
Haruki Murakami è diventato negli ultimi anni uno degli scrittori più letti e acclamati a livello mondiale. Con i suoi romanzi, Murakami ha creato una forma narrativa in cui si legano armonicamente elementi tratti dalla fantasia più sfrenata (piogge di pesci, apparizioni di fantasmi, uomini-pecora che appaiono nelle stanze d’hotel, unicorni…) e situazioni tanto comuni da poter essere definite prosastiche. In una stessa pagina di un suo libro il lettore può imbattersi in una sequenza del tutto incredibile e nel gesto che meglio riconosce e che compie ogni giorno, ma nella giustapposizione di due elementi tanto distanti non si avverte alcuna contraddizione, tutto appare assolutamente credibile, fluido, coerente.
Questo amalgama di opposizioni è la cifra fondante dello stile di Murakami e ciò che garantisce la presa sui lettori o causa il rifiuto dei suoi libri.
Murakami, come tutti gli autori che operano scelte radicali e ben definite, suscita nel pubblico reazioni opposte, ma, stando alle vendite dei libri, la sua narrativa riscuote un largo successo, al punto che negli ultimi anni il suo nome è stato spesso pronunciato nelle previsioni sull’assegnazione del premio Nobel per la letteratura.
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Ma quali sono i segni particolari dello stile di Murakami? Al di là della presenza, in quasi tutti i romanzi onirico-fantastici dell’autore, di un intreccio della dimensione reale del mondo in cui viviamo e di un mondo parallelo cui si accede attraverso ponti di varia natura e che si manifesta con apparizioni e veicoli di comunicazione disparati (una melodia, una scala, un ascensore, una foresta…), ci sono alcuni elementi più circoscrivibili che ricorrono quasi in tutti i testi.
Indice
1. Il gatto
Ritualità e simbologia animale
Il primo elemento che colpisce il lettore che abbia fatto esperienza di almeno due o tre libri di Murakami è la costante presenza dei gatti, senza dubbio gli animali più nominati dallo scrittore giapponese e maggiormente caricati di simbologia. Il gatto, nei romanzi di Murakami, è un animale da compagnia, spesso descritto nei suoi momenti di ritualità, mentre dorme, osserva o mangia, ma è anche il simbolo di quel mondo surreale che si sovrappone al nostro.
Sia nella tradizione orientale che in quella occidentale, infatti, il gatto rappresenta un animale fortemente calato nella dimensione magica, basti pensare alla sua identificazione con l’apparizione del diavolo nel Medioevo o alla venerazione che gli destinavano gli egizi.
Nei romanzi di Murakami sembra essere riprodotta questa funzione del gatto, come a suggerire che anche in quanto esiste di più quotidiano (come, appunto, uno dei più comuni animali domestici) può celarsi qualcosa di fantastico.
Il romanzo in cui la simbologia mistica del gatto è più evidente è senza dubbio Kafka sulla spiaggia, in cui Nakata, uno dei due protagonisti, ha il dono di comunicare con questi animali, perseguitati da un misterioso personaggio che vuole usarli per compiere rituali sinistri, ma è un gatto anche Sardina, il silenzioso compagno dell’anonimo narratore e protagonista di Nel segno della pecora (e del suo antecedente Dance dance dance).
Perfino il meno costante dei romanzi di Muakami, il poderoso 1Q84, introduce i gatti come protagonisti di un racconto letto dal giovane Tengo, dal titolo Il paese dei gatti, che richiama l’esistenza di un mondo surreale. L’ossessione di Murakami per i gatti, del resto, è evidente anche nella sua scelta di denominare Peter Cat il jazz-bar aperto a Tokyo dallo scrittore nel 1974.
2. Il cibo, la cucina e i ristoranti
Scene di vita quotidiana
Alcune delle pagine di Murakami fanno venir voglia di poggiare il libro sul piano di lavoro della cucina per riprodurre gli esperimenti culinari descritti dall’autore.
La forte connotazione prosastica cui si è già accennato fa sì che l’autore riprenda spesso i suoi personaggi mentre si dedicano alla preparazione o alla consumazione dei pasti, cosicché molte delle sue sequenze narrative sono ambientate nelle cucine, nelle tavole calde o nei ristoranti (dove spesso i protagonisti effettuano ordinazioni abitudinarie).
Questo descrittivismo culinario tocca come sempre le corde delle nostre esperienze quotidiane, al contatto con le quali appare la natura straordinaria di altre pagine, ma ci permette di calarci nella tipicità delle preparazioni giapponesi di piatti decisamente meno noti del diffusissimo sushi.
Un cuoco molto indaffarato è il Tengo coprotagonista di 1Q84, mentre una vera e propria abbuffata è descritta nella cena al ristorante italiano del protagonista di La fine del mondo e il paese delle meraviglie.
3. La colonna sonora
Dal jazz ai Beatles
La grande passione di Haruki Murakami per la musica (in particolare jazz) si riflette nella frequente citazione di brani musicali che per certi romanzi costituiscono una vera e propria colonna sonora.
Tra le pagine vengono elencate canzoni che non appaiono come corpi estranei alla narrazione, ma dialogano con essa, al punto che una seconda lettura dei libri di Murakami con il sottofondo di una playlist costruita proprio seguendone le indicazioni musicali potrebbe istituire un’ulteriore simbiosi fra la nostra dimensione e quella in cui si muovono i personaggi usciti dalla penna di Haruki.
In 1Q84 è la Sinfonietta del compositore ceco Leoš Janáček a suonare mentre si attua il passaggio di Aomame dal 1984 all’1Q84 che dà il titolo al romanzo e, analogamente, il momento topico dell’incontro con l’Uomo-pecora nell’Hotel Delfino in cui è ambientata parte di Dance dance dance è preceduto dalla trasmissione di L’amour est bleu di Paul Mariat.
Il titolo di Norwegian Wood, inoltre, è tratto dall’omonima canzone dei Beatles, che Watanabe ascolta in aereo, prima che inizi il lungo flashback che costituisce il romanzo.
4. Il trattamento biologico della sessualità
Le accuse di morbosità e il cambiamento in 1Q84
Un dato che provoca talvolta il disgusto dei lettori è il modo in cui Murakami descrive la sessualità. I suoi personaggi sono spesso presentati, come abbiamo già detto, nei loro gesti e comportamenti quotidiani, e l’autore dedica molto spazio alle loro relazioni carnali, utilizzando una terminologia biologica e reiterando scene molto simili da una pagina all’altra con la loro ripetizione o nel ricordo di chi le ha vissute.
Questo aspetto ha fatto ricadere sull’autore accuse di morbosità, e, in effetti, in alcuni romanzi il sesso appare quasi come un’ossessione, e vien da chiedersi se la trama non possa svilupparsi ugualmente anche senza una simile insistenza su questa tematica.
I rapporti che si consumano fra i personaggi, del resto, sono sempre segnati dalla percezione di uno stridore o di una profonda inquietudine, sia essa la minaccia di un incesto (come in Kafka sulla spiaggia), la sparizione improvvisa della donna (Dance dance dance) o la sua malattia (Norwegian Wood) o l’appartenenza di lei ad un mondo di spiriti che segna inevitabilmente la sterilità del rapporto stesso (1Q84).
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Proprio uno degli ultimi romanzi, tuttavia, lascia intendere forse la motivazione del trattamento “biologico” della sessualità da parte di Murakami: in 1Q84 l’autore ha costruito l’unica vera storia d’amore intesa in senso tradizionale, con due personaggi destinati l’uno all’altra che si cercano e avvertono tutta la profondità e la sofferenza di una relazione autentica.
Aomame e Tengo hanno relazioni con diverse persone fin da giovanissimi, con rapporti descritti in maniera morbosa, ma con il loro incontro Murakami dà prova di un trattamento diverso del sesso, che fa pensare ad una sostituzione di un bisogno fisico ad un’espressione di sentimento.
5. La famiglia distrutta e le relazioni impossibili
Un mondo di individui soli
La complessità, le contraddizioni e le inquietudini nello sviluppo delle relazioni affettive si ricollega all’ultimo aspetto ricorrente nei libri di Murakami, cioè quello della solitudine dei protagonisti, spesso orfani di uno o di entrambi i genitori, con storie familiari drammatiche alle spalle e segnati dalla perdita di amici e donne amate.
In Norwegian Wood come in Nel segno della pecora i protagonisti sono tormentati dalle morti precoci delle persone care, in Kafka sulla spiaggia il giovane Tamura fugge da un padre terribile e cerca la madre che lo ha abbandonato da piccolo, mentre Tengo e Aomame hanno un rapporto difficile con le loro famiglie, l’una tenuta in vita da un padre burocrate e l’altra inghiottita dall’oscurantismo di una setta religiosa.
Mettendo insieme tutti questi spunti, il mondo di Murakami si presenta come un luogo popolato di individui soli che, proprio per il loro isolamento, si prestano a cogliere meglio di altri le manifestazioni di ciò che trascende la realtà, che ciò accada attraverso una musichetta o grazie alla presenza mistica di un gatto.
È un mondo popolato di spiriti calati nei corpi e di corpi svuotati del loro spiriti, che colpisce con la sua originalità e comunica attraverso uno stile limpido che ha garantito all’autore il successo di cui sta ancora pienamente beneficiando.
E voi, quale tema ricorrente di Haruki Murakami preferite?