
Credo che tutti, qui in Italia, conosciamo il calcio, lo sport più seguito e praticato al mondo. Il motivo della sua fama è dato forse dalla sua semplicità: per giocare basta un pallone e qualunque cosa assomigli ad una porta.
Giocando a calcio da ragazzini, ognuno di noi è stato almeno una volta protagonista di partite che ai nostri occhi valevano più di una finale di Champions League: un rigore parato, il gol decisivo segnato all’ultimo momento oppure l’assist vincente ci facevano sognare un futuro da professionisti. Ecco, appunto, i professionisti. I calciatori, quelli veri, non sono dei tuttofare come noi quando ci incontriamo al campetto con gli amici, ma ognuno ha il proprio ruolo e ha dei compiti da svolgere.
I calciatori bravi davanti ad entrambe le porte
O almeno, così dovrebbe essere in teoria. Perché ci sono dei giocatori che se ne fregano della loro posizione e, noncuranti del fatto che essendo difensori il loro obiettivo è quello di difendere la propria porta, spesso e volentieri rubano il mestiere agli attaccanti segnando valanghe di goal. Oggi quindi vi parlerò di cinque difensori dagli anni ’60 ai giorni nostri che hanno dimostrato di cavarsela davanti ad entrambe le porte.
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Indice
Giacinto Facchetti
75 gol in 634 presenze, sempre con l’Inter
Giacinto Facchetti è il difensore che legò tutta la sua carriera alla maglia dell’Inter dando inizio ad un nuovo tipo di giocatore: il terzino d’attacco. Nonostante gli inizi nella Trevigliese come attaccante, l’allenatore nerazzurro Herrera decise di arretrarlo in difesa, ma non per questo riuscì a fargli perdere la sua vena realizzativa.
Giacinto infatti vanta ben 75 gol realizzati in 634 presenze, primo difensore ad arrivare a quota 10 reti in una singola stagione, cosa che lo rese uno dei giocatori fondamentali della cosiddetta “Grande Inter” capace di vincere consecutivamente due Coppe dei Campioni nelle stagioni 1963-1964 e 1964-1965.
[wpzon keywords=”giacinto facchetti” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Anche in nazionale Facchetti dimostrò tutte le sue qualità: 94 partite disputate con la maglia azzurra e 3 reti, vincendo, da capitano, l’Europeo del 1968.
Il “Cipe” è stato una bandiera del nostro calcio, nonché un modello da seguire per tutti quei terzini che al giorno d’oggi vediamo spingere sulle fasce, dedicandosi in particolar modo alla fase offensiva (con la piccola differenza che all’epoca di Facchetti un terzino così era quasi impensabile, mentre al giorno d’oggi è la normalità).
Franz Beckenbauer
Due Palloni d’oro e tanti titoli col Bayern Monaco e la Nazionale tedesca
Beckenbauer, soprannominato “il Kaiser”, è stato uno dei calciatori più forti e più rappresentativi della storia del calcio tedesco. Nato nel 1945, ha giocato per tutto il corso della sua carriera nell’ormai defunto ruolo di libero, facendo le fortune del Bayern Monaco, la squadra con la quale è diventato una vera e propria leggenda. Fondamentale sia in difesa che in attacco, ha segnato più di 60 gol con i bavaresi, nel corso di 17 stagioni nelle quali ha vinto praticamente tutto: cinque campionati tedeschi, quattro Coppe di Germania e tre Coppe dei Campioni, oltre a una Coppa Intercontinentale e una Coppa delle Coppe.
A testimonianza di quanto fosse dominante, è stato insignito per ben due volte del prestigioso Pallone d’Oro, unico difensore ad oggi nel riuscire ad ottenere il più importante premio individuale del mondo del calcio più di una volta.
[wpzon keywords=”franz beckenbauer” sindex=”SportingGoods” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Ovviamente è stato anche una bandiera della nazionale tedesca, che all’epoca era ancora divisa in Germania Est e Ovest. Proprio con la maglia di quest’ultima il Kaiser ha vinto il Campionato del mondo (più un titolo da allenatore) e l’Europeo, segnando complessivamente 14 reti in 103 presenze.
Giocando in posizione di libero, non aveva una marcatura fissa in difesa e quindi risultava spesso decisivo nei raddoppi o nel coprire i compagni di reparto che erano stati saltati dal diretto avversario. Ciò gli consentiva anche un’elevata imprevedibilità in attacco, poiché era libero di salire a supportare la fase offensiva quando lo riteneva opportuno. La sua buona velocità lo favoriva nel cogliere le difese avversarie alla sprovvista con inserimenti nell’area di rigore, trovandosi spesso a tu per tu col portiere.
Ronald Koeman
Più prolifico di un centravanti
Signore e signori, che dire? Qui ci troviamo al cospetto di un mostro sacro di questo gioco. Ronald Koeman nasce nei Paesi Bassi nel 1963 e proviene da una famiglia di calciatori: sia suo padre che suo fratello maggiore (e anche suo nipote più tardi) intraprendono la carriera calcistica.
Nell’arco di 17 stagioni, dall’inizio degli anni Ottanta fino al 1997, metterà a segno ben 253 reti con le migliori squadre della Eredivise come Ajax, PSV e Feyenoord, oltre a 6 stagioni con la maglia del Barcellona. Con i blaugrana tra l’altro vincerà nel ’92 la prima Coppa dei Campioni della squadra di Messi e soci, battendo in finale la nostra Sampdoria per 1-0 proprio con un suo gol su punizione.
I record e la carriera da allenatore
Koeman durante tutto l’arco della sua carriera da professionista ha segnato più di molti centravanti, anche importanti, della storia del calcio e battere il suo record per un difensore resta tutt’oggi ai limiti dell’impossibile.
Dopo il ritiro, ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore, con risultati davvero niente male: oltre ad essere diventato il secondo olandese a riuscire a vincere l’Eredivise sia come calciatore che allenatore, nel suo palmares figurano una Supercoppa di Portogallo col Benfica e una Coppa del Re col Valencia. Dalla scorsa stagione allena il Southampton del nostro Graziano Pellè.
Roberto Carlos
L’incredibile calcio di punizione alla Francia
Robert Carlos, classe ’73, è uno dei calciatori brasiliani più famosi di sempre. Terzino come il nostro già citato Facchetti, ha fatto storia con le sue incursioni sulla fascia e con i suoi dribbling ubriacanti. Dopo il suo inizio di carriera in patria col Palmeiras, sbarcherà in Europa alla corte dell’Inter di Massimo Moratti nella stagione 1995-1996. Tuttavia, resterà solo un anno in Italia a causa di attriti con l’allora tecnico nerazzurro Roy Hodgson, venendo ceduto al Real Madrid.
Con la maglia dei blancos Carlos vivrà 11 anni pieni di successi personali e di squadra. Grazie anche alle sue 69 reti, vincerà ogni tipo di competizione nazionale e ed europea: dai quattro titoli della Liga, alle tre Supercoppe di Spagna, ai tre successi in Champions League. Nel 2007 lascia la Spagna per approdare al Fenerbahçe, con cui vincerà due Supercoppe di Turchia e poi, dopo un ritorno in patria nel Corinthians, annuncerà il suo ritiro dal calcio giocato, a ben 39 anni, dopo aver giocato una stagione con la squadra russa dell’Anzhi.
Il tiro “a tre dita”
L’arma segreta di Roberto Carlos sono i suoi calci di punizione. Col passare degli anni infatti si è affermato sempre più come un vero e proprio specialista dei calci piazzati, grazie anche alla particolare tecnica del tiro “a tre dita”, con la quale, abbinata ad una potenza fuori dal comune, ha segnato più e più volte gol spettacolari.
Il suo capolavoro è senza ombra di dubbio il gol segnato con la maglia della nazionale brasiliana contro la Francia in un’amichevole estiva: distanza siderale, rincorsa presa da centrocampo ed una traiettoria che nemmeno i migliori esperti di fisica riuscirebbero a spiegare. Una rete che ha fatto la storia.
Marco Materazzi
I colpi di testa che ci hanno fatto vincere il Mondiale
A concludere questa cinquina troviamo Marco Materazzi, ex difensore dell’Inter e della nostra nazionale. Marco nasce a Lecce nel 1973 e, come Koeman, anche lui è figlio d’arte, essendo papà Giuseppe all’epoca calciatore proprio della squadra della città natale di Marco. Inizia a giocare a pallone nelle giovanili della Lazio e successivamente girerà per varie squadre delle serie minori italiane (più una parentesi nel 1998 in Inghilterra con l’Everton).
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L’anno della sua consacrazione, sia come difensore, sia come mina vagante in attacco, è il 2000: tornato per la seconda volta al Perugia, Marco segna ben 12 gol in campionato. L’ottima annata del leccese viene notata dai dirigenti nerazzurri e si trasferirà all’Inter l’estate successiva. A Milano vive i suoi anni d’oro, con 15 trofei vinti in 10 anni, partecipando anche all’impresa del triplete (l’Inter nella stagione 2009-2010 vinse sia Campionato che Coppa nazionale, oltre alla Champions League). Dopo alcune divergenze con l’allenatore Leonardo, rescinderà il suo contratto, dichiarando il suo ritiro dal calcio giocato. Tuttavia lo scorso anno ha firmato un contratto da allenatore-giocatore con la neonata squadra indiana del Chennaiyin.
[wpzon keywords=”marco materazzi” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Materazzi è diventato il simbolo del difensore centrale alto e ruvido, specializzato nel colpo di testa. Difatti degli oltre 50 gol siglati in carriera, la maggior parte derivano da azioni su calcio piazzato, dato che la sua altezza e la sua forza, insieme alla sua bravura nel gioco aereo, lo rendevano molto pericoloso. Anche i due gol segnati con la nazionale ai Mondiali 2006 sono colpi di testa, fondamentali per la vittoria del campionato del mondo (in particolare quello contro la Francia in finale, che ci permise di pareggiare sull’1-1 dopo che Materazzi stesso aveva causato il rigore del temporaneo vantaggio francese). Inoltre ha dimostrato di essere bravo anche coi piedi: è stato sia un buon rigorista che un discreto calciatore di punizioni.