
Oggi le case cinematografiche che si occupano di animazione sono molte. La Pixar, probabilmente, guida la classifica dei produttori più innovativi, ma alle sue spalle si piazzano svariati soggetti, tutti in grado di mandare nei cinema film di ottima fattura. Film capaci di commuovere ed incantare non solo i bambini, ma anche gli adulti, a cui ci si rivolge sempre più spesso.
È però indubbio che un ruolo di primo piano, se non altro per la propria storia, spetti alla Disney. I lungometraggi d’animazione, d’altronde, li hanno praticamente inventati loro, e ne hanno affinato le tecniche negli anni, creando quasi uno standard. Un canovaccio in cui molti sono gli elementi ricorrenti: l’elemento favolistico, l’amore che risolve i problemi della vita, i sentimenti espressi attraverso la musica, il lutto.
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E proprio i lutti sono al centro di alcune delle scene più commoventi non solo dei film Disney, ma in generale di tutto il cinema americano. Come dimenticare i nani che piangono la morte di Biancaneve? O, in tempi più recenti, il sacrificio di Anna in favore di Elsa? Sono immagini così potenti da entrare nella memoria dei bambini e non uscirne più. Ma quali sono le sequenze più commoventi in assoluto? Ecco le nostre cinque scelte.
Indice
Bimbo mio
In Dumbo (1941)
Abbiamo già citato Biancaneve e i sette nani, il primo grande capolavoro prodotto da Walt Disney. Ma, nonostante non manchi un momento di grande commozione, quel film non ci sembra il più adatto da cui partire, perché troppe sono le emozioni che si accavallano, dal terrore alla rabbia. Dumbo, uscito nel 1941, invece si spostava verso una tematica più commovente. Una scelta dovuta anche al tentativo di sfruttare un’emozione semplice per fare un buon incasso al botteghino dopo il mezzo flop di Fantasia.
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La scena che più induceva alle lacrime, ci sembra, era quella in cui la mamma del piccolo elefantino veniva rinchiusa dopo essersi scatenata in difesa di suo figlio. E, dalle sbarre, cantava una canzone per consolare il piccolo Dumbo in lacrime. La canzone, Bimbo mio, è rimasta famosa soprattutto nella sua versione originale, diventando uno dei classici del repertorio disneyano.
La morte della mamma di Bambi
In Bambi (1942)
Sempre degli anni ’40 era anche Bambi, altro film che cercava di richiamarsi agli elementi primordiali della commozione. Non è un caso che la pellicola figuri oggi in vari elenchi dei film horror più belli, perché alcune di quelle scene hanno tormentato per anni chi ebbe modo di vedere la pellicola da bambino. E, come ha affermato addirittura Paul McCartney, proprio la scena più “terribile” fu il movente che spinse molti ad interessarsi ai diritti degli animali.
[wpzon keywords=”bambi” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Come ricorderete – e come potete vedere qui di seguito – la vita di Bambi viene infatti scossa dal fatto che sua madre viene uccisa da un cacciatore, durante una fuga in cui sia lui che lei tentano di mettersi in salvo. Una scena che ha fatto piangere molti, e che a suo tempo suscitò lo sdegno dei cacciatori a stelle e strisce, che giudicarono il film come «un insulto agli sportivi americani».
La fine della Bestia?
In La Bella e la Bestia (1991)
Facciamo ora un balzo in avanti di parecchi decenni e arriviamo al periodo del Rinascimento Disney. Dopo i fasti dell’epoca del fondatore Walt, lo studio aveva infatti vissuto un periodo di appannamento e di crisi finanziaria, che era culminato coi flop degli anni ’80. A partire dal 1989, e cioè dall’uscita de La sirenetta, le cose erano cambiate, e gli animatori avevano ricominciato a colpire nel segno.
[wpzon keywords=”la bella e la bestia” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]La Bella e la Bestia fu uno dei migliori prodotti del periodo, vincitore di due premi Oscar e candidato a cinque, tra cui quello per il miglior film (fatto allora inedito per una pellicola d’animazione). La scena più commovente arrivava nel finale, quando una Bestia ormai ravveduta veniva uccisa dal perfido Gaston con una pugnalata alle spalle. Per fortuna, però, il lieto fine era dietro l’angolo.
La morte di Mufasa
In Il re leone (1994)
I film del Rinascimento Disney avevano, tutto sommato, una struttura piuttosto simile. Al centro c’era quasi sempre un orfano, che subiva grandi catastrofi ma che in qualche modo riusciva a risollevarsi. E nessuna catastrofe era più pesante di quella che gli sceneggiatori pensarono per il piccolo Simba, protagonista de Il re leone. Il leoncino, infatti, non solo vedeva suo padre morirgli davanti agli occhi, ma veniva convinto del fatto che quella morte fosse causa sua.
[wpzon keywords=”il re leone” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]In realtà la fine del saggio Mufasa aveva una spiegazione ben diversa, che non differiva molto dalle trame di alcuni classici della letteratura, Amleto in primis. Una spiegazione che d’altronde lo spettatore conosceva bene fin da principio, e che perciò aumentava lo sdegno del pubblico. Il film – coronato anche da musiche indimenticabili scritte da Elton John e Tim Rice – si aggiudicò due Oscar e tre Golden Globe ed è ancora oggi uno dei maggiori incassi della storia del cinema.
All’inseguimento dell’aeroplanino di carta
In Paperman (2012)
Concludiamo con una scelta inusuale, che per una volta non riguarda una morte. Perché, per commuoversi, non serve sempre per forza piangere chi non c’è più, ma si può anche essere felici per chi rimane. Questo è lo spunto di Paperman, un corto che la Disney ha lanciato nei cinema nel 2012, in abbinamento a Ralph Spaccatutto, film di tutt’altro tono.
[wpzon spec=”1″ asin=”B00YA4RCR6,B015VXSTQ2,B013FI99DC” country=”it” listing=”3″ col=”3″ descr=”0″]La storia, condensata in appena 7 minuti, è quella di un ragazzo e di una ragazza che si incontrano nella New York degli anni ’40, anche se l’incontro si conclude subito a causa del treno che porta via la giovane. Grazie ad una serie di aeroplanini di carta, però, lui cercherà di ricontattarla, e alla fine ci riuscirà ben oltre le proprie aspettative. Il corto ha vinto l’Oscar nel 2013.