Cinque straordinarie opere di Christo

The Floating Piers, una delle più recenti opere di Christo e quella che l'ha fatto conoscere al grande pubblico in Italia

Ecco le cinque opere di Christo (e di Jeanne-Claude) che abbiamo scelto: vota la tua preferita e poi leggi l'articolo per scoprire tutti i dettagli.

 
Se non seguite con attenzione l’arte contemporanea, può darsi non abbiate mai sentito parlare di Land Art. Nata sul finire degli anni ’60, si tratta di una forma d’arte maestosa e molto spettacolare, che prevede che l’artista ponga mano non tanto a una tela o a una scultura, ma ad un vero e proprio paesaggio. O, più in particolare, a una landa di terra incontaminata, sia essa un deserto, una prateria, un lago o qualcosa di simile.

Desiderosi di ritrovare un contatto nuovo e diverso con la natura, gli artisti che hanno aderito a questa corrente hanno cercato di uscire dai limiti imposti dalle gallerie e di lasciare davvero il loro segno nel mondo, sia pure per pochi giorni. Usando terra, sabbia, ghiaia e altri elementi naturali hanno cercato di disegnare forme geometriche, sculture, simboli dalla valenza politica. Ottenendo un effetto che è sempre di grande impatto, anche se lontano dai tradizionali circuiti artistici.

L’opera di Christo e di sua moglie Jeanne-Claude

Tra i tanti che si sono cimentati con questo stile, uno dei più celebri è Christo, che forse avete sentito nominare perché è stato l’autore del ponte galleggiante posto per qualche settimana sul Lago d’Iseo. Questo nome, in realtà, non corrisponde a un’unica persona. E non è neppure completo.

In genere dietro a quest’etichetta si nasconde infatti il progetto “Christo e Jeanne-Claude”, messo in piedi fin dagli anni ’60 da una coppia di artisti, il bulgaro Christo Yavachev e la moglie Jeanne-Claude Denat de Guillebon. Lei è scomparsa pochi anni fa, ma lui è ancora vivo ed è considerato, giustamente, un’autorità nel settore. Scopriamo le sue opere più memorabili.


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Valley Curtain

Tra le Montagne Rocciose

Valley Curtain, una delle prime opere importanti di ChristoCominciamo da un’opera maestosa, realizzata quando Christo e Jeanne-Claude erano ancora agli inizi. Risaliamo infatti al 1970, quando la coppia era da poco giunta negli Stati Uniti dopo aver lasciato la Francia. In Colorado, vicino alla cittadina di Rifle, sorge il Rifle Gap, una valle contenuta all’interno del complesso delle Montagne Rocciose.

Qui la coppia dispiegò una sorta di tenda, quasi una quinta teatrale che doveva coprire il panorama sulla valle. Un progetto maestoso che richiedeva 14mila metri quadrati di tessuto, sostenuti da cavi d’acciaio e da barre di sostegno formate da 200 tonnellate di calcestruzzo. Il budget fu addirittura di 400mila dollari, non certo una cifra bassa per quei tempi. La prima realizzazione, completata il 10 ottobre 1971, durò molto poco, perché venne letteralmente fatta a pezzi dal vento e dalle rocce.

Un secondo tentativo fugace quanto il primo

Nell’agosto del 1972 venne realizzato un secondo tentativo, che però durò ancora meno del primo. Appena 28 ore dopo la presentazione, la nuova tenda fu distrutta da una tempesta con un vento che sfiorava i 100 chilometri all’ora. In ogni caso, il progetto attirò sulla coppia di artisti l’attenzione dei media internazionali e rese facile trovare nuove commissioni e finanziamenti.

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Surrounded Islands

Nella baia di Miami

Surrounded Islands, nella baia di MiamiRimaniamo negli Stati Uniti, paese di cui Christo e Jeanne-Claude hanno sfruttato a lungo i paesaggi naturali. Nei primi anni ’80, e per la precisione tra il 1980 e il 1983, i due artisti progettarono una grande installazione dalle parti di Miami, in Florida. Chiamata Surrounded Islands, la struttura circondava due isolotti nella Biscayne Bay, sfruttando più di 600mila metri quadrati di tessuto.

Il progetto fu complesso non solo per la realizzazione pratica – che coinvolse comunque anche ingegneri in gran quantità – ma anche per l’impatto ambientale che l’opera rischiava di avere. Furono consultati ornitologi e biologi marini, che alla fine applaudirono l’opera, anche perché per realizzarla gli artisti finirono per rimuovere circa 40 tonnellate di rifiuti che erano stipati sulle isole (disabitate).

Un rosa vibrante

Il tessuto era realizzato in polipropilene e mostrava un colore vibrante, che richiamava l’ibisco e i fenicotteri rosa. La struttura rimase in vista per due settimane a partire dal maggio 1983 e attirò di nuovo l’attenzione pubblica sulla baia di Miami, non sempre sfruttata, allora, a dovere.

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The Umbrellas

Tra la California e il Giappone

The Umbrellas, opera in due parti realizzata tra la California e il GiapponeSubito dopo aver realizzato le “isole circondate” della Florida, Christo e Jeanne-Claude si misero al lavoro su un progetto intitolato The Umbrellas. Un progetto dal valore simbolico oltre che puramente artistico, perché coordinato in due parti. Da un lato, una installazione con ombrelli gialli doveva sorgere in California, mentre dall’altro, nello stesso momento, una uguale installazione ma con ombrelli blu doveva venir impiantata in Giappone.

Il progetto si realizzò nell’arco di svariati anni e vide infine la luce tra il dicembre del 1990 e l’ottobre dell’anno successivo. Ad una base di circa 80 centimetri d’acciaio erano attaccati migliaia di ombrelli, posizionati da circa 2.000 lavoranti. In particolare a Ibaraki, in Giappone, trovarono spazio 1.340 ombrelli blu, mentre a Tejon Ranch, nel sud della California, furono installati 1.760 ombrelli gialli. Ombrelli di dimensioni notevoli, visto che erano alti 6 metri e avevano un diametro di quasi 9 metri. Il tutto costò circa 26 milioni di dollari.

Gli incidenti mortali

Molti milioni di visitatori poterono godere dell’opera, ma fu una gioia di breve durata. Già alla fine del mese di ottobre, dopo un paio di settimane, un ombrello fu portato via dal vento – nonostante le misure di sicurezza notevoli che erano state prese – e finì per uccidere una donna. L’esposizione fu immediatamente interrotta, anche se un’altra persona trovò la morte durante la lunga operazione di rimozione degli ombrelli.


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Imballaggio del Reichstag

Il legame con Berlino

Il Reichstag imballato da Christo e Jeanne-ClaudeTra gli anni ’80 e ’90 la fama di Christo e di sua moglie era ormai alle stelle. E in tutto il mondo si moltiplicavano i progetti che in qualche modo, lentamente, li vedevano protagonisti. Così, dopo la Florida e il Giappone arrivò anche l’Europa, dove in realtà i due avevano già lavorato a lungo ma dove mancava ancora un’operazione dal grande impatto L’occasione arrivò grazie alla Germania da poco riunita.

Il Presidente del Parlamento tedesco di allora, Rita Süssmuth, propose ai due di realizzare qualcosa proprio al Reichstag, simbolo della riunificazione ormai compiuta. Da parte loro, i due artisti non potevano non accettare, anche perché a Berlino erano in qualche modo legati sia personalmente che artisticamente. La prima opera con cui si erano fatti conoscere la realizzarono infatti nei primi anni ’60 a Parigi, bloccando rue Visconti con barili di petrolio per protestare contro il Muro di Berlino.

Convincere i parlamentari

Il lavoro al Reichstag però non fu semplice. Prima si dovettero convincere gli stessi parlamentari, che non erano molto favorevoli all’idea. Solo dopo qualche mese di pressioni e una votazione a maggioranza si poté partire. Così i due coprirono tutto l’edificio con 100mila metri quadrati di polipropilene ignifugo, coperto con uno strato di alluminio. L’operazione cominciò il 17 giugno 1995 e il 24 era completata. Milioni di persone accorsero dalla capitale tedesca, dalla Germania e da tutta Europa per ammirare la strana opera, che fu infine dismessa il 7 luglio.

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The Floating Piers

Il ponte sul Lago d’Iseo, non la prima opera realizzata in Italia

The Floating Piers, una delle più recenti opere di Christo e quella che l'ha fatto conoscere al grande pubblico in ItaliaConcludiamo con la più recente delle opere, che ha reso popolare nel nostro paese il nome di Christo anche al di fuori dei circoli di appassionati. The Floating Piers è infatti un insieme di passerelle montate sopra al Lago d’Iseo, in Lombardia, e aperto al pubblico dal 18 giugno al 3 luglio del 2016. La struttura permetteva ai visitatori di camminare a pelo d’acqua da Sulzano alle isole di Monte Isola e San Paolo.

L’idea del ponte non era nuova nell’immaginario di Christo. Già dagli anni ’60, infatti, aveva progettato assieme alla moglie qualcosa del genere da realizzare in Argentina, sul Rio de la Plata, all’altezza di Buenos Aires. Il progetto non vide mai la luce, ma l’idea non fu del tutto accantonata. Fu riproposta infatti negli anni ’90 per la baia di Tokyo, ma anche qui Christo e Jeanne-Claude non ottennero i permessi necessari. Infine è arrivata l’idea di spostare il progetto in Italia, un’idea che ha suscitato alcune polemiche tra i critici d’arte nostrani.

Un milione e mezzo di visitatori

La gente comune, però, pare aver apprezzato notevolmente l’opera, visto che nei 15 giorni di apertura il ponte è stato calpestato da circa 1 milione e mezzo di persone. Nonostante sia stata la realizzazione più importante realizzata da Christo in Italia, non bisogna comunque pensare che sia l’unica. L’artista di origini bulgare ha infatti imballato la Fontana di Piazza del Mercato a Spoleto nel 1968, il monumento a Vittorio Emanuele II in Piazza Duomo a Milano nel 1970 e la Porta Pinciana a Roma nel 1974.

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