Rasputin, il suo pene e la sua morte: un macabro mistero

Alla scoperta del mistero del pene di Rasputin, il misterioso monaco russo

Ci sono personaggi storici la cui vita è sostanzialmente ammantata di mistero. Uomini e donne di cui si sa poco di certo, ma il cui mito si è alimentato lungo gli anni, fino a raggiungere dimensioni parossistiche, e di cui si parla ancora oggi. Uno di questi è Grigorij Efimovič Rasputin, consigliere della famiglia reale russa nei primi anni del Novecento, spesso accusato di incredibili nefandezze. Un personaggio sul cui conto circolano decine e decine di misteri. Il più curioso e inquietante di tutti, però, è quello che riguarda il pene di Rasputin.

Il mistico venne assassinato, in maniera tra l’altro piuttosto rocambolesca, nel dicembre del 1916, pochi mesi prima che in Russia scoppiassero prima la rivoluzione di febbraio e poi quella di ottobre, che avrebbero portato i bolscevichi al potere.

Il suo corpo, come vedremo, fu recuperato dopo qualche ora di ricerche e sepolto, dopo un seguitissimo funerale. Da quel momento in poi, però, iniziò a circolare la voce che il suo pene – sì, avete letto bene: il pene – non fosse più attaccato al resto del corpo. Che qualcuno, post-mortem, l’avesse staccato.

Quella leggenda – anche se oggi parleremmo forse di fake news – è circolata per decenni, unita a quelle riguardanti la dissolutezza e le orge del misterioso uomo politico. Fino a quando un museo russo, il Museo dell’Erotismo di San Pietroburgo, non ha esposto nella sua collezione quello che pareva essere proprio un organo sessuale maschile.

Al Museo hanno sostenuto che si trattasse del membro di Rasputin, anche se di fatto non ve ne erano prove. Questa leggenda che continua a circolare, però, ci permette forse di allargare un po’ il discorso, e fare chiarezza su un uomo che ha segnato, nel bene e soprattutto nel male, gli esiti della storia russa.

Ecco allora – al di là della verità o della falsità di queste leggende – cinque cose da sapere sul pene di Rasputin e sul suo ex “proprietario”.

 

1. Chi era Rasputin

La giovinezza

Prima di scandagliare i misteri riguardanti gli organi sessuali di Rasputin, cerchiamo di capire chi fosse questo personaggio, su cui negli anni si sono versati litri e litri di inchiostro. Nato nel gennaio 1869, Grigorij Efimovič Novych – questo il suo nome di battesimo – era figlio di contadini che vivevano in un villaggio della Siberia.

Le condizioni di vita della sua famiglia erano precarie, tanto è vero che dei nove figli avuti dai genitori, solo due – lui e sua sorella Feodosija – superarono la fase dell’infanzia. Tra i suoi fratelli, particolarmente caro gli era Michail: proprio con lui cadde, all’età di 8 anni, in un freddo torrente. Michail morì di polmonite, mentre Grigorij si salvò.

Grigorij Rasputin in gioventùNon ebbe modo di studiare, ma aiutò fin da giovanissimo i genitori nel lavoro dei campi e come vetturino postale (il mestiere intrapreso dal padre per integrare le magre rendite della terra). Era però già allora un personaggio piuttosto carismatico, che attirava le attenzioni degli altri abitanti del villaggio.

A 18 anni si sposò con una donna di tre anni più vecchia di lui, e subito cominciò ad avere figli. Nel 1892, a circa 23 anni, fu però preso da una sorta di crisi religiosa, e decise di trasferirsi per qualche tempo in un monastero. Questa scelta non era così rara, all’epoca, visto che soprattutto nelle campagne proliferavano i mistici.

La vita religiosa e l’ingresso in società

Nel monastero di Verchotur’e passò alcuni mesi, imparando a leggere e a scrivere (fino a quel momento era infatti analfabeta) e avvicinandosi agli ideali religiosi. Peregrinò ancora per qualche anno, tornando nel frattempo di tanto in tanto a casa per dare una mano, soprattutto durante i periodi del raccolto.

Rasputin in un'immagine quasi misticaLe sue peregrinazioni lo portarono comunque a Kiev, a Kazan e poi anche a San Pietroburgo, venendo a contatto con importanti esponenti della religione ortodossa e con altri mistici, a volte venerati e altre volte guardati con un certo sospetto.

In quegli anni del primo Novecento, infatti, anche tra la nobiltà e le famiglie altolocate serpeggiava un crescente interesse non solo per il misticismo, ma anche per lo spiritismo. Si riteneva infatti che questi “santi” potessero in qualche modo comunicare coi morti, o farsi tramite di messaggi divini.

Fu proprio grazie a questo interesse e alla sua crescente fama nelle principali città russe che Rasputin cominciò ad esempio a frequentare le principesse del Montenegro. E presto poté essere introdotto pure alla corte russa, venendo presentato, nel novembre 1905, sia allo zar Nicola II che a sua moglie Aleksandra.

   

 

2. Perché era così odiato

A quel punto, per l’uomo – che chiese ed ottenne di cambiare il proprio cognome in Rasputin per differenziarsi da altri del suo stesso villaggio che portavano il nome Novych – cominciarono i vantaggi ma anche guai. Mentre la sua fama e la sua influenza a corte crescevano, si moltiplicavano infatti pure i suoi oppositori.

I motivi di tanta avversione sono facili da individuare. In primo luogo, Rasputin esercitava un’influenza quasi magica sulla famiglia reale e in particolare sulla zarina.

Tutto aveva avuto origine grazie a una questione sanitaria. Il giovanissimo erede al trono, Aleksej, nel 1907 aveva subito una caduta da cavallo, che aveva reso gravi le sue condizioni visto che il piccolo soffriva anche di emofilia di tipo B.

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Mentre i medici a lungo non avevano saputo che pesci pigliare, fu proprio Rasputin a far guarire il piccolo, apparentemente grazie alle sue preghiere.

In realtà, secondo molti la guarigione fu casuale: Rasputin impose infatti la sospensione delle cure tradizionali per poter curare il piccolo solo con l’intercessione di Dio. Tra queste cure c’era anche l’aspirina, che all’epoca veniva somministrata senza comprendere che nel caso dell’emofilia poteva in realtà aggravare la situazione.

Il guaritore e i suoi nemici

Il successo nella cura di Aleksej accrebbe la fama di Rasputin e anche la devozione che la zarina provava per lui. In un’epoca in cui la medicina si muoveva ancora con grande incertezza, un guaritore molto sicuro di sé e abbastanza fortunato poteva così rapidamente fare carriera.

Rasputin in posaInoltre anche alcuni suoi consigli di politica sembrarono, sulle prime, andare a buon segno, rafforzando la sua posizione a corte. Ma attirandogli anche molte critiche. Se la zarina e, in parte, lo zar erano incantati dal potere magnetico dell’uomo, gli altri frequentatori del palazzo si rendevano invece conto del pericolo.

Rasputin appariva infatti a loro più un approfittatore che un veggente, più un ciarlatano che un mistico. La stessa madre dello zar cercò di farlo cacciare, ma furono soprattutto i politici e i ministri a lavorare alacremente per il suo allontanamento da San Pietroburgo.

Iniziarono così a circolare – in parte anche grazie alla stampa scandalistica – una serie di leggende colorite su Rasputin. Si diceva che avesse una relazione con la zarina, che partecipasse ad orge, che avesse una vita completamente dissoluta.

La vicenda del ristorante Jar

A mettere in giro queste voci fu, da un certo punto in poi, la stessa polizia segreta, che dal governo aveva avuto l’incarico di screditare il più importante (e pericoloso) consigliere dello zar. Inoltre, a partire dallo scoppio della Prima guerra mondiale anche Gran Bretagna e Francia lavorarono per allontanare Rasputin dalla corte.

Rasputin infatti aveva sconsigliato allo zar di entrare nel conflitto, presagendo che quella scelta avrebbe mandato in rovina i Romanov, e continuamente invitava l’imperatore ad allentare lo sforzo. Francia e Gran Bretagna, che se la vedevano a fatica con la Germania, avevano invece bisogno che la Russia continuasse a combattere contro il comune nemico.

Rasputin attorniato da dame dell'alta società
Rasputin attorniato da dame dell’alta società

Questa campagna trovò il suo apice nel marzo del 1915. Il 26, di sera, Rasputin cenò a Mosca, presso il prestigioso ristorante Jar. Le cronache dell’epoca raccontano che il monaco si ubriacò e finì per tirare fuori i genitali, che già allora erano ritenuti enormi, a riprova delle sue devianze sessuali.

Rasputin, quella sera, avrebbe quindi finito per mostrarli ad alcune ragazze gitane, impegnate ad intrattenere i clienti col canto. Molti storici hanno però messo in dubbio questa versione raccontata, a suo tempo, dai giornali, ritenendola una pura invenzione per screditare il consigliere dello zar.

   

 

3. Come venne ucciso

Grigorij Rasputin morì a San Pietroburgo il 30 dicembre 1916, anche se a quel tempo in Russia era ancora in vigore il calendario giuliano e quindi in città la data era quella del 17 dicembre. L’impero zarista era in guerra da più di due anni, e un paio di mesi più tardi avrebbe vissuto la prima delle due rivoluzioni che avrebbero portato alla caduta dei Romanov.

La zarina Aleksandra nel 1908
La zarina Aleksandra nel 1908

Rasputin fu vittima di una congiura. Da mesi la sua posizione si era fatta d’altra parte molto delicata e numerosi uomini politici tramavano contro di lui. Ai classici motivi di avversione, negli ultimi tempi se ne erano aggiunti di nuovi: ad esempio, le leggende che circolavano su di lui indebolivano, e di molto, il prestigio della casa reale agli occhi del popolo.

Era però soprattutto la guerra a creare problemi. La Russia si trovava infatti in grande difficoltà con la Germania, per via del suo esercito ancora molto arretrato e di un apparato industriale che non era minimamente in grado di affrontare una guerra di logoramento.

Davanti a questa situazione, Rasputin peggiorava col suo comportamento le cose. Pacifista, si era più volte esposto a favore di una pace separata da firmare con il nemico. Dalla sua parte si era subito schierata la zarina Aleksandra, che ancora ne era fortemente influenzata.

L’accusa di disfattismo

Aleksandra, però, era tedesca di nascita, proveniente quindi dalla nazione nemica. Questo – unito al fatto che il popolo non l’aveva mai amata – faceva sospettare che la consorte dello zar parteggiasse in qualche modo per il nemico, così come Rasputin.

Insomma, l’accusa contro il monaco divenne presto quella di disfattismo, oltre che di influenzare il governo andando contro gli interessi della Russia. Si generò quindi presto un braccio di ferro tra la Duma – il parlamento, favorevole alla prosecuzione della guerra – e la zarina, supportata da alcuni suoi ministri. E nel mezzo c’era uno zar sempre più debole.

Lo zar Nicola II in visita alle truppe russe
Lo zar Nicola II in visita alle truppe russe

Inoltre, anche gli alleati della Russia guardavano negativamente all’influenza di Rasputin. La Gran Bretagna e la Francia, che affrontavano a ovest quella stessa Germania contro cui la zarina voleva scendere a patti, erano terrorizzate dall’idea che lo zar si potesse ritirare dalla guerra.

Questo avrebbe significato, infatti, che la Germania avrebbe potuto richiamare le truppe impegnate ad est, e dispiegarle sul fronte occidentale. Fu proprio in questo contesto che – forse con l’appoggio di alcune spie inglesi – si decise di eliminare Rasputin, sperando che questo avrebbe ristabilito gli equilibri.

Il piano per ucciderlo

Nei giorni precedenti all’omicidio, Rasputin era stato avvicinato da un certo Feliks Jusupov, un aristocratico sposato con una nipote dello zar. Questi, probabilmente omosessuale, aveva chiesto al monaco di aiutarlo per reprimere i suoi impulsi sconvenienti. Si trattava però, in realtà, di una scusa per guadagnarne la fiducia.

Feliks Jusupov
Feliks Jusupov

Venerdì 16 dicembre Rasputin venne invitato nel Palazzo di Jusupov per una cena. Il monaco venne fatto accomodare nel seminterrato, dove era stata allestita una sorta di sala da pranzo; in verità, quella scelta era dettata dal fatto che la sala era insonorizzata.

Nei piani alti del palazzo attendevano però i cospiratori. I complici di Jusupov erano parecchi: c’erano, tra gli altri, un granduca, Dmitrij Pavlovič, un deputato, Vladimir Puriškevič, e due membri della famiglia imperiale, Fëdor Romanov e Nikita Romanov, avversi al monaco.

Il piano, almeno all’inizio, era semplice. Jusupov offrì subito a Rasputin del tè coi pasticcini, pasticcini che erano stati riempiti di cianuro. Inoltre, per non farlo sospettare di nulla, gli fu offerta una gran quantità di vino Madera, anch’esso avvelenato.

La resistenza di Rasputin

Dopo un’ora, Grigorij Rasputin era ubriaco ma non pareva provare nessun fastidio fisico. Sembrava, letteralmente, invulnerabile, nonostante tutto il cianuro ingerito. La cosa ovviamente preoccupava Jusupov, anche perché lui era il più esposto dei congiurati.

Per questo motivo, durante la serata tornò più volte ai piani superiori del suo palazzo, per conferire con gli altri e decidere il da farsi. Alla fine decise di affidarsi alla rivoltella, visto che Rasputin non ne voleva sapere di morire: scese e lo colpì al petto, ritornando subito dopo di sopra.

Il seminterrato di Jusupov
Il seminterrato di Jusupov

I congiurati scelsero a quel punto di scendere ancora nel seminterrato, per controllare il corpo. Rasputin era però ancora vivo e tentò a quel punto di scappare al di fuori dal palazzo. Intervenne il deputato Puriškevič, che sparò una selva di proiettili contro il monaco. Questi cadde, ormai agonizzante, nella neve davanti a casa Jusupov.

I congiurati si accanirono quindi sulla vittima, preoccupati del fatto che non fosse ancora morto. Gli spari però attirarono l’attenzione di un paio di poliziotti, di cui i nobili e il deputato riuscirono a malapena a sbarazzarsi. A quel punto, caricarono il cadavere in macchina e andarono a gettarlo in un ramo della Neva.

   

 

4. Che fine avrebbe fatto il suo pene

Che c’entra, però, in tutto questo il pene del monaco? Intanto, come abbiamo visto, già quando era vivo circolavano molte voci sulla lussuria di un uomo che invece si presentava come santo e in contatto con Dio. E tra queste leggende c’era quella secondo cui Rasputin fosse dotato di un membro considerevole.

Maria, la figlia di Rasputin, nel 1932, quando si esibiva con un circo
Maria, la figlia di Rasputin, nel 1932, quando si esibiva con un circo

Ma, appunto, si trattava di pure leggende1, a cui probabilmente non credeva neppure chi le diffondeva. Dopo il suo omicidio, si sparse però la voce che una domestica avesse rinvenuto il pene dell’uomo abbandonato sul luogo del delitto, già staccato dal resto del corpo. L’avrebbe quindi nascosto, cercando poi di venderlo come una macabra reliquia.

Negli anni ’20, il famigerato organo avrebbe fatto la sua comparsa a Parigi. Secondo quanto riportano le cronache, un gruppo di donne russe emigrate in Francia dopo la rivoluzione lo avrebbe acquistato, pagandolo anche a caro prezzo. Non era raro, infatti, che gli esuli russi venissero indotti a comprare ricordi della loro vecchia vita da abili venditori.

Leggi anche: Cinque tra i più lunghi capolavori della letteratura russa

D’altra parte, gli eventi della Rivoluzione d’ottobre erano stati così caotici e, in parte, misteriosi che giravano le più assurde leggende. Come saprete, ad esempio, si è pensato a lungo che almeno qualcuno dei Romanov fosse sopravvissuto, e a Parigi arrivavano decine di ragazze che millantavano di essere una delle figlie dello zar.

Da Parigi ai giorni nostri

Il pene di Rasputin era insomma l’ennesimo rimasuglio – probabilmente falso – di un’epoca passata che si cercava di far sopravvivere. Venuta a conoscenza della cosa, una delle figlie di Rasputin, Maria, riuscì a farsi restituire l’oggetto e a portarselo anni dopo negli Stati Uniti, dove morì nel 1977.

Dopo qualche passaggio di mano, la reliquia, assieme a un manoscritto di Maria, finì in possesso di un certo Michael Augustine, che vendette il tutto alla casa d’aste Bonham. A questo punto, però, gli esperti di Bonham sottoposero i resti a dei test e affermarono che non si trattava di un pene umano, ma di un cetriolo di mare.

Da quel momento in poi, del presunto pene si persero le tracce. Ricomparve, dieci anni dopo, nel 2004, esposto appunto a San Pietroburgo. Il direttore del museo, Igor Knyazkin, affermò2 allora di averlo acquistato da un antiquario parigino per la cifra di 8.000 dollari. Era autentico? Era lo stesso pene della casa d’aste? Non è dato saperlo.

   

 

5. Il Museo dell’Erotismo di San Pietroburgo

L’ultimo luogo in cui la “reliquia” è stata avvistata

Il fantomatico pene di Rasputin – o quello che viene presentato come il pene di Rasputin – è stato quindi ad un certo punto esposto al Museo dell’Erotismo di San Pietroburgo, in Russia. Ora non lo è più. Senza colpo ferire, senza neppure farsi notare troppo sui giornali internazionali, il Museo ha chiuso i battenti un paio di anni fa.

Risulta ancora segnalato sulle guide – anche online – della città di San Pietroburgo, ma al numero di telefono non sembra rispondere nessuno e la sede pare perennemente chiusa (nonostante annunci un’apertura 24 ore su 24).

Un'immagine del Museo dell'Erotismo di San Pietroburgo, dov'è stato conservato il presunto pene di Rasputin (foto di rendalf via Flickr)
Un’immagine del Museo dell’Erotismo di San Pietroburgo, dov’è stato conservato il presunto pene di Rasputin (foto di rendalf via Flickr)

Lì, chi ha avuto modo di visitarlo prima della chiusura, ha però potuto vedere per qualche tempo la reliquia di Rasputin assieme a molti altri oggetti curiosi su cui aleggiano leggende e miti.

   

 

Rasputin nella cultura di massa

Per via di tutte queste vicende e tutti questi misteri, Rasputin è divenuto fin da subito un personaggio leggendario. E non ci è voluto davvero molto perché scrittori e sceneggiatori decidessero di raccontarne la storia, spesso romanzandoci un po’ sopra (anche se, in fondo, non ce n’era neppure molto bisogno).

Già nel 1917 Rasputin comparve in ben due film muti americani, il secondo dei quali – Rasputin, the Black Monk – era completamente incentrato sulla sua figura. Ad interpretarlo in quel caso era un affermato attore britannico, Montagu Love.

Furono poi soprattutto i tedeschi, negli anni ’20 e ’30, a raccontarne le vicende. Nel 1932, ad esempio, ebbe un certo successo Rasputin, Dämon der Frauen, film diretto da Adolf Trotz e interpretato, nel ruolo principale, da Conrad Veidt, il celebre protagonista de Il gabinetto del dottor Caligari e poi antagonista in Casablanca.

Sempre nel 1932 arrivò il primo grande successo hollywoodiano su questa vicenda, il Rasputin e l’imperatrice dell’esule polacco Richard Boleslavsky. Il monaco era lì interpretato dalla star Lionel Barrymore, ma il film divenne celebre anche per la causa che Feliks Jusupov intentò contro la MGM per diffamazione.

Da Christopher Lee ad Alan Rickman

I film su Rasputin si susseguirono a spron battuto negli anni successivi, anche se con una lunga pausa durante la Seconda guerra mondiale. Tra i tanti va sicuramente segnalato il britannico Rasputin: il monaco folle, girato nel 1966 da Don Sharp.

In questo caso il russo era ritratto da Christopher Lee, specialista in “mostri” e “cattivi”, che era già famoso per aver interpretato diverse volte il Conte Dracula ma che poi avrebbe impersonato anche Saruman ne Il Signore degli Anelli e il Conte Dooku nella trilogia prequel di Star Wars.

Gli inglesi, comunque, continuarono ad appassionarsi alle vicende di Rasputin. Nel 1971 uscì il film Nicola e Alessandra, in cui veniva interpretato da Tom Baker, mentre nel 1996 è stata la volta del film per la TV Rasputin – Il demone nero.

Quest’ultima versione della sua storia è sicuramente una delle più pregevoli, sia per la caratura degli interpreti che per la cura della ricostruzione. Nel ruolo della zarina c’era, infatti, Greta Scacchi, mentre in quello dello zar addirittura Ian McKellen.

Su tutti però primeggiava appunto il personaggio di Rasputin, affidato al talento di Alan Rickman, il Severus Piton della saga di Harry Potter. Rickman proprio per questo ruolo ottenne in America un Golden Globe ed un Emmy, unici riconoscimenti di rilievo di una carriera per la verità straordinaria.

I film più recenti

In anni più recenti Rasputin è comparso nel cartone animato Anastasia come antagonista principale della protagonista. Tra l’altro a doppiarlo, in inglese, è stato il veterano Christopher Lloyd, il “Doc” della saga di Ritorno al futuro.

Nel 2011, poi, sono usciti sia un film francese che uno italiano sull’argomento. Il primo, Il caso Rasputin, aveva Gérard Depardieu nel ruolo principale. Il secondo, Rasputin, era invece interpretato da Francesco Cabras.

L’ultimo show in ordine cronologico sull’argomento è Gli ultimi zar, una miniserie prodotta e trasmessa da Netflix nel 2019. Lì la parte di Rasputin è stata affidata al britannico Ben Cartwright.

Che fine fece la famiglia di Rasputin

Gli eventi legati alla Rivoluzione russa hanno suscitato, nei decenni successivi, molto interesse. Non solo per le questioni politiche o economiche, comunque importanti, ma anche per quanto riguardava le diverse famiglie che di quella Rivoluzione erano state, volenti o nolenti, protagoniste.

Ai Romanov, solo per fare un esempio, sono stati dedicati film, libri, sceneggiati televisivi, perfino cartoni animati. Il destino di Anastasia, la quartogenita dello zar, è stato a lungo al centro di leggende popolari, fino a quando, pochi anni fa, il suo corpo non è stato ritrovato in Russia, occultato alla meno peggio, assieme a quello degli altri familiari.

Allo stesso modo anche il destino della famiglia di Rasputin ha stimolato, negli anni, la fantasia dei curiosi. In effetti, anche per molti dei parenti del monaco il finale è stato tragico, anche se molto meno avventuroso. Di Maria, la figlia scappata negli Stati Uniti, abbiamo già parlato, ma vediamo come andarono le cose per gli altri.

Dopo la morte del monaco, la moglie tornò nel villaggio nativo di Pokrovskoe per riscuotere l’eredità. Non c’era molto, per la verità: una casa e una piccola fattoria. Lì la vedova visse qualche anno con la figlia Varvara, il figlio Dmitrij, nel frattempo tornato dalla guerra, la moglie di lui Feoktiste e la figlia della coppia Elizabeth.

Nel 1920 i Rasputin persero la proprietà, nazionalizzata dai comunisti. Due anni più tardi i due figli, Dmitrij e Varvara, furono privati del diritto di voto. Varvara, che lavorava come stenografa, morì poco dopo di tifo, nel 1925. Gli altri furono deportati, nel 1930, in campi di concentramento e morirono nel giro di pochi mesi.

 

Domande e risposte finali

Chi era Rasputin?

Grigorij Efimovič Rasputin è stato un monaco e mistico russo, divenuto estremamente potente all'inizio del Novecento. Riuscì infatti a guarire, almeno apparentemente, l'erede al trono, Aleksej, e così conquistò la fiducia dello zar e soprattutto della zarina, che lo fece suo consigliere. Odiato dai nobili ed oggetto di svariate leggende, fu ucciso in una congiura nel dicembre 1916.

Chi ha ucciso Rasputin?

I responsabili dell'omicidio di Rasputin furono molti. L'esecutore materiale fu principalmente Feliks Jusupov, un aristocratico imparentato con lo zar. Collaborarono con lui, comunque, anche membri della famiglia imperiale, parlamentari, ufficiali dell'esercito ed altri nobili. D'altronde, uccidere Rasputin fu un'impresa difficile: dovettero avvelenarlo, sparargli più volte ed infine buttarlo nel fiume Neva.

 

L’infografica col riassunto finale

Il riassunto sui misteri di Rasputin

 

Ecco cinque cose da sapere sul pene di Rasputin: vota la tua preferita.

Note e approfondimenti

  • 1 A proposito di leggende sul destino di Rasputin, qui ne trovate un sunto (in russo, ma è facile traslitterarlo grazie a Google Translate).
  • 2 Qui potete leggere l’articolo del Times di Londra che annunciava la cosa.

 

Segnala altre cose da sapere sul pene di Rasputin nei commenti.

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