Cinque tra i fumetti più belli usciti nel 2015

Alla scoperta dei migliori fumetti del 2015

Tempo di bilanci di fine anno anche per il mondo del fumetto. Come già anticipavamo ieri coi libri, è infatti giunto il consueto periodo in cui vi segnaliamo quanto di buono è uscito nell’anno che si avvia a conclusione. Questo per fornirvi qualche spunto per la “letterina a Babbo Natale” ma anche per suggerirvi qualche lettura interessante per il 2016.

In generale, quest’anno ci hanno convinto particolarmente le produzioni italiane. Al di là di un mercato che negli ultimi vent’anni si è inevitabilmente compresso, il fumetto nostrano ci pare godere ancora di ottima salute, e lo dimostrano le tre storie che sono riuscite ad entrare in cinquina. Altre, d’altronde, avevano compiuto la stessa impresa anche negli anni scorsi (ad esempio nel 2013 e nel 2014), segno che i nostri artisti sono in salute.


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A fare compagnia a questi tre fumetti made in Italy – tra loro comunque molto diversi –, abbiamo posto un paio di storie che ci hanno colpito per la loro originalità. Storie che dimostrano che questo medium è ancora vitale, offre ancora soluzioni straordinarie e può raccontare mondi fantastici ma anche realistici, con una profondità e un grado di immedesimazione che non è facile trovare altrove. Scopriamo allora i cinque fumetti più belli tra quelli pubblicati nel 2015.

 

L’arabo del futuro

Un’infanzia tra Libia e Siria

L'arabo del futuro, prima parte di una trilogiaRicordate Persepolis? Per quei pochi che non lo conoscessero, si tratta di uno straordinario fumetto – da cui è stato tratto un altrettanto straordinario film – realizzato da Marjane Satrapi. Un racconto autobiografico degli anni che l’autrice visse prima in Iran, suo paese d’origine, e poi in Europa durante l’infanzia e l’adolescenza. Un fumetto che, con ironia e sincerità, ci ha raccontato cosa voleva dire vivere nel paese di Khomeyni all’epoca della rivoluzione islamica.

Oggi c’è un nuovo fumetto che ci racconta, con lo stesso grande talento, un’altra faccia del mondo arabo in quegli stessi anni. Si intitola L’arabo del futuro ed è stato scritto e disegnato da Riad Sattouf, un autore satirico che da anni vive in Francia e del quale, in passato, sono stati tradotti in italiano anche altri libri (su tutti, segnaliamo La mia circoncisione). Questo nuovo graphic novel, però, è il primo tomo di un’autobiografia che vuole ripercorrere tutta la particolare infanzia del suo autore.

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Figlio di un padre siriano e di una madre britannica che si conobbero negli anni ’70 a Parigi, Riad nacque con la particolarità di essere biondo, una cosa ovviamente non comune nel mondo di provenienza del padre. Crebbe prima a Parigi, poi in Libia ed infine in Siria, dove vide, con gli occhi di un bambino, all’opera i regimi di Gheddafi e di Hafiz al-Asad. Forte anche della storia personale di Sattouf (che collabora da anni con Charlie Hebdo) e della situazione internazionale, il libro è diventato un best-seller in Francia, ma sta vendendo molto bene anche da noi.

 

Il porto proibito

Il capolavoro marinaresco di Teresa Radice e Stefano Turconi

"Il porto proibito" di Teresa Radice e Stefano TurconiI vecchi romanzi d’avventura avevano spesso alcuni temi comuni. Uno di questi era l’esplorazione dei mari, a volte accompagnata dai pirati, a volte da maestose balene a cui dare la caccia. Teresa Radice e Stefano Turconi, due autori cresciuti sulle pagine di Topolino, hanno provato quest’anno a rinnovare il mito con un volume incantevole, Il porto proibito. Disegnato con le sole matite e impaginato come un vecchio romanzo ottocentesco, il libro riesce infatti a cattura perfettamente l’atmosfera dei vecchi lupi di mare, perfezionandola con uno stile narrativo moderno.


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Della storia abbiamo parlato diffusamente anche su queste stesse colonne, chiedendo proprio ai due autori di scegliere i loro libri di mare preferiti. Ma in generale, a qualche mese di distanza, ci pare di poter dire che il racconto ha acquisito ancora maggiore potenza, visto che è riuscito a fissarsi nella memoria del sottoscritto ma anche di molti altri lettori. D’altronde, Radice e Turconi – che fanno coppia fissa anche nella vita – sono ormai autori maturi. Basti pensare che solo un paio di anni fa hanno pubblicato Viola giramondo, storia che, dopo esser stata tradotta in francese, è ora candidata ad Angoulême come Miglior fumetto per ragazzi.

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Qui

Una storia che vi sconvolgerà la mente, firmata da Richard McGuire

La suggestiva copertina di "Qui"Quei pochi (almeno in Italia) che avevano avuto modo di leggere Qui nella sua prima versione americana, uscita nel 1989, di sicuro non se la saranno dimenticata. Oggi però l’opera di Richard McGuire – riscritta e ridisegnata, oltre che a colori – è disponibile per tutti nell’edizione Rizzoli Lizard lanciata quest’anno. Ed è un’opera che non può non lasciare il segno. A prima vista, infatti, può sembrare un puro esercizio di stile, ma a leggerla più in profondità è molto più di questo.

La storia è ambientata in un’unica stanza. Una stanza normalissima. A non essere normale è il modo in cui McGuire riesce a ricostruire gli avvenimenti. È infatti come se fossimo davanti a una telecamera fissa, con sempre la stessa inquadratura, mentre a cambiare è il tempo. In una vignetta siamo negli anni ’50, in quella dopo nei ’90, e poi indietro negli anni ’30. Addirittura, nella stessa vignetta si accavallano più livelli, come se su ogni inquadratura si aprissero delle finestre pop-up, degli squarci sul passato o sul futuro.

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L’idea che ne emerge è quella della quarta dimensione, quella del tempo, che veramente si installa – come forse mai prima – sulle tre rese evidenti dal disegno. Ma anche l’idea dello scorrere del tempo, di come le varie età siano tra loro collegate, di come ogni casa ed ogni stanza nascondano una storia secolare, millenaria, che trascende i singoli individui. Se poi il fumetto originale, del 1989, era in uno scarno bianco e nero e con vignette piuttosto piccole, qui tutto è più ampio, e a colori, con vari riferimenti anche alla pittura di Edward Hopper che impreziosiscono l’opera.

 

Quaderni giapponesi

I diari del Sol Levante

La copertina dei Quaderni giapponesi di IgortIgort non lo scopriamo certo oggi. È, da anni, uno dei migliori narratori a fumetti della scena italiana, capace di indagare e rappresentare vari tipi di realtà, anche distanti da quelle a cui siamo abituati. Quest’anno, però, è uscita una delle sue storie migliori, un assoluto capolavoro: Quaderni giapponesi. Come saprete, negli ultimi anni il fondatore di Coconino Press ha dedicato alcuni volumi a storie dell’Est Europa, come Quaderni russi e Quaderni ucraini. Ora ha deciso di spingersi ancora più ad est, complici i suoi anni passati in terra nipponica.

L’idea del libro nasce dai diari di viaggio dell’autore sardo. Nel suo passato, che risale ormai a più di vent’anni fa, Igort ha infatti vissuto e lavorato per qualche tempo in Giappone (oltre ad averlo visitato più volte), imparando a conoscere la sua cultura, il suo stile, il suo amore per il disegno. Lui stesso, racconta, riteneva di essere stato giapponese, in una vita precedente. Così, oggi, in quei vecchi diari Igort ha ritrovato se stesso, ciò che era e ciò che è, ma anche il paese del Sol Levante. E ha deciso di ricostruire le parti mancanti di quei taccuini con la maestria (anche grafica, ma non solo grafica) che gli è propria. Il risultato è un libro che incanta e meraviglia.

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Topolino e l’Impero Sottozero

Casty su Topolino nn.3091-3092-3093

La copertina di Topolino n.3093, con l'ultima parte della storia di CastyIn Italia, per quanto riguarda le produzioni “autoctone”, abbiamo due grandi colossi: Topolino e la Sergio Bonelli Editore. Senza nulla togliere agli altri editori e alle altre realtà, spesso splendide, è innegabile che la rivista dei personaggi disneyani e la casa editrice di Tex e Dylan Dog abbiano sostenuto e continuino a sostenere, da moltissimi anni, il mercato interno. Per molti di noi, Topolino è stato il canale privilegiato per entrare nel mondo dei fumetti (e poi rimanerci), mentre i bonelliani sono stati i mensili che ci hanno permesso di passare ai temi più adulti. È quindi inevitabile che su queste pagine passino, prima o dopo, tutti i grandi talenti, a volte per una fugace avventura, a volte per rimanervi più a lungo.

Uno di questi talenti è il friulano Casty, al secolo Andrea Castellan. Dopo essersi fatto le ossa su Cattivik e su Lupo Alberto, è approdato al settimanale del Topo nel 2003, dimostrandosi subito uno degli autori di maggior talento della nuova generazione. Due sono i suoi maestri dichiarati: da un lato l’americano Floyd Gottfredson, il maestro delle avventure di Topolino, e dall’altro Romano Scarpa, il suo corrispettivo italiano. Per questo, le avventure di Casty sono sempre moderne, ma allo stesso tempo ben ancorate nella tradizione, e assumono quindi un gusto tutto particolare. Leggere una sua storia è un’esperienza unica, in quanto nostalgia e novità vi si fondono. E Topolino e l’Impero Sottozero, una grande saga che vede anche la presenza di Atomino Bip Bip, è una delle migliori in questo genere.


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L’avventura prende infatti avvio in Russia, dove Topolino e Atomino si trovano in vacanza. Qui stringono amicizia con una giovane e brava pattinatrice, solo per vederla però rapita dagli emissari di una potenza straniera, la Gelonia. A questo punto gli eroi cominciano ad indagare, in una storia che finisce per mescolare varie tradizioni e miti, come quello di Agarthi, gli Iperborei, la figura degli Yeti e così via. Ma Casty riesce a gestire tutti questi stimoli al meglio, consegnando una storia appassionante e interessante, come le più belle della tradizione disneyana.

 

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