
Se avete mai avuto un muro di casa imbrattato da delle scritte, di quelle che fanno i ragazzini per comunicare con la loro fidanzata o i giovani per esprimere le loro idee politiche, sapete quanto possano essere odiose. Anche perché, il più delle volte non sono paragonabili ai murales della street art e sono solo schiamazzi sgrammaticati che è difficile cancellare. Ci sono dei casi, però, in cui queste scritte sanno strappare una risata di gusto, volontariamente o involontariamente.
Categorie di scritte
Di scritte di questo genere, probabilmente, ne avete viste a decine sul web in questi anni. I social network, soprattutto quelli che consentono di creare delle gallerie di immagini, ne sono pieni. Sono decine e centinaia, non però tutte divertenti allo stesso modo. Alcune sì, fanno ridere; altre fanno solo sorridere; altre ancora mettono più tristezza che altro. Noi abbiamo cercato di raggruppare le più riuscite in cinque categorie: poche, ma molto divertenti. Gustatevele.
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Indice
I vegani avanzano e conquistano il mondo
Il capovolgimento della prospettiva
Le scritte sui muri più divertenti sono quelle, a nostro avviso, che riescono a rovesciare una prospettiva consolidata. Quelle che sanno giocare con ironia anche con il loro stesso linguaggio e con la loro storia. In questo caso specifico (che potete vedere qui a lato), il gioco viene fatto da un lato sopra alle classiche scritte di protesta politica, che da sempre inneggiano alla rivolta – condivisibile o esecrabile che sia –, e dall’altro sulla recente diffusione del veganismo.
Altre scritte di questa tipologia si possono trovare in giro per il web, tratte dai muri di mezza Italia. Le più divertenti? “Gesù è risotto” è celebre e molto adatta al periodo pasquale. “Prima ero schizofrenico, ora siamo guariti” è un classico che gioca con un po’ di psicologia spicciola. “Diamo lavoro ai compagni imbianchini” invece è una buona applicazione dei principi economici keynesiani. Infine, per ritornare sui vegani, ottima anche: “Salva una pianta, mangia un vegano”.
L’amore per lei e per lui
Quando la risposta arriva sullo stesso muro
Un altro tipo di scritta che, dal punto di vista comico, funziona benissimo è quello della “botta e risposta”. Una scritta cioè in cui un primo autore ha cercato di esprimere in qualche modo un pensiero poetico o profondo, e una seconda in cui gli si risponde in modo dissacrante. Un sistema che funziona particolarmente bene quando si confrontano due universi molto diversi come quello maschile e quello femminile davanti alle questioni d’amore. Qui di fianco ne trovate un ottimo esempio.
Questa scritta però non è l’unica degna di nota nel web. Ci sono dei classici imperituri come “Puoi essere figa quanto vuoi, ma se non sai fare la parmigiana non vali un cazzo”. O quella che segna la giusta rivincita delle donne: “Vuoi la colazione a letto? Dormi in cucina”. Infine, tra le tante, ci piace segnalarvene almeno una anche non legata esclusivamente al tema amoroso, ma sempre basata sul principio del “botta e risposta”. Come un “al mondo” scritto sotto al “Non sostare” del proprietario di un garage.
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Il francese, questo sconosciuto
Tutte le storpiature più comuni
Visto che il francese, studiato sempre più raramente alle superiori, è ormai ignoto alla maggioranza dei nostri giovani nelle sue regole di base, le uniche frasi che tutti conoscono in quella lingua sono quelle d’amore. Perché il francese, da sempre, è la lingua dei romantici. Da quest’idea nasce anche la scritta qui di fianco, che però non è purtroppo l’unica del suo genere.
Altre frasi sui muri, infatti, sono incappate in errori simili, con esiti improbabili. Epica quella che recita “Mona mour”, che abbiamo usato anche noi per corredare l’articolo sulle espressioni tipiche del dialetto veneto. Bella anche quella che non si fida di usare tutta una frase in francese, accontentandosi di una sola parola, e sbagliandola comunque: “Baby dammi solo un’altra scians”.
Leggi anche: Cinque nomi fondamentali della street art
La rivincita dei grammar nazi
Quando si corregge un errore altrui e quando non ci si riesce
Non diamo una rappresentazione sbagliata o falsata: nonostante molte scritte denotino un grande sense of humour, la maggior parte di esse sono inguardabili. Non solo perché prive di umorismo e fantasia, ma anche perché sgrammaticate, piene di obbrobri e forzature linguistiche. Per fortuna ogni tanto queste scritte vengono abbellite da persone che le correggono, con una punta d’ironia. Come nel caso qui di fianco, in cui ciò che manca è l’apostrofo.
Ci sono casi in cui, però, il professorino di turno non riesce ad intervenire, e l’errore rimane bello evidente. Di esempi ce ne sono per tutti i gusti. D’amore, come “Se non ci fosti, io ti inventavo” o “Mi ai spendo il cuore” o ancora “Con te accanto posso rinunciare ha tutto”, a cui qualcuno ha aggiunto “Anche all’italiano”. Di utilità sociale, come “Entrare a d’agio, stanno i banbini”. Perfino poetiche, come “Il tuo profumo mi a sballato + di ogni altra cs io abbi bevuto o fumato”. Infine, la parola definitiva sull’argomento: “Tamo ancora alla folia puledrina mia. Xke io e te ce semo lassadi gì?”, a cui qualcuno ha risposto con “xché sennò nasceva nantro somaro”.
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Ti amo in tutte le lingue del mondo (più o meno)
L’inglese e le sue varianti fantasiose
A differenza del francese, l’inglese viene ormai studiato intensamente fin dalle elementari, ma questa lingua continua a mietere comunque vittime di un certo peso. Gli errori grammaticali nell’idioma di Shakespeare infatti abbondano sui muri d’Italia, come dimostra anche la (tragica) scritta che trovate qui di fianco, forse frutto di un errore volontario. Ma, nonostante questo, scritte di questo tipo continuano a far ridere.
L’inglese viene maltrattato anche in vari altri casi. Epico è “Fuck the polis”, in cui non si capisce se ci si rivolga contro le forze dell’ordine o contro Sparta e Atene (qualche liceale stufo di studiare storia greca?). Più comune invece “Laif is nau”, che forse prende in giro un vecchio spot Vodafone. Infine, in certe altre situazioni si gioca non solo sulla lingua inglese, ma anche sui suoi prodotti o sulle sue parole “di tendenza”. Ad esempio, a noi fa molto ridere “Hiroshima ’45, Chernobyl ’86, Windows ’95”, per indicare le tragedie più grandi del secolo scorso, ma anche “Hashtag your mom” e “A.C.A.B.: alle cinque al bar”.