Cinque uccelli che non sanno volare

Un gruppo di pinguini imperatore, ottimo esempio di uccelli che non volano

Se un bambino ci chiede cosa sono gli uccelli, noi adulti in genere rispondiamo in un modo solo: «Animali piccoli o di stazza media, in grado di volare». D’altronde, tutti gli uccelli a cui si pensa di solito hanno esattamente queste caratteristiche: aquile, cigni, pappagalli, passeri, usignoli, gabbiani, cormorani e così via. In realtà, però, non è questo il vero elemento che accomuna tutti gli uccelli. Sia perché ne esistono (o ne sono esistiti) di giganteschi, sia perché non tutti sono in grado di volare.

Basti pensare ai pinguini, uccelli sempre molto popolari anche tra i bambini. Per quanto appartengano senza ombra di dubbio alla specie, non hanno ali, o meglio le loro ali si sono evolute.

I pinguini e tutti gli altri

Coi secoli sono diventate pinne, tanto è vero che assomigliano ormai, per le loro capacità, molto più a dei pesci che a degli uccelli. Eppure i pinguini non sono affatto soli. Esistono anche altre specie di uccelli che non sanno volare, per i motivi più diversi.


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Tra i tanti, ne abbiamo selezionati cinque che in primo luogo non siano estinti e, in secondo luogo, che siano abbastanza curiosi da meritare di essere presentati. Li trovate qui di seguito, andando da quelli più famosi a quelli meno noti, con qualche informazione sul loro habitat, sulla loro storia e sulla loro biologia.

 

1. Lo struzzo

Grande ma molto veloce

Prima ancora dei pinguini, quando si pensa a un uccello che non sappia volare il pensiero va allo struzzo, che ha almeno l’apparenza del volatile, senza averne però le capacità.

Ma questo animale non è famoso solo per ciò che non ha: lo Struthio camelus (questo il suo nome scientifico) ha infatti una serie di caratteristiche che lo rendono unico e che da sempre attirano su di lui le attenzioni dell’uomo.

Lo struzzo, uno dei più famosi uccelli che non sono in grado di volare

Ad esempio, si tratta del più grande pennuto che ancora vive sulla faccia della Terra. Il suo peso può infatti raggiungere i 150 chilogrammi, mentre l’altezza arriva ai due metri e mezzo. Importante è anche la lunghezza, che dalla punta del becco alla fine della coda giunge fino a un metro e ottanta centimetri.

Questa grande massa, però, non gli impedisce di essere anche molto veloce: in corsa raggiunge tranquillamente gli 80 chilometri all’ora, ma in condizioni eccezionali può andare anche più forte.

Un animale che sa difendersi

Nonostante non sappia volare via dai predatori, sa benissimo come difendersi. All’interno delle zampe ha infatti un artiglio che viene usato in maniera sapiente, ma soprattutto è dotato di un calcio micidiale, con cui è in grado di uccidere anche leoni o iene.

Un calcio che in circostanze particolari può usare anche contro l’uomo, con esiti tragici. Per fortuna si nutre principalmente di vegetali, anche se non disdegna la caccia a piccoli vertebrati.

Inoltre, in cattività ha la tendenza ad inghiottire di tutto, dalle uova di altri uccelli alle sostanze più indigeste come monete, stracci e perfino mattoni.

Diffusi soprattutto in Africa, nella zona sub-sahariana, gli struzzi sono famosi infine anche per mettere la testa sotto la sabbia, tanto che da questo comportamento è sorto anche un modo di dire.

In realtà, però, l’animale non mette affatto la testa sottoterra, ma semplicemente si abbassa: l’obiettivo è quello di mimetizzarsi con l’ambiente, sembrando un cespuglio o una roccia, in modo da dissuadere i predatori.

 

2. Il pinguino

Non sa volare, ma sa nuotare

Li abbiamo citati nella nostra introduzione, ma ora vale la pena di soffermarsi un po’ sui pinguini, i più famosi uccelli che non sanno volare. Come accennavamo, il loro corpo così particolare è frutto di uno specifico processo evolutivo.

Con il passare dei secoli questi animali hanno infatti visto trasformarsi le loro ali in vere e proprie pinne, che permettono loro di nuotare con estrema abilità. Inoltre le penne si sono fatte più spesse e soprattutto impermeabili.

Un gruppo di pinguini imperatore, ottimo esempio di uccelli che non volano

Nella maggior parte dei casi vivono in Antartide, dove sono localizzate 12 delle 18 specie di pinguini ancora esistenti. Le altre si trovano in Sud America, nell’Africa australe e tra l’Australia e la Nuova Zelanda.

Tra le più famose ci sono il Pinguino imperatore e il Pinguino reale, entrambi appartenenti al genere degli Aptenodytes.

L’agilità sull’acqua

A proteggerli dal freddo delle zone inospitali in cui vivono è soprattutto lo strato di grasso che riveste il loro corpo, che funge anche da riserva di cibo. Questo corpo, piuttosto tozzo, ha anche una forma perfetta per nuotare, tanto è vero che i pinguini sono in grado di muoversi nell’acqua in tre modi diversi.

Questi modi sono il cosiddetto nuoto in superficie, tramite il volo subacqueo e tramite il nuoto a focena. Sulla terra, al contrario di quanto avviene in acqua, sembrano invece particolarmente goffi, tanto che si muovono dondolando e non riescono a raggiungere grandi velocità.


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In generale, i pinguini sono animali molto sociali. Nidificano in colonie e lì in genere ritornano dopo aver passato una stagione a cacciare in acqua. A volte, a scopo difensivo, nidificano anche assieme altri uccelli più grandi e pacifici, come gli albatros, la cui stazza li difende da eventuali predatori.

In alternativa, per proteggersi da uccelli aggressivi si scambiano il turno di pesca con altri genitori della loro specie, accudendo momentaneamente i piccoli di altri pinguini.

 

3. Il casuario

Un uccello che cammina nelle foreste

Per il terzo uccello che non sa volare della nostra cinquina torniamo su un tipo di animale che, almeno per stazza e andatura, ricorda in parte lo struzzo. Stiamo parlando del casuario, che potete vedere qui di fianco e che vive in Oceania, tra l’Australia, le Molucche e la Nuova Guinea.

Chiamato scientificamente Casuarius, ha delle ali minuscole che non usa né per muoversi, né per difendersi. A differenza degli struzzi però è molto abile a nuotare, cosa che fa sì che uno dei suoi principali alimenti sia il pesce.

Il casuario

La cosa che si nota di più quando lo si guarda è quella sorta di elmetto posato sul lato superiore della testa. La sua funzione è poco chiara agli studiosi: secondo alcuni serve per il riconoscimento dei singoli esemplari, per altri invece è indispensabile per farsi strada in mezzo alla vegetazione della foresta.

Questo animale, infatti, vive in genere nelle foreste tropicali e pluviali, soprattutto nelle zone dove la vegetazione è più fitta.

Lo sperone

Sempre analizzandone la fisionomia, si nota poi che dal collo pendono delle caruncole, in genere colorate di rosso e di blu, anche se il loro disegno varia con l’età.

Da notare infine che al termine delle zampe squamose i casuari sono dotati di uno sperone che ricorda in qualche modo quello dei galli; uno sperone che viene usato perlopiù per difendersi dai predatori.

Attenzione, però: a venire attaccati sono soprattutto i piccoli e le uova. E la difesa, per una volta, non spetta alla femmina. Durante la riproduzione quest’ultima si accoppia con più maschi e poi depone uova per ciascuno dei suoi compagni.

Sono però i maschi a covarle e poi a prendersi cura dei piccoli, difendendoli appunto con lo sperone. Il nido per i piccoli è nascosto in genere nel sottobosco, imbottito con erba e foglie cadute.

 

4. Il kiwi

L’uccello che ha dato il nome al frutto

Rimaniamo in Oceania anche con gli ultimi due uccelli che non sanno volare della nostra cinquina. Il primo che abbiamo scelto è il kiwi, che porta il nome dell’omonimo frutto. Non dovete pensare, però, che sia stato l’uccello a venir chiamato con lo stesso appellativo del cibo: in realtà, infatti, è accaduto proprio il contrario.

Il kiwi – il cui nome scientifico è Apteryx – è infatti un animale che vive in Nuova Zelanda, tanto che ne è diventato anche il simbolo. Quando il frutto omonimo fu introdotto nel paese all’inizio dell’Ottocento dalla Cina, agli abitanti locali venne spontaneo chiamarlo come il celebre animale.

L'uccello kiwi

D’altronde, la buccia – marrone e pelosa – ricordava proprio la forma dell’animale. Quando poi dalla Nuova Zelanda la coltivazione si è diffusa nel resto del mondo (e anche in Italia, che è uno dei principali paesi produttori), il nome è rimasto, solo che altrove ci si è dimenticati dell’animale.

Un corpo piccolo ma ben fatto

Il kiwi è quindi un piccolo uccello, il cui peso non supera in genere i 5 chilogrammi. La lunghezza invece varia dai 35 ai 65 centimetri, con le femmine normalmente più grandi dei maschi.

Gli esemplari sono più robusti nella parte inferiore del corpo, mentre i muscoli toracici sono poco sviluppati. Come altri animali che abbiamo già citato, i kiwi sono anche dei buoni nuotatori.

Rispetto ad altri uccelli, però, mancano la coda e le ali, queste ultime in realtà nascoste sotto le piume e dotate, alla fine, di robusti artigli.

In genere, però, i kiwi non si muovono di giorno ma solo di notte, usando, più che la vista, l’olfatto e l’udito. Infatti ci vedono piuttosto poco, ma riescono a orientarsi con gli altri sensi.

Molto importante è il becco, lungo fino a 25 centimetri nella femmina e particolarmente flessibile. Sulla cima presenta delle narici che permettono di localizzare le prede, ma allo stesso tempo può essere utilizzato anche come una sorta di terza gamba.

 

5. L’emù

Un animale simile allo struzzo

Concludiamo il nostro percorso tra gli uccelli che non sanno volare con l’emù, il cui nome scientifico è Dromaius novaehollandiae. Parente dei casuari, ha dimensioni piuttosto vistose, che lo rendono secondo, per stazza, solo allo struzzo. E infatti dello struzzo ha molte caratteristiche.

Oltre ad arrivare quasi a 2 metri d’altezza, è infatti un animale molto veloce, in grado di raggiungere anche i 50 chilometri all’ora quando è minacciato. Il peso varia tra i 50 e i 55 chilogrammi.

Un emù australiano

Anche lui come lo struzzo si ciba di vegetali e di piccoli animali, e come il casuario è il maschio a covare le uova, che vengono deposte dalle femmine.

Inoltre il maschio si occupa della loro custodia, proteggendole dai predatori, che spesso sono ghiotti di questo tipo di alimento. L’habitat è anche in questo caso quello dell’Oceania, con colonie localizzate soprattutto in Australia e in Tasmania.

La guerra agli emù

Riguardo all’emù, però, bisogna raccontare anche una storia molto particolare. Una storia che li ha visti protagonisti di una vera e propria guerra, condotta in Australia attorno al 1932.

In quegli anni, infatti, i contadini australiani vivevano un periodo di grande difficoltà, legato alla crisi economica del ’29. Già spossati dalla crisi, seguirono comunque l’invito del governo ad aumentare la produzione di grano. Questo però favorì l’invasione degli emù che stavano migrando.

I contadini chiesero quindi l’intervento del governo australiano, che autorizzò un gruppo di reduci della Prima guerra mondiale a sparare contro gli emù. I giornali si affrettarono a parlare, appunto, di guerra, anche perché a comandare le truppe era addirittura un maggiore dell’esercito, G.P.W. Meredith.

Tra appostamenti e imboscate, furono sparati in breve più di 2.000 colpi, ma i morti furono pochissimi: gli emù erano infatti bravissimi a fuggire. Il primo tentativo si concluse con poche centinaia di vittime, forse addirittura poche decine.

Qualche settimana dopo però il governo, deciso a non rinunciare all’impresa, autorizzò l’intervento dell’esercito ufficiale. Alla fine morirono probabilmente 1.000 esemplari di uccelli, ma anche in questo caso i militari ebbero le loro difficoltà. Si stima che in generale furono sparati circa 10 colpi per ogni uccisione.

 

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