
Suo malgrado, negli ultimi anni Parigi è stata al centro dell’attenzione. Gli attentati prima del gennaio – che hanno visto coinvolta anche la redazione di Charlie Hebdo – e poi del novembre 2015, con la strage del Bataclan, hanno fatto puntare i riflettori sulla città della Torre Eiffel. Poi si sono aggiunte le rivolte dei gilet gialli, l’incendio di Notre Dame ed altro ancora. Così tutti noi, in questi giorni, ci affanniamo spesso alla ricerca di qualche quotidiano online francese che ci possa dare qualche dettaglio in più rispetto a quelli che trovavamo sulla nostra carta stampata.
Internet, infatti, ha l’indubbio vantaggio di permetterci di consultare immediatamente i quotidiani e le riviste di altre parti del mondo e di conoscere, perciò, le notizie di prima mano.
Certo, bisogna quantomeno conoscere la lingua, ma anche se non siamo degli specialisti in francese esistono strumenti, come i traduttori automatici, che ci possono aiutare a comprendere il senso degli articoli. Ma quali sono i giornali più famosi, importanti e prestigiosi dell’editoria transalpina?
Indice
1. Le Figaro
Partiamo da un pezzo di storia. Le Figaro è infatti il quotidiano francese più longevo ancora in edicola. Fondato nel 1826, è ancora oggi uno dei giornali più venduti, forte di più di 300mila copie stampate ogni giorno e di un sito web tra i più visitati del paese.
Così chiamato in onore di Figaro, il barbiere di Siviglia simbolo dell’ottimismo borghese, è da sempre vicino alla destra gollista e conservatrice. Significativa, da questo punto di vista, una campagna pubblicitaria del 2005, che così recitava: «In economia siamo per il libero scambio. Anche per quanto riguarda le idee».
In principio giornale satirico, cambiò linea editoriale nella seconda metà dell’Ottocento. A risollevarne le sorti fu soprattutto l’arrivo di intellettuali di grande valore, come Honoré de Balzac, Charles Baudelaire, Alexandre Dumas.
Fu però con l’arrivo della belle époque che il giornale divenne il simbolo della vita parigina. Sulle sue colonne scrivevano Émile Zola – che vi pubblicò vari articoli riguardanti l’affare Dreyfus ma non il suo J’accuse, che compare invece su L’Aurore – e Filippo Tommaso Marinetti, che lì fece comparire il Manifesto del futurismo.
Il più longevo giornale francese ancora in edicola
Considerato il giornale degli accademici, ha ospitato sulle sue colonne anche molti altri pensatori e scrittori di grande prestigio, come Anatole France, Théophile Gautier, Gustave Flaubert, Guy de Maupassant, Marcel Proust, André Gide, George Sand e Paul Valéry.
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Proprietario è stato negli ultimi anni Serge Dassault, all’epoca quinto uomo più ricco di Francia, imprenditore e senatore di centrodestra. Dassault è però venuto a mancare nel 2018, a 93 anni. Direttore responsabile è invece, dal 2012, Alexis Brézet.
2. Le Monde
Se Le Figaro è il giornale di riferimento del tipico lettore di centrodestra, Le Monde è il suo corrispettivo per il centrosinistra. Dotato della stessa autorevolezza del suo avversario che sta “dall’altra parte della barricata”, fu fondato sul finire del 1944, pochi mesi dopo la liberazione di Parigi.
Paradossalmente, a volerlo fu proprio uno di quei politici che Le Figaro avrebbe appoggiato maggiormente, cioè il futuro presidente Charles De Gaulle.
Alla base della sua linea editoriale ci furono, fin da principio, il prestigio e l’approfondimento. La testata, infatti, non fu scelta a caso: l’idea era quella di dare notizie di tutto il mondo, con un’attenzione particolare verso le opinioni e l’interpretazione delle stesse notizie.
Non per nulla la tiratura attuale è attorno alle 300mila copie, ma circa 30mila di esse vengono regolarmente vendute all’estero. Sempre per questi motivi, da una costola del quotidiano nel 1954 è nato anche il mensile Le Monde diplomatique, che si occupa di riflessioni e analisi politiche, culturali ed economiche a livello internazionale.
La voce autorevole del centrosinistra
Il quotidiano è di proprietà del gruppo La Vie-Le Monde, che fa capo a Xavier Niel, Pierre Bergé e Matthieu Pigasse. Questi tre imprenditori l’hanno acquistato nel 2010, quando, vittima di una forte crisi di vendite, il quotidiano stava per essere rilevato proprio da quel Dassault che già pubblica Le Figaro.
Dal giugno 2015 il direttore è Jérôme Fenoglio, un giornalista che ha svolto tutta la sua carriera all’interno della redazione parigina. I direttori di più lungo corso sono stati finora il fondatore, Hubert Beuve-Méry, e il suo successore, Jacques Fauvet. Anche qui il sito web è uno dei più visitati di Francia.
3. Libération
Come detto, Le Monde è sempre stato il punto di riferimento degli elettori francesi di centrosinistra, quelli che in qualche modo si riconoscevano nel PS e nelle sigle che l’avevano preceduto. Ma in Francia è sempre esistita anche una sinistra più radicale, che tradizionalmente si riconosceva nel Partito Comunista.
Dopo il 1968, con l’entrata in scena di una nuova generazione, mancava però una voce che rappresentasse quell’ansia di rinnovamento.
A colmare il vuoto ci pensò, a partire dal 1973, il quotidiano parigino Libération, fondato da Jean-Paul Sartre e Serge July. Il primo, come ben sapete, era un noto filosofo che aveva aderito alle istanze comuniste ed era di sicuro il più autorevole intellettuale della gauche.
Il secondo, invece, era un giornalista trentenne che era stato uno dei protagonisti del maggio francese, e che subito assunse la direzione del giornale.
Il quotidiano propose uno stile nuovo e fresco, inedito nel panorama francese. Le sue opinioni erano taglienti, le sue vignette satiriche non risparmiavano nessuno e fino almeno al 1980 fu il giornale più letto e apprezzato dai giovani.
La voce critica della sinistra che però ha perso un po’ del suo smalto
Dopo la morte di Sartre e l’esaurirsi, anche nella società, dell’onda del ’68, le posizioni politiche della testata si sono fatte più caute, avvicinandosi a quelle del centrosinistra, anche se con una declinazione libertaria. La svolta è arrivata nel 2005, quando una grossa crisi ha costretto il giornale a cercare un nuovo editore che lo potesse sostenere.
Si è fatto avanti il banchiere Edouard de Rothschild, che ha guidato un gruppo di investitori di cui faceva parte anche Carlo Caracciolo. Questo ha portato alle dimissioni di July e ad un ulteriore spostamento al centro del giornale. È stato, infine, il primo quotidiano francese ad aprire un sito web.
4. Le Parisien
Nella città di Parigi, però, il quotidiano più venduto non è né Le Monde né Le Figaro, bensì Le Parisien, una testata forse meno prestigiosa e meno nota internazionalmente. Fondato nell’agosto 1944 col nome di Le Parisien libéré, è stato per molti anni un quotidiano prettamente locale, dedicato alla capitale e ai suoi sobborghi.
Grazie a un poderoso restyling che è stato portato avanti a partire dalla seconda metà degli anni ’80, però, il quotidiano ha visto l’introduzione di una testata dedicata alle notizie francesi – Aujourd’hui en France – ed è riuscito a guadagnare lettori quando gli altri incominciavano a perderli.
Negli anni precedenti, in realtà, Le Parisien si era guadagnato fama di giornale scandalistico e gollista. La svolta degli anni ’80 si occupò anche di correggere questa idea. Vennero infatti aboliti tutti gli editoriali, cosa che portò il giornale su posizioni più neutrali dal punto di vista politico.
Soprattutto, però, venne riservato grandissimo spazio ai problemi dell’uomo della strada, con inchieste e approfondimenti che hanno incontrato i favori dei parigini.
Il giornale popolare di Parigi, ora in mano alla Louis Vuitton
La proprietà è stata a lungo nelle mani delle Éditions Philippe Amaury, fondate proprio da Amaury ma ora controllate dalla sua vedova, Marie-Odile Amaury. Un gruppo editoriale che controlla molte altre testate perlopiù sportive, come L’Équipe (di cui parleremo a breve) e France Football.
Dall’ottobre 2015, però, il quotidiano è stato acquisito da LVMH, cioè il gruppo di moda Louis Vuitton, che possiede anche il giornale economico-finanziario Les Échos.
5. L’Équipe
Concludiamo la prima parte della lista con un quotidiano completamente diverso, ma molto venduto e prestigioso: L’Équipe. Per raccontarne la storia dobbiamo partire anche qui dall’affare Dreyfus, che fu un avvenimento che cambiò radicalmente il modo di fare giornalismo in Francia.
Il più venduto quotidiano sportivo dell’epoca, Le Vélo, che si occupava principalmente di ciclismo, prese infatti le difese dell’ufficiale ebreo, perdendo così alcuni dei suoi finanziatori (antisemiti).
Questi decisero di fondare un giornale concorrente e così nel 1900 nacque L’Auto. Un quotidiano che nel giro di pochi anni crebbe esponenzialmente, anche grazie all’idea di organizzare il Tour de France.
Durante la Seconda guerra mondiale, però, il giornale finì in mano ai tedeschi, che lo usarono come organo di propaganda. Così, nel dopoguerra fu impossibile continuare a stampare L’Auto, ormai troppo inviso ai parigini.
Si decise pertanto di ricrearlo con qualche modifica, ma usando buona parte dello stesso staff e gli stessi uffici. Nacque L’Équipe, che ormai non si occupava più solo di ciclismo ma anche di calcio, rugby, tennis e altri sport minori.
Per chi ama lo sport
Negli anni la testata ha confermato il suo prestigio, anche organizzando o proponendo manifestazioni internazionali. La più famosa di queste è la Champions League, o meglio la Coppa dei Campioni, com’era chiamata allora.
In seguito a una serie di vittoriosi match internazionali, nel 1954 l’inglese Daily Mail proclamò i connazionali del Wolverhampton campioni del mondo.
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Sulle colonne dell’Équipe, Gabriel Hanot attaccò però quell’articolo, proponendo l’istituzione di una regolare competizione internazionale di cui proprio il giornale francese elaborò il primo regolamento. Competizione che divenne presto la Coppa dei Campioni.
Altri 5 giornali francesi, oltre ai 5 già segnalati
I 5 giornali che vi abbiamo presentato finora vi forniscono una buona panoramica su quanto viene scritto e letto ogni giorno in Francia. Ma i nostri cugini d’Oltralpe sono in molti e vantano una grande tradizione giornalistica, anche se i quotidiani e le riviste sono un po’ in crisi: e quindi vale la pena di presentare altre 5 testate.
Le Monde Diplomatique
Cominciamo con un mensile, Le Monde Diplomatique. Il suo nome rivela almeno in parte la sua origine: quando nacque, nel 1954, si trattava infatti di un supplemento al quotidiano Le Monde particolarmente focalizzato sulla politica estera e pensato per chi svolgeva appunto mansioni diplomatiche.
Da allora è però passato molto tempo, e la rivista ha conquistato una dimensione e un’indipendenza nuove. Ad esempio, ha un taglio molto originale su tutte le grandi questioni geopolitiche che gli consente di essere letto da centinaia di migliaia di lettori in tutto il mondo, anche tramite apposite traduzioni oppure online1.
La rivista presenta inchieste ma anche opinioni, dando grande spazio alle relazioni internazionali. E l’abbinamento, in Italia, con il manifesto non è casuale: la rivista è nettamente schierata a sinistra e molto critica sia verso il neoliberismo che verso la politica estera statunitense.
L’Humanité
Anche L’Humanité è un giornale francese di sinistra, anche se dalla storia più antica e più movimentata. Venne fondato infatti nel 1904 da Jean Jaurès, storico leader del Partito Socialista Francese, ma dopo il suo assassinio e dopo la Prima guerra mondiale si schierò coi comunisti, diventando l’organo ufficiale del nuovo PCF.
Nel secondo dopoguerra L’Humanité divenne così la voce ufficiale dei comunisti francesi, in parallelo a quanto in Italia faceva L’Unità. Arrivò, negli anni caldi della Guerra fredda, a vendere anche 400.000 copie, ma col passare del tempo la sua tiratura è notevolmente calata.
Negli ultimi anni ha tolto la dicitura di organo del PCF dalle proprie testate e ha permesso l’ingresso anche di capitali privati nella società. Ciononostante i debiti sono rilevanti e sono state lanciate spesso sottoscrizioni per salvare i conti del giornale. Lo trovate online a questo indirizzo.
La Croix
La Croix ha un nome che non lascia spazio a equivoci. Si tratta infatti di un quotidiano cattolico (la traduzione è “La Croce”) che però nel corso degli anni ha saputo conquistarsi una certa indipendenza ed è abbastanza stimato per l’equidistanza dei suoi approcci e l’approfondimento dei suoi articoli. La versione online si trova qui.
Fondato nel 1880 come mensile, venne convertito in quotidiano nel giro di pochi anni. L’obiettivo è divenuto presto quello di dare voce ai cattolici, senza però legarsi ad alcun partito o ideologia politica. Una strategia che negli ultimi anni pare aver pagato.
Mentre tutti i quotidiani francesi versano in crisi più o meno profonde – una tendenza che è comune anche all’Italia –, La Croix negli ultimi anni ha invece incrementato le proprie vendite, puntando su un uso più accorto delle risorse, aggiungendo pubblicazioni supplementari e creando sezioni pensate appositamente per i bambini.
Les Echos
Les Echos è invece un quotidiano finanziario, il più venduto di Francia in questo settore. Fondato nel 1908, ha il suo principale rivale in La Tribune, che però per il momento riesce a superare nelle edicole. Il suo sito internet può essere raggiunto qui.
Anche questo nacque inizialmente come mensile, ma fu convertito a quotidiano dopo il primo ventennio, nel 1928. Dopo alcuni passaggi di mano e un intermezzo in cui la proprietà fu britannica, oggi il gruppo editoriale è controllato da LVMH, marchio di lusso che possiede, tra le altre cose, le case di moda Louis Vuitton, Christian Dior, Bulgari e Fendi.
La linea editoriale ha un taglio liberale, attenta all’informazione ma anche al commento economico-politico. Si occupa con ampi spazi anche di scienza, tecnologia, medicina, educazione e marketing. La redazione ha sede a Parigi e il giornale ospita spesso gli editoriali di influenti economisti, non solo francesi.
Charlie Hebdo
Concludiamo con il più famoso dei giornali della nostra lista, Charlie Hebdo. Il settimanale è stato infatti al centro della cronaca, purtroppo, negli ultimi anni per un drammatico attentato che ha colpito la sua redazione nel 2015, quando due terroristi hanno fatto irruzione nella sede uccidendo 12 persone, tra cui il direttore.
Motivo dell’attacco erano state alcune vignette che il giornale aveva pubblicato su Allah e su vari esponenti politici del mondo islamico. D’altra parte, il tratto più rilevante della linea editoriale è proprio la satira irriverente, che non si ferma davanti a tragedie o fedi religiose.
Fondato nel 1970 a partire da alcune esperienze precedenti, Charlie Hebdo ha una tiratura di alcune decine di migliaia di copie – a parte il numero successivo all’attentato, che registrò la cifra record di 7 milioni di copie – e un sito internet che pubblica alcuni dei contenuti del giornale, raggiungibile qui.
E voi, quale giornale francese preferite?
Note e approfondimenti
- 1 Ad esempio l’edizione italiana esce a metà di ogni mese come supplemento a il manifesto.