Cinque tra le canzoni più belle dei Radiohead

I Radiohead fotografati in tempi piuttosto recenti

Se c’è una band che ha plasmato la scena musicale degli ultimi quindici anni, quella non possono che essere i Radiohead. Se negli anni ’90 i ragazzi capitanati da Thom Yorke potevano ancora essere fatti rientrare all’interno del movimento britpop, a partire dal 1997, e cioè dall’uscita di OK Computer, tutto è infatti cambiato. Il genere del gruppo non è più stato facilmente riconducibile ad un’etichetta, e le influenze si sono accavallate le une sulle altre.

Art rock, Neoprogressive, Rock sperimentale, Alternative, Free Jazz: molte sono state le parole che i giornalisti hanno utilizzato per descrivere la loro musica. Spesso hanno anche cercato di mescolarle tra loro. Ma una cosa rimane certa, approcciandosi ai Radiohead di oggi: la costante ricerca di qualcosa di nuovo. Dopo cinque anni dall’uscita di The King of Limbs e in attesa del nuovo album, che molti osservatori si aspettano per il 2016, ecco cinque tra le più belle canzoni della storia della band.

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Creep

da Pablo Honey, 1993

I Radiohead sono oggi, giustamente, considerati una delle band capofila per quanto riguarda la ricerca e la complessità del suono. Gli esordi del gruppo dell’Oxfordshire, però, furono tutt’altro che sperimentali. Pablo Honey, il loro album di debutto datato 1993, si inseriva infatti nel filone del britpop, che aveva tanti pregi ma non aveva certo in programma di rivoluzionare la scena pop mondiale. Non è un caso che i pezzi di quell’album – pur non rinnegati dalla band – non vengano sostanzialmente più eseguiti dal vivo, come se facessero parte di un passato che non si intende rivangare.


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Nonostante il suono di Pablo Honey non sia paragonabile a quello dei dischi successivi, e l’album contenga anche brani un po’ ingenui e superficiali, è innegabile che però fosse un disco interessante, soprattutto per una band all’esordio. E che contenesse almeno un pezzo destinato a sopravvivere al tempo. Stiamo parlando di Creep, la canzone più famosa della prima parte della carriera dei Radiohead, e forse anche la più bella. Un brano che ebbe un successo inatteso in America, anche se passò quasi inosservato in madrepatria. E che contribuì al lancio della carriera di Yorke e soci.

 

Exit Music (For a Film)

da OK Computer, 1997

Come detto, dopo l’uscita di Pablo Honey, che sembrava configurarli come una band tutto sommato normale, i Radiohead cominciarono un percorso di maturazione. Un percorso che passò attraverso The Bends e trovò il suo punto d’arrivo in OK Computer. Quel disco, comparso sulla scena nel 1997, cambiò tutto. I Radiohead diventarono non solo una band alternative, ma quasi, almeno in certi accenni, di rock sperimentale, aprendosi la strada a nuovi, inediti percorsi.

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Il quarto brano nella tracklist era Exit Music (For a Film), scritto dal gruppo per i titoli di coda del film di Baz Luhrmann Romeo + Giulietta di William Shakespeare, uscito l’anno prima. Nella colonna sonora ufficiale del film, però, il pezzo non fu incluso, per precisa richiesta del gruppo, che decise di salvaguardarlo per il prossimo nuovo album in lavorazione. Così, pur svuotata dalla finalità iniziale con cui era stata creata, la canzone acquisì un nuovo spessore, diventando un lamento malinconico e triste. Proprio il tono di quel brano, il primo realizzato per il nuovo disco, finì per dare la linea a tutto l’album.

 

Karma Police

da OK Computer, 1997

Un paio di tracce più in là rispetto a Exit Music partiva Karma Police, secondo singolo estratto dall’album dopo Paranoid Android. Ad accompagnarlo, nel 1997, arrivò anche un videoclip che ebbe un grande successo su MTV e su emittenti simili, diretto da Jonathan Glazer. Un video raccontato in soggettiva dall’interno di un’automobile che aiutò a trascinare le vendite dell’album, oltre ad ottenere vari riconoscimenti.


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Il titolo della canzone nacque da una battuta scherzosa che i membri della band erano soliti farsi a vicenda. Il testo poi si evolse verso la descrizione di un uomo che deve sopportare lo stress della vita moderna, non senza una punta d’ironia. Pazzia, anticapitalismo, sopportazione sono le chiavi di lettura che lo stesso Yorke ha dato in varie interviste. Il pezzo era stato scritto durante la tournée del 1996, a supporto del tour di Alanis Morissette, ed era stato presentato, dopo l’uscita dell’album, al David Letterman Show. Riuscì a piazzarsi molto bene nella classifica britannica e in quella della Hot Modern Rock Tracks di Billboard.

 

No Surprises

da OK Computer, 1997

L’ultimo brano tratto da OK Computer che abbiamo scelto è No Surprises, anch’esso singolo estratto dal disco e anche di maggior successo dei precedenti. Pure questa canzone fu scritta in tour, questa volta mentre il gruppo di Yorke suonava a sostegno dei R.E.M., che poi finirono pure per influenzare nei dischi successivi. Ne venne fuori un brano che ha avuto un peso molto significativo non solo sugli sviluppi del suono dei Radiohead, ma su tutta la musica a cavallo tra gli anni ’90 e Duemila.

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Il pezzo era una ballata abbastanza tradizionale nella sua impostazione primaria, che però trovava forza da un lato in una melodia malinconica che si accordava perfettamente alla voce di Thom Yorke e dall’altro in un uso del suono molto raffinato, che andava crescendo via via che il brano si dipanava. Un peso notevole nel successo commerciale l’ebbe poi anche il video, che fu diretto da Grant Gee. Un video in cui la telecamera rimaneva fissa per tutto il tempo sul volto di Yorke, viso contenuto all’interno di una boccia di vetro che andava riempiendosi d’acqua col procedere della canzone.

 

Idioteque

da Kid A, 2000

A OK Computer sono seguiti Kid A, Amnesiac, Hail to the Thief, In Rainbows e The King of Limbs. Si tratta in tutti i casi di album di pregevole fattura, da cui è però difficile, spesso, estrarre un solo pezzo. O meglio: in cui è difficile che un solo pezzo, tolto dal suo contesto, riesca a mantenere la stessa forza che ha all’interno dell’album e del percorso compiuto fin lì dalla band. La canzone che forse più di tutte resiste meglio da sola è, a nostro avviso, Idioteque, da Kid A.

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Il disco del 2000 era un album sicuramente difficile, pensato fin da subito come non commerciale, che però, forte della spinta di OK Computer, riuscì a conquistare non solo la critica ma anche il pubblico. E lo conquistò in maniera clamorosa. Basti pensare al fatto che, quasi dieci anni dopo, quando tutte le riviste si affannarono a stilare classifiche sui migliori dischi del decennio, questo sia risultato spesso al primo posto. In questa posizione, infatti, l’hanno piazzato sia Pitchfork che Rolling Stone, mentre il Guardian l’ha messo in posizione numero 2.

 

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