
Di classici letterari russi ne conosciamo anche solo per sentito dire: chi non ha mai udito, per esempio, il titolo Guerra e pace? Valanghe di critici hanno espresso i loro apprezzamenti, che magari hanno destato la nostra curiosità a tal punto da indurci a correre a cercarli in libreria. L’amara sorpresa si è fatta poi trovare nel momento in cui abbiamo preso tra le mani una copia di Delitto e castigo che, con il suo migliaio e più di pagine, non ci ha messo molto a frenare il nostro entusiasmo.
I romanzi lunghi un po’ ci intimoriscono: per le dimensioni abbondanti del libro oppure per quelle minuscole dei caratteri spesso e volentieri ci si tira indietro, convincendosi di quanto l’opera stia meglio sullo scaffale della libreria piuttosto che sul comodino.
La letteratura russa è zeppa di storie apparentemente interminabili, poiché non tutti gli autori hanno abbracciato lo stile breve e conciso di Gogol’ che, con Il naso o Il cappotto, è in grado di farci divertire e riflettere senza occupare gran parte del nostro tempo.
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In realtà non per forza un romanzo impegnativo non può essere allo stesso tempo avvincente. Scopriamo quindi insieme cinque tra i capolavori più lunghi della letteratura russa e i motivi per cui meritano di essere letti.
Indice
1. Lev Tolstoj – Guerra e pace
Tra storia e fantasia emerge il ritratto dell’uomo nel tempo
Si tratta di un classico intramontabile e impossibile da tralasciare: Guerra e pace è indubbiamente uno dei capolavori russi più lunghi. D’altra parte, il suo autore, Lev Tolstoj, impiegò ben sette anni per scriverlo e di certo non poteva liquidarci con un misero centinaio di pagine.
A ciò va aggiunto il fatto che inizialmente l’opera era destinata ad una rivista, su cui comparve periodicamente dal 1865 al 1869. Anche le vicende narrate ricoprono un arco abbondante di tempo: il romanzo storico descrive infatti la Russia napoleonica.
Oltre alle campagne militari, Tolstoj rappresenta la nobiltà del proprio paese, da un lato scossa dalla guerra, dall’altro influenzata dalla cultura francese. Protagoniste sono le importanti famiglie dei Bolkonskij e dei Rostov, i cui destini finiranno inevitabilmente per incrociarsi.
Nella prima spicca la personalità del principe Andrej che, al suo ritorno dalla guerra a causa di una ferita, si dedica all’amministrazione delle proprie terre ed entra così in contatto con i Rostov. È allora che incontra la bella Nataša e se ne innamora, ma i due non saranno tanto fortunati.
L’amore impedisce la morte. L’amore è vita. Tutto, tutto ciò che io capisco, lo capisco solamente perché amo. È solo questo che tiene insieme tutto quanto. […]
Tolstoj racconta in Guerra e pace eventi storici a cui abbina i personaggi reali dai quali sono stati vissuti, ma si serve anche della propria immaginazione per creare personaggi di fantasia le cui vicende appassionano il lettore. Così, tra battaglie, allusioni allo sviluppo scientifico e riferimenti filosofici, dipinge un autentico ritratto dell’uomo nel tempo.
2. Fëdor Dostoevskij – Delitto e castigo
L’atrocità del delitto che provoca un castigo emotivo
Opera dello scrittore Fëdor Dostoevskij, che lo fece pubblicare nel 1866, Delitto e castigo deve la sua lunghezza non tanto alla quantità di fatti narrati, ma piuttosto alla pioggia di reazioni emotive scatenata dal delitto premetitato che il protagonista Rodion Romanovič Raskol’nikov compie. Le sue riflessioni, infatti, accompagnano il lettore durante tutta l’opera.
Il delitto a cui fa riferimento il titolo è quello di una vecchia usuraia. Data la sua professione, Raskol’nikov si autoconvince che la sua morte sia quantomeno giusta, ma non fa i conti con gli imprevisti che lo porteranno a commettere un altro reato.
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Appena compiuto l’omicidio, compare sul luogo del delitto proprio la sorella della vittima, per cui a Raskol’nikov non resta che uccidere anche lei. Nonostante l’alta considerazione che il protagonista ha di sé, inizia per lui un vero e proprio calvario: rimorsi e sensi di colpa lo attanagliano senza dargli pace.
A volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza.
Il pensiero centrale che emerge dal romanzo è il conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza: si tratta di un tema che Dostoevskij inserisce spesso nelle proprie opere. Raskol’nikov, prima della condanna in carcere che lui stesso si procura, sconta una pena del tutto emotiva. La salvezza è comunque garantita anche grazie all’incontro con Sonja: un’anima pura che contrasta con quella peccaminosa di Raskol’nikov.
3. Boris Pasternak – Il dottor Zivago
L’intensità della guerra che ostacola l’amore e infrange i sogni
Non basta una vita complicata ad ostacolare i personaggi: a far precipitare gli eventi ci pensano la Grande Guerra e la Rivoluzione. L’instabilità politica descritta ne Il dottor Zivago sarà anche quella che metterà i bastoni tra le ruote all’autore del romanzo, Boris Pasternak, che lo vedrà pubblicato in anteprima mondiale nel nostro paese nel 1957, mentre in Russia apparirà circa trent’anni dopo.
Il protagonista da cui prende nome il libro è un medico che presta il proprio servizio al fronte, ma la rivoluzione gli consente di trasferirsi sui Monti Urali con la famiglia.
L’incontro con la crocerossina Lara è fonte di frustrazione per il dottore, che da un lato non vuole rinunciare a questo nuovo amore appena sbocciato, ma dall’altro continua a voler bene alla moglie. La tranquillità di quel periodo viene interrotta dal suo arruolamento forzato con i partigiani rossi.
Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.
Attraverso la fuga il dottore spera poi di poter raggiungere la moglie, la quale è però scappata a Parigi con i figli. Zivago può quindi tornare da Lara e dare finalmente sfogo alla sua più grande passione, la scrittura.
Si tratta per lui del periodo più felice ed intenso che abbia mai vissuto, ma non durerà a lungo: la forzata separazione dall’amata prima e, più tardi, la prematura morte non gli permetteranno di godere della propria fama né di conoscere la figlia avuta dalla crocerossina.
4. Fëdor Dostoevskij – L’idiota
L’idiozia pura dell’infanzia come cura ai mali del mondo
Dopo Delitto e castigo,Fëdor Dostoevskij ci colpisce nel 1869 con un altro romanzo del tutto psicologico, L’idiota. Il protagonista, ovvero il principe Myskin, non è realmente tale: a considerarlo così sono tutti coloro che, contaminati dalla barbarità della società, rimangono increduli dinanzi alla sua inesperienza di vita.
Myskin, infatti, arriva in Russia solo da adulto, poiché passa la giovinezza in Svizzera per curare una malattia nervosa, quindi al suo ritorno dimostra di possedere un’incondizionata fiducia nel prossimo.
Per fortuna Myskin può contare sull’aiuto del giovane Rogozin, che si confida con lui raccontandogli di essere innamorato di Nastas’ja Filippovna.
Per pura casualità il protagonista scoprirà poi come la bella Nastas’ja sia in realtà già promessa ad un altro uomo e come questo matrimonio sconveniente irriti Rogozin, il quale è disposto ad offrire del denaro al rivale perché si faccia da parte. Disgustato dal modo in cui i due uomini si accordano senza nemmeno considerare Nastas’ja, anche Myskin finisce inevitabilmente per innamorarsene.
Dicono che non stupirsi di nulla sia un segno di grande intelligenza; ma, secondo me, potrebbe essere allo stesso modo un segno di grande stupidità…
Tra amori contesi e decisioni sbagliate, Dostoevskij crea in questa lunga opera un protagonista che si rivela più arguto di quanto sembri: l’idiozia serve dapprima a mascherare una bontà, che in realtà è solo compassione. Myskin, infatti, attraverso l’arma dell’ingenuità, fa crollare i muri di difesa dietro cui gli uomini si nascondono.
5. Lev Tolstoj – Anna Karenina
L’illusione di una felicità che non arriva mai
Se per scrivere Guerra e pace Tolstoj impiegò sette anni, ne spese altri quattro per Anna Karenina, che fu pubblicato a partire dal 1875 su una rivista.
Da molti venne pesantemente criticato, ma altri, Dostoevskij compreso, lo definirono come il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo. A catturare la curiosità del lettore è la lunga, tortuosa ed intensa storia della protagonista indicata dal titolo, che lotterà fino allo stremo per un amore quasi impossibile.
Anna Karenina è una donna sposata che raggiunge il fratello Stiva a Mosca, per aiutarlo a convincere la moglie a non lasciarlo. Chiamata appositamente per riparare questo matrimonio, Anna finirà per rovinare il proprio: in stazione s’imbatte in Vronskij, un ufficiale dell’esercito che s’invaghisce di lei a prima vista, tanto da seguirla sullo stesso treno.
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Tra i due comincia una storia d’amore che desta non pochi sospetti in Karenin, marito della donna. La conferma arriverà nel momento in cui Vronskij cade da cavallo durante una gara e Anna, spettatrice, non riesce a nascondere la preoccupazione.
Qualunque cosa sia e sarà il nostro destino siamo noi che ce lo siamo fatto, e noi non lo rimpiangiamo.
Il corso degli eventi degenera: Anna e Vronskij, pur essendo usciti allo scoperto, sfioreranno più volte la felicità senza mai raggiungerla del tutto. Tolstoj muove così i fili di una protangonista tanto appassionata quanto incapace di gestire i sentimenti che la smuovono e finirà per suicidarsi tristemente.
E voi, quale lungo capolavoro russo preferite?