
Anche se considerato da molti il padre della lingua inglese, su di lui circolano da sempre più leggende che aneddoti reali. Tuttavia, malgrado le scarse e poco attendibili informazioni sulla sua vita, il lascito di William Shakespeare è piuttosto abbondante: a lui sono oggi attribuite 37 opere teatrali di vario genere e una raccolta di 154 sonetti, oltre ad altri poemi.
Poeta e drammaturgo, Shakespeare visse a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, affermandosi durante la cosiddetta “Elizabethan Age”, epoca caratterizzata da una grande fioritura culturale e, soprattutto, teatrale. Opera dopo opera, Shakespeare riuscì ad avvicinare al teatro anche la gente comune, facendola immedesimare nei suoi personaggi e commuovere per la loro sorte.
Scrisse opere di natura differente, ma di solito vengono citate più le sue tragedie che le sue commedie. L’illuminante monologo di Amleto e il travagliato amore tra Romeo e Giulietta sono ormai universalmente conosciuti, ma Shakespeare fu capace di esprimere il suo genio al meglio anche presentando situazioni meno disperate.
Scopriamo dunque cinque tra le commedie con cui ammaliò gli spettatori dell’epoca.
Indice
1. La bisbetica domata
Composta alla fine del ‘500, La bisbetica domata è una commedia che mette in scena le ipocrisie della borghesia elisabettiana. Il disgusto dell’autore nei confronti di questa società superficiale è espresso da uno dei personaggi principali, la bisbetica Caterina.
L’aggettivo che la definisce racchiude in sé tutti i peggiori difetti del suo carattere, tanto ribelle da allontanare qualsiasi possibile pretendente. L’unico che le rimane, Petruccio, è comunque scoraggiato dai suoi continui rifiuti.
Anche se la bisbetica è un “osso duro”, Petruccio metterà in atto uno stratagemma per domarla, evitando di cedere alle sue pretese e non prestando attenzione alle sue lamentele.
Un carattere insopportabile che cela l’insofferenza nei confronti della società
Il finale dell’opera è sorprendente: Shakespeare smaschererà i personaggi per dimostrare agli spettatori come in realtà la vera bisbetica sia Bianca, mentre Caterina si rivelerà di indole docile.
Le critiche di Shakespeare
L’opera sembra essere il capro espiatorio di Shakespeare, che in certi passaggi coincide con Caterina stessa: l’insofferenza che prova nei confronti dei matrimoni combinati o i conflitti interiori in veste di moglie domata sono in realtà critiche che l’autore muove verso la società in cui vive.
La finale mansuetudine di Caterina può invece essere interpretata come la rassegnazione di chi è scontento ma incapace di cambiare il mondo.
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2. La tempesta
Inscenata per la prima volta tra il 1610 e il 1611, La tempesta è un’opera che propone un litigio familiare, risolto nel migliore dei modi. La tormenta cui allude il titolo può essere intesa come la vendetta architettata dal protagonista, Prospero, per infliggere al fratello Antonio lo stesso castigo da lui subito: la prigionia su un’isola deserta.
Sono ormai passati dodici anni da quando il protagonista e la figlia Miranda sono sbarcati lì in esilio, per colpa di chi era tanto avido di ottenere le ricchezze di Prospero, all’epoca Duca di Milano. Quest’ultimo, aiutato dallo spirito Ariel, mette in atto un piano per attirare sull’isola Antonio, Il re di Napoli Alfonso e suo figlio Fernando.
Prima della resa dei conti, ogni superstite avrà però modo di ritrovare se stesso durante il percorso verso la grotta. Inoltre per Fernando il destino scritto da Shakespeare ha in serbo un’altra sorpresa: s’imbatterà in Miranda e i due saranno travolti dall’ingenuità dell’amore romantico.
Grazie a questo sentimento nato dalla semplicità di due cuori puri e soprattutto lontani dalla discordia che alberga in quelli dei loro parenti, ogni cosa tornerà al proprio posto senza che la vendetta faccia il suo corso.
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3. Sogno di una notte di mezza estate
Alcuni sostengono che Shakespeare l’abbia composta mentre scriveva Romeo e Giulietta, intorno al 1595, per distrarsi dalla drammaticità della tragedia. Che sia vero o no, Sogno di una notte di mezza estate rimane una delle sue commedie più riuscite, grazie alla grande varietà dei personaggi e all’intreccio originale e ben congegnato.
Il bosco vicino all’antica Atene rappresenta il punto in cui si aggrovigliano e infine si srotolano gli eventi più importanti.
Nel bosco, dove c’è già un gruppo di attori che prepara una tragedia, sopraggiungono anche il folletto Puck e il re delle fate Oberon, che gli affida una missione e del succo di viola per poterla compiere.
Le risate che alleggeriscono la vita
Puck utilizza però l’intruglio a suo piacimento, facendo scoppiare un pandemonio: un attore diventa quasi un asino ed entrambi i giovani si innamorano di Elena.
Dopo essersela spassata, Puck sistema ogni cosa in modo da avviare la commedia verso un finale lieto: le due coppie di giovani potranno convolare a nozze senza alcun impedimento e il gruppo di attori ritorna integro. Ad andare storta è la loro tragedia: le battute saranno così male interpretate da suscitare una marea di risate.
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4. La dodicesima notte
Scambi di persona, intrighi amorosi, beffe e malintesi: sono questi gli ingredienti che William Shakespeare ha impastato per sfornare La dodicesima notte, commedia risalente al 1600 circa.
Suddivisa, come le altre, in cinque atti durante i quali lo spettatore non individua alcuna soluzione ai problemi in cui inciampano i protagonisti, l’opera termina in realtà lasciando i personaggi finalmente contenti, eccetto uno.
La ciliegina sulla torta è senz’altro l’infatuazione di Olivia per Viola, ingannata dal suo costume maschile. A complicare ulteriormente le cose, subentra una trama nella trama: i personaggi alla corte di Olivia ingannano il maggiordomo Malvolio, invaghito della sua padrona, facendogli credere che lei ricambi i suoi sentimenti.
Gli equivoci che alla fine accontentano tutti… o quasi
L’apparizione del vero Sebastian getterà poi ancor più carne al fuoco, almeno finché i due gemelli non si incontreranno e verranno finalmente scoperti gli altarini.
Il sipario cala così lasciando sul palco due coppie felici: da una parte Viola e Orsino, dall’altra Olivia e Sebastian. Amareggiato è invece il povero Malvolio, evidentemente non corrisposto da Olivia.
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5. Molto rumore per nulla
Commedia ambientata nella città italiana di Messina e composta tra il 1598 e il 1599, Molto rumore per nulla dimostra come i falsi pettegolezzi nati dalla cattiveria possono mettere a rischio la fiducia che sta alla base di un rapporto di qualsiasi natura.
Da un lato quindi verranno architettati inganni diabolici, ma dall’altro vedremo come a volte un raggiro innocente riesca a mettere ogni cosa al suo posto.
Il primo sarà continuamente ostacolato da Don Juan che metterà in atto un piano per screditare Ero agli occhi del suo promesso sposo, il quale arriverà persino a ripudiarla all’altare.
Il trionfo di un amore ostacolato
Benedetto e Beatrice hanno invece come unico nemico l’orgoglio che vieta loro di ammettere i propri sentimenti. Saranno quindi ugualmente vittime di un tranello, ma con lo scopo di farli dichiarare.
Se tra Beatrice e Benedetto le cose si aggiustano in fretta, più difficile è smascherare la perfidia di Don Juan.
Alla fine, però, si sa: i nodi vengono al pettine; infatti l’impostore verrà catturato e punito, mentre Claudio ed Ero riusciranno finalmente a convolare a nozze. Quindi è il caso di concludere con il titolo di un’altra commedia d Shakespeare: «Tutto è bene quel che finisce bene».
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