I 25 migliori libri sull’Olocausto e la distruzione degli ebrei

Il famigerato ingresso di Auschwitz

Oggi, 27 gennaio, ricorre la cosiddetta Giornata della Memoria, dedicata a ricordare gli eventi che, durante la Seconda guerra mondiale, hanno portato all’Olocausto, cioè alla morte di milioni di persone. Ebrei, avversari politici, apolidi, testimoni di Geova, omosessuali, rom: tutti trovarono la morte nei campi di sterminio voluti da Hitler e dai suoi gerarchi.

Un orrore che ci è stato raccontato da decine e decine di romanzi, memoriali, diari, testimonianze, documentari e film. Un orrore che è sempre bene ricordare e raccontare ai più giovani, per evitare che si ripeta.

Al di là delle opere di narrativa e delle testimonianze, è però importante anche ricostruire una storia più oggettiva di quegli eventi. Una storia che sappia andare al di là dei pur importanti fatti personali e cerchi di individuare cause e conseguenze di quei terribili anni. Per fortuna, di libri di questo tipo ce ne sono parecchi.

Già poco dopo la fine della guerra gli storici iniziarono ad interrogarsi su come Hitler avesse potuto fare quello che fece. Negli ultimi venti o trent’anni, poi, quelle ricerche hanno trovato delle sintesi importanti, tanto che si può dire che oggi l’immagine di cosa accadde è piuttosto chiara.

Questi libri, però, rimangono spesso confinati ad un ambito di specialisti. Anche se in realtà si tratta di volumi che spesso si leggono facilmente, senza prerequisiti particolari. E che aiutano a comprendere almeno in parte uno dei misteri più incomprensibili della storia dell’umanità.

Sfruttando l’occasione di questa importante ricorrenza, vi suggeriamo quindi oggi cinque libri di storia che aiutano a comprendere in profondità come e perché è avvenuto l’Olocausto. Verso la fine dell’articolo, poi, amplieremo il discorso, includendo anche romanzi, memorie ed altro.

   

 

Indice

1. Saul Friedländer – La Germania nazista e gli ebrei

Partiamo da due opere puramente storiche, due lavori che servono a delineare i contorni della nostra indagine. Si tratta, in entrambi i casi, di opere colossali, che hanno cercato di analizzare in toto la questione. La prima è La Germania nazista e gli ebrei, un saggio in due parti dello storico ebraico Saul Friedländer.

Nato a Praga nel 1932 da una famiglia ebrea di lingua tedesca, Friedländer è cresciuto in Francia e si è salvato dall’Olocausto perché fu nascosto, vicino a Vichy, all’interno di un collegio cattolico. I suoi genitori, purtroppo, non furono così fortunati, e trovarono la morte ad Auschwitz.

Dopo la guerra, anche per motivi personali, Friedländer si mise quindi ad indagare le ragioni di quegli eventi, ragioni che trovano infatti sintesi in questo immenso lavoro storiografico.

Due volumi per capire gli anni dal 1933 al 1945

L’opera, come detto, è divisa in due volumi, che vengono di solito venduti separatamente. Il primo è intitolato semplicemente La Germania nazista e gli ebrei. Gli anni della persecuzione: 1933-1939.

Il primo dei volumi di Friedländer
Il secondo, invece, lo trovate sotto il titolo Gli anni dello sterminio. La Germania nazista e gli ebrei (1939-1945). Entrambi i volumi sono pubblicati in Italia da Garzanti.

Nel primo, com’è evidente anche dalla periodizzazione, Friedländer si concentra sugli anni antecedenti alla Seconda guerra mondiale, quando l’idea della soluzione finale non aveva ancora preso pienamente corpo ma l’antisemitismo si esprimeva comunque nella vita quotidiana della Germania di Hitler.

 
Nel secondo libro, invece, si passa a delineare la strada verso i campi di concentramento e l’annientamento di milioni di persone. Studiando sia i documenti ufficiali che la memorialistica, Friedländer riesce a dare un ritratto poderoso e convincente delle ragioni che portarono ad Auschwitz.

   

 

2. Raul Hilberg – La distruzione degli ebrei d’Europa

Se Friedländer analizza la Germania, il nazismo e poi i campi, cercando di dare un’idea unitaria dei vari passaggi dall’una all’altra fase, lo storico viennese Raul Hilberg è stato invece la massima autorità per quanto riguarda, nello specifico, la soluzione finale vera e propria.

La monumentale opera di Raul Hilberg sugli ebrei europei
Nato in Austria nel 1926 e scomparso 9 anni fa negli Stati Uniti, paese di cui aveva preso la cittadinanza già prima del conflitto, Hilberg è infatti autore de La distruzione degli ebrei d’Europa, un’opera mastodontica in cui ha ricostruito l’opera di sterminio in tutti i paesi del vecchio continente.

Ebreo anch’esso, emigrò con la sua famiglia negli States già nell’aprile del 1939, subodorando la cattiva aria che tirava sotto il nazismo. Durante la guerra fu quindi arruolato all’interno dell’esercito americano, venendo utilizzato – grazie alla sua conoscenza del tedesco – nello studio degli archivi che man mano le truppe trovavano in Europa.

 
Proprio la scoperta della libreria di Hitler a Monaco lo indusse a concentrarsi sull’Olocausto, tema che sarebbe rimasto centrale in tutto il suo lavoro successivo.

Il meccanismo dello sterminio

La distruzione degli ebrei d’Europa è, in questo senso, il risultato di una vita di studi. Più volte rivista e aggiornata, l’opera supera di molto le mille pagine, e può risultare a prima vista piuttosto straniante.

Riesce però a dare l’idea, fin dalla sua impostazione editoriale, di quanto complessa e articolata fosse la macchina dello sterminio. E di come quella macchina non fosse limitata alla Germania, ma coinvolgesse quasi tutta Europa.

Uno dei pregi di quest’opera, d’altra parte, è quella di essere una fredda analisi proprio dei processi che portarono all’Olocausto. Hilberg, che pure era in qualche modo parte in causa nella questione, non si dilungò sulla sofferenza degli ebrei, né cercò di fare un’analisi morale della questione.

Si concentrò, piuttosto, su come la legge, la burocrazia e il sistema amministrativo dei vari stati avessero consentito quello che era avvenuto. In modo, in un certo senso, da mostrare cosa gli stati di oggi dovrebbero fare per evitare il ripetersi di quei fatti.

   

 

3. Christopher R. Browning – Uomini comuni

Dopo aver inquadrato, nel miglior modo possibile, l’argomento, cerchiamo di entrare nel dettaglio. I tre libri con cui chiudiamo la cinquina, infatti, rappresentano non più una presentazione generale e dettagliata degli eventi, ma un tentativo di rispondere alla domanda “Come è stato possibile?”.

Questa domanda, è inevitabile, è al centro della ricerca non solo degli storici, ma di chiunque si approcci al tema dell’Olocausto. L’odio nei confronti delle minoranze, nella storia dell’umanità, è purtroppo sempre stato presente, ma mai aveva assunto i contorni di uno sterminio così radicato, programmato, esteso.

Una cosa, infatti, erano i vecchi pogrom, a cui gli ebrei erano sottoposti da tempo: momenti di irrazionale furia popolare, che erano tanto veloci ad accendersi quanto a scemare.

Nessuno mai nella storia, però, aveva programmato e pianificato l’annullamento di un intero popolo, cercando di realizzare quel progetto con scientifica precisione. Come era potuto accadere? Come avevano potuto, una serie di uomini che fino a poco prima si potevano considerare normali, permettere tutto ciò?

La polizia tedesca in Polonia

Una prima risposta cerca di darla Christopher Browning in quello che è forse il suo capolavoro storiografico, Uomini comuni. Polizia tedesca e “soluzione finale” in Polonia.

Uomini comuni di Christopher Browning
Americano, classe 1944, Browning ha raggiunto una grande fama nel settore grazie alla pubblicazione, nel 1992, di questo libro, in cui segue le terribili gesta di un battaglione di riservisti della polizia in Polonia.

Carte alla mano, Browning dimostra come anche gli “uomini comuni”, cioè persone che col nazismo non avevano molto a che spartire, potevano in quel sistema macchiarsi dei più terribili crimini. Quel battaglione era infatti formato da amburghesi di mezz’età, spesso di estrazione operaia.

 
Eppure questi uomini, che erano normali padri di famiglia, una volta inviati in Polonia si resero colpevoli di terribili massacri nei confronti della popolazione ebraica. Massacri a cui avrebbero potuto benissimo sottrarsi, visto che prima delle azioni veniva data loro la possibilità di non parteciparvi.

Il libro è, insomma, un’analisi dei meccanismi psicologici che portarono delle persone normali a trasformarsi, per qualche anno, in assassini. Ed in questo è illuminante.

   

 

4. Zygmunt Bauman – Modernità e Olocausto

Sulla stessa scia della ricerca di Browning si pone anche Modernità e Olocausto, saggio pubblicato da Zygmunt Bauman nel 1989 (e tradotto in italiano nel 1992). Bauman è noto come sociologo e come il teorico della società “liquida”, termine che va tanto di moda in questi anni per descrivere la contemporaneità1.

Modernità e Olocausto, importante lavoro di Zygmunt Bauman
Ma in quel libro ha applicato la sua formazione e la sua visione allo studio dell’Olocausto, proponendo un’interpretazione importante e decisiva anche per il lavoro degli storici.

Nato in Polonia nel 1925 da una famiglia ebrea, allo scoppio della guerra riuscì a scappare nella zona d’occupazione sovietica. Lì finì anche per arruolarsi nell’Armata Rossa e combattere i tedeschi. Rientrato in Polonia dopo la guerra, si laureò a Varsavia e cominciò ad insegnare sociologia.

 
Verso la fine degli anni ’60, però, la ripresa dell’antisemitismo in Polonia gli fece perdere la cattedra e lo costrinse ad emigrare. Dopo un breve passaggio in Israele, arrivò a Leeds, in Inghilterra, dove si stabilì e prese la cittadinanza.

Lo sterminio come frutto dell’evoluzione della nostra società

Da lì ha condotto tutti i suoi studi successivi, che hanno acquisito fama internazionale soprattutto negli anni ’90. La sua analisi dell’Olocausto è in questo senso molto lucida. Bauman sostiene, infatti, che l’Olocausto non sia un momento eccezionale della storia dell’umanità, “un attimo di pazzia collettiva”, ma il frutto di una precisa evoluzione storica.

Alla base di quello che è successo in Germania e in Europa c’è, infatti, la modernità. Senza la burocratizzazione, l’efficienza, la razionalità funzionale tipica dell’era moderna, uno sterminio di quelle proporzioni non sarebbe mai potuto avvenire.

E questo è anche l’esito più agghiacciante della ricerca di Bauman. Perché le caratteristiche della modernità, cioè quelle condizioni che resero possibile l’Olocausto, sono presenti ancora oggi.

E se è vero che il nazismo fu causato dallo sconvolgimento sociale della modernizzazione, portatore di insicurezza e angoscia, è anche vero che pure il nostro tempo è caratterizzato da grandi cambiamenti, non sempre facili da accettare e comprendere.

   

 

5. Hannah Arendt – La banalità del male

Anche La banalità del male, celebre lavoro di Hannah Arendt, non è propriamente un libro di storia. La Arendt, per formazione, era anzi una filosofa, un’allieva di Martin Heidegger scappata dalla Germania nazista.

Questo libro, inoltre, è in realtà la raccolta e la sistemazione di un reportage giornalistico che la Arendt scrisse per il New Yorker nel 1961.

Il movente del libro fu infatti la cattura da parte dei servizi segreti israeliani, in Argentina, di Adolf Eichmann, criminale nazista che era riuscito a rifugiarsi in Sud America sotto falso nome. Rapito e trasportato in Israele, fu sottoposto a un processo che ovviamente attirò l’attenzione di tutti i media internazionali.

E la Arendt poté seguirlo seduta dopo seduta, facendosi un’idea molto particolare di quell’uomo e più in generale di tutti i gerarchi di medio livello che avevano reso possibile l’Olocausto.

La storia di Adolf Eichmann e il ruolo della burocrazia tedesca

Eichmann non era infatti un capo del Partito nazista, né una personalità di spicco. Era piuttosto un burocrate, un uomo anche mediocre, senza cultura e con un passato pieno di fallimenti. Era entrato nel partito con l’ambizione di fare carriera, e si era trovato presto responsabile dell’organizzazione dei treni che dovevano trasportare gli ebrei verso i campi di concentramento.

Il celebre saggio di Hannah Arendt su Adolf Eichmann
Da buon burocrate, sostenne anche durante il processo di aver svolto il proprio compito nel migliore dei modi possibili. Cosa accadesse agli ebrei una volta giunti a Treblinka o ad Auschwitz non era affar suo (anche se fu dimostrato che lo sapeva).

La tesi che ricavò la Arendt era che l’orrore del nazismo era stato possibile non tanto per la presenza di alcuni uomini profondamente malvagi, ma perché molti altri uomini, normali e quasi banali, non avevano avuto la capacità di porsi delle domande su quello che stavano facendo.

 
Eichmann non si sentiva sinceramente responsabile di quello che era accaduto agli ebrei. Riteneva, anzi, di aver agito bene, tanto è vero che durante il processo cercò di presentarsi come un amico degli ebrei, affermando che con la sua efficenza ne aveva, in fondo, alleviato le sofferenze.

Un comportamento assurdo, che però non stride affatto con l’assurdità degli eventi di cui fu uno dei protagonisti.

   

 

Altri 20 libri sull’Olocausto, oltre ai 5 già segnalati

Sull’Olocausto, per fortuna, si è scritto moltissimo. Quelli che abbiamo visto finora sono stati dei saggi, ma la letteratura della Shoah comprende anche romanzi, memorie, interviste e libri di tipo anche diverso. Qui di seguito vi diamo conto di tutti i classici di questo ampio genere.

 

Primo Levi – Se questo è un uomo

Una lista che tratti il tema dell’Olocausto non può dimenticare Se questo è un uomo di Primo Levi, bestseller internazionale e uno dei romanzi più intensi sull’argomento. Pubblicato per la prima volta nel 1947, venne però scoperto dal grande pubblico solo a partire dal 1958.

Victor Frankl – Uno psicologo nei lager

Anche Victor Frankl era uno superstite dei lager che, nell’immediato dopoguerra, provò a raccontare l’orrore vissuto sulla propria pelle. A differenza di Levi, però, era anche uno psichiatra e un austriaco: questa commistione di cultura tedesca e studi psicologici lo aiutò ad affrontare e perfino a trarre giovamento dalla tragica esperienza.

 

Elie Wiesel – La notte

Un altro grande classico di questo genere letterario è La notte di Elie Wiesel, pubblicato per la prima volta nel 1958. Fortemente autobiografico, il libro è anche un racconto crudo e a tratti morboso della difficile esperienza nei campi di Auschwitz e Buchenwald.

Art Spiegelman – Maus

A differenza degli altri volumi di questo elenco, Maus non è propriamente un romanzo, quanto piuttosto un romanzo grafico, o graphic novel. Si tratta infatti di un lungo e suggestivo fumetto pubblicato tra il 1986 e il 1991 da Art Spiegelman sulla base dei ricordi del padre, sopravvissuto all’Olocausto.

 

Anna Frank – Diario

Il Diario di Anna Frank è una delle più famose testimonianze dell’Olocausto, anche se di fatto non parla dei campi di concentramento. Fu scritto dalla sua giovane autrice, infatti, mentre si trovava nascosta in Olanda, prima che venisse catturata e deportata. Ma, per forza delle parole e per giovinezza della sua autrice, rimane ineguagliabile.

Joseph Joffo – Un sacchetto di biglie

Anche Un sacchetto di biglie di Joseph Joffo non affronta direttamente il tema dei campi di concentramento. Al centro della trama, autobiografica, ci sono le vicissitudini di due fratelli ebrei nella Francia occupata e i loro tentativi di salvarsi e sfuggire alla Gestapo.

 

Miklós Nyiszli – Medico ad Auschwitz

La testimonianza di Miklós Nyiszli, ebreo ungherese, è una delle più significative della storia dell’Olocausto. Nyiszli fu infatti deportato ad Auschwitz ma lì, visto che era un medico, entrò nella squadra del terribile Josef Mengele, potendo assistere a molte delle sue mostruose pratiche sugli ebrei e sui cadaveri.

Enrico Mentana e Liliana Segre – La memoria rende liberi

La memoria rende liberi è il libro più recente in questo nostro elenco, visto che è uscito nel 2015. A firmarlo sono Enrico Mentana e soprattutto Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz che solo negli ultimi anni ha cominciato a raccontare in vari libri la sua tragica esperienza, divenendo infine senatrice a vita nel 2018.

 

Edith Hahn Beer – La moglie dell’ufficiale nazista

La moglie dell’ufficiale nazista è un libro forse non particolarmente noto in Italia, ma sicuramente molto originale sull’Olocausto. Scritto da Edith Hahn Beer assieme a Susan Dworkin, racconta la vera storia della Beer, che nascose il suo essere ebrea, scappò in Germania e riuscì a sposare un ufficiale nazista, che la difese e protesse.

Chil Rajchman – Treblinka 1942-1943: Io sono l’ultimo ebreo

Chil Rajchman è un sopravvissuto all’Olocausto morto nel 2004. Cinque anni dopo la sua morte venne dato alle stampe un suo memoriale che era stato scritto tra il 1944 e il 1945 ma mai pubblicato, Treblinka 1942-1943: Io sono l’ultimo ebreo, in cui raccontava la rivolta in quel campo di concentramento, da lui vissuta in prima persona.

 

John Boyne – Il bambino con il pigiama a righe

Anche il romanzo Il bambino con il pigiama a righe è molto recente, visto che è stato pubblicato nel 2006 dall’irlandese John Boyne. Questa volta siamo di fronte a una assoluta finzione – a tratti anche molto irrealistica – che però ha avuto un certo impatto sull’immaginario collettivo, anche grazie alla trasposizione cinematografica.

Jonathan Safran Foer – Ogni cosa è illuminata

Uscito nel 2002, Ogni cosa è illuminata è stato il romanzo d’esordio di Jonathan Safran Foer, oggi considerato uno dei più grandi scrittori americani. Racconta il viaggio dello stesso autore in Ucraina alla ricerca della verità su suo nonno, sopravvissuto ai campi di concentramento.

 

William Styron – La scelta di Sophie

Quella alla base di La scelta di Sophie è una storia molto famosa soprattutto per via del film che fu tratto dal romanzo omonimo, film interpretato da Meryl Streep (che vinse l’Oscar) e Kevin Kline. La storia racconta la terribile vicenda di Sophie, una sopravvissuta che rievoca, a qualche anno di distanza, le sue disavventure.

Markus Zusak – Storia di una ladra di libri

Noto in Italia anche come La bambina che salvava i libri, il romanzo Storia di una ladra di libri è uscito nel 2005 ma ha ottenuto subito ottimi riscontri di vendita, rafforzati poi dalla realizzazione dell’adattamento cinematografico. Al centro della trama c’è una ragazza che salva libri dai roghi nazisti ed entra poi in contatto con un ebreo.

 

Laurent Binet – HHhH

HHhH è una via di mezzo tra un romanzo e un saggio storico. Scritto nel 2010 dal francese Laurent Binet, racconta la storia dell’omicidio di Reinhard Heydrich, uno dei più importanti gerarchi nazisti e responsabili dell’Olocausto, che venne ucciso da due paracadutisti cecoslovacchi nel 1942.

Jean Améry – Intellettuale a Auschwitz

La vita di Jean Améry – scrittore austriaco, a dispetto del nome – è per certi versi simile a quella di Primo Levi. Anche lui venne deportato dopo essere stato arrestato come partigiano e anche lui morì poi suicida molti anni dopo la fine della guerra. Nel 1966 scrisse il suo Intellettuale a Auschwitz, anch’esso un classico.

 

Alan Levy – Il cacciatore di nazisti. Vita di Simon Wiesenthal

Il cacciatore di nazisti è una sorta di biografia che lo studioso Alan Levy ha dedicato a Simon Wiesenthal, il più famoso “cacciatore di nazisti”. Nel dopoguerra, infatti, Wiesenthal si mise a cercare tutti i gerarchi scampati al processo di Norimberga, scovandone parecchi.

Annette Wieviorka – Auschwitz spiegato a mia figlia

Annette Wieviorka è una delle più importanti storiche francesi, specializzata in storia dell’ebraismo. Nel 1999 ha pubblicato questo saggio – Auschwitz spiegato a mia figlia – in cui presenta la realtà dei campi di concentramento in modo semplice e chiaro.

 

Enrico Deaglio – La banalità del bene

Scritto nel 1991 dal giornalista Enrico Deaglio, La banalità del bene è, fin dal titolo, una sorta di risposta al celebre saggio di Hannah Arendt di cui abbiamo già parlato. Al centro c’è infatti ancora una volta un uomo semplice e forse banale, autore però di un vero miracolo positivo: Giorgio Perlasca, giusto tra le nazioni.

Norman G. Finkelstein – L’industria dell’Olocausto

Concludiamo con un libro controverso, che ha suscitato lodi ma anche vibranti (e forse superiori, per numero) accuse: L’industria dell’Olocausto. Il saggio di Finkelstein, figlio di sopravvissuti alla Shoah, si concentra infatti sull’uso strumentale dell’Olocausto da parte di alcune organizzazioni ebraiche e dello stato di Israele.

 

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Note e approfondimenti

  • 1 Non è un caso che quando Bauman è morto, nel 2017, i giornali gli abbiano dedicato ampi speciali, come ad esempio qui.

 

Segnala altri libri di storia sull’Olocausto che vale la pena leggere nei commenti.

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