Cinque tipici animali del bosco

Alla scoperta degli animali del bosco grazie anche a questo quadro ottocentesco di Gabriel Bouret

Ecco i cinque più rappresentativi animali del bosco secondo noi: vota il tuo preferito e poi leggi l'articolo per scoprire i dettagli.

 
Nei pomeriggi dei primi anni ’80, Rai Uno mandava in onda una serie animata per bambini, di origine olandese, dal titolo Il bosco dei perché (conosciuta anche come Il gufo racconta). Nella sigla, che era un tormentone in quegli anni, il coro chiedeva al gufo Menner di raccontare delle storie. E lui, chiudendo gli occhi e muovendo le dita delle zampe, diceva: «Vi dirò cosa succede tra gli animali quando i sogni son realtà. Quando non c’è chi li vede, sapeste voi cosa succede! Son buoni e truffatori e birbanti e rubacuori».

Gli animali del bosco tra fiabe e realtà

Così iniziava a raccontare una storia sugli animali del bosco. E di storie ne narrò diverse, visto che la serie conta ben 1640 episodi (in Italia sono stati trasmessi “solo” i primi 1041). Saranno proprio così gli animali del bosco? Senza dubbio le fiabe di ogni tempo hanno plasmato il nostro immaginario e, volenti o nolenti, associamo a questi esseri alcune caratteristiche tipicamente umane che, nella realtà, nulla hanno a che fare con loro.

Vediamo un po’ da vicino, allora, cinque tipici animali del bosco: magari potrebbe essere lo stimolo per conoscere meglio come sono realmente, al di là degli stereotipi che noi umani abbiamo loro affibbiato. Partiamo, naturalmente, dal gufo, in omaggio al gufo Menner del cartone Il bosco dei perché.

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Il gufo reale

Tra i gufi è la specie con la più grande apertura delle ali

La bellezza del gufo realeIn Italia (ad eccezione di Sicilia e Sardegna), come in gran parte dell’Europa, vive il gufo reale, il cui nome scientifico è Bubo Bubo. È la specie con la più grande apertura alare (le femmine possono raggiungere i due metri) e può essere alto fino a 80 centimetri. I maschi possono pesare fino a quasi tre chili, mentre nelle zone nordiche le femmine possono superarne i quattro.

Dal punto di vista anatomico, il gufo reale ha coda corta e testa grossa; gli occhi sono giallo-arancio e risultano fosforescenti, con delle penne erettili in cima. Il colore del piumaggio è bruno, con strisce e barre nere e gialle/blu.


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Una rotazione di 270°

Il gufo reale può girare la testa quasi completamente (arriva a 270 gradi): in questo modo può guardarsi intorno senza muoversi e procurarsi il cibo più facilmente. I gufi reali, infatti, si nutrono di insetti, farfalle notturne, ragni, lucertole, uccelli, topi, piccoli mammiferi e anche serpenti.

Il principale nemico del gufo reale è costituito dai cavi sospesi: accade di frequente, infatti, che nel corso dei voli di caccia notturni, urti questi cavi e cada, a volte anche perdendo la vita.

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Il lupo

«Ascoltateli. I figli della notte… quale dolce musica emettono» (dal film Dracula di Bram Stoker)

I lupi, da sempre abitatori dei boschiImpossibile non pensare al lupo quando si parla di animali del bosco. E la prima caratteristica che ci viene in mente andando con il pensiero al lupo è che sia un animale “cattivo”. Del resto, la favola di Cappuccetto Rosso ne ha fatti di guai! Nella realtà, il vero problema nei boschi è l’uomo: sebbene il lupo, infatti, abbia diversi nemici, il principale è costituito dall’uomo che lo ha ucciso e, cacciando la selvaggina e distruggendo le foreste, ne ha ridotto l’habitat naturale.

A oggi il lupo vive in tutto l’Appennino e sta tornando sulle Alpi. Come è noto è il “nonno” dei cani e per molti versi i due animali si somigliano, almeno fisicamente. L’altezza media di un lupo al garrese va dai 60 agli 80 centimetri, mentre può essere lungo fino a un metro e mezzo (a cui bisogna aggiungere la coda, che può misurare anche mezzo metro). Un lupo adulto pesa all’incirca 40 chilogrammi. Il mantello è generalmente grigio, ma anche bianco macchiato e nero.

Le prede

Il lupo è un animale carnivoro, motivo per cui mangia altri animali come cervi, caprioli, daini, camosci ma anche pecore o capre. Per la cattura degli animali più grandi, il lupo caccia in branco (è proprio dei lupi vivere in branco, i cui capi sono un maschio e una femmina alfa) e una grossa preda può bastare al suo sostentamento anche per una settimana.

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Il cervo

Spesso le sue corna (che non si chiamano così) sono assurte a simbolo di infedeltà coniugale

Un cervo, uno dei più begli animali del boscoSecondo gli antichi il cervo è un animale molto intelligente. Di loro scriveva Aristotele, per esempio: «Fra gli animali selvatici che hanno quattro zampe, il cervo sembra non sia fra i meno intelligenti. Questo animale, infatti, genera nei pressi delle strade (dove le bestie feroci, per via degli uomini, non si avvicinano) e, quando partorisce, la prima cosa che fa è mangiarsi la placenta».

«Inoltre – proseguiva il filosofo greco – abbandonano le corna in luoghi impervi e difficili da scovare (da qui viene anche il proverbio “dove i cervi perdono le corna”) perché, avendo perduto le armi con cui difendersi, hanno cura di non farsi vedere».

La descrizione di Plutarco

Stessa idea ripresa da Plutarco, che affermava: «Le femmine dei cervi preferiscono partorire i propri piccoli nei pressi di una strada, dove le bestie carnivore non si avvicinano. I maschi, invece, quando si accorgono di essere appesantiti per via dell’eccessiva pinguedine, si appartano in luoghi sicuri e si salvano nascondendosi, visto che non confidano più nella possibilità di fuggire correndo».

Quella delle corna (che in realtà si chiamano “palchi” o anche “trofei”) è forse la caratteristica più appariscente: sia perché è impossibile non vederla, sia perché ogni anno le corna cadono. L’anno seguente cresceranno nella stessa forma e posizione dell’anno prima, ma con una ramificazione in più. Per questo motivo i cervi necessitano di un’alimentazione molto ricca di calcio, che ne fortifica i palchi. Ricordiamo che il cervo è un animale erbivoro e si nutre di erbe, foglie e cespugli.

Il corpo del cervo è flessuoso e compatto; le zampe sono lunghe e potenti, adatte ai terreni accidentati dei boschi.

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Il cinghiale

Nell’antica Persia veniva rispettato perché coraggioso e sprezzante del pericolo

Un cinghiale, tipico animale del boscoIl romanzo Ognuno potrebbe di Michele Serra inizia con un cinghiale morto trovato in mezzo alla strada in città (e, tra l’altro, in copertina troviamo proprio un cinghiale che indossa abiti umani). Il protagonista del romanzo si chiede come abbia fatto un cinghiale a trovarsi in una rotatoria che sorge nel bel mezzo del niente.

Sembra quasi di sentire l’eco delle parole di Jeffrey Moussaieff Masson, scrittore e psicanalista, che a proposito dei cinghiali ebbe a scrivere: «I cinghiali sono notoriamente diffidenti con gli umani e ne hanno ben donde, visto che sono stati cacciati fino a sfiorare l’estinzione in diverse parti del pianeta, e sono temuti e disprezzati quasi ovunque. Sopravvissuti a secoli di caccia indiscriminata, i cinghiali sono eccezionalmente sensibili ai pericoli».


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Maiali selvatici

Da noi i cinghiali vivono soprattutto nei boschi appenninici e, per farla breve, somigliano a dei maiali (sono infatti anche chiamati “maiali selvatici”). I cinghiali sono animali onnivori e pertanto mangiano di tutto: semi, frutta, bacche, radici e via dicendo.

Il cinghiale può danneggiare campi coltivati e orti e questa è stata la sua sfortuna nel corso dei secoli: visto come un pericolo, infatti, è stato sempre cacciato. Dato che la sua carne piace, la caccia al cinghiale è cresciuta a dismisura. Poi ci si chiede come mai siano animali “aggressivi”.

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Il ghiro

«Ad andare in letargo, negli alberi, c’è anche il ghiro, che diventa grassissimo» (Aristotele)

Un ghiro intento a dormireLungo appena 15 centimetri, con piccole orecchie appuntite e nude, pelo grigio molto morbido e una coda lunga e folta, il ghiro vive nei boschi tra i 600 e 1500 metri di altezza. Ama i boschi con molto sottobosco e quelli con vecchi alberi, sì che possa nascondersi nella cavità naturali. Tuttavia è possibile trovarlo anche nelle case rurali, soprattutto in inverno.

Il ghiro è noto per il suo lungo letargo invernale: dorme per sei mesi, ed è per questo che delle persone dormiglione si dice che dormono come un ghiro. La preparazione al letargo inizia in autunno quando i ghiri iniziano ad aumentare di peso e accumulano notevole quantità di grasso: in tal modo potranno sopravvivere durante i mesi di sonno.

Il ghiro come alimento

Gli antichi romani se ne cibavano (pare fosse uno squisito antipasto) e in Brianza lo si faceva arrosto. Oggi la caccia del ghiro è vietata, per cui il consumo alimentare del ghiro è illegale. Buon per lui, che può dormire, così, sonni tranquilli!

 

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