Commedie francesi: tutti i film più divertenti prodotti in Francia

Amélie, protagonista di un celebre film al femminile

Oggigiorno, quando andiamo al cinema, andiamo quasi sempre a vedere film americani. I costi sempre più elevati e il calo di film distribuiti ha portato, negli ultimi decenni, a un dominio sempre più netto di questa cinematografia, che in certi casi ha assorbito – con la sua forza economica – anche i migliori professionisti europei, sudamericani o asiatici. Eppure c’è stato un tempo in cui quasi ogni nazione aveva un proprio cinema. E, ad esempio, in cui esistevano drammi tedeschi, commedie all’italiana e commedie francesi.

Proprio su quest’ultima tipologia di film vogliamo oggi concentrarci. Il cinema francese, per la verità, non si è mai caratterizzato in maniera troppo netta in un modo o nell’altro. Mentre noi in Italia amavamo i film grotteschi e quelli d’autore, i nostri cugini d’oltralpe, i padri del cinema, frequentavano un po’ tutti i generi.

D’altronde, i fratelli Lumière avevano inventato il cinema, Georges Méliès creò il cinema di fantascienza, e tra gli anni ’30 e ’40 i cineasti francesi insegnarono agli americani come si potevano fare film realisti e poetici al tempo stesso.

Se ci pensate, anche in tempi recenti il cinema francese ha oscillato tra diversi stili, spostandosi dalla fantascienza di certi film di Luc Besson alle pellicole visionarie di Michel Gondry, non disdegnando neppure i drammi storici.

E la commedia, in questo panorama, ha attraversato differenti epoche, passando attraverso diversi stili e diverse mani. Abbiamo pertanto selezionato cinque esempi di commedie francesi che vanno dagli anni ’60 ai giorni nostri. Alcuni di questi film li avrete visti e rivisti. Altri vi suoneranno completamente nuovi. Sono tutti, a loro modo, dei capolavori. Scopriamoli.

 

1. Quasi amici

Quasi amici è stato uno dei casi cinematografici degli ultimi anni. In patria, uscito nel 2011, è diventato il secondo film francese col maggior incasso di sempre. In Italia, arrivato l’anno successivo, è andato molto bene, racimolando quasi 15 milioni di euro grazie a 2 milioni e mezzo di spettatori. E anche nel mondo ha ottenuto ottimi riscontri.

Merito di una storia divertente e commovente al tempo stesso, tra l’altro tratta da fatti realmente accaduti. I protagonisti sono infatti due uomini tra loro diversissimi. Da un lato c’è Philippe, tetraplegico ma molto ricco, che ha bisogno di un badante, un uomo in forze che possa sostenerlo e aiutarlo nei compiti quotidiani.

Dall’altra parte c’è Driss, un ragazzo di colore, alto e muscoloso, con però un passato burrascoso alle spalle e un atteggiamento che non pare adeguato all’ambiente in cui vive Philippe. Driss si presenta infatti al colloquio di lavoro con l’unico obiettivo di ottenere la firma che attesti il tentativo, in modo da percepire l’assegno di disoccupazione.

In realtà Driss finisce per essere assunto, dato che provoca in Philippe – depresso e deluso dalla vita – una certa curiosità. Tra i due uomini così diversi, ma così bisognosi l’uno dell’altro, nascerà una strana amicizia, o meglio una “quasi amicizia”, come il titolo del film sottolinea.

I premi, i remake

La pellicola è stata diretta a quattro mani da Olivier Nakache ed Éric Toledano, autori anche della sceneggiatura. I due avevano già realizzato, un paio d’anni prima, un film dai toni vagamente simili, Troppo amici, anche se quel titolo è stato dato dai distributori italiani per sfruttare l’eco di Quasi amici.

Quasi amici, grande successo franceseGli attori protagonisti sono invece François Cluzet e Omar Sy. Il primo è un veterano del cinema francese, visto anche in French Kiss, L’ussaro sul tetto e Piccole bugie tra amici. Il secondo, invece, è stato la rivelazione di questo film.

Il ruolo di Driss gli ha fruttato, infatti, vari riconoscimenti, tra cui il Premio César come migliore attore. E gli ha aperto pure le porte di Hollywood: da lì in poi ha infatti recitato in X-Men – Giorni di un futuro passato, Jurassic World e Inferno di Ron Howard.

 
Quasi amici è stato inoltre già oggetto di un paio di remake. Il primo è stato realizzato nel 2016 a Bollywood, col titolo Oopiri. Il secondo, prodotto negli Stati Uniti nel 2017, si intitola invece The Upside ed è stato interpretato, tra gli altri, da Bryan Cranston e Nicole Kidman.

   

 

2. Il favoloso mondo di Amélie

Il più famoso film della nostra cinquina, quello che non potete non aver visto, è però un altro: Il favoloso mondo di Amélie. Il film di Jean-Pierre Jeunet (scritto assieme a Guillaume Laurant) del 2001 fu infatti un successo epocale.

Il favoloso mondo di Amélie

E lo fu non solo dal punto di vista degli incassi, che furono alti in tutta Europa e pure in America, ma anche da quello della critica. Se qualcuno ha infatti espresso qualche dubbio su Quasi amici, soprattutto per la sua storia un po’ furba, nessuno ha potuto attaccare Amélie.

 
La trama del film di Jeunet, infatti, è così imprevedibile che non si può accusarla di furbizia. Anzi, al contrario: è strano pensare che un film così stralunato e allo stesso tempo ingenuo abbia potuto ottenere un successo del genere.

Ma quella pellicola fu realizzata in un evidente stato di grazia del regista, degli attori e della stessa Parigi, che funge quasi da personaggio aggiuntivo del film. Su tutti, però, spicca il talento di Audrey Tautou, perfetta per la parte nonostante fosse stata selezionata come rimpiazzo dell’ultimo minuto dopo l’addio di Emily Watson.

La strana Amèlie

La trama si concentra su Amèlie Poulain, cameriera in un bar di Montmartre che un giorno, dietro a una piastrella del suo appartamento, scopre una scatola. Al suo interno ci sono dei ricordi di un bambino, che probabilmente aveva abitato lo stesso appartamento anni prima e lì aveva nascosto alcune sue cose.

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Amèlie si convince quindi della necessità di ritrovare quel bambino, che ormai sarà ovviamente cresciuto. Incappa anche in una serie di equivoci, prima di completare la sua missione, e soprattutto si fa aiutare da vari strani personaggi.

La riconsegna della scatola ha un effetto liberatorio sul vecchio proprietario che, in vena di confidenze, spiega alla ragazza di aver improvvisamente voglia di riallacciare i vecchi rapporti perduti. Questo convince la nostra protagonista dell’importanza del “rimettere a posto le cose“.

Così cerca di intervenire sulle vite di chi le sta attorno, senza però farsi scoprire. Alcuni tentativi vanno a buon frutto, altri sono puramente comici. In ogni caso, finisce anche per imbattersi in un tipo che colleziona fototessere venute male. E tra i due nascerà qualcosa.

   

 

3. Effetto notte

Andiamo ora un po’ più indietro nel tempo, spostandoci agli anni ’70 e ’60. Per rappresentare quest’epoca abbiamo scelto tre film tra loro diversissimi. Uno – l’ultimo di cui parleremo – è una commedia nel senso classico del termine. Il secondo è un film molto originale. Il primo, Effetto notte, appartiene al filone della Nouvelle vague.

Effetto notte, una delle più famose commedie francesi, firmata da François TruffautCon questa etichetta, infatti, si identifica una corrente cinematografica che si formò in Francia attorno alla fine degli anni ’50 e che sfornò i suoi prodotti migliori per una ventina d’anni. Una corrente che in realtà non era più di tanto legata alla commedia.

I film di questo filone, infatti, mescolavano in genere tra loro elementi comici – o addirittura sarcastici – ad altri drammatici, ottenendo un effetto abbastanza straniante. Erano pellicole in cui volutamente si veniva meno ai principi del cinema classico, con l’intento di mostrare la finzione della narrazione cinematografica.

 
Proprio Effetto notte, diretto nel 1973 da François Truffaut, può essere un ottimo esempio di tutto questo. Al suo interno c’è anche un po’ di dramma e una morte, ma su tutto domina lo sguardo compiaciuto e divertito dello spettatore.

Un film sul cinema

Il soggetto del film è infatti il cinema stesso, guardato con amore e accondiscendenza, pur nei suoi aspetti più tragici. Effetto notte racconta non a caso le disavventure di una troupe cinematografica intenta a realizzare le riprese per un melodramma intitolato Vi presento Pamela.

Il regista del film nel film è Ferrand, interpretato dallo stesso Truffaut. Lui deve cercare di terminare il lavoro rispettando i tempi e i costi della produzione, e allo stesso tempo garantendo una cera qualità artistica. Il compito non è facile, soprattutto per via dei crolli emotivi delle varie star.

Il protagonista maschile, Alphonse, è interpretato dall’attore feticcio di Truffaut stesso, Jean-Pierre Léaud, presente fin da ragazzo in molte pellicole del regista francese. La protagonista femminile è invece Jacqueline Bisset, che interpreta un’attrice in crisi per via del gossip che si fa attorno alla sua vita privata.

Fiction e realtà si mescolano incredibilmente, in un gioco delle parti che vuole dimostrare che sì, il cinema è finzione, ma in fondo lo è anche la vita. Lo stesso titolo è emblematico di questa confusione tra il vero e il finto: l’effetto notte è infatti una particolare tecnica che permette di girare delle scene di giorno ma farle sembrare riprese di notte.

   

 

4. Tempo di divertimento – Play Time

Come abbiamo già anticipato, eccoci a un film molto strano, sicuramente il più originale della nostra lista. Play Time (o Playtime, all’originale, o anche Tempo di divertimento, come fu tradotto da principio in italiano) è infatti una pellicola realizzata nel 1967 da quello che forse è stato il principale genio della commedia francese, Jacques Tati.

Tati era emerso come comico durante l’occupazione nazista della Francia, riuscendo a conquistare ruoli sempre più importanti anche al cinema. Poco dopo la fine della guerra aveva diretto il suo primo film, Giorno di festa, e aveva ottenuto ottimi riscontri dalla critica coi due successivi, Le vacanze di Monsieur Hulot e Mio zio.

In queste due pellicole, in particolare, era emerso il personaggio di Monsieur Hulot, da lui stesso interpretato, che gli aveva dato grande fama. Ma era emersa anche la sua straordinaria fantasia e la capacità di creare gag comiche in maniera visiva e uditiva, sfruttando le possibilità offerte dal cinema e dal colore.

A quel punto Tati si sentiva pronto per il suo progetto più ambizioso, una satira della vita moderna e del consumismo a cui cominciò a lavorare già nel 1959. La produzione di quel film – che sarebbe diventato Playtime – durò svariati anni e sfondò ogni budget preventivato.

Il capolavoro di Tati

Ne nacque però un film visivamente straordinario, in anticipo sui tempi (e anche per questo, un flop commerciale, anche se ricevette premi un po’ ovunque). Al centro della trama – per la verità piuttosto inconsistente – c’era ancora Monsieur Hulot.

Playtime di Jacques TatiTati, però, ormai insofferente a questo suo alter ego, utilizzò il personaggio in modo strano, a volte mettendolo al centro delle sequenze, altre volte facendone un comprimario. In alcune scene, si prese addirittura gioco del pubblico, ingannandolo con persone che assomigliavano a Hulot ma non erano Hulot.

In generale, nel film dominano le scene d’insieme. Hulot deve condurre un gruppo di turisti americani in giro per Parigi. Ma la capitale francese che mostra al pubblico non è quella degli anni ’60, bensì una città futuristica, molto simile per certi versi a quelle di oggi.

 

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Hulot/Tati si muove tra cubicoli, palazzi freddi e razionali, lavori e vite uniformate, e riesce a creare delle gag difficili da descrivere, ma facili da gustare. Ovviamente, per realizzare qualcosa del genere ci fu bisogno di un set mastodontico, che fu ribattezzato non a caso Tativille, e che costò uno sproposito. Ma il risultato fu memorabile.

   

 

5. Tre uomini in fuga

Concludiamo col film più vecchio della nostra cinquina, e uno dei meno noti nel nostro paese. Tre uomini in fuga, però, è tutt’altro che un film di nicchia o dimenticato. In Francia, anzi, è considerato un classico immortale1.

Tre uomini in fuga, una delle più divertenti commedie francesi

Quando uscì, nel 1966, stabilì innumerevoli record: vi basti sapere che al cinema fu visto da più di 17 milioni di francesi, una cifra che sarebbe rimasta imbattuta per trent’anni, fino a quando non sarebbe stata superata da Titanic.

 
Ancora oggi il film fa registrare sempre ottimi dati di ascolto quando viene trasmesso in televisione. Segno, quindi, che i francesi non hanno affatto dimenticato questa pellicola, che mescola umorismo e patriottismo. D’altra parte, a Tre uomini in fuga collaborarono alcuni dei più grandi talenti del cinema francese dell’epoca.

Gli attori principali erano Bourvil e Louis de Funès, che in quegli anni stavano dando vita a una coppia comica molto apprezzata dal pubblico. Il regista era invece l’abile Gérard Oury, mentre alla fotografia c’era addirittura Claude Renoir, il cui zio era il grande regista Jean Renoir e il nonno il pittore Pierre-Auguste Renoir.

Ridere durante l’occupazione nazista

La trama del film si sviluppa durante la Seconda guerra mondiale e in particolare durante l’occupazione nazista della Francia. Un aereo inglese viene infatti abbattuto dalla contraerea tedesca sopra a Parigi. I tre membri dell’equipaggio sono costretti a paracadutarsi in punti diversi della capitale.

Precipiteranno in luoghi poco adatti ad organizzare una resistenza contro l’occupante, ma troveranno la collaborazione di alcuni (maldestri) francesi. La compagnia si riunirà prima ai bagni turchi e poi tenterà di scappare, pur inseguita dai tedeschi.

I protagonisti vivranno così innumerevoli vicissitudini, fughe e colpi di scena, a volte ricorrendo anche a travestimenti, altre volte contando sull’aiuto della cittadinanza (e perfino di una giovane suora). D’altronde, il titolo originale francese – La Grande vadrouille – può essere tradotto come “Il grande bighellonare”, per via dell’andatura picaresca del film.

Infine, gli inglesi e i francesi riusciranno a fuggire verso la zona di Vichy sfruttando due alianti e una vecchia automobile. Ma anche la fuga finale si rivelerà particolarmente comica.

   

 

Altre 35 commedie francesi, oltre alle 5 già segnalate

Queste che vi abbiamo illustrato finora sono solo le commedie francesi più note e, forse, più belle; ma il genere i nostri cugini d’oltralpe l’hanno praticato a lungo, e continuano a farlo ancora oggi. Per questo, abbiamo deciso di “allungare” il nostro articolo, aggiungendo, più velocemente, altri 35 consigli.

 

The Artist

The Artist è uno di quei film dal carattere dolceamaro. È sicuramente anche una commedia, ma chi lo ha visto sa bene che c’è, al suo interno, una forte dose di dramma. Ad ogni modo, alla fine della visione si rimane con una gradevole sensazione nell’animo, e per questo ci è sembrato giusto inserirlo nella lista. Uscito nel 2011, ha vinto 5 Oscar.

Train de vie – Un treno per vivere

Si può ridere di tutto? Si può ridere, ad esempio, dell’Olocausto? È una domanda che si sono posti umoristi, filosofi e politici, spesso senza arrivare a una risposta definitiva. Train de vie – una coproduzione internazionale diretta da Radu Mihăileanu, romeno naturalizzato francese – prova a parlare proprio della Shoah, facendo sia ridere che piangere.

 

Il fantasma della libertà

In questa seconda parte della nostra lista abbiamo inserito alcune pellicole di Luis Buñuel, grande regista spagnolo che visse in varie fasi in Francia, e lì produsse molti dei suoi ultimi lavori. Come questo Il fantasma della libertà, una satira grottesca uscita nel 1974, costruita su una serie di episodi irriverenti e sorprendenti.

Il fascino discreto della borghesia

Il fascino discreto della borghesia venne realizzato, per la verità, due anni prima de Il fantasma della libertà ed è anche più noto, perché vinse – malgrado Buñuel non ne fosse contento – l’Oscar per il miglior film straniero. È però ancora una volta una satira grottesca e fortissima della borghesia e del suo stile di vita.

 

Ernest & Célestine

Nella lista abbiamo deciso di includere anche alcuni cartoni animati, perché la cinematografia francese, in questo senso, vanta una tradizione importante. E partiamo da Ernest & Célestine, un film coprodotto da Francia e Belgio e realizzato nel 2012 sulla inconsueta amicizia tra un orso e una topina. Autore della sceneggiatura è lo scrittore Daniel Pennac.

Appuntamento a Belleville

Rimaniamo sul versante dell’animazione con Appuntamento a Belleville, frutto anch’esso di una coproduzione che ha coinvolto anche il Belgio e il Canada. Vincitore di diversi premi e candidato a due Oscar, racconta la storia del ciclista Champion, una sorta di Fausto Coppi che viene rapito durante il Tour de France.

 

Delicatessen

Probabilmente avete già visto dei film di Jean-Pierre Jeunet. Uno, Il favoloso mondo di Amélie, l’abbiamo anche presentato nella prima parte della lista. Ora però vi consigliamo il suo esordio, codiretto con Marc Caro: si tratta della commedia nera Delicatessen, uscita nel 1991 ma ancora molto divertente.

In famiglia si spara

In famiglia si spara non è un film molto famoso dalle nostre parti, nonostante sia stato, a suo tempo, frutto di una coproduzione italo-franco-tedesca. Pure in Francia, per la verità, alla sua uscita nel 1963 andò maluccio, ma col tempo è diventato un film di culto. Con Lino Ventura e Bernard Blier, è una parodia del genere noir.

 

Reinette e Mirabelle

Reinette e Mirabelle non è certo un film spettacolare, né particolarmente famoso, nonostante il suo regista sia l’apprezzato Éric Rohmer, che lo scrisse e lo diresse nel 1987. Ma è un film comunque fresco e interessante, incentrato su due ragazze, una di campagna e una di città, che diventano amiche e vanno a convivere.

Baci rubati

Un grande autore di commedie – anche se, pure in questo caso, con un retrogusto amaro – è stato anche François Truffaut, che abbiamo già citato all’inizio. Baci rubati è uno dei più romantici tra i suoi film, uscito nel 1968 con Jean-Pierre Léaud nei panni del suo alter-ego cinematografico, Antoine Doinel.

 

Non drammatizziamo… è solo questione di corna

Non lasciatevi ingannare dall’infelice titolo italiano (che sembra riecheggiare una commedia sexy): Non drammatizziamo… è solo questione di corna è ancora un film dolceamaro di François Truffaut, seguito di Baci rubati. Qui Antoine Doinel si è sposato, ma finisce per tradire la moglie.

Bande à part

Chiudiamo il ciclo dei registi della Nouvelle vague con Bande à part, film del 1964 di Jean-Luc Godard. La storia è quella di una improvvisata banda di ladri, ma conta poco: quello che conta è il genio visionario di Godard e la vitalità degli interpreti, tra cui spicca Anna Karina, che pure stava vivendo un periodo infelice della sua vita.

 

Mio zio

Abbiamo già parlato del talento di Jacques Tati, uno dei più grandi comici della storia del cinema francese. Un altro suo film che merita di essere recuperato è Mio zio, girato nel 1958 come una satira del progresso e dei suoi meccanismi disumanizzanti, ma carico di energia comica.

La cena dei cretini

A volte i bei film nascono da un antecedente teatrale. È questo quanto è successo anche con La cena dei cretini, commedia scritta da Francis Veber e di gran successo nei teatri parigini prima che il suo autore, nel 1998, ne traesse un film. Si tratta di una storia venata di cattiveria comica con un certo gusto per il grottesco.

 

Le dodici fatiche di Asterix

A proposito di cartoni animati non si può non citare Asterix, personaggio dei fumetti protagonista di diversi adattamenti per il cinema. Uno dei più belli è Le dodici fatiche di Asterix, realizzato nel 1976 tra l’altro senza essere tratto da una storia a fumetti, ma sulla base di una sceneggiatura originale.

Principi e principesse

Anche Principi e principesse è un film d’animazione, ma molto particolare. È composto infatti da sei episodi, tutti più o meno della durata di 10 minuti, che comparvero inizialmente all’interno di un programma televisivo francese. E questi episodi sono realizzati solo usando marionette di carta nera.

 

Quattro delitti in allegria

Passiamo a una divertente commedia nera ambientata addirittura al Festival del cinema di Cannes. Realizzata nel 1994 per la regia di Alain Berbérian, racconta di un film horror di serie B che dovrebbe essere proiettato al festival, cosa che però è resa impossibile dal fatto che il proiezionista viene ucciso.

Josephine

Josephine è invece addirittura un musical, scritto e diretto nel 1967 da Jacques Demy con, per protagoniste, una giovane Catherine Deneuve e la di lei sorella Françoise Dorléac (morta quello stesso anno in un terribile incidente automobilistico). Il film ottenne a suo tempo anche una nomination agli Oscar per la colonna sonora.

 

L’ottavo giorno

L’ottavo giorno è una di quelle commedie che ti fanno anche riflettere. Racconta infatti l’incontro e l’amicizia tra un ragazzo down purtroppo rimasto solo e un manager, troppo preso dal proprio lavoro. Sorta di Rain Man con risvolti imprevedibili, valse ai suoi due protagonisti il premio per la miglior interpretazione a Cannes.

Giù al nord

La trama di Giù al nord probabilmente vi è già nota, perché il film ha generato un remake italianoBenvenuti al sud – che poi ha pure avuto un suo seguito, Benvenuti al nord. La storia, scritta e diretta da Dany Boon, verte sulle difficoltà di adattamento e comprensione tra cittadini provenienti da diverse zone di uno stesso paese.

 

Buffet freddo

Buffet freddo è una commedia gialla molto ben scritta, uscita nel 1979 e firmata da Bertrand Blier. In questo film il regista riversò il suo caratteristico e provocatorio humor nero, facendosi aiutare dagli attori Gérard Depardieu e dal suo stesso padre, il caratterista Bernard Blier.

No, no, no, con tua madre non ci sto!

Il titolo è lunghissimo, anche se in originale il film si intitolava semplicemente Le grand amour: si tratta di una commedia simpatica e garbata, con protagonista un marito borghese in difficoltà con le donne. La regia è di Pierre Etaix.

 

Io, due figlie, tre valigie

Abbiamo già parlato del talento comico di Louis de Funès. Un altro film in cui questo talento emerge a piena forza è sicuramente Io, due figlie, tre valigie, poco noto in Italia ma amatissimo in Francia, tanto da aver avuto anche un (mediocre) remake hollywoodiano, Oscar, con Sylvester Stallone2.

Lo strano dramma del dottor Molyneux

Torniamo indietro nel tempo, andando addirittura al 1937. In quel periodo il cinema francese produsse molti capolavori, anche se principalmente drammatici. Tra quelli comici c’era questo Lo strano dramma del dottor Molyneux, realizzato a partire da una sceneggiatura (anarcoide e paradossale) del poeta Jacques Prévert.

 

A me la libertà

Anche a A me la libertà è degli anni ’30, per la precisione del 1931. Fu anche presentato alla prima edizione della Mostra del cinema di Venezia, dove venne scelto come il film più divertente. Merito del regista e sceneggiatore René Clair, che mise in scena in primo luogo una satira della moderna catena di montaggio.

Incontri a Parigi

Abbiamo già brevemente parlato di Éric Rohmer, grande regista francese di cui vi proponiamo anche Incontri a Parigi. Si tratta di un film a episodi in cui si intrecciano situazioni sentimentali e fato, spesso con un retrogusto amaro, ma anche con un certo amore per le strade e i quartieri di Parigi.

 

Smoking/No Smoking

Smoking/No Smoking è un film molto ambizioso, come tutti quelli di Alain Resnais. Un’ambizione che fu ripagata, alla sua uscita nel 1993, da molti premi, sia ai César francesi che al Festival di Berlino. D’altronde, il film, diviso in due parti, dura quasi cinque ore e presenta le storie di diversi personaggi, interpretati però da due soli attori, Pierre Arditi e Sabine Azéma.

Le folli avventure di Rabbi Jacob

Ritorniamo a Louis de Funès con la sua pellicola forse più irriverente (e politicamente problematica): Le folli avventure di Rabbi Jacob del 1973. Si tratta di una farsa in cui de Funès, che interpreta un nazionalista antisemita, per una serie di circostanze si trova a doversi travestire da rabbino.

 

Taxxi

La serie Taxxi, di cui vi segnaliamo il primo film, ha esordito in Francia nel 1998, ma ha generato finora altri quattro seguiti, tutti di grande successo al botteghino. La storia di questo primo capitolo, scritta da Luc Besson, vede uno spericolato tassista scendere a patti con un imbranato poliziotto.

Underground

Uno dei punti di forza del cinema francese è stato quello di dar spazio, spesso, anche ad altre cinematografie. Ovvero di finanziare i progetti di cineasti che provenivano da paesi più poveri, spesso dell’est. Così è stato anche per Underground, capolavoro graffiante e sbracato di Emir Kusturica che nel 1995 vinse la Palma d’Oro a Cannes.

 

Gatto nero, gatto bianco

Sempre di Kusturica è anche Gatto nero, gatto bianco, realizzato nel 1998, tre anni dopo il grande successo internazionale di Underground. Il film ne riprende alcuni toni grotteschi, ma li inebria questa volta di luce e musica, esaltando la vita gitana e facendoci ridere della sua genuinità.

La vita è un miracolo

Concludiamo la nostra trilogia di Kusturica con La vita è un miracolo del 2004. Un film che ancora una volta tratta dell’ex Jugoslavia e del suo martirio, ammorbidendo i toni con una storia d’amore che supera i confini dei vari paesi.

 

La mia vita da Zucchina

La mia vita da Zucchina è una coproduzione franco-svizzera diretta dal regista elvetico Claude Barras. Si tratta di un film animato, realizzato tramite l’animazione a passo uno, ed è basato su un romanzo di Gilles Paris. Protagonista è un bambino di 9 anni che viene affidato a una casa-famiglia.

Racconti dell’età dell’oro

Il cinema serbo, come abbiamo visto con Kusturica, ha spesso trovato ospitalità in Francia. Ma lo stesso si può dire per quello rumeno, come dimostra il bel Racconti dell’età dell’oro, pellicola del 2009 firmata da vari registi e cofinanziata dalla Francia, dedicata agli ultimi anni del regime di Ceaușescu.

 

Panico al villaggio

Panico al villaggio è un film originalissimo, in primo luogo perché a recitare non sono né attori, né prodotti d’animazione, ma giocattoli, posti in diverse pose. La trama poi si sviluppa in maniera assurda e imprevedibile, strappando spesso delle gioiose risate. La regia è di Stéphane Aubier e Vincent Patar, anche autori del soggetto.

 

L’infografica col riassunto finale

Il riassunto sulle migliori commedie francesi

 

E voi, quale commedia francese preferite?

Ecco cinque divertenti commedie francesi: vota la tua preferita.

Note e approfondimenti

  • 1 Basti notare tutti gli articoli che, nel 2016, sono usciti per celebrare i 50 anni di questo film. Come ad esempio questo.
  • 2 Se non lo ricordate, potete vederne il trailer qui.

 

Segnala altre divertenti commedie francesi nei commenti.

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