I 23 migliori anime di tutti i tempi

Il cast di Dragon Ball Z

Quali sono i migliori anime di tutti i tempi? Difficile dirlo. Ne sono stati prodotti talmente tanti, in questi decenni, che a sceglierne solo alcuni si rischia di dimenticarne molti. Shōnen o shōjo [1], scolastici o d’avventura, fantasy o tratti dai videogiochi, la lista potrebbe essere lunghissima.

Nonostante queste difficoltà, però, a molti un elenco degli anime da vedere assolutamente può risultare molto utile. Quando infatti ci si è da poco accostati a un genere di intrattenimento, o lo si è esplorato in maniera molto settoriale, si cerca sempre un punto di riferimento. Ovvero una lista delle cose da vedere e che magari non si sono ancora viste.

Nel caso dei cartoni animati giapponesi, i consigli devono cercare, per quanto possibile, di fotografare diverse epoche e diversi generi. Di mostrare serie da non perdere anche se non vengono più trasmesse in TV; cartoni famosi e interessanti, oltre che bellissimi.

Noi ne abbiamo scelti cinque che ci sembra assolvano bene a queste richieste. E in ogni caso, se il vostro preferito dovesse mancare potete lasciare dei consigli nei commenti. Ecco, intanto, quelli che secondo noi sono i più belli di sempre.

 

1. Dragon Ball Z

Cominciamo da quello che probabilmente è l’anime più famoso ed amato di tutti i tempi: Dragon Ball Z. Trasmesso in Giappone a partire dal 1989, derivava da un manga, Dragon Ball, firmato dall’allora trentenne Akira Toriyama.

Goku dall’infanzia all’età adulta

Quella non era la prima trasposizione dei personaggi di Toriyama sul piccolo schermo. Pochi anni prima, nel 1986, era arrivato Dragon Ball, che aveva raccontato le vicissitudini del piccolo Goku alla ricerca delle sfere del drago.

Quei primi 153 episodi si ispiravano agli eventi dei primi 17 volumi a fumetti. Ne rimanevano però molti altri, perché il manga intanto aveva continuato la sua corsa e si era messo a raccontare la vita di un Goku ormai cresciuto. Si decise quindi di lanciare la serie Z, che incontrò addirittura maggior successo di quella di partenza.

La trama

Gli eventi narrati presentavano un Goku ventiquattrenne, sposato con Chichi e padre di un bambino di nome Gohan. Subito, però, l’eroe scopriva di non essere un terrestre, ma di appartenere ad una razza aliena, i Saiyan. E di dover fronteggiare i suoi fratelli, giunti sul pianeta per conquistarlo.

Da lì partivano una serie di epiche battaglie, in cui Goku evolveva di volta in volta in un combattente sempre più potente. Celebri in questo senso gli scontri con Radish, con Vegeta, con Freezer, con la Squadra Ginew. In tutti questi duelli Goku finiva anche per perdere la vita, passando nell’aldilà ma infine anche resuscitando.

Lo scontro finale era quello con Majin Bu, un potentissimo essere magico che minacciava interi universi. E la battaglia finiva per essere così colossale da portare addirittura alla distruzione della Terra e alla sua ricreazione. Ovviamente non mancava il lieto fine e l’apertura a possibili nuove avventure nel futuro.

In Italia

L’anime, prodotto dalla Toei Animation, come detto si ispirava alla serie originale manga, anche se non mancarono alcune sequenze inedite. Infatti l’adattamento e il fumetto ad un certo punto uscirono quasi contemporaneamente, e la casa di produzione dovette rallentare l’evolversi della storia, per dare a Toriyama il tempo di disegnare nuove avventure.

Leggi anche: Cinque epici anime di combattimento

In generale, però, l’anime è molto fedele al manga e, come esso, ha avuto un incredibile successo. Vi basti sapere che numerosi sondaggi effettuati in Giappone negli ultimi anni l’hanno scelto come il miglior cartone di sempre [2]. E anche i suoi personaggi svettano in cima alle rispettive classifiche di gradimento.

Il cast di Dragon Ball ZIn Italia lo show arrivò notevolmente in ritardo, nel 2000, quando la prima messa in onda giapponese era già conclusa. La politica di Mediaset – di mandare in onda gli episodi uno dopo l’altro tutti i giorni della settimana – comunque permise di esaurire la serie in poco più di un anno, nonostante le 291 puntate [3].

A trasmettere l’anime in prima visione fu Italia 1, con il titolo modificato in What’s My Destiny Dragon Ball. Il cartone ebbe un successo pressoché immediato e clamoroso, tanto che divenne quello più seguito delle varie emittenti italiane.

La sigla e i seguiti

Parte del successo, d’altronde, è da ascrivere anche alla bella sigla iniziale, cantata da Giorgio Vanni [4] e mantenuta anche quando l’anime tornò anche in Italia ad avere il titolo originale di Dragon Ball Z.

La serie è stata poi replicata su numerosi canali, anche satellitari, e raccolta in VHS prima e in DVD poi. Inoltre il successo planetario ha portato alla creazione di numerose opere derivate. In primo luogo, bisogna segnalare il seguito Dragon Ball GT, trasmesso a partire dal 1996 e non tratto da alcun manga.

Sono però arrivati anche 15 film cinematografici, numerosi OAV [5], vari special televisivi. Inoltre non sono mancati i giochi di carte collezionabili e i videogiochi.

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2. Death Note

Dragon Ball è una serie lunghissima, che deve parte del suo successo anche al fatto di essere riuscita a tenere incollati davanti allo schermo gli spettatori per anni. Ma a volte, per lasciare il segno nel mondo dell’animazione, bastano anche molte meno puntate.

È questo il caso, ad esempio, di Death Note, celebre anime tratto da un manga omonimo firmato da Tsugumi Ōba e Takeshi Obata. Il fumetto è stato infatti pubblicato per solo tre anni, dal 2003 al 2006, e poi raccolto in dodici tankōbon [6].

L’anime è partito subito dopo, trasmesso per la prima volta in madrepatria tra l’ottobre 2006 e il giugno 2007. Composto da solo 37 episodi della durata di 22 minuti, è una serie corta ma che bisogna assolutamente vedere almeno una volta nella vita. A patto che non si sia più bambini e si abbia l’età per farlo, perché la storia raccontata non è adatta a tutti.

La trama

Il protagonista dell’anime è Light Yagami, uno studente modello che però è annoiato dalla propria vita. La cosa che più lo infastidisce è la società che lo circonda, piagata da crimini e corruzione.

Un giorno quasi per caso trova però un quadernetto nero. Sulla copertina c’è un’unica scritta, che lo rende ancora più misterioso: Death Note. All’interno trova delle istruzioni, che spiegano che quando si scrive il nome di una persona sulle pagine di quel quaderno, questa muore.

Ovviamente, all’inizio Light non crede assolutamente a quest’eventualità, considerando il quaderno solo uno scherzo di pessimo gusto. Tutto però cambia quando il protagonista prova a scrivere sul libretto il nome di due criminali, che puntualmente muoiono.

Questo fatto cambierà radicalmente la vita di Light, che incontrerà anche Ryuk, il legittimo proprietario del quaderno e Dio della morte. Da questo confronto il protagonista cercherà di diventare in un certo senso egli stesso una sorta di dio in grado di imporre leggi e dare punizioni.

L’anime, tra Panini e MTV

In Giappone l’adattamento è stato trasmesso dal 2006 al 2007, grazie allo sforzo produttivo di Nippon Television, Shueisha e VAP. Le puntate, come detto, non sono molte, soprattutto se paragonate ad altri anime di grande successo. Affrontano però tematiche molto delicate, come il suicidio e i limiti della morale.

Anche per questo, in patria l’anime è stato mandato in onda in orario notturno. D’altronde, la storia rimaneva molto fedele al manga e non presentava censure, differendo solo per qualche questione cronologica.

In Italia la serie è stata trasmessa alle 22:00 da MTV, dopo un accordo raggiunto con Panini Video, che ne deteneva i diritti. Infine, proprio Panini ha commercializzato l’anime in DVD. In ogni caso sono stati effettuati due doppiaggi diversi: uno “alleggerito” e con qualche censura, destinato alla trasmissione in TV, e uno più fedele, per l’home video.

La serie è stata poi negli anni resa disponibile anche su alcune piattaforme streaming, tra cui Netflix, dove è stata presente per vari mesi.

Il grande successo

In Giappone sia l’anime che il manga sono diventati un vero e proprio caso mediatico, che ha generato anche diverse controversie. E i fan si sono riversati a comprare i fumetti e i DVD, ma hanno fatto decollare anche gli affari del merchandising.

Basti dire che i volumi venduti hanno ormai da tempo superato quota 20 milioni di copie, mentre in contemporanea il cartone animato otteneva riconoscimenti pressoché ovunque.

Tutto questo successo ha portato poi a generare una serie di opere derivate. Sono stati infatti realizzati in Giappone un paio di special televisivi, tre film live action e una miniserie TV, sempre con attori in carne ed ossa.

Nel 2017, inoltre, l’americana Netflix ha prodotto un film, sempre live action, ispirato alla stessa storia. Questo prodotto è stato a lungo in lavorazione ad Hollywood, finanziato dalla Warner Bros. Il fallimento di molte prove di sceneggiatura ha però poi portato la major a cedere i diritti appunto alla piattaforma di streaming.

Infine dal manga sono stati tratti anche dei romanzi, alcuni videogiochi e perfino un musical andato in scena nel 2015 a Tokyo.

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3. Naruto: Shippuden

Quando abbiamo parlato di Dragon Ball Z, abbiamo scritto che quella era la seconda serie dedicata al personaggio. Il fumetto – che in Giappone fu presentato in maniera unitaria, all’interno di un’unica serie – venne infatti diviso in due per motivi produttivi e lanciato in TV in due momenti diversi.

La scelta, che agli occhi di noi occidentali può sembrare strana, aveva in realtà un senso, e alla lunga ha decisamente pagato. Nella terra del Sol Levante, infatti, non è raro che uno show a cartoni animati prenda avvio prima ancora che il fumetto da cui trae i personaggi sia concluso.

Questo, come abbiamo già anticipato, ha dei vantaggi e degli svantaggi. Il problema più evidente è che può capitare che chi realizza i cartoni animati proceda più in fretta di chi si occupa del fumetto. E che quindi esaurisca presto le trame da sviluppare [7].

D’altro canto, il connubio tra manga e anime potenzia di molto il successo di una serie. Ne esalta infatti le possibilità commerciali e dà in genere il via a un circolo virtuoso che fa la fortuna degli autori e delle case di produzione.

Naruto come Dragon Ball

Qualcosa di simile a quanto accaduto con Dragon Ball Z è successo anche con Naruto, uno dei personaggi giapponesi più popolari degli ultimi decenni. Il manga fu infatti adattato in una prima serie animata, intitolata semplicemente Naruto, che traeva le sue storie dai primi 27 volumi.

Dopodiché, visto che il fumetto proseguiva felicemente, si è tratta una seconda serie, intitolata Naruto: Shippuden, andata in onda in Giappone per addirittura 10 anni. E come nel caso di Dragon Ball Z, il sequel si è dimostrato qualitativamente migliore di un comunque già ottimo originale.

Realizzata dallo stesso staff che si era occupato di Naruto, questa seconda serie si è conclusa in patria nel marzo 2017. Già da tempo comunque ha cominciato a comparire pure in Italia, anche se a tranci e con lunghe pause.

Il titolo nel nostro paese è stato mantenuto uguale all’originale, anche se la traduzione letterale sarebbe comunque stata suggestiva. La parola Shippuden, infatti, può essere tradotta come “Le cronache dell’uragano“.

La trama

Come anticipato, la storia è tratta da un lungo manga pubblicato per 15 anni e composto da 700 capitoli. Autore di questa opera immane è Masashi Kishimoto, un fumettista che all’epoca del lancio aveva appena 25 anni, ma che è diventato in fretta celebre in tutto il mondo.

Uno dei DVD di Naruto: ShippudenIl protagonista della storia è Naruto Uzumaki, un giovane ninja del Villaggio della Foglia che sogna di diventare il guerriero più importante del paese, ma è segnato da un terribile segreto. Nel primo anime, Naruto, assistevamo così alla sua maturazione e alla scoperta del suo destino.

Quella serie, però, si concludeva con la partenza dal villaggio per intraprendere un duro addestramento. Shippuden riprende la storia due anni e mezzo dopo, quando Naruto torna al Villaggio della Foglia e deve cercare di proteggerlo e allo stesso tempo riportare sulla retta via alcuni amici che si sono perduti.

Forte di circa 130 milioni di copie vendute in patria, Naruto è una delle serie più celebri del fumetto giapponese. A differenze di altri “cugini”, però, è andata benissimo anche all’estero, imponendosi in Europa e in Nord America, dove ha venduto almeno altre 90 milioni di copie.

Naruto in Italia

Da noi i diritti sono in mano a Mediaset, che ha proposto inizialmente lo show su Italia 1 subito dopo l’ora di pranzo. L’esordio è arrivato nel novembre 2008 [8], mentre negli anni successivi sono state trasmesse repliche sia su Hiro che su Italia 2.

Tra l’altro, giusto per continuare coi parallelismi con Dragon Ball Z, anche in questo caso il cartone animato esibiva una bella sigla iniziale. La canzone, intitolata Io credo in me, era tra l’altro eseguita dallo stesso cantante di What’s My Destiny Dragon Ball, Giorgio Vanni.

I diritti per l’home video sono invece in mano a Panini, che ha lanciato varie raccolte in DVD. Inoltre anche in questo caso esistono OAV, film, romanzi, videogiochi ed altri prodotti ispirati al personaggio di Masashi Kishimoto e spesso tradotti anche in italiano.

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4. Fullmetal Alchemist: Brotherhood

Rimaniamo su un anime shōnen con Fullmetal Alchemist: Brotherhood. Anche in questo caso si tratta di una seconda serie tratta da un manga di grande successo. Una seconda serie che finiva di raccontare gli eventi rimasti in sospeso dal primo adattamento, intitolato semplicemente Fullmetal Alchemist.

Non deve stupire, speriamo, la nostra scelta di privilegiare in vari casi i sequel più che i primi cartoni animati tratti da un manga. Nella prima stagione, infatti, in genere bisogna presentare i personaggi e le dinamiche della storia, spendendo parecchio tempo in argomenti necessari ma appassionanti solo fino a un certo punto.

La prova decisiva

Nel seguito, invece, di solito la storia decolla. Ormai il contorno è noto, l’eroe ha già affrontato alcune importanti prove ed ora è pronto per il test decisivo. O almeno questa è la dinamica di molte delle trame che abbiamo visto finora e anche di questa Brotherhood.

D’altra parte, in questo caso la prima serie, Fullmetal Alchemist, era rimasta legata al manga solo per i primi episodi, per poi discostarsene con trame originali. Brotherhood è invece molto più fedele al fumetto.

Il manga

Brotherhood, la seconda animata di Fullmetal Alchemist, uno dei migliori anime di tutti i tempiAutore del manga che ha fornito i personaggi e le storie alla serie animata è Hiromu Arakawa. Il suo fumetto è stato pubblicato in Giappone dal 2001 al 2010, serializzato in poco più di un centinaio di capitoli e poi raccolto in 27 volumetti. In Italia è stato importato da Planet Manga, con buon successo.

Al centro della trama ci sono due giovani fratelli alchimisti, Edward ed Alphonse. Questi sono in viaggio alla ricerca della pietra filosofale. Una ricerca tanto più importante perché solo questa pietra dovrebbe permettere ai due di riottenere i loro corpi, persi durante una trasmutazione fallimentare.

Durante il viaggio, alle loro necessità personali si aggiunge però un problema più impellente. E cioè il piano, ordito da degli esseri chiamati homunculus, che potrebbe portare alla distruzione completa del Paese.

Il lancio dell’anime

Brotherhood dura 64 episodi ed è stata trasmessa per la prima volta in Giappone tra il 2009 e il 2010. Come le altre della nostra lista, è stata baciata da un enorme successo che ha fatto sì che, negli anni, siano comparse numerose opere derivate. E, soprattutto, che l’anime venisse tradotto in molte lingue.

In Italia la trasmissione televisiva è stata affidata ad MTV, anche se prima di arrivare sul piccolo schermo alcuni episodi erano stati presentati in streaming. Il lancio internazionale di questa seconda serie, avvenuto sempre nel 2009, fu infatti un vero e proprio evento mondiale e in Italia furono coinvolti sia YouTube che il sito dell’emittente musicale.

Leggi anche: Cinque indimenticabili sigle di cartoni animati degli anni ’90

Dopo la prima messa in onda sul piccolo schermo, la serie è stata replicata anche su Man-ga e commercializzata per l’home video da Dynit.

Film, libri, videogiochi

Come dicevamo, gli adattamenti di Fullmetal Alchemist in altri media sono centinaia. Al momento, solo per fare un esempio, in Giappone esistono sei light novel, quattro game novel [9], svariate guidebook e alcuni artbook.

Gli OAV sono poi attualmente sei e i videogiochi addirittura 11. Infine esistono un paio di film a cartoni animati tradotti anche in italiano, mentre una pellicola live-action è da tempo in lavorazione.

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5. L’attacco dei giganti

Arriviamo al più recente degli anime della nostra lista, il dark fantasy L’attacco dei giganti. Anche in questo caso si tratta di un cartone tratto da un fumetto. Il manga, scritto e disegnato da Hajime Isayama, è tra l’altro l’unico del nostro elenco ad essere ancora in corso di pubblicazione.

Lanciata nel 2009, la serie conta attualmente poco meno di 30 tankōbon, numero destinato però ancora a crescere. Il successo del manga è stato infatti lento ma clamoroso. Nel 2011 non era ancora nella top ten dei manga più venduti in Giappone, ma nel giro di qualche anno ha scalato la classifica.

 
Soprattutto dopo il decimo volumetto, complice anche la crescita delle trame, le vendite sono infatti decollate. Il dodicesimo volume, per fare un esempio, è stato lanciato con una tiratura iniziale di più di 2 milioni di copie, eguagliando un record detenuto, fino a quel momento, solo da One Piece.

E proprio con One Piece, negli ultimi anni, L’attacco dei giganti ha ingaggiato una vera e propria lotta per il titolo di manga più venduto. Dopo alcuni anni al secondo posto, il fumetto di Isayama ha operato il sorpasso nel 2014, scalzando quello di Eiichirō Oda [10].

L’anime

Visto che il manga è ancora in produzione e sta continuando ad avere un grande successo, anche l’anime non è neppure lontanamente concluso. Vale la pena di recuperare, assolutamente, le stagioni che sono state finora realizzate, e aspettare con impazienza le nuove.

Finora ne sono state prodotte due annate: la prima nel 2013 e la seconda nel 2017. Una terza è prevista per il 2018. Inoltre esistono anche due film usciti al cinema che riassumono gli eventi delle prime stagioni.

La prima stagione è stata opzionata per l’Italia già nel 2014 da Dynit. Quest’ultima ha commercializzato la versione in DVD, mentre gli episodi sono trasmessi per la prima volta in Italia in streaming dal sito VVVID.it a partire dal luglio 2014. Lo stesso sito ha presentato in anteprima anche la seconda stagione.

Infine, tra il 2015 e il 2016 la serie è arrivata anche sulla TV tradizionale, trasmessa da Rai 4 in tarda serata. Le vecchie puntate sono state poi rese disponibili, in streaming, pure su Netflix.

La storia

Ma di cosa parlano questo fumetto e questo cartone animato? Il genere è post-apocalittico, anche se la trama è ambientata nel passato, in una sorta di Medioevo alternativo. Nel mondo imperversa infatti un’immane catastrofe, e gli ultimi uomini rimasti vivono all’interno di città completamente isolate. Grandi mura sono state erette per difenderle.

La minaccia, si scopre, è costituita da enormi giganti, degli umanoidi che hanno un’insana passione per divorare gli esseri umani. Hanno un’altezza compresa tra i 3 e i 15 metri e una forza disumana. Apparentemente, dietro a questa violenza non pare esserci alcun motivo, e questo rende ancora più claustrofobica la situazione.

Un combattimento conto un gigante in L'attacco dei gigantiDate queste premesse, la storia si focalizza su alcuni ragazzi: Eren Jaeger, sua sorella Mikasa Ackermann e il loro amico Armin Arelet.

La città in cui i tre vivono viene attaccata da un gigante e distrutta. Loro devono quindi riuscire a guadagnarsi una parvenza di vita davanti ai lutti e alle tragedie. E, ovviamente, riuscire a combattere affinché questa orribile minaccia smetta di tormentare il mondo.

Anche qui, tante opere derivate

Nonostante L’attacco dei giganti sia più recente delle altre serie che abbiamo presentato finora, anche in questo caso comincia ad accumularsi un buon numero di opere derivate. Si contano infatti alcuni OAV, dei film (che abbiamo già menzionato), dei light novel e perfino tre manga spin-off.

Il primo, intitolato Attacco! A scuola coi giganti, è stato realizzato da Saki Nakagawa e ha dato origine anche ad un adattamento anime in 12 episodi. Il secondo, intitolato invece L’attacco dei giganti: Before the fall, ha esordito in Giappone nel 2013 per i testi di Ryo Suzukaze e i disegni di Satoshi Shiki.
 
Infine, l’ultimo e più recente, L’attacco dei giganti: Birth of Rivaille, è stato serializzato su una rivista shōjo, incontrando tra l’altro un enorme successo. È stato scritto da Gun Snark e illustrato da Hikaru Suruga.

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Altri 18 tra i migliori anime di tutti i tempi, oltre ai 5 già segnalati

I cinque anime di cui vi abbiamo parlato finora sono tutti piuttosto famosi, ed è probabile che quindi già li conosceste. Se volete allargare il tiro e scoprire qualche titolo nuovo, qui di seguito trovate però 18 suggerimenti ulteriori che non vi lasceranno insoddisfatti.

 

Cowboy Bebop

Cowboy Bebop è una serie dal taglio fortemente fantascientifico, anche se finisce per affrontare svariate tematiche con un tono a tratti quasi filosofico. L’anime, infatti, fu pensato fin dall’inizio dal regista Shin’ichirō Watanabe per un pubblico di ragazzi ma anche di adulti.

Contrariamente a vari casi finora analizzati, Cowboy Bebop non è stata tratta da un manga ma ideata immediatamente per la televisione. Certo, come spesso accade ne è poi stato tratto anche un fumetto (anzi, per la verità due), che ha iniziato ad uscire addirittura prima della serie. Ma l’idea e la prima realizzazione sono animate.

Code Geass: Lelouch of Rebellion

Code Geass: Lelouch of the Rebellion è una serie anime anch’essa nata direttamente per il piccolo schermo. Gli autori sono quindi molteplici: un ruolo di primo piano va attribuito al regista Gorō Taniguchi e allo sceneggiatore Ichirō Ōkōchi, ma bisogna menzionare anche le CLAMP, gruppo di mangaka al femminile che ha curato il character design.

La serie è una ucronia: in un presente alternativo il mondo è in mano a tre sole superpotenze. Il Giappone viene conquistato da una di esse, il Sacro Impero di Britannia, che pratica una politica di repressione molto dura. Sembra esserne vittima anche il giovane Lelouch, che però riceve in dono un potere che potrà cambiare le sorti della storia.

 

Steins;Gate

Steins;Gate è un cartone piuttosto recente, visto che ha avuto origine nel 2011, grazie al lavoro della White Fox. Alla base dell’anime c’è però, questa volta, un visual novel, genere di videogiochi per ragazzi che hanno un certo successo in Giappone. Lanciato nel 2009 per Xbox 360, nei mesi successivi è stato trasportato anche su altre piattaforme.

Il gioco, in partenza, è stato descritto come un «videogame d’avventura di scienza ipotetica». Il successo è stato presto raggiunto, tanto che già dopo poche settimane ne è stato lanciato un adattamento sotto forma di manga. L’anime consta di 24 episodi e in Italia è stato portato dalla Dynit, che l’ha anche trasmesso su Rai 4 a partire dal 2014.

Sword Art Online

Sword Art Online ha avuto origine, invece, come light novel, una cosa ben diversa – nonostante la somiglianza del nome – rispetto a un visual novel. In questo caso, infatti, siamo davanti a un semplice romanzo illustrato. Autori di questa prima storia furono, nel 2009, Reki Kawahara e abec.

La trama, ambientata nel futuro, presenta un giovane videogiocatore, Kazuto, che ha l’occasione di sperimentare dei videogame di realtà virtuale. L’adattamento anime è partita in Giappone a fine 2012, e si è sviluppato in diverse stagioni e film d’animazione, riscuotendo un ottimo successo.

 

Fairy Tail

Fairy Tail è in un certo senso una serie più tradizionale rispetto alle ultime che abbiamo presentato, non tanto per la storia che narra – quella è, invece, piuttosto originale – quanto per il suo percorso editoriale. La serie è nata infatti come un manga di genere shōnen, che ha venduto in tutto 60 milioni di copie.

Pubblicato per più di 10 anni, Fairy Tail ha avuto ovviamente un adattamento televisivo già a partire dal 2009, con varie centinaia di episodi. La storia si concentra su Nantsu Dragneel, personaggio che, all’interno di un magico mondo, parte alla ricerca di un drago di nome Igneel. Dalla serie sono stati tratti anche diversi OAV e un paio di film.

Bleach

Anche Bleach, manga del 2001, esplora il mondo degli spiriti nipponico, mescolando fantasia e tradizione. Il suo protagonista è infatti il giovane Ichigo, che riceve dei particolari poteri da Rukia e li usa per guidare le anime verso l’aldilà, ma anche per dar vita a veri e propri scontri con altri spiriti.

Scritto e disegnato da Tite Kubo, il manga è stato pubblicato per 15 anni. La versione animata ha esordito nel 2004 grazie allo studio Pierrot e alla regia di Noriyuki Abe. Si è conclusa nel 2012 – in anticipo rispetto al manga (e difatti manca un vero e proprio finale) – dopo 366 episodi.

 

Neon Genesis Evangelion

Neon Genesis Evangelion è stata una delle serie anime più influenti degli ultimi anni, grazie a una trama mozzafiato, all’abile ricorso ad elementi post-apocalittici (che sono un elemento che spesso ritorna nella fantascienza nipponica) e ad una forte introspezione dei personaggi.

Autori dell’opera, pensata in primo luogo per il piccolo schermo e solo dopo adattata per altri mezzi di comunicazione, furono a metà degli anni ’90 il regista Hideaki Anno, autore anche della sceneggiatura, e in generale lo studio Gainax. Quest’ultimo divenne responsabile, qualche anno dopo, anche della bella Sfondamento dei cieli Gurren Lagann.

Tokyo Ghoul

Ha a che fare con gli spiriti anche Tokyo Ghoul, anche se qui tutto è virato in chiave più horror e dark. La storia, ideata inizialmente per la carta dallo sceneggiatore e disegnatore Sui Ishida, è quella di Ken, un giovane studente universitario che si ritrova con degli organi di un ghoul trapiantati dentro il proprio corpo.

Il ghoul, però, è un’entità spiritica originaria del mondo musulmano, ma qui ripresa in chiave moderna. Il manga è stato pubblicato dal 2011 al 2014, ma ha avuto poi dei prequel e dei sequel. Anche la serie anime è durata poco (appena 12 episodi, lanciati nel 2014) ma ha avuto dei seguiti, come Tokyo Ghoul √A e Tokyo Ghoul:re.

 

Hunter X Hunter

Hunter x Hunter è un manga di un certo successo in Giappone. Creato da Yoshihiro Togashi – che già era famoso a quel tempo per Yu degli spettri – ha esordito su Shōnen Jump nel 1998 e continua ad uscire ancora oggi. Quel successo fruttò già nel 1999 un primo adattamento in versione anime, diretto da Kazuhiro Furuhashi.

Quella serie, composta da 62 episodi e non del tutto fedele all’originale, fu baciata da ottimi riscontri ed arrivò anche in Italia, importata da Mediaset tra il 2007 e il 2008. In anni più recenti, poi, in Giappone ne è stato realizzato anche un remake che finisce per adattare le saghe più recenti del manga, ma quest’ultima serie è inedita in Italia.

One Piece

One Piece è di genere ben diverso rispetto ad altri anime che abbiamo presentato. Avventuroso e picaresco, trae origine da uno dei manga più venduti (e longevi) di tutti i tempi, scritto e disegnato da Eiichirō Oda a partire dal 1997 e ancora oggi in corso di pubblicazione.

La trama ha per protagonista Monkey D. Rufy, un ragazzo che ha un corpo particolarmente gommoso a causa dell’ingestione del frutto del diavolo. E Monkey parte alla ricerca di un leggendario tesoro, chiamato appunto One Piece, radunando attorno a sé una ciurma piuttosto composita.

 

La corazzata Yamato

La corazzata Yamato è un anime classico che risale agli anni ’70. Fu trasmesso infatti in Giappone per la prima volta dal 1974 al 1975, mentre arrivò nel nostro paese nel 1980, andando in realtà in onda inizialmente per la TV Svizzera italiana.

Apprezzatissima anche in patria, dove vinse numerosi premi, la serie venne creata da Leiji Matsumoto e Noboru Ishiguro. Il primo realizzò anche l’adattamento a fumetti, ma avrebbe poi creato negli anni successivi altri capolavori fantascientifici come Capitan Harlock e Galaxy Express 999.

Mobile Suit Gundam

Alcune delle serie animate più popolari della storia giapponese hanno avuto per protagonisti dei grandi robot, impegnati a combattere di solito per la difesa del pianeta davanti a diverse minacce aliene. Chiamati mecha, questi robot giunsero anche in Italia tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80.

Uno dei più famosi del lotto è Gundam, protagonista di un media franchise cominciato con Mobile Suit Gundam, serie anime del 1979. Ideata da Yoshiyuki Tomino grazie al character design di Yoshikazu Yasuhiko, la serie fu importata in Italia già nel 1980 da Telemontecarlo, ma è stata poi più volte riproposta.

 

One-Punch Man

Arriviamo ora ad un titolo originale, soprattutto per quanto riguarda la sua genesi. One-Punch Man è stato infatti inizialmente realizzato da One, pseudonimo di un giovane fumettista giapponese, e pubblicato a partire dal luglio 2009 sul blog dell’autore. In breve tempo l’esperimento ha interessato il mangaka Yūsuke Murata.

Da lì in poi è nata una collaborazione che ha portato alla pubblicazione del manga, da cui poi è stato tratto un anime – trasmesso a partire dal 2015 – di buon successo. Al centro della trama c’è Saitama, un supereroe che però soffre di noia; e che proprio per questo motivo si mette alla ricerca di una sfida che possa davvero metterlo in difficoltà.

Puella Magi Madoka Magika

In genere le serie anime sono composte da decine e decine di episodi, a volte addirittura da centinaia. Le eccezioni sono poche, e legate di solito ai bassi ascolti. Diverso è però il caso di Puella Magi Madoka Magica, anime composto da appena 12 episodi ma dal notevole successo.

Diretta da Akiyuki Shinbō e scritta dal cosiddetto Magica Quartet, la serie è di genere majokko, cioè un fantasy comico e sentimentale. Al centro c’è Madoka, una ragazza delle scuole medie che viene trasformata in maga e così riceve l’incarico di combattere delle streghe.

 

Samurai Champloo

Ricordate Cowboy Bebop, l’anime di cui abbiamo parlato qualche riga fa? Ebbene, il regista di quel programma, Shinichirō Watanabe, nel 2004 ha lanciato in Giappone un ulteriore titolo baciato da una buona fortuna, Samurai Champloo. Un titolo che vale la pena di recuperare, anche perché a lungo disponibile su Netflix.

La storia è quella di Mugen, uno spadaccino impudente e amante della libertà. Accanto a lui ci sono Jin, un rōnin, e Fuu, una ragazza coraggiosa che riesce a convincere gli altri due ad accompagnarla in un lungo viaggio. La serie, d’altra parte, mescola avventura, comicità e azione, amalgamate da una inconsueta colonna sonora hip hop.

Ano Hana

Ano Hana è un anime piuttosto breve, visto che è composto solo di 11 episodi. Lanciato nel 2011 in Giappone, è arrivato nel nostro paese – su Rai 4 – l’anno successivo, già nel 2012. Ad ogni modo, dalla serie sono nate molte trasposizioni, a partire dal manga fino al visual novel, passando anche per un film d’animazione e uno speciale live action.

La trama ruota attorno a cinque amici, inizialmente bambini, il cui legame viene scosso dalla morte di una compagna di giochi. Li si ritrova poi dopo qualche anno, ormai disuniti, almeno fino a quando il fantasma della piccola amica non comincia a ricomparire. E inizia a chiedere che venga esaudito un suo desiderio di quando era piccola.

 

Pokémon

I Pokémon li conoscete sicuramente tutti. Sono quei piccoli mostri inventati negli anni ’90 come personaggi di una fortunata serie di videogiochi, che però ben presto hanno ispirato svariate storie e giochi derivati. Tra queste c’è anche la serie anime, lanciata a partire dal 1997 e poi distribuita in decine di paesi in tutto il mondo.

Il protagonista è Ash Ketchum, ragazzo che sogna di diventare il più importante e forte allenatore di Pokémon del mondo. Per questo comincia un lungo viaggio, in compagnia di amici anche diversi, cercando di migliorare nelle tecniche di allenamento e di combattimento, accompagnato dal suo primo Pokémon, il celebre Pikachu.

Mirai Nikki – Future Diary

Concludiamo questa lunga panoramica con Mirai Nikki – Future Diary, una serie creata prima su carta dal mangaka Sakae Esuno. Lanciato nel 2006, il fumetto è stato pubblicato per 4 anni, fino al 2010, prima di diventare, l’anno successivo, un fortunato anime.

Racconta la storia di Yukiteru Amano, un ragazzo piuttosto asociale che però ha l’abitudine di aggiornare costantemente, sul proprio cellulare, un diario in cui annota tutto quello che gli succede. Ben presto, però, il ragazzo si accorge che questo diario comincia a contenere notizie anche di fatti non ancora accaduti.

 

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Citazione da Death Note, episodio 3

 

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Ecco i cinque migliori anime di tutti i tempi secondo noi: vota il tuo preferito.

 

Note e approfondimenti

[1] Ovvero, rispettivamente, per ragazzi e per ragazze.
[2] Qui trovate i risultati di un ampio sondaggio, che premiò, in una categoria ovviamente diversa, anche Il mio vicino Totoro.
[3] In realtà la messa in onda fu piuttosto complicata. Ad esempio all’inizio Mediaset trasmise un episodio e mezzo alla volta. Poi passò a uno, seguendo quindi la scansione giapponese, e infine a due. Dopo bloccò anche la serie a metà lanciando delle repliche. E le complicazioni sarebbero ancora molte e troppo lunghe da elencare.
[4] La si può ascoltare e vedere, assieme alle altre dedicate alle serie di Dragon Ball, qui.
[5] Acronimo con cui in Giappone si indicano i film destinati direttamente al mercato dell’home video.
[6] Con questo termine si indicano i volumetti monotematici di circa 200 pagine in cui i giapponesi raccolgono le storie che precedentemente sono uscite su rivista.
[7] È un po’ quello che è accaduto in America con Il trono di spade, serie live action che ha presto raggiunto, a livello di trame, il corrispettivo letterario a cui si ispirava.
[8] La prima serie di Naruto, invece, era apparsa sugli schermi italiani due anni prima, nel 2006.
[9] Romanzi tratti non dal manga o dall’anime, ma direttamente dai videogiochi che a loro volta sono stati tratti dalle opere di narrativa.
[10] La situazione è in realtà attualmente molto fluida, perché questi due manga – e con loro anche qualche nuovo ingresso – continuano a scambiarsi le posizioni di semestre in semestre. Qui ad esempio trovate la classifica dei primi sei mesi del 2017, con L’attacco dei giganti in seconda posizione.

 

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7 COMMENTI

    • So cosa sia ma non mi ispira… guarda Moriarty the patriot, è in giapponese ma ha i sottotitoli in italiano!
      E poi demon sleayer, the promised neverland e boungo stray dogs!

  1. Possiamo dire la nostra ma è solo un pourparler: la lista è assolutamente soggettiva. Se fosse oggettiva anime come FMAB o Gundam sarebbero talmente sopra che uscirebbero dallo schermo mentre con orrore leggo a che punto della classifica li avete inseriti. In questa lista manca tutto il mondo di Go Nagai – Mazinga, Goldrake, Getter – e non riesco a capacitarmene, come non c’è nessun riferimento che so… a un personaggio famigerato come Harlock e dove sono Jigen Daisuke, Zambot3, Rocky Joe… Certo, sembra quasi un amarcord ma tutti dovremmo sapere da dove veniamo, no? Allo stesso modo potrei chiedere notizie di una certa Violet Evergarden (disegni pazzeschi) o di Zankyou no terror (bellissimo, triste, disperato) o di tanti nuovi anime…
    Il mio numero uno? “Touch” di Adachi Mitsuru, sia anime che manga. Un altro maestro assoluto completamente ignorato dalla vostra classifica.

  2. Hokuto no ken, GTO, Bersek, Conan ragazzo del futuro, e potrei aggiungerne molti altri degli anni 80 che hanno fatto la storia degli anime. Classifica indecorosa.

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