Le cinque città più fredde al mondo

Le strade di Ojmjakon, la città più fredda del pianeta

È (finalmente) scoppiata l’estate, o almeno così sembra dalle mie parti: nonostante la mattina presto spiri ancora, di tanto in tanto, un’aria fresca, nelle ore centrali della giornata la temperatura sale e ci sta dando i primi assaggi di bella stagione; e sale in maniera improvvisa, visto che fino a pochi giorni fa non eravamo certo disposti a lasciare il pigiama invernale o le giacchette d’inizio primavera.

Un caldo, anzi, così repentino che ha portato molti di noi a lamentarsene, impreparati com’eravamo ad accoglierlo; a lamentarsene e a pensare a come si deve star bene, invece, su al nord, dove le estati sono sempre fresche e ventilate. Tutto vero, ma ad un’estate fresca corrisponde spesso un inverno gelido: abbiamo così selezionato per voi le cinque città più fredde del mondo e ve le presentiamo per aiutarvi a ricordare che un po’ di caldo si può facilmente sopportare, se l’alternativa è un clima del tipo di quelli che vi presenteremo oggi.

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Ojmjakon (Russia)

-48 °C di minima a gennaio

Le strade di Ojmjakon, la città più fredda del pianetaIn assoluto la città più fredda del mondo, in base ai rilievi che vengono effettuati dalle varie stazioni meteorologiche, sembra essere Ojmjakon, un villaggio di poco più di 800 abitanti in Siberia, all’interno della repubblica autonoma della Sacha-Jacuzia, in Russia: qui infatti la media invernale mostra una minima di addirittura -48 °C, ma in assoluto il picco più basso sembra essersi fatto registrare nel 1926, quando si arrivò a una temperatura di -68,2 °C (tuttavia dati non ufficiali relativi agli anni precedenti parlano anche di -82 o -83 °C).

Il nome del villaggio dovrebbe derivare o dalla parola ojmjakon, che nel linguaggio dei nativi locali significa “acqua non congelata” (a causa di una sorgente di acqua calda naturale che si trova nei pressi del villaggio), o dalla parola sacha ejumu, che viene solitamente tradotta come “freddo cane”; qualunque sia l’origine del nome, comunque, è evidente che qui l’elemento più caratteristico è il freddo estremo che in inverno congela tutte le cose. Addirittura, è sostanzialmente impossibile costruire tubature interne proprio a causa dei problemi dati dal ghiaccio, perciò tutti i servizi igienici si trovano all’esterno degli edifici: per questo motivo non si può nemmeno stare rintanati in casa, perché ogni volta che si deve andare in bagno bisogna armarsi di pelliccia ed affrontare una temperatura che è capace di congelare perfino la saliva.

 

Verchojansk (Russia)

-48 °C di minima a gennaio

Il simbolo di Verchojansk, in SiberiaAl secondo posto, ma staccata praticamente di un nonnulla, si posiziona Verchojansk, altra città siberiana fondata dai cosacchi – sotto la forma di un accampamento invernale – verso la metà del Seicento ma trasformata nella conformazione attuale solo all’inizio dell’Ottocento. Con 1.300 abitanti di cui addirittura 17 stranieri (provengono, stranamente, dalla Romania), il villaggio contende da anni il primato di città più fredda al mondo alla già citata Ojmjakon, in una guerra di cifre spesso contraddittorie e non sempre confermate: se la minima invernale negli ultimi anni è stata in media attorno ai -48 °C, si parla anche di un picco negativo di -69,8 °C fatto registrare nel febbraio 1892.

La particolarità, qui, è che però le escursioni termiche sono anche più accentuate di quanto non lo siano in altre zone della stessa regione, a causa soprattutto dell’estrema lontananza dal mare: per questo motivo, in estate non è raro che la temperatura salga anche parecchio, tanto è vero che a luglio si ha una massima in media di 21,5 °C con picchi anche di 37,6 °C fatti registrare nel luglio del 1988. Insomma, tra l’estate e l’inverno non è raro assistere ad escursioni termiche anche di più di 100 °C, cosa che costituisce un unicum a livello mondiale.

 

Jakutsk (Russia)

-43 °C di minima a gennaio

Gente per strada a JakutskAl terzo posto della lista troviamo Jakutsk, città posizionata sempre in Sacha-Jacuzia ma che di quella regione costituisce il capoluogo, forte di quasi 268mila abitanti; mentre infatti i due paesi che abbiamo presentato finora sono più propriamente dei villaggi, qui siamo di fronte ad una città vera e propria, con un porto anche piuttosto importante sul fiume Lena, il più orientale dei tre fiumi siberiani che confluisce sul Mar Glaciale Artico e che per lunghezza è il decimo corso d’acqua del mondo.

Anche qui la temperatura costituisce un aspetto problematico del vivere comune: nel febbraio 1891 si registrò una minima di -64,4 °C, ma in generale anche in tempi più recenti la minima si è attestata attorno a una media di -43 °C, in condizioni che rendono difficile la vita quotidiana; in estate, invece, la temperatura sale senza eccessi (attorno ai 15-20 °C) e aumentano però le precipitazioni. Il grande sviluppo della città è avvenuto a partire dagli anni ’30 del secolo scorso, sia grazie alle deportazioni dei prigionieri politici, sia soprattutto alla scoperta di giacimenti d’oro e di carbone. In città vi sono anche un aeroporto, un museo e una università.

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Viljujsk (Russia)

-39 °C di minima a gennaio

Viljujsk in estateConcludiamo il nostro tour della Siberia con Viljujsk, che sorge a circa 600 chilometri da Jakutsk, sulla riva del fiume Viljuj che le dà il nome, affluente del Lena di cui abbiamo già parlato, e che conta poco più di 10mila abitanti, posizionandosi a metà strada tra i villaggi di partenza e la metropoli (almeno per il panorama siberiano) del capoluogo. Una popolazione che tra l’altro – incurante del freddo – è cresciuta soprattutto negli ultimi anni, se è vero che prima della Seconda guerra mondiale la città era all’incirca un terzo di com’è ora. Il primo insediamento anche in questo caso si deve ai cosacchi, ma fu soprattutto sul finire del ‘700 che i vari esiliati politici che qui venivano mandati dallo zar costruirono il nucleo storico della città, che allora si chiamava Olensk.

La minima a gennaio è in media di -39 °C, ma si sono anche qui registrati dei picchi negativi impressionanti, arrivando fino a -61 °C; d’altro canto, tra dicembre e gennaio le ore di luce sono davvero pochissime: in media solo 5 ore in tutto il mese di dicembre (e, si badi, 5 in tutto il mese, non 5 al giorno) e 16 a gennaio. Le estati, al contrario, possono essere anche in questo caso abbastanza calde, oltre che relativamente piovose: si va da una temperatura che mediamente arriva senza problemi ai 25 °C a luglio, fino ai picchi di 36 o 37 °C nelle annate più calde.

 

Fort Good Hope (Canada)

-32 °C di minima a gennaio

Una chiesa a Fort Good Hope, in CanadaConcludiamo lasciando la gelida Russia e spostandoci per la verità non troppo lontano, nelle zone più settentrionali del Canada e in particolare a Fort Good Hope, nei cosiddetti Territori del Nord-Ovest, nella Regione di Sahtu. Secondo l’ultimo censimento disponibile, quello del 2011, gli abitanti sono poco più di 500, in lieve ma costante calo, e sono perlopiù aborigeni, al 90% discendenti delle tribù di indiani e per il resto inuit o métis (cioè letteralmente “meticci”, discendenti cioè di coppie miste).

La zona è abbastanza isolata dal resto del paese, per la mancanza di una strada che giunga fino alla comunità; ciononostante esiste un piccolo aeroporto, che permette l’arrivo di viveri e di beni di prima necessità. Le temperature, d’altro canto, sono proibitive sia in inverno che, almeno in una certa misura, in estate: la minima è mediamente attorno ai -32 °C, ma non è raro scendere al di sotto dei -50 °C, senza contare poi il vento freddo che fa percepire una temperatura ancora inferiore di quella reale; in estate, d’altra parte, la media è attorno ai 20 °C ma si sono registrati picchi al di sopra dei 35 °C e, considerando la temperatura percepita tenendo conto dell’umidità, anche 43 °C.

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