
I mondi della moda e della fotografia vivono da sempre di ambiguità. Potremmo anzi forse dire che una fotografia finisce per essere artistica, e non solo una mera rappresentazione della realtà, quando riesce a suggerire un significato nascosto al di là di quello apparente ed evidente; quando cioè riesce ad essere, appunto, ambigua.
L’ambiguità che va di moda
Negli ultimi decenni, però, e in particolare dagli anni ’80 in poi, questa ambiguità ha assunto sempre più i toni dell’ambiguità sessuale, nuova frontiera da esplorare e abbattere. Già in passato abbiamo presentato alcuni importanti fotografi – come Diane Arbus o Helmut Newton – che si erano impegnati ben prima degli anni ’80 a indagare le ambiguità del sesso, ma è stato proprio nel decennio pop ed edonista per eccellenza che questa ricerca, infatti, si è fatta più pressante.
Una ricerca che, all’interno della moda, continua però ancora oggi: prova ne sono il proliferare di modelli e modelle dal viso e dal fisico androgino. Per questo abbiamo preparato una panoramica dei più importanti divi e delle più importanti dive delle passerelle che, grazie ai loro caratteri a metà strada tra quelli maschili e quelle femminili, hanno acquisito fama dagli anni ’80 ad oggi: eccola.
Indice
Grace Jones
La musa giamaicana di Andy Warhol e Keith Haring
Nata in Giamaica nel 1948, Grace Mendoza assunse il nome d’arte di Grace Jones attorno alla metà degli anni Settanta, quando fece la sua comparsa sulla scena alternativa di New York, dove riuscì ad imporsi rapidamente come cantante di disco-music e punto di riferimento dei radical chic della costa est.
Dopo i primi successi discografici, influenzati in parte anche dalla musica reggae della sua terra, come I Need a Man, la versione disco de La vie en rose, Pull Up to the Bumper, Slave to the Rhythm e I’m not Perfect (But I’m Perfect for You), strinse legami sempre più stretti con vari esponenti dell’underground newyorkese ma anche della Pop Art come Andy Warhol e Keith Haring, che spesso ideavano abiti o scenografie per quelle sue esibizioni che oggi sono citate come fonti di ispirazione per Annie Lennox, Rihanna e Lady Gaga.
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Sempre negli anni ’80 posò per numerose riviste (ritratta anche da Helmut Newton e Guy Bourdin), oltre a comparire in alcune pellicole cinematografiche come Conan il distruttore, 007 – Bersaglio mobile, Vamp (in cui era protagonista assoluta) e Il principe delle donne. Col finire del decennio, però, e dopo la sua partecipazione a Sanremo ’91 (in coppia con Renato Zero), la sua fama è lentamente scemata. L’ultimo disco, Hurricane, risale al 2008.
Tilda Swinton
Da Orlando all’arcangelo
Legata principalmente al cinema – senza disdegnare qualche campagna pubblicitaria di lusso, come quella per Coco Chanel – è anche la carriera di Tilda Swinton, una delle icone più emblematiche dell’ambiguità di genere negli anni Novanta e Duemila.
Londinese, classe 1960, figlia di una nobile famiglia di generali dell’esercito britannico, fu compagna di scuola di Diana Spencer, anche se iniziò a recitare per spirito anticonformistico e per andare contro al volere della famiglia. I suoi primi film, quasi tutti diretti dall’amico gay Derek Jarman, erano caratterizzati da una certa sperimentazione, ma le procurarono anche l’attenzione della critica: con Edoardo II vinse la Coppa Volpi a Venezia nel 1992, mentre in Orlando diede vita per la prima volta a un personaggio che passava dal sesso maschile a quello femminile, giocando sull’ambiguità anche del proprio aspetto.
[wpzon keywords=”tilda swinton” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”6″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Nel corso degli anni Duemila, pur continuando a recitare in qualche film sperimentale, iniziò a lavorare con costanza a Hollywood, lasciando il segno soprattutto con I segreti del lago, Michael Clayton (per il quale vinse un Oscar), Io sono l’amore ed …e ora parliamo di Kevin. Sue interpretazioni ancora giocate sull’aspetto androgino si segnalano, inoltre, in Constantine, dove è l’arcangelo Gabriele, e in Perversioni femminili, in cui interpreta il ruolo di un avvocato lesbica. Madre di due figli gemelli, convive dal 2004 con l’artista tedesco Sandro Kopp.
Milla Jovovich
La precoce modella e attrice venuta dall’Ucraina
Probabilmente può fare un po’ impressione trovate Milla Jovovich all’interno di questa lista: l’attrice e top model ucraino-statunitense, infatti, è da molti considerata un emblema della femminilità, sia a livello di viso che per le sue forme, e in varie occasioni si è trovata a interpretare non a caso ruoli da femme fatale; ciononostante, l’attrice ha posato in vari (e celebri) servizi fotografici esaltando il suo lato mascolino, ad esempio con capelli corti e pettinature volutamente maschili, che – come vedete anche nella foto qui di fianco, che potete ingrandire cliccandoci sopra – ne hanno mostrato un inedito carattere androgino.
Nata a Kiev nel 1975, ha lasciato il paese nel 1980, stabilendosi prima a Londra e poi in California; a 11 anni già posava per le prime copertine, a 13 esordiva al cinema e da adolescente trovava la prima fama grazie a film come Ritorno alla Laguna Blu, Poliziotto in blue jeans e Charlot. Nel 1996 fu tra i protagonisti de Il quinto elemento, sul set del quale conobbe e poi sposò il regista Luc Besson, col quale avrebbe recitato anche in Giovanna d’Arco, film che ne esaltava proprio l’aspetto ambiguo.
[wpzon keywords=”milla jovovich” sindex=”DVD” sort=”relevancerank” listing=”6″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]Negli anni ’00, poi, ha alternato sfilate e film, recitando in particolare nella lunga saga di Resident Evil e in qualche pellicola hollywoodiana come Zoolander. Sul versante personale, dopo il breve matrimonio con Besson si è legata al regista Paul William Scott Anderson (regista proprio di Resident Evil e del recente I tre moschettieri), dal quale ha avuto la figlia Ever Gabo.
Lea T.
La figlia di Toninho Cerezo che ha conquistato le passerelle
Concludiamo con due nomi che sono balzati agli onori della cronaca e delle passerelle solo recentemente e che hanno fatto molto parlare non solo per il fascino o la capacità durante le sfilate, ma anche per la loro identità sessuale. Come vedremo, sia Lea T. che Andreja Pejic, infatti, sono due top model che, nate maschi, hanno recentemente deciso di sottoporsi a intervento chirurgico per assumere in tutto e per tutto la corporatura fisica di due donne, diventando le prime supermodelle trans di una certa fama.
Lea T., poi, almeno in Italia ha un percorso molto particolare, che è passato attraverso il calcio, la tv e una certa risonanza mediatica. Nata come Leandro Cerezo, è la figlia del noto calciatore brasiliano degli anni ’80 Toninho Cerezo, che militò a lungo nella Roma e soprattutto nella Sampdoria, con la quale vinse un campionato e una Coppa delle Coppe (ma in Brasile, negli ultimi anni della carriera, conquistò anche una Libertadores e due Coppe Intercontinentali). Cresciuta in Italia, dove vive tutt’ora, ha riconosciuto la propria transessualità attorno ai 25 anni e da lì ha cominciato un lungo percorso che l’ha portata, nel 2011, al cambio di sesso definitivo.
Senza veli per Vogue
Nel frattempo, però, era già stata lanciata nel mondo della moda, avendo anche posato nel 2010, senza veli, per l’edizione francese di Vogue, e, dopo l’operazione, comparendo anche sulla copertina della versione brasiliana di Elle. Nel 2011 ha cominciato ad apparire infine pure in tv, prima venendo intervistata da Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, poi partecipando, due anni più tardi, a Ballando con le stelle, chiudendo al quarto posto in classifica in coppia col ballerino Simone Di Pasquale.
Andreja Pejic
Dalla Bosnia ai video di David Bowie
La vera star, però, delle passerelle in cui si cerca un volto androgino è, da qualche anno a questa parte, Andreja Pejic, modella conosciuta fino a qualche mese fa col nome di Andrej Pejic. A inizio 2014, infatti, quello che era a tutti gli effetti un modello tra i più apprezzati della piazza (il 18° più pagato tra i maschi, ma contemporaneamente nella classifica delle 100 donne più sexy del mondo di FHM) si è sottoposto a un’operazione per cambiare sesso, assumendo di conseguenza il nome di Andreja.
Nata in Bosnia nel 1991 da padre croato e madre serba, ha vissuto l’infanzia in un campo profughi a seguito della lunga guerra combattuta nel suo paese; nel 1999, comunque, la madre si trasferì con la figlia in Australia, con lo status di rifugiata politica, assumendone poi la cittadinanza. Scoperta nel 2008, Andreja ha cominciato a sfilare subito sfruttando la propria androginia, tanto è vero, ad esempio, che era capace di scendere in passerella per Jean-Paul Gaultier sia indossando abiti maschili che femminili.
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Lei stessa, d’altro canto, si era definita fin dai primi tempi una persona che viveva “tra i generi”. La prima notorietà è arrivata nel 2011, quando è apparsa sulla copertina della rivista Dossier Journal mentre si toglieva la camicia, immagine censurata da alcune librerie che temevano che gli avventori la pensassero una donna in topless. Da lì in poi la sua fama è cresciuta esponenzialmente, tanto è vero che nel 2013 è apparsa anche nel video di The Stars (Are Out Tonight) di David Bowie (che a sua volta ha spesso giocato sulla propria androginia) assieme ad altri personaggi che in questa cinquina ci sono o ci sarebbero potuti essere, come Tilda Swinton o Saskia de Brauw.
Come non mettere il primo modello della storia Androgino? il top model, autore ed opinionista tv Roger Garth. Ricordatelo anche perchè è l’unico italiano e ci rappresenta nel mondo, Stupendo.