
L’estate, si sa, è una stagione un po’ particolare per tante cose, in primis per l’amore. Il caldo, le vacanze, il clima torrido e il maggior tempo libero, infatti, sembrano accendere la passione. Non è un caso che, tra le più famose canzoni sull’estate, molte abbiano tema amoroso, come non è un caso che tra le più belle canzoni d’amore si respiri spesso un’aria frizzante, leggera, oserei dire quasi estiva.
Ma, come detto, l’estate non è solo amore spensierato e sapore di sale; è anche passione e sensualità. Per questo abbiamo pensato di prepararvi l’elenco delle cinque canzoni più sexy di sempre a nostro modo di vedere, adatte per accompagnare una serata di coppia magari mentre si gioca ad un gioco in scatola per adulti.
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Indice
Led Zeppelin – Whole Lotta Love
L’esplicito desiderio sessuale nella rudezza dell’hard rock
I Led Zeppelin sono stati, sotto diversi punti di vista, i dominatori della scena rock degli anni Settanta. I loro assolo di chitarra sono diventati memorabili, così come il ritmo e l’aggressività dei loro pezzi, così in linea col clima che si respirava in quel periodo.
D’altro canto, i semi del loro successo erano già stati gettati negli ultimi anni del decennio precedente, quando avevano dato alle stampe prima Led Zeppelin e poi, nel giro di pochissimi mesi, il suo seguito Led Zeppelin II. Quest’ultimo, in particolare, fu un album registrato di fretta, nelle pause del tour, ma riuscì – forse perché più istintivo e rude – a convincere definitivamente del valore della band, tant’è vero che ancora oggi è considerato il primo vero disco hard rock della storia.
Ti darò il mio amore
Ad aprire le danze – che proseguivano poi con pezzi che sarebbero divenuti dei classici come Heartbreaker, Ramble On e Moby Dick – era la dirompente Whole Lotta Love, che descriveva nel dettaglio il desiderio di fare sesso. «Hai bisogno di raffreddarti, baby, non sto scherzando. Ti farò tornare a scuola. Dentro fino in fondo, dolcezza, ne hai bisogno. Ti darò il mio amore, ti darò il mio amore, voglio tutto questo amore», recitano infatti la prima strofa e il ritornello.
Al di là del celebre riff di Robert Plant, che è entrato di diritto nella storia del rock, il brano è musicalmente una rielaborazione di You Need Love, pezzo blues del 1962 di Muddy Waters. La canzone, infatti, fu accusata di plagio e lo stesso Robert Plant ebbe a dire che «si trattava di un’influenza vaga e remota. Ma ti beccano solo quando hai successo. Così funziona il gioco».
Marvin Gaye – Let’s Get It On
Dalla politica alla sensualità in due mosse
Se i Led Zeppelin avevano mostrato il lato rude del sesso, pochi anni dopo – nel 1973 – Marvin Gaye avrebbe aperto la strada al soul ed al funk messi al servizio dell’amore. A quel tempo Gaye era già un esponente affermato della Motown: aveva esordito poco più che ventenne nel 1961 e, grazie all’accoppiata con Tammi Terrell, aveva attraversato tutti gli anni Sessanta guadagnandosi un discreto riscontro tra i fan, anche se senza sfondare. Paradossalmente il primo vero successo era arrivato quando la Terrell aveva scoperto di avere un tumore al cervello (per il quale morì, giovanissima, nel 1970) e Gaye aveva registrato da solo I Heard It Through the Grapevine.
Nel 1971, però, il tema delle sue canzoni era improvvisamente (ma saggiamente) virato sulla politica pubblicando What’s Going On, che venne eletto album dell’anno da molte riviste e la cui title-track divenne un inno di quel periodo, con la sua richiesta di pace, amore e spiritualità.
Facciamolo, facciamolo, facciamolo
Dopo un successo del genere sarebbe stato lecito aspettarsi che Gaye avrebbe proseguito sulla stessa strada per molto tempo, invece già due anni dopo cambiò di nuovo del tutto il tono delle sue canzoni, sia a livello musicale che, soprattutto, di liriche. Oltre all’introduzione di un accompagnamento funk, infatti, Let’s Get It On fece scalpore per i suoi espliciti riferimenti al sesso: «Ci ho provato davvero, baby, a tirare indietro questi sentimenti per così tanto tempo. E se tu ti senti come mi sento io, baby, dai, oh, dai, facciamolo, facciamolo, facciamolo, facciamolo».
La canzone e più in generale il disco ebbero un successo così dirompente da far presto dimenticare le velleità politiche avanzate fino a pochi anni prima, rendendo Gaye il cantante sexy per eccellenza, grazie alla sua voce calda e vellutata. Su tematiche simili, non a caso, fu anche l’ultimo grande successo del cantante di Washington, quella Sexual Healing che uscì un anno e mezzo prima che Marvin venisse ucciso, a colpi di pistola, dal suo anziano padre dopo un litigio.
Rod Stewart – Tonight’s the Night (Gonna Be Alright)
«Questa è la notte giusta»
Una storia che affonda le sue radici nel soul e nel folk è anche quella del cantante che abbiamo scelto per la terza canzone di questa cinquina, Rod Stewart. Un cantante che a differenza di Marvin Gaye è però britannico (inglese di nascita, scozzese di famiglia) e quindi risentiva da un lato dell’influenza del rock e del glam, dall’altro di una libertà che gli permetteva di spostarsi tra i generi musicali molto più agevolmente di quanto potesse fare un artista di colore sotto contratto per la Motown.
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All’apice della sua carriera, così, Stewart poté pubblicare un album come A Night on the Town, in cui la sua voce tagliente faceva da contraltare a brani soft rock spesso ammiccanti. E il pezzo più celebre di quel disco era proprio l’apertura, Tonight’s the Night, in cui Stewart cercava di convincere una giovane (chiamata addirittura virgin child) donna a fare l’amore con lui.
Non dir di no al desiderio del tuo uomo
Musica e testo si rincorrevano. In entrambi i casi i toni erano soffusi e dolci, ma le parole uscivano piuttosto decise e non lasciavano spazio a compromessi. «Su, angelo, il mio cuore va a fuoco, non dir di no al desiderio del tuo uomo. Saresti una sciocca a fermare questa marea, apri le tue ali e fammi entrare. Stanotte è la notte giusta. Andrà tutto bene perché ti amo, ragazza, e nessuno ci può fermare».
Tra l’altro, i sussurri di donna che si sentono ad intervallare il canto di Stewart furono incisi da Britt Ekland, famosa attrice svedese (ed ex moglie di Peter Sellers) che all’epoca aveva una chiacchierata relazione proprio col cantante britannico.
Bruce Springsteen – I’m on Fire
Un desiderio che fa sudare la notte
Ritorniamo a un più puro rock’n’roll col Bruce Springsteen di metà anni ’80, che abbiamo scelto come quarto punto della nostra cinquina. Anche in questo caso siamo all’apice di popolarità di una carriera impressionante. Dopo gli esordi nei primi anni ’70, verso la fine di quel decennio era riuscito a raffinare la propria cifra stilistica con un album epico come Born to Run, mentre negli anni ’80 il successo l’aveva baciato quando aveva dato voce alle aspettative ma anche alle delusioni delle classi più umili.
Le sue canzoni d’amore, fino a quel momento, erano state agrodolci. Basti pensare a Thunder Road, che raccontava la fuga da una cittadina di perdenti. O The River, che si concentrava invece su un matrimonio troppo prematuro e le difficoltà della vita.
Solo tu puoi raffreddare il mio desiderio
I’m on Fire, pubblicata nel 1984, era invece una canzone sul desiderio che, spoglia ed elementare, riusciva a descrivere un sentimento senza bisogno di tante storie e di tanti costrutti, con poche strofe e una voce che proveniva dal profondo: «Di notte mi sveglio con le lenzuola fradice e un treno merci che mi corre dritto in mezzo alla testa. Solo tu puoi raffreddare il mio desiderio. Vado a fuoco».
La canzone fu il quarto singolo estratto da Born in the U.S.A., l’album che si rivelò il più grande successo commerciale della pur importante carriera del cantante del New Jersey. Il primo, Dancing in the Dark, aveva già introdotto, a suo modo, il tema di un amore più istintivo e della “fiamma”, con un ritornello in cui cantava che «non si può accendere un fuoco senza una scintilla» e, più avanti, «piangendo sopra un cuore spezzato» o «preoccupandosi del proprio piccolo mondo che va a pezzi».
Chris Isaak – Wicked Game
La canzone lanciata da David Lynch
Finora abbiamo solo accennato a quanto possa essere importante la voce per la riuscita di una canzone e, soprattutto, di una canzone d’amore. Marvin Gaye e Rod Stewart, da questo punto di vista, sono stati dei maestri, ma a nostro avviso il cantante che più ha sfruttato il proprio timbro vocale per dar vita ad una canzone sensuale è stato Chris Isaak.
Californiano, classe 1956, verso la fine degli anni ’80 Isaak era un discreto cantante folk e country che però, nonostante i tre album pubblicati, non era ancora riuscito a sfondare. Tutto cambiò quando David Lynch decise di utilizzare una sua canzone, la Wicked Game di cui parliamo ora, all’interno del suo ultimo film, Cuore selvaggio. Dopo l’uscita della pellicola, un DJ radiofonico appassionato proprio di Lynch cominciò a mandare di continuo in onda la canzone di Isaak, che venne presto ripresa dalle altre radio e divenne un inaspettato successo planetario.
Questa ragazza non farà altro che spezzarti il cuore
«Il mondo va a fuoco e nessuno tranne te può salvarmi. È strano quello che il desiderio può far fare agli sciocchi. Non avrei mai sognato di incontrare qualcuno come te, non avrei mai sognato di perdere qualcuno come te. No, non voglio innamorarmi (questa ragazza non farà altro che spezzarti il cuore). No, non voglio innamorarmi (questa ragazza non farà altro che spezzarti il cuore) di te, di te (questa ragazza non farà altro che spezzarti il cuore)».
Oltre che dal film di Lynch, la canzone fu trascinata anche dal video che fu registrato dopo il successo radiofonico. Diretto dal fotografo Herb Ritts, mostrava Isaak – presto assurto al ruolo di sex symbol – in spiaggia con la giovane modella danese Helena Christensen. Proprio quest’interpretazione del cantante e il suo aspetto da “bello e maledetto” gli fruttarono anche una discreta carriera come attore: è stato tra i protagonisti del Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci ed è anche comparso in Il silenzio degli innocenti, Fuoco cammina con me, Music Graffiti, Melrose Place e Friends.