Director’s Cut, MacGuffin e altro linguaggio cinematografico

Federico Fellini, un grande esperto di linguaggio cinematografico, alla macchina da presa

In questi ultimi anni molte terminologie inglesi sono entrate a far parte del nostro lessico culturale, a torto o a ragione – ora non è il caso di indagare. In un mondo sempre più connesso e dove le distanze, grazie alla tecnologia, sembrano annullarsi, è quasi automatico che la lingua più parlata al mondo diventi un elemento integrante del nostro linguaggio comune. Che va quindi a toccare anche le nostre esperienze ordinarie.

Negli ultimi anni, dunque, avrete visto utilizzati più volte molte terminologie inglesi per descrivere alcuni aspetti collegati al mondo del cinema. E forse non tutti vi saranno chiari. Qui di seguito faremo luce su alcuni di essi.

 

1. Blockbuster

Con ogni probabilità, blockbuster è la parola inglese che, in ambito cinematografico, sentite pronunciata più spesso.

I più giovani tra voi non lo ricorderanno, ma un tempo, in un’epoca dove non c’erano internet, piattaforme di streaming legali o anche negozi di vendita DVD, un film poteva rimanere in programmazione nei cinema anche per alcuni anni.

Il logo di Blockbuster
E alle prime visioni si potevano formare file lunghissime, che uscivano fuori dall’edificio fino ad occupare svariati isolati. Nasce da qui il termine blockbuster.

Esso viene utilizzato per la prima volta nel corso degli anni ’70 del Ventesimo secolo, in riferimento alle due pellicole dell’epoca che generano i maggiori incassi, ovvero Lo squalo (Jaws) e Star Wars, e divenendo di moda negli anni ’80, quando le varie major programmavano in anticipo il loro blockbuster estivo dal grande impatto commerciale.

Allora e oggi

Persino una catena di rivendita di videocassette e DVD, ora non più attiva, ha utilizzato a lungo questo sostantivo come nome aziendale1.

Oggi l’uso del termine blockbuster si è esteso. Non solo per classificare quelle pellicole che effettivamente si rivelano “campioni di incassi“, ma anche per definire un certo tipo di prodotto su cui sono stati investiti molti soldi e da cui ci si aspetta grandi introiti. Col rischio che poi ciò non avvenga. Ne è un esempio recente Justice League.

   

 

2. Casting

Quando un film entra nella fase di pre-produzione, oltre a costruire i set bisogna ovviamente anche pensare a radunare i vari attori. Per i protagonisti, di solito il regista o i produttori hanno già in mente le persone da contattare, ma può capitare che – per le più svariate ragioni – anche attori rinomati debbano sostenere un provino.

Ci sono poi gli attori secondari e le comparse. Soprattutto l’individuazione di queste due categorie non è quasi mai a carico del regista o della produzione e viene affidata a un team – o una sola persona in caso di budget ridotto – che si occupa della cosiddetta procedura di casting.

Un'attrice pronta per un casting (foto di Spreadshirt via Flickr)
Un’attrice pronta per un casting (foto di Spreadshirt via Flickr)

La procedura ordinaria vede le persone che si occupano del casting inviare delle comunicazioni alle varie agenzie, chiedendo loro degli attori che rispondano a determinati requisiti, di età, altezza, corporatura fisica, eccetera… salvo nei casi in cui ci si occupa in maniera diretta di questo aspetto contattando attori di propria conoscenza.

Tali attori si presentano poi nell’orario e luogo concordato, dove vengono vagliati. Il regista e la produzione hanno comunque sempre l’ultima parola in merito.

Il lavoro di chi si occupa del casting

Una volta che il cast di un film è stato radunato, chi si occupa del casting deve anche provvedere ai bisogni più immediati degli attori: prenotazioni di hotel, autista personale, richieste specifiche di menù e piatti e molte altre cose che dipendono dall’eccentricità delle persone.

Insomma, è un lavoro meno semplice di quel che può apparire a prima vista. E pensate che a volte ci sono procedure di casting molto particolari, in cui si cerca perfino un cane o un gatto!

 

3. Director’s Cut

Quando vengono completate le riprese di un film, il risultato finale che arriva nei cinema – salvo rarissimi casi – non è mai quello che fa seguito alle prime fasi di montaggio.

Prima dell’editing finale, la versione della pellicola che la precede e che include scene aggiuntive o differenti – ovvero salvo eccezioni tutte le scene girate (con le ovvie esclusioni di errori e ciak di una stessa scena) – è nota come Director’s Cut. E questo pur non essendo materialmente o necessariamente la versione voluta o approvata dal regista.

Su tale versione intervengono poi i produttori e gli investitori del film, che operano i tagli e/o le modifiche che portano al prodotto che viene proiettato nelle sale cinematografiche.

Qualche esempio

Le ragioni possono essere molteplici: una Director’s Cut può durare svariate ore e presentare contenuti forti, mentre una casa di produzione ha interesse che la pellicola sia programmata più volte nel corso di una giornata per incassare di più e che sia vista dalle fasce più ampie di pubblico. Da qui i tagli.

Oppure si ritiene l’epilogo troppo pessimista e si opta per un finale aperto o addirittura un lieto fine, con tanto di scene rimontate all’uopo o rigirate, se necessario.

Il Director's Cut di Blade Runner
L’esempio più celebre di Director’s Cut è con ogni probabilità quello di Blade Runner. La versione originaria del 1982, voluta con forza dalla produzione contro il parere del regista Ridley Scott, vede un finale ottimista, con i due protagonisti che fuggono da un mondo da incubo.

Nel 2007, Ridley Scott riesce a far uscire la Director’s Cut – o come da lui definita la Final Cut – che, neanche in maniera troppo paradossale, è quella che è stata poi usata come riferimento per il sequel Blade Runner 2049.

   

 

4. MacGuffin

Il MacGuffin (o McGuffin) è un termine, seppur non da lui inventato, reso noto da Alfred Hitchcock e con cui si vuole indicare un qualcosa – che può essere un oggetto o anche una persona – indispensabile per l’avvio e il proseguimento della trama di un film.

Il MacGuffin viene ricercato dai protagonisti della pellicola, ma in sé è qualcosa di irrilevante, intercambiabile o – perlomeno – allo spettatore non interessa più di tanto approfondire la sua vera natura.

Il mistero della valigetta di Pulp Fiction e altre interessanti teorie su film famosi
Se ci pensate, quando ad esempio in un film di spionaggio vediamo il protagonista alla ricerca di piani militari segreti, ci importa davvero sapere cosa dicano nel dettaglio quei piani? No, il nostro interesse è catalizzato sulla missione della spia e se riuscirà o meno nel suo intento.

Succede a volte che il MacGuffin sia citato e poi dimenticato nel prosieguo del film, oppure addirittura mai descritto o mostrato allo spettatore (il contenuto della valigetta di Pulp Fiction ne è un esempio perfetto).

Un MacGuffin recente sono le Gemme dell’Infinito che hanno caratterizzato le pellicole del Marvel Cinematic Universe, ricercate da Thanos e dagli eroi. E che vantano il primato di essere il primo MacGuffin capace di estendersi a più pellicole.

   

 

5. Post-credits scene

Nei cinema è ordinario vedere il pubblico alzarsi e abbandonare la sala non appena iniziano a scorrere i titoli di coda, poiché si ritiene – quasi mai a torto – che il film sia concluso.

Può accadere invece che, a metà dei titoli o alla fine di essi, ci siano delle scene aggiuntive, a volte fondamentali. Nel primo caso si parla di mid-credits scene, nel secondo di post-credits scene o scena post-credit.

Tali scene, nate all’inizio come una sorta di divertissement, esordiscono negli anni ’80 del Ventesimo secolo, principalmente in film commedia. Forse ora sconvolgeremo la vostra vita, ma in L’aereo più pazzo del mondo, ad esempio, c’è una scena post-credit.

La post-credits scene in questi ultimi undici anni è divenuta una sorta di appuntamento fisso nelle pellicole del Marvel Cinematic Universe, sino a partire da Iron Man del 2008. Col successo di questo franchise, molti altri film hanno replicato tale struttura, con intenti a volte anche parodistici come si faceva in origine, in una sorta di insolita chiusura del cerchio.

   

 

Ecco cinque parole chiave del linguaggio cinematografico: vota la tua preferita.

Note e approfondimenti

  • 1 L’ultimo Blockbuster d’America ha chiuso, tra l’altro, di recente, ormai soppiantato da Netflix e simili, come si racconta qui.

 

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