo un uomo a Roma, a Campo Marzio, durante una partita di pallacorda.

Condannato a morte per decapitazione, dovette lasciare la città e si rifugiò a sud, protetto da alcuni nobili suoi committenti. Quando, nel 1610, gli giunse la notizia che il papa stesse per graziarlo, rientrò di nascosto nello Stato della Chiesa. Qui però trovò subito la morte, ufficialmente per malattia ma forse per mano di sicari [2].

La sua vita ammantata di mistero e di eccessi, però, ben si sposa con la sua estetica. Come vedremo, l’elemento tipico della sua pittura fu infatti la drammaticità dei suoi quadri.

La scelta delle inquadrature, il cadere della luce e delle ombre, i soggetti brutti e deformi oppure fin troppo ammiccanti provocarono lo scandalo dei suoi contemporanei. Ne dimostrarono però anche l’originalità e la maestria. Scopriamo le sue opere più importanti.

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1. Bacco (1596-1597)

Il Bacco dipinto da Caravaggio nel 1595Una delle prime opere di Caravaggio che ci sono rimaste è il Bacco, realizzato tra il 1596 e il 1597. A quell’epoca il pittore lombardo non aveva ancora compiuto trent’anni e si trovava da poco a Roma. Il suo primo protettore fu il cardinale Francesco Maria del Monte, uno dei più grandi collezionisti d’arte della sua epoca, che per primo ne aveva intuito il talento [3].

Pur essendo cardinale, il del Monte era impegnato in città come ambasciatore fiorentino e infatti incaricò il giovane pittore di realizzare un dipinto da poter donare a Ferdinando I de’ Medici in occasione delle nozze di suo figlio. Non a caso, oggi l’opera è conservata agli Uffizi.

Il tema scelto fu quindi probabilmente quello dell’amicizia nel senso oraziano. Il soggetto ideale fu individuato in Bacco, rappresentato con tutti i suoi simboli tradizionali, dalla foglia di vite al grappolo d’uva, alla coppa di vino.

Il modello Mario Minniti

In realtà, la critica si è però divisa sull’interpretazione del quadro. Molti infatti riconoscono nel modello usato per Bacco il giovane Mario Minniti, utilizzato da Caravaggio anche in molte altre opere. In questo senso, la posa di Bacco potrebbe essere un’allusione omosessuale, tendenza tra l’altro non certo sconosciuta alla nobiltà romana del tempo.

E questo ha portato ad infinite discussioni sulla sessualità del pittore, che pure frequentava molte prostitute ma sulla vita del quale è difficile porre una parola definitiva.

 

2. Canestra di frutta (1596)

Probabilmente, prima di fare il suo esordio come pittore autonomo Caravaggio si era formato lavorando a quadri dei suoi maestri. Gli venivano affidati gli sfondi o altri particolari di poco conto. Pare avesse realizzate in questo modo molte nature morte, tipologia in cui in breve si specializzò.

Quando iniziò ad apporre la firma e a farsi conoscere, però, quel soggetto passò decisamente in secondo piano, quasi trascurato da Merisi.

"Canestra di frutta", la celebre natura morta di CaravaggioD’altronde, il tema delle nature morte era considerato, all’epoca, di rango notevolmente inferiore rispetto alle figure umane. Come se i pittori dovessero dedicarvisi solo per svago, visto che dipingere frutta e fiori era ritenuto più semplice [4].

In questo quadro, però, Caravaggio dimostrò che le vecchie distinzioni dovevano presto cadere. L’opera gli fu commissionata dal suo protettore, il cardinal del Monte, che voleva donarla al cardinale Federico Borromeo, che poi a sua volta la cedette alla Pinacoteca Ambrosiana.

Una natura morta memorabile

Realizzato su una tela di recupero, visto che all’epoca Caravaggio non disponeva ancora di grandi mezzi economici, il quadro è considerato una delle più maestose nature morte della storia dell’arte.

La tridimensionalità viene garantita grazie a un sapiente uso delle luci e delle ombre, mentre la frutta riesce a sembrare contemporaneamente vivida ma sul punto di marcire.

Molte sono le possibili interpretazioni, che spaziano dalle letture cristologiche a quelle neoplatoniche [5]. Comunque la si intenda, però, la tela rimane magnifica ed evocativa, e la sua bellezza venne apprezzata già dai contemporanei.

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3. Giuditta e Oloferne (1599)

Dopo la sua condanna alla pena capitale [6], avvenuta nel 1606, Caravaggio iniziò a dipingere con una frequenza altissima scene di decapitazioni.

Basti pensare alla Decollazione di San Giovanni Battista, ai due Salomé con la testa di Giovanni Battista o ai Davide con la testa di Golia, tutti quadri macabri e forti. D’altronde, la condanna era proprio alla decapitazione e forse Caravaggio voleva in questo modo esorcizzare la paura per il suo destino.

"Giuditta e Oloferne", una delle opere più macabre del pittore lombardoGià prima di quei guai giudiziari, però, il pittore lombardo aveva toccato il tema. Ad esempio, sul finire del ‘500 dipinse uno dei suoi capolavori, Giuditta e Oloferne, che è oggi conservato alla Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma.

La luce e l’ombra

Un quadro che segna un netto passo avanti nello stile di Caravaggio. Il buio e la luce qui hanno un ruolo fondamentale, visto che quasi tutta la scena è in ombra mentre sono i corpi e soprattutto i volti dei protagonisti ad essere rischiarati dalla luce.

L’episodio è biblico, ripreso in maniera abbastanza fedele. Caravaggio introduce però la figura della vecchia serva, che ha lo scopo di fare da contraltare alla gioventù e alla purezza di Giuditta. Inoltre, la protagonista femminile è rappresentata in abiti che all’epoca erano moderni.

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A fare da modella a Caravaggio, che forse in lei voleva rappresentare simbolicamente la Chiesa, fu però la prostituta Fillide Melandroni, sua amica ritratta anche in altri quadri. Una scelta non certo convenzionale [7], che però manifestava il desiderio di estremo realismo del pittore.

 

4. Vocazione di San Matteo (1600)

I quadri che abbiamo citato finora sono tra i più famosi della storia della nostra pittura. Vocazione di San Matteo, però, è probabilmente in assoluto il più celebre di tutta la produzione di Caravaggio. Una notorietà che si deve anche al fatto che questa tela fu la prima commissione pubblica del pittore.

Fino ad allora, infatti, Michelangelo Merisi aveva sempre dipinto per i suoi committenti, e le sue opere quindi erano conosciute solo da una stretta cerchia di esperti e appassionati. Il popolo non aveva ancora avuto l’occasione di conoscerne il talento.

"Vocazione di San Matteo", capolavoro di CaravaggioLa Vocazione, però, rimise a posto le cose. Ubicata a San Luigi dei Francesi, vicino a Piazza Navona, dimostrò a tutta la città le qualità del nuovo maestro. Qualità che qui risaltarono senza più alcun freno o inibizione.

L’eco della Controriforma

La tela si richiama infatti a un celebre episodio evangelico, ma la scelta stilistica le dà un valore che va ben oltre il fatto narrato. La cosa che si nota maggiormente è il ruolo della luce. Essa infatti non deriva dalla finestra che occupa la parte superiore del dipinto, ma dalla destra della scena, seguendo quasi la direzione del dito di Gesù che va ad indicare il futuro San Matteo.

Tutto il resto della scena è in penombra, solo la luce salvifica della Grazia ci permette di scorgere le figure. Grazia a cui, come prescriveva il cattolicesimo in epoca controriformistica, si può decidere liberamente se aderire o meno [8].

Non tutti i personaggi, infatti, si voltano verso Cristo. Inoltre, da notare il gesto di San Pietro, che replica l’indicazione di Gesù, a simboleggiare la Chiesa che si fa intermediaria tra Dio e l’uomo.

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5. Conversione di San Paolo (1601)

Avremmo potuto scegliere vari dipinti per concludere la nostra cinquina, perché al volgere del nuovo secolo la pittura di Caravaggio era ormai matura e molte sue opere sono dei veri capolavori. Abbiamo però optato per la Conversione di San Paolo, realizzata nel 1601.

"Conversione di San Paolo"In realtà, sono due i quadri ultimati in quello stesso anno che portano il medesimo titolo. Il primo, chiamato spesso Caravaggio Odescalchi, è oggi nella collezione privata proprio della famiglia Odescalchi [9].

Il secondo, quello di cui parleremo, si trova sempre a Roma, ma ben visibile al pubblico nel transetto della Basilica di Santa Maria del Popolo. L’opera fu commissionata al pittore assieme a una seconda tela dedicata alla crocifissione di Pietro.

Anche qui l’elemento centrale è la luce che indica la salvezza divina. Una luce che investe Saulo sulla via di Damasco, ma di cui qui non si vede l’origine. E proprio questo è un punto su cui i critici hanno molto dibattuto. È probabile però che, per preservare il realismo delle sue tele, Caravaggio abbia scelto volutamente di non rappresentare il divino.

Il cavallo al centro dell’opera

La tela, però, non è originale solo per la mancanza di Cristo. La cosa che colpisce, infatti è il fatto che il cavallo di Paolo occupi gran parte della scena, relegando il protagonista sul limite più basso.

Qualcuno l’ha, ironicamente, ribattezzato la Conversione del cavallo, ma questa scelta è emblematica della volontà del pittore lombardo di rompere, sempre e comunque, gli schemi.

 

 

Note e approfondimenti

[1] Una ricostruzione veloce del percorso di riscoperta di Caravaggio si può leggere, ad opera di Vittorio Sgarbi, qui.
[2] Si è tornati a parlare dell’ipotesi dell’omicidio anche di recente, come documenta quest’articolo del Corriere della Sera.
[3] Del Monte era probabilmente omosessuale, come quasi certamente omosessuale era tutto l’ambiente da cui Caravaggio trovava protezione e lavoro in quella prima fase. I quadri spesso allusivi che realizzava, popolati di giovanetti nudi o seminudi, ne sono una prova piuttosto lampante, anche se non sempre accettata dai critici. In questo articolo, con un nota polemica, si dà conto delle diatribe sull’argomento.
[4] Sulla riscoperta della natura morta e sulla sua storia in Italia si può leggere qualcosa di interessante qui.
[5] Una completa analisi dei simboli presenti nel quadro può essere letta qui.
[6] Il processo a Caravaggio, tra l’altro, fa discutere ancora oggi, se è vero che di tanto in tanto lo si rievoca, anche se in chiave scherzosa o provocatoria.
[7] Ma Caravaggio ritrasse spesso delle prostitute, anche nei panni della Madonna. Qui trovate un elenco delle sue preferite.
[8] Secondo la teologia cattolica, infatti, la salvezza è frutto sia della Grazia divina, sia delle opere buone messe in pratica dall’uomo. Secondo i protestanti, invece, l’uomo era strutturalmente incapace di opere buone e la sua salvezza o meno dipendevano unicamente da Dio.
[9] Un interessante confronto tra le due versioni viene condotto qui.

 

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