Come scrivere un articolo di giornale: cinque suggerimenti

Alcuni suggerimenti su come si deve scrivere un buon articolo di giornale

Ecco le cinque cose da sapere su come scrivere un articolo di giornale secondo noi più importanti: vota la tua preferita e poi leggi l'articolo per saperne di più.

 
I giornali vanno male e perdono lettori ogni giorno, eppure il sogno di diventare un giornalista sembra non tramontare mai. Lo dimostra il gran numero di aspiranti che ogni anno si presentano alle varie redazioni – troppi, a fronte appunto di una perdita di lettori –, ma anche, più prosaicamente, il fatto che molti studenti scelgano la tipologia dell’articolo di giornale all’Esame di Stato, il vecchio Esame di maturità.

L’articolo di giornale all’Esame di Stato

Una delle principali novità degli ultimi anni, per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano, è stata proprio l’introduzione di questa particolare tipologia di testo all’esame conclusivo delle scuole superiori. Oltre alla consueta analisi del testo e ai cari vecchi temi (storico, scientifico, di attualità), c’è infatti la cosiddetta “Tipologia B”. Una tipologia che offre varie tracce e documenti, ma che chiede che il testo prodotto sia o un saggio breve o, appunto, un articolo di giornale.

Ma come si scrive un articolo? Quali regole bisogna seguire? A scuola qualche indicazione, in genere, la si dà, ma non troppe, perché quello dell’articolo è un genere a cui molti guardano con un po’ di diffidenza. In realtà non c’è niente di trascendentale in questo tipo di testo: basta conoscerne le regole e capirne le peculiarità. Cerchiamo di vedere insieme le più importanti.

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Non esiste un unico tipo di articolo

La differenza tra cronaca e opinione

La differenza tra articolo di cronaca e articolo d'opinioneLa prima cosa da chiarire è questa: non esiste un unico tipo di articolo, ma le tipologie sono tante e anche molto diverse tra loro. La principale distinzione, senza entrare troppo nel dettaglio, è quella tra articolo di cronaca e articolo d’opinione. Entrambi trovano spazio all’interno di qualsiasi giornale ed entrambi hanno una loro precisa dignità, oltre a poter essere usati all’Esame di Stato dei liceali e dei maturandi. Ma sono tra loro diversi come il giorno e la notte.

L’articolo di cronaca ha infatti come finalità principale quella di raccontare un fatto. O, meglio, di dare una notizia. Per questo deve essere il più possibile oggettivo, chiaro, semplice. Deve spiegare e informare, chiarendo subito al lettore le questioni in ballo e le novità che sono emerse. È un tipo di articolo teoricamente abbastanza semplice da scrivere, perché non ama i fronzoli e i ghirigori, ma allo stesso tempo può presentare delle insidie, perché proprio per questo motivo può facilmente cadere nella banalità.

Il commento alle notizie

L’articolo d’opinione, invece, fa tutto il contrario. È un articolo particolare, che di solito nei giornali viene presentato in una cornice o con un carattere particolare, proprio per differenziarsi dal resto. Lo scopo, in questo caso, non è quello di informare, ma di dare al lettore il punto di vista di un opinionista, che può essere il direttore del giornale o comunque un giornalista prestigioso e d’esperienza. Per questo motivo l’articolo d’opinione non racconta un fatto (anzi, il più delle volte lo dà per scontato) ma lo commenta, fornendo una tesi e argomentando a suo favore.

Le differenze tra le due tipologie, ovviamente, non si fermano qui, anche perché ognuno di questi due generi ha poi le sue diramazioni interne (l’articolo di cronaca nera è ben diverso da quello di cronaca rosa, così come l’articolo di fondo politico è diverso dall’elzeviro). Cercheremo, nei prossimi capoversi, di analizzare gli elementi base dell’uno e dell’altro.

 

Individuare la notizia

Il centro di gravità di un articolo di giornale

L'importanza della notiziaPartiamo dall’articolo di cronaca. Come abbiamo detto, in questo caso l’intento è quello di comunicare una notizia, un evento, una novità che fino a ieri non c’era e che oggi invece potrebbe interessare il nostro pubblico. Questo è il punto focale dell’articolo, quello che dovete avere bene in mente dal primo momento in cui iniziate a digitare sulla tastiera (o ad impugnare la penna) fino all’ultima parola che scrivete.

La notizia deve essere il baricentro. Deve comparire subito, nel primo capoverso, possibilmente addirittura nelle prime due o tre righe. Deve comparire assolutamente nel titolo, con grande risalto. Deve essere ripresa e spiegata durante tutto lo svolgimento del vostro testo, dovete girarci attorno continuamente. Ma come si fa ad individuare la notizia? Cos’è che fa notizia? E come posso decidere, davanti a tante informazioni, qual è la notizia principale e quali invece sono dettagli secondari?

Non esistono regole fisse

Ecco, questa è una questione importante. Perché non esistono regole precise, non esiste un algoritmo o una formuletta che vi dica: «Questa è la notizia e queste altre invece non lo sono». I giornalisti in genere valutano i fatti con l’esperienza e col “fiuto”. Voi – che siate studenti o apprendisti – non disponete né dell’una né dell’altro e quindi dovrete usare un po’ di ragionamento. Infatti dovete chiedervi: a chi mi rivolgo? Chi leggerà il mio articolo? Perché una volta che avrete trovato il vostro pubblico, avrete trovato anche la notizia.

Facciamo un esempio concreto, per capirci. Mettiamo che siate un giovane cronista che viene inviato alla conferenza stampa di presentazione di un aspirante sindaco di paese. Il candidato vi parlerà per mezz’ora dei suoi progetti, di come vuole sistemare la viabilità in quel quartiere, di come vuole investire sull’asilo, di come vuole gestire il problema delle palestre e delle società sportive e così via. Vi darà, insomma, una serie di notizie. Da cui voi dovrete cercare di trovare quella più interessante, perché un articolo che riproponesse, tutte alla pari, le iniziative del sindaco sarebbe noioso e piatto.


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Come dicevamo, la domanda che dovrete porvi quindi è: chi mi leggerà? Se lavorate per un quotidiano istituzionale, presente sul territorio da decenni, sapete bene che a leggervi non sono tanto i giovani, quanto gli anziani, magari nei bar. E quindi sapete che il problema viabilità – per il quale hanno protestato per settimane – è per loro più importante degli investimenti sull’asilo. In quel caso, la vostra notizia principale sarebbe facile da trovare.

Se invece lavoraste per un giornale scolastico, sapreste che ai vostri lettori interessa poco di asili e di traffico, ma molto di più di palestre, visto che fanno sport. E quindi partireste da quella notizia. Certo, poi dareste anche le altre, ma in una posizione meno evidente, secondaria, nella seconda parte dell’articolo. Per questo, quando si fa l’Esame di Stato, è così importante indicare con precisione la destinazione del proprio articolo: perché a seconda del pubblico a cui ci si rivolge, cambia notevolmente l’impostazione da dare al pezzo.

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La regola delle 5 W

L’importanza dell’attacco

In un articolo di cronaca l'attacco è fondamentale: ecco come scriverloCome detto, in un articolo di cronaca l’attacco – cioè il primo capoverso – deve contenere la notizia. Possibilmente sarebbe ancora meglio darla subito, nella prima frase. Rimanendo sull’esempio di prima, credo sia evidente che un attacco del tipo «”Sistemerò tutte le palestre entro un anno dalla nomina”, ha promesso il candidato sindaco Pinco Pallino» funziona meglio di «Ieri, nel Salone dell’Arci locale, il candidato sindaco Pinco Pallino ha presentato il suo programma elettorale». Nel primo caso il lettore è invogliato a leggere, spinto dalla curiosità; nel secondo si addormenta.

La necessità di dar subito tutte le informazioni fondamentali ha una sua radice storica. Un tempo, agli albori del giornalismo, le comunicazioni non erano così efficaci. I giornalisti che si recavano sul posto in cui era avvenuto un fatto non avevano con loro computer portatili e connessione internet e dovevano arrangiarsi. Per questo scrivevano l’articolo e poi telefonavano in redazione, per dettarlo.

Le ragioni storiche

Visto che anche le telefonate erano una rarità e le linee incerte, capitava spesso che la comunicazione si interrompesse. Se chi aveva ricevuto l’articolo aveva già avuto le informazioni principali nell’attacco, però, l’articolo poteva essere in qualche modo completato in redazione e il giornale andare nonostante tutto in stampa.

Questo sistema di dire tutto subito è rimasto comunque un elemento distintivo dello stile giornalistico ed è uno dei primi trucchi che si apprendono nel mestiere. Gli americani, da tempo immemore, l’hanno perfino formalizzato in una regoletta, detta “delle 5 W”. In pratica, il giornalista che sta per iniziare a scrivere il suo pezzo dovrebbe cercare di rispondere, subito, a 5 domande che iniziano tutte con la lettera “W”: When? Where? What? Who? Why? Ovvero: Quando? Dove? Cosa? Chi? Perché?


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È chiaro però che la regola va intesa più che altro come un promemoria e non come un diktat. Nel caso di un omicidio, ad esempio, il giornalista non conosce, almeno all’inizio, il “why”, e può darsi che anche sulle altre domande abbia qualche dubbio. Non è necessario, insomma, rispondere per forza a tutti e cinque i quesiti. L’importante è ricordarsi che subito bisogna parlare di un fatto, di una notizia, quella principale, e la si deve delineare il più possibile. Per approfondire c’è tempo nel resto dell’articolo.

 

Tesi e chiusura ad effetto

Con l’articolo d’opinione cambia tutto

Nell'articolo d'opinione, invece, molto importante è la chiusuraLe regole che abbiamo esposto finora cambiano quando si passa all’articolo d’opinione. Lì non c’è bisogno di raccontare una notizia, né di dar subito tutte le informazioni al riguardo. C’è piuttosto l’esigenza di convincere: perché è per tale motivo che si esprime un’opinione. E quindi di stendere un testo argomentativo, con una tesi ben chiara e identificabile ed una serie di argomenti a suo sostegno.

Da secoli la retorica spiega quali sono gli accorgimenti migliori per predisporre testi di questo genere. Ad esempio, si possono toccare le corde emotive, raccontando delle vicende personali o prendendo come esempio alcune persone – individuate e descritte chiaramente – che hanno vissuto sulla loro pelle gli effetti di quello contro cui ci vogliamo scagliare. Oppure si possono prevenire eventuali critiche e obiezioni, “disarmandole” in anticipo. In ogni caso, deve essere ben chiaro l’intento con cui si scrive un articolo di questo tipo.

L’arte della retorica

Ovviamente questo intento porta anche a degli effetti stilistici. Ad esempio, l’attacco non è più così fondamentale, mentre diventa vitale la chiusura, cioè concludere l’articolo con un finale ad effetto, che smuova la coscienza del lettore.

Anche il linguaggio si può e si deve fare più alto, con l’introduzione di avverbi – che aiutano a calcare la mano sul proprio punto di vista –, citazioni, domande retoriche e quant’altro le nostre capacità ci permettono di sciorinare. Insomma, c’è più libertà, ma questa libertà può essere un’arma a doppio taglio: convincere non è un’impresa facile.

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Lavorare per il proprio pubblico

Individuare il registro giusto (e la destinazione)

Per scrivere un articolo bisogna sempre tener presente chi lo leggeràLo studente che per la prima volta si approccia a questi tipi di testo (ma vale anche per il professionista più navigato) deve quindi tener sempre presente il proprio pubblico: questa è l’unica regola veramente aurea del giornalismo, e forse non solo del giornalismo. Una persona che scrive per sé invece che per il proprio pubblico non ha molta ragion d’essere in un quotidiano che, per campare, deve vendere copie.

Pertanto, come abbiamo detto, non solo la struttura del proprio testo dev’essere pensata e scelta con questa finalità, ma anche il registro linguistico con cui si opera. Un articolo di cronaca che racconta un omicidio non può permettersi una divagazione filosofica e poetica sul male di vivere, così come un articolo d’opinione su un uomo politico non può solo riportare freddamente dei fatti, senza usare aggettivi o avverbi.

I due tipi di linguaggio

Tirando le somme, un articolo di cronaca deve usare pochi avverbi e un linguaggio asciutto. Le frasi devono essere brevi, sintetiche ma allo stesso tempo precise. Quando si può usare una sola parola, è meglio usarne una che tante. Inoltre, in certi articoli – tipo quelli che raccontano reati o situazioni di pericolo – è ottimo riuscire a dare anche un certo ritmo alle proprie frasi, tramite un sapiente utilizzo della punteggiatura.

Nell’articolo di opinione, invece, il lessico e la sintassi si elevano. Quindi vanno benissimo gli avverbi, gli aggettivi e le frasi subordinate, che anzi rendono più consequenziale il ragionamento. Se si è in grado di farlo, si possono usare anche citazioni in lingue straniere (meglio il latino, anche per l’autorevolezza degli antichi) e costruzioni della frase meno elementari.

 

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