
Uno degli indicatori più importanti, nel mercato sempre più carico di novità in cui siamo oramai immersi, è quello dell’innovazione: la competizione tra le società è globale e solo quelle in grado di mettere in campo delle novità sostanziali sembrano riuscire, infatti, a sopravvivere e prosperare.
Ma come si misura il grado di innovazione di un’azienda? Non è certo una questione semplice: perché non conta tanto il numero di invenzioni che si mette a segno, ma anche la costanza con cui si investe in questa direzione e soprattutto quali delle innovazioni conseguite riescono ad imporsi sul mercato.
Certamente, un buon indicatore è fornito dal numero di brevetti che ogni azienda deposita di anno in anno negli appositi uffici; perché se è vero che non è solo il numero, ma anche la qualità delle invenzioni, a fare la fortuna di un’azienda, è pur vero che chi registra ogni anno migliaia e migliaia di innovazioni è più facilmente portato a vederle messe a frutto.
Ma anche ammesso di voler analizzare i brevetti, a quali bisogna rivolgersi? Perché c’è una sorta di ufficio brevetti europeo, ce n’è uno americano e ce ne sono in Oriente.
E ognuno ha sue specifiche particolarità: ad esempio, quello dell’Unione Europea è celebre per essere abbastanza restrittivo e ammettere alla registrazione solo innovazioni di un certo livello, mentre quello americano è generalmente più aperto anche semplicemente a nuove configurazioni.
Noi, sia per la facilità di recupero dei dati, sia perché bene o male nel campo della tecnologia gli Stati Uniti sono ancora il mercato mondiale di riferimento, abbiamo deciso di rivolgerci all’Ufficio Brevetti americano: ed ecco le cinque aziende che lì fanno registrare il maggior numero di innovazioni.
Indice
1. IBM
In corsa verso il brevetto numero 7.000
In testa alla classifica c’è un’azienda che da decenni è uno dei leader dell’innovazione made in USA, la IBM o, come risulta negli schedari dell’Ufficio Brevetti americano, la International Business Machines Corp.
Fondata nel 1911 e guidata tutt’oggi da una donna, Ginni Rometty, l’azienda è responsabile di molte delle tecnologie che usiamo comunemente, come il bancomat, la carta con banda magnetica, le schede madre dei computer, il codice universale dei prodotti UPC o il database relazionale, ma la sua ricerca nel settore dell’innovazione non si è affatto fermata.
Nel 2013 – l’ultimo anno di cui sono stati diramati i dati – l’IBM ha infatti registrato ben 6.809 nuovi brevetti, conquistando per il 21° anno di fila il vertice della classifica americana.
I settori in cui la società con sede nello stato di New York investe maggiormente oggigiorno sono molti: si punta soprattutto sui Big Data (database di dimensioni notevolissime e sempre più importanti per le aziende), sul cloud computing e sugli strumenti per condurre analisi di settore.
Ma è proprio il numero dei brevetti – tra l’altro in aumento del 5% rispetto all’anno precedente – a stupire: fate conto che il secondo in classifica, come vedremo, ha registrato più di 2.000 brevetti in meno e che IBM da sola supera la somma delle invenzioni registrate da Amazon, Google, HP, Intel, Symantec e Oracle messe insieme.
Oggi l’azienda americana ha un fatturato di quasi 104 miliardi di dollari, un utile netto di più di 16,5 miliardi di dollari e quasi mezzo milione di dipendenti in giro per il mondo.
2. Samsung
4.600 brevetti senza contare il ramo Display
Al secondo posto in graduatoria si piazzano i sudcoreani di Samsung, azienda fondata nel 1938 ma espansasi soprattutto negli ultimi anni grazie a una produzione molto variegata ma soprattutto alla leadership per quanto riguarda la produzione di smartphone.
E parlando di brevetti, non si può non citare la guerra che negli ultimi anni ha visto proprio questa società sfidare nei tribunali la Apple prima di Steve Jobs e poi di Tim Cook.
Nel 2012, infatti, l’azienda californiana e quella sudcoreana si sono rispettivamente portate in tribunale, accusandosi a vicenda di violare una serie di licenze e innovazioni registrate, anche se negli ultimi tempi tra le due società sembra essere tornata la pace.
Di certo Samsung è considerata da Apple la principale concorrente nel settore della telefonia, ma anche un partner con cui collaborare quando si tratta di avere dei componenti da montare su iPhone e iPad. Samsung, infatti, ha come dicevamo una produzione molto variegata, che va dai televisori agli smartphone, dai condizionatori ai microchip.
I brevetti depositati nel 2013 in America sono stati addirittura 4.652, in calo rispetto all’anno precedente ma comunque sempre numerosissimi; senza contare che un ramo d’azienda, la Samsung Display – che lavora esclusivamente sugli schermi –, viene conteggiata a parte ed ha fatto registrare, da sola, altri 1.259 brevetti.
L’azienda, che ha un fatturato di 327 miliardi di dollari, un utile netto di più di 30 miliardi di dollari e 427mila dipendenti, proprio in seguito alla “guerra con Apple” ha deciso di investire ancora molto di più nella ricerca.
Convinta che la sfida per il mercato degli smartphone alla lunga sarà combattuta sul versante dell’innovazione, ha così diramato molti fondi sulla ricerca. D’altronde, la prima azienda che arriverà a brevettare certe tecnologie potrà poi guadagnare molto dalle licenze che saprà concedere agli altri produttori.
3. Canon
La prima delle giapponesi a quota 3.900 brevetti
Al terzo posto della graduatoria si trova – ed è praticamente un’eccezione, anche scorrendo la classifica fino a posizioni più avanzate – un’azienda che non c’entra nulla né coi computer, né con gli smartphone, ma che sostanzialmente si occupa di fotografia, video ed immagini.
Stiamo parlando della nipponica Canon, fondata nel 1937 a Tokyo e oggi una multinazionale da 30 miliardi di dollari di fatturato.
Cifre importanti che trovano conferma in una tendenza alla ricerca ben radicata all’interno di Canon: il terzo posto infatti non è una novità, visto che da 25 anni filati l’azienda si piazza sempre tra i primi cinque depositari di nuovi brevetti nel mercato americano.
I settori che hanno coinvolto il maggior numero di innovazioni sono quelli dell’imaging medicale, ovvero la diagnostica per immagini (ecografie, radiografie, angiografie, mammografie ecc.), la produzione intelligente e la realtà aumentata.
Inoltre ci sono i campi storici in cui Canon ha sempre prodotto nuovi brevetti come quelli delle macchine fotografiche e delle videocamere, quelli della stampa a getto d’inchiostro, della litografia e delle tecnologie per piattaforme comuni anche in favore dell’ambiente.
4. Sony
3.300 brevetti, ma in flessione
Quarta in classifica è ancora un’azienda giapponese, la Sony, che ormai da molti anni ha diversificato i suoi interessi aprendosi alla produzione musicale e cinematografica, ma che rimane fortissima nel campo dell’elettronica di consumo e delle sue innovazioni.
Basti pensare al ruolo che la compagnia ha nella produzione di televisori (con la serie Bravia), di telecamere (Handycam), di fotocamere digitali (Cybershot), di lettori musicali (Walkman), di console di gioco (PlayStation), di computer (Vaio), di smartphone (Xperia) e di molti altri oggetti di uso comune.
Fondata nel 1946, vanta un fatturato imponente di più di 72mila miliardi di dollari e un utile netto di quasi mezzo miliardo, oltre a 146mila dipendenti in tutto il mondo.
Per quanto riguarda i brevetti, nel 2013 ne ha registrati negli Stati Uniti 3.316, in calo dell’8% circa rispetto all’anno precedente ma comunque in forte aumento rispetto ai decenni scorsi (soprattutto perché sono diminuiti i brevetti registrati solo in Giappone e sono aumentati quelli formalizzati nel resto del mondo).
In assoluto il settore in cui Sony ha investito di più in questi anni è quello televisivo e dei display, nel cui ambito rientrano circa 60mila brevetti messi a punto in tutto il mondo negli ultimi vent’anni; subito dietro stanno i brevetti sulle memorie elettroniche, seguiti da quelli sui processi di gestione dei dati e sui semiconduttori.
Inoltre, c’è da sottolineare che la particolarità dei brevetti Sony è quella di essere tra i più citati e utilizzati del mercato: l’azienda è infatti leader nel registrare innovazioni che poi verranno utilizzate da altre società (ovviamente su licenza), oppure cedute a terzi a seconda delle esigenze del mercato.
Basti ricordare le tecnologie che i giapponesi hanno imposto come standard di mercato, come il Walkman negli anni ’80 o i Blue-Ray in epoca più recente.
5. LG
Sopra ai 3.000 brevetti per tenere dietro Microsoft e Toshiba
La quinta piazza, infine, è controllata da un’azienda in rapida crescita, se consideriamo che il numero dei suoi brevetti registrati tra il 2013 e il 2012 è aumentato addirittura del 16%, permettendole di scavalcare vari diretti concorrenti in questa graduatoria.
Stiamo parlando della LG Electronics, altra società sudcoreana fondata nel 1958 che vanta un fatturato da 54 miliardi di dollari e un utile netto da 462 milioni, oltre a più di 80mila dipendenti in tutto il mondo.
Anche in questo caso gli interessi dell’azienda sono molti: dai cellulari ai televisori, dagli elettrodomestici (soprattutto frigoriferi e lavatrici) agli impianti audio e ai lettori DVD.
Gli investimenti, soprattutto nella ricerca, sono di conseguenza sempre più intensi e hanno portato la società coreana anche ad importanti partnership internazionali.
Già da qualche tempo, infatti, LG e Google hanno deciso di condividere i propri brevetti, in un accordo che le vedrà legate per circa dieci anni, in modo che un’azienda non debba pagare le licenze all’altra permettendo così una sorta di ricerca comune.
Ma accordi più settoriali sono stati stretti anche con Philips ed altre aziende. Nella classifica dei brevetti americani LG precede Microsoft, ferma a 2.814 registrazioni, seguita poi da Toshiba, Panasonic, Hitachi, la stessa Google, Qualcomm, General Electric, Siemens (la prima europea, solo al 13° posto), Fujitsu, Apple, Intel, AT&T, General Motors, Seiko Epson e Ricoh.