Cinque telefilm ambientati nel passato che meritano di essere visti

Mad Men, forse la più famosa tra le serie TV ambientata negli anni '60

I film, come abbiamo avuto modo di vedere più volte anche nel nostro sito, amano di tanto in tanto spostarsi nel passato, forti di effetti speciali di prim’ordine e di un budget che permette ricostruzioni storiche adeguate.

Più raro è che tutto questo avvenga in televisione, dove i costi devono per forza di cose rimanere controllati e soprattutto dove il meccanismo delle stagioni rende molto difficile tenere in piedi anno dopo anno tutta un’ambientazione fatta di strade, case, vestiti e paesaggi artificiali.

Ciononostante, esistono serie temerarie che hanno provato a lungo a sviluppare le loro storie nel passato. Alcune hanno avuto anche un notevole successo: basti pensare a Happy Days, girata negli anni ’70 ma ambientata più di vent’anni prima, o a M*A*S*H, che aveva però il vantaggio di una trama che si dipanava quasi completamente all’interno di un ospedale militare.

O, in tempi più recenti, alle rinascimentali I Tudor, I Borgia o Da Vinci’s Demons. Ma quali sono stati e sono tutt’oggi i migliori telefilm ambientati nel passato? Proviamo a rispondere con questa lista.


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1. Band of Brothers

Quando HBO ci ha portato nella Seconda guerra mondiale

Da molti anni a questa parte, HBO ci vizia. Per chi non conoscesse ancora questa sigla (che sta per Home Box Office), si tratta di un canale televisivo via cavo americano specializzato nella creazione di serie di grande valore.

Nel suo catalogo, non a caso, figurano alcuni dei migliori telefilm che avete avuto modo di vedere negli ultimi anni, come Sex and the City, I Soprano, Six Feet Under, Big Love, In Treatment, True Blood, Il trono di spade, True Detective e Silicon Valley, oltre alle serie storiche Deadwood, Roma, The Pacific e Boardwalk Empire.

Ma è un’altra serie storica quella di cui vogliamo parlare: la premiatissima Band of Brothers – Fratelli al fronte, mandata in onda in 10 puntate nell’ormai lontano 2001.

Prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks in seguito al successo di Salvate il soldato Ryan, la miniserie raccontava l’avventura nella Seconda guerra mondiale della Compagnia Easy, una squadra di paracadutisti prima addestrati a Camp Toccoa e poi spediti a combattere in Europa.


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Nel cast tanti giovani attori all’epoca poco noti, e anche oggi in molti casi non divenuti di prima fascia, ma di grande talento ed ottimamente diretti; tra i tanti, vale la pena di ricordare Damian Lewis, poi diventato famoso come protagonista delle prime tre stagioni di Homeland, Donnie Wahlberg, fratello di Mark, Michael Cudlitz, a lungo in Southland ed in The Walking Dead, e il David Schwimmer di Friends.

 

2. Mad Men

I pubblicitari nell’America degli anni ’60

Spostiamoci cronologicamente in avanti di pochi anni, per quanto riguarda l’ambientazione, con Mad Men, serie televisiva premiatissima (e conclusa) ambientata negli anni Sessanta.

Prodotta da un altro canale via cavo, AMC – che proprio con questa serie ha fatto il salto di qualità che l’ha portato poi a realizzare Breaking Bad e The Walking Dead –, la serie è diventata rapidamente di culto sia per la buona scrittura che per gli ottimi attori, ma anche per l’ambientazione curata fin nei minimi dettagli, dall’arredamento degli uffici alla parlata dei protagonisti.

Star indiscussa della serie è stato per sette anni Jon Hamm, l’interprete di Don Draper, non a caso premiato sia con l’Emmy che con il Golden Globe, anche se tutta la serie in generale ha fatto incetta di riconoscimenti.

La storia si sviluppa all’interno di un’agenzia pubblicitaria di Manhattan, un’agenzia di successo il cui direttore creativo, appunto Draper, è però insoddisfatto e accoglie la vita in maniera piuttosto cinica.

Attorno a lui e ai suoi collaboratori e colleghi si dipana la storia d’America, tra la campagna elettorale che nel 1960 vide contrapposti Kennedy e Nixon, la crisi missilistica con Cuba, l’assassinio del presidente e poi via spediti verso le lotte per i diritti civili e il più grande cambiamento sociale del Novecento. Il tutto con un senso del fascino – femminile ma non solo – raffinato e quasi celato, ma comunque presente, com’era effettivamente tipico degli anni Sessanta.

 

3. Downton Abbey

Nell’Inghilterra di inizio Novecento

È indubbio che, in fatto di serie TV, gli americani abbiano da insegnare a tutto il mondo: soprattutto negli ultimi trent’anni, infatti, i registi e gli sceneggiatori statunitensi hanno portato la produzione televisiva a livelli di assoluta eccellenza, vicini a quelli del miglior cinema.

Anche in altri paesi del mondo, però, qualcosa si è mosso, e in particolare dalla Gran Bretagna (anche se tramite una coproduzione proprio con gli States) arriva la terza serie del nostro elenco, Downton Abbey, apprezzatissima dalla critica e dal pubblico.

Ideata da Julian Fellowes, già autore dell’ottimo Gosford Park, la serie segue le vicissitudini di una fittizia tenuta della campagna inglese all’epoca della Prima guerra mondiale (anzi, per la precisione dall’affondamento del Titanic in poi), tra intrighi, sotterfugi e tradimenti che tipicamente si nascondono dietro alla decadente nobiltà britannica.

La serie si conclude dopo 6 stagioni, arrivando a toccare nell’ambientazione il periodo compreso tra il 1925 e il 1927. Lo show è corale, e proprio alla presenza di tanti personaggi ben delineati si deve parte della sua forza, ma tra tutti non si possono non segnalare gli interpreti Hugh Bonneville, già visto in Notting Hill, Elizabeth McGovern, già in Ragtime e C’era una volta in America, e soprattutto Maggie Smith, vincitrice di due Oscar e tre Golden Globe (uno proprio per Downton Abbey, nel 2013), oltre che interprete di Minerva McGranitt nella saga cinematografica di Harry Potter.

 

4. Spartacus

Fianco a fianco coi gladiatori romani

Dimenticate Stanley Kubrick e Kirk Douglas: citando Spartacus non stiamo infatti parlando del pur bel film del 1960 figlio di quella passione hollywoodiana per l’antica Roma che allora andava tanto di moda, ma di una serie molto più recente, lanciata nel 2010 dall’emittente via cavo Starz e proposta in Italia da Sky.

Una serie che è molto diversa dal film degli anni ’60, non tanto per la storia – che è bene o male pur sempre quella dello schiavo Spartaco –, quanto per il carattere della narrazione, molto cruda e cruenta, con grande abbondanza di sangue e di contenuti sessualmente espliciti.

Influenzata dal successo di 300, che ha dipinto il mondo greco e in particolare quello spartano ponendo fortemente l’accento sulla violenza e sui toni forti, Spartacus ha messo in campo un ritratto spavaldo e parzialmente inedito della società romana, soprattutto quella di provincia.

Spartaco, interpretato prima da Andy Whitfield e poi da Liam McIntyre, è infatti un trace che viene fatto prigioniero dai romani e costretto a combattere nell’arena dell’antica Capua, in Campania, da cui poi guiderà una celeberrima ribellione degli schiavi.

La serie si compone di 33 episodi complessivi distribuiti in 3 stagioni, ognuna delle quali contraddistinta da un titolo lievemente diverso: la prima si intitolava infatti Spartacus – Sangue e sabbia, la seconda Spartacus – La vendetta e la terza Spartacus – La guerra dei dannati; esiste inoltre una miniserie prequel, Spartacus – Gli dei dell’arena, che si concentra in particolar modo sull’attività dei gladiatori prima dell’arrivo in scena del protagonista.

 

5. Vikings

Per mare assieme al mitico Ragnarr

Sempre di guerrieri tratta anche l’ultima serie che a nostro modo di pensare vale la pena vedere in questo settore: Vikings, prodotta in Canada sul canale History e da lì esportata in tutto il mondo (in Italia è stata trasmessa da Rai 4 e, in anteprima, dal circuito TIMvision).

Come il titolo della serie lascia intuire, al centro delle vicende qui ci sono i vichinghi e in particolare Ragnarr Loðbrók (o Ragnarr Sigurdsson), un personaggio storico anche se semi-leggendario che nel corso del IX secolo, secondo alcune fonti, avrebbe regnato su Svezia e Danimarca, anche se sulla sua reale esistenza è aperto un dibattito tra gli storici, se non altro perché molte delle gesta che gli vengono attribuite paiono essere incompatibili tra loro.

La serie TV, ovviamente, propende per la storicità della sua esistenza e ne ha affidato la parte all’australiano Travis Fimmel.

Creata da Michael Hirst, già autore dei film Elizabeth e Elizabeth: The Golden Age e della serie I Tudor, Vikings racconta le spedizioni che Ragnarr compie con la sua nave e il suo equipaggio verso le coste dell’Inghilterra e di altri paesi, prima per depredare alla maniera vichinga, e poi, via via che il suo potere aumenta, anche per stringere alleanze ed accordi.

Si tratta infatti di una di quelle serie che crescono alla distanza, in cui la brutalità dei primi episodi, connaturata alla natura delle gesta dei suoi protagonisti, cede il passo con l’andar del tempo ad intrighi e giochi di potere che rendono le trame più complesse ed elaborate.

Il cast è formato da volti poco noti, con l’unica eccezione di Gabriel Byrne, che compare nella prima stagione.

 

E voi, quale serie ambientata nel passato preferite?

Ecco cinque serie tv ambientate nel passato che meritano di essere viste: vota la tua preferita.

 

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