Cinque tipi di trofei vinti dalla Juventus

La Juventus che conquistò la Champions League nel 1996, uno dei suoi trofei più importanti

La Juventus si è appena aggiudicata, matematicamente, il quinto scudetto consecutivo, eguagliando un record già stabilito dai bianconeri nei primi anni ’30 e poi replicato dal Grande Torino (con l’intermezzo della Seconda guerra mondiale) e dall’Inter nella seconda metà degli anni ’00. L’albo d’oro bianconero, quindi, si è arricchito di un ulteriore trofeo. Ma si tratta di un albo molto affollato: 32 scudetti, 10 Coppe Italia, 2 Champions League/Coppe dei Campioni, 3 Coppe UEFA, 1 Coppa delle Coppe, 2 Coppe Intercontinentali e vari altri trofei minori.

Insomma, c’è da perdere la testa nel conteggiare le vittorie e cercare di ricordarle. Per questo – e, per par condicio, presto faremo lo stesso anche per altre società – ci è sembrato utile fare un po’ di sintesi, e scegliere le cinque tipologie di trofeo più memorabili che i giocatori in bianconero sono riusciti a conquistare. Eccoli.

 

Gli scudetti

Una panoramica sui 32

Come detto, la Juventus ha nel suo palmares ben 32 titoli nazionali, un vero record in Italia. Dietro i bianconeri, infatti, si piazzano a pari merito le due milanesi del Milan e dell’Inter, con 18 titoli a testa. Poco più della metà di quelli della Vecchia Signora. Ma c’è di più: in più di due campionati su tre, la Juve è arrivata sul podio finale.

Il primo titolo è arrivato nel 1905, ma è stato per lungo tempo un risultato isolato. La squadra torinese ricominciò a macinare risultati sul finire degli anni ’20, fino ad inanellare quei cinque scudetti consecutivi tra il 1930 e il 1935 che abbiamo già citato. La squadra ritornò grande nel dopoguerra, con due titoli a cavallo del 1950 e poi altri tre scudetti nell’epoca di Boniperti, Sívori e Charles.

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Un altro periodo d’oro fu quello compreso tra il 1972 e il 1986, quando, nello spazio di 14 anni, arrivarono ben 9 scudetti, molti con la firma di Giovanni Trapattoni, l’allenatore più vincente della storia bianconera. Poi un altro periodo d’oro tra il 1994 e il 2003, l’era di Lippi e Capello, interrotto dallo scandalo di Calciopoli. Infine, l’ultima fase, quella cominciata da Conte e portata avanti finora da Massimiliano Allegri.

Gli scudetti più belli

Difficile dire quali, tra tutti questi, siano gli scudetti più belli. Di sicuro non ci si può dimenticare quello del 1933, vinto dominando il torneo (con Felice Borel II capace di segnare 29 gol in 28 partite). Idem per quello del 1958, in cui furoreggiarono gli stranieri Sívori e Charles, con la conquista della prima stella. Poi quello del 1977, conquistato per un solo punto davanti ai cugini del Torino. Senza dimenticare quello del 1984, con anche la conquista della Coppa delle Coppe e il Pallone d’oro a Michel Platini. E quelli del 1995, il primo dell’era Lippi, e del 2012, arrivato dopo il calvario della B.

 

Le Coppe Italia

Dieci titoli, ma con la possibilità di incrementare il bottino a breve

Se gli scudetti sono ben 32, le Coppe Italia sono molte meno. Si tratta, infatti, di “solo” 10 trofei. Ma non lasciatevi ingannare, perché anche in questo caso la Juventus domina la classifica generale, anche se meno nettamente. I bianconeri detengono infatti il record di vittorie, davanti a Roma (a quota 9), Inter (7), Fiorentina e Lazio (6). E il prossimo 21 maggio la Juve potrebbe incrementare ulteriormente il suo palmares, visto che quella sera, allo Stadio Olimpico di Roma, i torinesi affronteranno il Milan nella finale di quest’anno.


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La prima coppa nazionale è arrivata nel 1938, pochi anni dopo la fine di quel quinquennio d’oro che però non aveva mai portato la Juve alla vittoria di questa competizione. Fu una vittoria particolarmente bella, perché la Juve vi arrivò eliminando l’Ambrosiana-Inter (quell’anno campione d’Italia) in semifinale e poi i cugini del Toro nella doppia finale di andata e ritorno.

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Le finali più entusiasmanti

Un altro bel successo fu quello del 1959, ottenuto andando a vincere a San Siro nella finale unica contro l’Inter col rotondo risultato di 4-1 (gol di Charles, Sívori e doppietta di Cervato). Quella del 1960 è da menzionare soprattutto perché si trattò del primo “double” bianconero (prima ci era già riuscito il Torino), mentre da cardiopalma fu quella del 1983. La Juve incontrò infatti la Roma, allora fortissima, ai quarti di finale, umiliandola con un 5-0 complessivo; poi superò l’Inter in semifinale, per trovarsi davanti la sorpresa dell’Hellas Verona. I gialloblù di Bagnoli, che avrebbero vinto lo scudetto un paio di anni dopo, vinsero la gara d’andata per 2-0, ma la Juve riuscì a ribaltare tutto a Torino. Dopo il gol di Paolo Rossi, infatti, Platini all’81° agguantò il 2-0; nei supplementari poi lo stesso francese chiuse la pratica.

Memorabili, infine, le vittorie del 1990, ottenuta rifilando un 1-0 a domicilio al Milan di Sacchi e dei tre olandesi, e del 1995, contro i rivali del Parma, incontrati quell’anno anche nella finale di Coppa UEFA e nella sfida testa-a-testa in campionato.

 

Le Coppe UEFA

Tre vittorie con Athletic Bilbao, Fiorentina e Borussia Dortmund

Usciamo dall’Italia e spostiamoci in Europa. Per lungo tempo, la Juventus non è riuscita a imporre nel continente lo stesso dominio che aveva in Italia. Il primo trionfo europeo, infatti, risale solo al 1977, quando gli scudetti erano già 16 e si preparavano a diventare 17. Quel successo arrivò in Coppa UEFA, trofeo che ancora oggi è quello, a livello europeo, che la Juve ha vinto più spesso. E cioè tre volte: nel 1977, nel 1990 e nel 1993.

La prima vittoria è memorabile non solo per il modo in cui fu conseguita, ma anche per il fatto che la formazione juventina di allora era composta di soli giocatori italiani. Alla finale la Juve di Trapattoni arrivò eliminando il Manchester City, il Manchester United, lo Shakhtar Donetsk, il Magdeburgo e l’AEK Atene. Nel doppio confronto conclusivo si sbarazzarò poi dell’Athletic Bilbao vincendo 1-0 a Torino e perdendo 2-1 in Spagna.

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Nel 1990 sulla panchina bianconera sedeva uno dei protagonisti della vittoria del 1977, Dino Zoff. L’ex portiere guidò i bianconeri alla conquista della seconda coppa dopo aver eliminato il Gornik Zabrze, il Paris Saint-Germain, il Karl-Marx-Stadt, l’Amburgo e il Colonia. Nella finale si trovò di fronte la Fiorentina di Dunga e Roberto Baggio, per la prima finale tutta italiana delle competizioni europee. L’andata finì 3-1 a Torino, il ritorno 0-0 ad Avellino, in un campo scelto – non senza polemiche – per la squalifica dello stadio della Fiorentina in seguito a un’invasione di campo.

L’ultima vittoria, quella del 1993

Infine il successo del 1993. La Juventus quell’anno era allenata da Trapattoni e schierava una parte dei giocatori che sarebbero confluiti nella corazzata di Lippi. C’erano giù Peruzzi, Carrera, Torricelli, Conte, Marocchi, Vialli, Ravanelli e Baggio. E la marcia in quella competizione fu a tratti trionfale. Vennero eliminati i ciprioti dell’Anorthosis Famagosta, i greci del Panathinaikos, i cechi del Sigma Olomuc, i portoghesi del Benfica e i francesi del Paris Saint-Germain, prima di accedere alla finale contro il Borussia Dortmund di Reuter e Chapuisat. I bianconeri si imposero 3-1 in Germania e poi replicarono con un secco 3-0 al Delle Alpi.

 

Le Champions League

I due titoli e le finali perse

Il trofeo europeo più importante, però, non è la Coppa UEFA ma la Champions League, erede della Coppa dei Campioni. La Juventus ha vinto una volta con entrambe le diciture, nel 1985 e nel 1996, ma è arrivata in finale in molte altre occasioni. I tifosi bianconeri infatti ricorderanno con dispiacere le finali del 1973 (persa con l’Ajax di Cruijff), 1983 (con l’Amburgo di Magath), 1997 (contro il Borussia Dortmund di Sammer e dell’ex Paulo Sousa), 1998 (col Real Madrid), 2003 (ai rigori col Milan) e nel 2015 (contro il Barcellona).


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Ma concentriamoci sulle vittorie. Nel 1985 la Juventus era al punto di arrivo di una lunga serie di successi. La squadra allenata da Trapattoni era un meccanismo pressoché perfetto, che esibiva una buona parte dei campioni del mondo di tre anni prima, con l’aggiunta dei fuoriclasse Michel Platini e Zbigniew Boniek. La Juve eliminò i finlandesi dell’Ilves, gli svizzeri del Grasshoppers, i cechi dello Sparta Praga e infine i francesi del Bordeaux. Alla finale di Bruxelles trovò il Liverpool, vincitore l’anno prima contro la Roma. La Juve la superò con un gol di Platini su rigore, ma quella finale rimane tristemente famosa per la tragedia dell’Heysel, dovuta agli hooligan inglesi e alla vecchiaia dell’impianto.

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Nel 1996, invece, la festa fu festa vera. La competizione fece registrare la definitiva esplosione di Alessandro Del Piero, che con sei gol guidò la squadra verso la finale. Nel girone eliminatorio i bianconeri superarono Borussia Dortmund, Steaua Bucarest e Rangers Glasgow. Ai quarti di finale regolarono il Real Madrid mentre in semifinale si sbarazzarono del Nantes. Si arrivò così alla finale di Roma, dove la Juve affrontò l’Ajax di Louis van Gaal, con in campo i fratelli de Boer, Litmanen e i futuri juventini van der Sar e Davids. La gara fu decisa ai rigori, con i gol decisivi di Ferrara, Pessotto, Padovano e Jugović.

 

Le Coppe Intercontinentali

Le due gare di Tokyo, da Platini a Del Piero

Concludiamo, infine, con le due Coppe Intercontinentali che la Juve ha conquistato nel 1985 e 1996, subito dopo le due vittorie in Coppa dei Campioni. All’epoca, come ricorderete, il trofeo veniva assegnato tramite una partita unica giocata a Tokyo, generalmente tra la fine di novembre e i primi di dicembre. Nel 1985 la Juve si trovò così a sfidare l’Argentinos Junior, vincitore della Coppa Libertadores. La sfida fu epica e rimase negli annali. La gara si concluse 2-2 nei tempi regolamentari, e si dovette arrivare ai rigori. Decisivo fu il quinto degli juventini, calciato da Michel Platini, poi nominato anche miglior giocatore in campo.

Il suo erede, undici anni dopo, fu Alessandro Del Piero. Anche in quell’occasione la Juve affrontò un’argentina, il River Plate, squadra che in formazione esibiva gente del calibro di Enzo Francescoli, Ariel Ortega e Marcelo Salas. Una Juve che, rispetto alla vittoria in Champions di qualche mese prima, aveva cambiato molto. Nell’undici erano entrati Paolo Montero, Zinedine Zidane e Alen Bokšić. Forse anche per questo, la Juve riuscì a imporsi solo nel finale, con un gol all’81’ di Del Piero sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

 

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