Maria Antonietta: cosa bisogna sapere sulla regina della rivoluzione

Maria Antonietta ritratta da Louise Elisabeth Vigée-Lebrun

Quella di Maria Antonietta, regina di Francia al tempo della rivoluzione, è una storia che da molti secoli appassiona gli studiosi. Al suo interno, d’altronde, c’è tutto quel che serve per suscitare interesse: ci sono misteri, colpi di scena, ingiustizie e violenze, perfino una certa componente di scandalo sessuale.

La figura di quella regina, nata in Austria e morta in Francia, viene però spesso raccontata in maniera semplicistica. D’altra parte, già quando era in vita la pubblicistica lavorò alacremente per darne un’immagine parziale o falsa.

Oggi però, grazie a studi molto più approfonditi, abbiamo un quadro probabilmente veritiero di quella che fu la vita di Maria Antonietta d’Austria. Sappiamo come si sviluppò il suo matrimonio, conosciamo la sostanza dei rapporti con il marito Luigi XVI, siamo al corrente anche della natura delle sue amicizie e delle sue relazioni private.

Possiamo insomma sgombrare il campo dalle accuse false e cercare di fornire un ritratto il più possibile completo di una delle personalità che hanno segnato la storia d’Europa. Qui di seguito cercheremo quindi di darvi una panoramica completa su alcuni misteri, o quanto meno punti oscuri, della vita della più famosa regina di Francia.

Non mancherà qualcosa che possa stuzzicare la fantasia, ma cercheremo anche di attenerci il più possibile a fonti storiche documentate. Faremo insomma poco gossip e cercheremo invece di legare gli eventi privati alla storia della rivoluzione francese. In modo da appagare la curiosità ma anche la sete di conoscenza.

 

1. Una bambina viziata ed ignorante

Prima di parlare delle sofferenze patite durante la Rivoluzione francese, per comprendere la figura di Maria Antonietta bisogna descriverne l’educazione e l’infanzia. Figlia dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, nacque a Vienna nel 1755.

Arciduchessa d’Austria, era sorella minore del futuro Giuseppe II e di Pietro Leopoldo1. Proprio per via della sua giovane età e del fatto di essere la più piccola di casa, venne educata con poche restrizioni.

Non fu infatti la severa Maria Teresa a curare la sua formazione. Anzi, la madre ebbe rapporti molto sporadici con la figlia. Ad interessarsi alla formazione di Maria Antonia – come veniva chiamata allora – fu soprattutto la contessa Brandeiss, che le fece da istitutrice.

Questa nobile si dimostrò però incapace di impartire anche i più elementari “no” alla futura regina. La bambina quindi crebbe assai frivola e viziata, tant’è vero che a 12 anni non sapeva ancora neppure scrivere. Inoltre non era in grado di parlare correttamente in tedesco, la lingua della sua famiglia, né in francese.

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L’unico idioma che aveva in qualche modo acquisito era l’italiano. Una particolarità dovuta alla presenza a corte di Pietro Metastasio, che le fece da maestro di riguardo. Il celebre poeta italiano, re del melodramma settecentesco, passò infatti gran parte della sua vita a Vienna, dove morì nel 1782.

L’educazione in Austria

Quando si cominciò a ipotizzare che Maria Teresa avrebbe usato la figlia come pedina diplomatica, ci si rese immediatamente conto della necessità di educarla, sia alle lingue, sia soprattutto al funzionamento dello Stato.

Attorno ai 13 anni venne così affidata a un precettore nuovo, l’abate de Vermond. Questi fu incaricato da Maria Teresa di trasformare l’arciduchessa in una perfetta donna di stato. Visto però che la ragazza non era per nulla abituata a maneggiare i libri, l’abate decise un approccio diverso e innovativo.

 
Egli infatti preferì utilizzare lunghe conversazioni, portando Maria Antonia a discutere di vari temi sia storici che politici. In questo modo, stimolandola e pungolandola continuamente, l’abate riuscì effettivamente ad ottenere qualche risultato. Nel giro di pochi mesi l’arciduchessa fu così ritenuta pronta al matrimonio.

Anche una volta giunta a Parigi, la sua educazione ebbe però degli effetti sul suo comportamento a corte. Durante i primi anni della sua permanenza a Versailles, manifestò infatti un carattere profondamente frivolo, incostante, incapace di fermarsi a riflettere sulle varie questioni che venivano poste all’attenzione della futura regina.

Questo le alienò molte simpatie. E sarebbe stato uno degli elementi e delle pecche che, molti anni dopo, le sarebbero stati rinfacciati.

   

 

2. I problemi sessuali

Quando si parla della biografia di Maria Antonietta, il pensiero però non va tanto alla sua istruzione o al suo ruolo all’interno della corte francese. L’aspetto che cattura di più l’attenzione del grande pubblico è indubbiamente quello sessuale.

La vita della regina di Francia infatti fu segnata una serie di scandali. Scandali che in realtà avevano ben poco fondamento, ma che di fatto costituirono uno degli elementi più decisivi per la sua condanna a morte.

Maria Antonietta e Luigi XVI nel film di Sofia CoppolaL’austriaca, come presto venne ribattezzata, giunse nel suo paese d’adozione nel 1770, all’età di 14 anni e mezzo. In quel momento era già stata sposata a Luigi Augusto, delfino di Francia, per procura. Vide quindi il marito solo dopo le nozze, anche se una nuova cerimonia venne effettuata pure a Versailles il 16 maggio di quell’anno.

Quella stessa sera la coppia entrò nel talamo nuziale, mentre attorno ai due tutta la nobiltà, secondo la rigida etichetta del tempo, li salutava. Perfino l’arcivescovo locale finì per benedire il letto, prima che tutti lasciassero soli i due eredi al trono affinché consumassero il matrimonio.

L’impaccio del marito

Per molto tempo però il futuro Luigi XVI non riuscì ad assolvere ai suoi obblighi matrimoniali. La questione, come era solito allora tra le famiglie reali, non rimase un problema limitato alla coppia, ma divenne di pubblico dominio. Tant’è vero che la stessa Maria Teresa iniziò a scrivere lettere preoccupate alla figlia.

Luigi XVI nel ritratto ufficiale di Antoine-François CalletAlla fine dell’anno, quindi più di sei mesi dopo la celebrazione delle nozze, l’atto non era ancora stato compiuto. I medici di Luigi XV si preoccuparono quindi di visitare il delfino. Il rapporto che presentarono al sovrano spiegava che Luigi Augusto non aveva alcun problema fisico che gli impedisse di consumare il matrimonio.

Il problema, casomai, era il mancato feeling tra due giovani sposi. Soprattutto, però, Luigi Augusto sembrava molto impacciato. Alcuni storici hanno ipotizzato che il suo fosse addirittura un problema essenzialmente psicologico2.

 
A frenarlo sarebbero stati da un lato l’odio verso gli austriaci, odio a cui era stato educato fin da bambino. Dall’altro, una morale bigotta che lo rendeva eccessivamente timoroso in materia sessuale.

Per dirimere la questione intervenne anche Giuseppe II, imperatore d’Austria3 e fratello maggiore di Maria Antonietta. A tre anni dalle nozze, non era infatti chiaro neppure se il matrimonio fosse stato consumato oppure no.

La visita di Giuseppe II

Giuseppe si recò in Francia in visita ufficiale nel 1777, sette anni dopo il matrimonio. Interrogò Maria Antonietta e poi ebbe colloqui anche con Luigi XVI. Il tema principale fu proprio quello dell’erede. La sorella gli confidò di essere molto infelice e gli parlò dell’incapacità del marito di consumare effettivamente il matrimonio.

Giuseppe II con il fratello Pietro LeopoldoFino a quel momento, Luigi XVI non era infatti riuscito ad andare oltre a quelli che noi oggi definiremmo i preliminari. Probabilmente la deflorazione della moglie era avvenuta, ma il vero e proprio rapporto sessuale completo era ancora lungi dall’essere realizzato.

Giuseppe si fece spiegare da Luigi XVI di che natura fossero i problemi e si rese conto che a bloccare il concepimento era soprattutto la goffaggine del sovrano. Diede qualche consiglio ai due giovani e se ne tornò in Austria convinto che prima poi le cose si sarebbero risolte.

 
Aveva ragione, visto che il 18 agosto del 1777, finalmente, il matrimonio venne consumato. Già l’anno dopo la regina si scoprì incinta e nel dicembre del 1778 diede alla luce la sua prima figlia, Maria Teresa Carlotta.

I libelli pornografici

Maria Antonietta era quindi una ragazza certo frivola e superficiale, ma sessualmente piuttosto fredda. Lo stesso Giuseppe la scopri molto infantile, e così la descrisse per lettera al fratello Pietro Leopoldo.

L’immagine che però avevano i francesi della loro regina austriaca era completamente diversa. Fin dai suoi primi anni a corte, infatti, avevano cominciato a girare per Parigi vari libelli che la umiliavano e la deridevano. Il tema principale di questi testi anonimi e illegali era, d’altronde, la condotta sessuale della regina.

Uno dei libelli che accusavano l'austriaca di orge

Circolavano insomma numerose voci secondo le quali Maria Antonietta sarebbe stata dedita a orge di ogni tipo, a relazioni clandestine sia con uomini che con donne e a pratiche scandalose. Queste voci erano in parte messe in giro dalla stessa nobiltà francese, che non sopportava l’atteggiamento irrispettoso della regina.

 
Inoltre, soprattutto nei suoi primi anni, la moglie del re cercò di dimenticare le infelicità matrimoniali dandosi a una vita abbastanza dissoluta, spendendo e spandendo. La scelta del lusso, davanti ad una situazione economica sempre più drammatica per la Francia, finì indirettamente per alimentare le voci sulla sua condotta immorale.

Inoltre le furono attribuite anche relazioni lesbiche, in particolare con la contessa de Polignac, quella che era divenuta la sua migliore amica. In realtà non c’era nulla di vero, ma l’influenza a corte della contessa era divenuta molto forte e per questo motivo le famiglie rivali avevano cercato di infangarne il nome.

   

 

3. Il conte Fersen

Abbiamo detto che sul conto di Maria Antonietta girarono e giravano le ipotesi più fantasiose, spesso contrassegnate da una certa morbosità. Queste voci, diffuse attraverso libelli, si basavano su storie completamente inventate. C’è però un caso in cui forse l’infedeltà della regina fu veritiera. Quello del conte Fersen.

Il conte Hans Axel von Fersen

Costui – al secolo Hans Axel von Fersen – era un conte svedese, coetaneo di Maria Antonietta. La conobbe, diciottenne, a una festa in maschera e ne rimase molto colpito. Essendo solo il secondo figlio di un diplomatico svedese, dovette però ben presto badare al proprio futuro.

 
Per questo, nonostante desiderasse di continuo fare visita a Versailles, dovette più volte lasciare la Francia, in cerca di un matrimonio conveniente. Nel 1774, ad esempio, non presenziò all’incoronazione di Maria Antonietta perché dovette partire per l’Inghilterra, dove avrebbe dovuto sposare un’ereditiera.

Qualche anno dopo, sfumata quell’unione, si decise per la carriera militare, servendo la Francia, come già aveva fatto suo padre. Fu proprio in quest’occasione che riallacciò i rapporti con Maria Antonietta e i due cominciarono a frequentarsi a palazzo. Questo ovviamente fece sorgere molte dicerie tra i cortigiani.

Forse l’unica relazione veritiera

Fu forse in questa fase che tra i due nacque qualcosa di più che una semplice amicizia. Fersen e Maria Antonietta condividevano tra l’altro molto, come ad esempio l’amore per il teatro. L’impossibilità di questo rapporto spinse però presto il conte a partire di nuovo, questa volta per l’America.

In quegli anni, infatti, la Francia stava dando sostegno agli americani impegnati nella loro Guerra di indipendenza contro la Gran Bretagna. Rientrò a Versailles solo nel 1783, quattro anni dopo la sua partenza.

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La regina seppe ricompensarlo per la sua dedizione e nel 1785 creò un reggimento di soldati svedesi appositamente per lui. Dal 1785 Fersen – che nelle lettere private proclamava l’amore per Maria Antonietta – si stabilì definitivamente in Francia, rimanendo vicino, per quanto possibile, alla famiglia reale durante i tragici eventi della Rivoluzione.

   

 

4. Maria Antonietta la ritardataria

In questo articolo stiamo cercando di sfatare alcuni miti che si sono formati nel tempo su Maria Antonietta. Miti che la vedevano spesso protagonista delle peggiori nefandezze e la accusavano di ignorare deliberatamente i problemi del popolo.

Non bisogna però pensare che con questa difesa noi vogliamo semplicemente rovesciare di 180° il giudizio su quella regina. Dire, infatti, che Maria Antonietta non fu quel mostro che la pubblicistica del tempo ci presentava, non equivale infatti a dire che fu al contrario una santa.

Maria Antonietta nel 1775, ritratta da Jean-Baptiste André Gautier-DagotyAnche lei, come il marito Luigi XVI, ebbe le sue colpe, se non altro perché non riuscì a comprendere i cambiamenti che le stavano accadendo attorno (e ad agire di conseguenza). Nei primi anni della Rivoluzione, la famiglia reale ebbe infatti spesso l’occasione per trovare un accordo con i rivoluzionari, sprecando però diverse opportunità.

Ma Maria Antonietta non si dimostrò incapace di comprendere la realtà solo dal punto di vista politico. In alcuni casi il suo distacco dal mondo reale divenne evidente anche nelle questioni più pratiche. Come ad esempio durante il tentativo di fuga del 1791.

Il piano

Nella notte tra il 20 e 21 giugno 1791, infatti, la famiglia reale scappò da Parigi. Il suo obiettivo era raggiungere il confine con i Paesi Bassi austriaci4, dove si erano rifugiati molti nobili che non avevano accettato gli esiti della rivoluzione.

Là Luigi XVI avrebbe potuto trovare nuove forze per marciare, al fianco degli austriaci con cui la Francia era da tempo in guerra, verso Parigi, in modo da far cadere l’Assemblea e restaurare l’ancien régime. Ovviamente il piano, mantenuto segreto fino all’ultimo, costituiva un tradimento nei confronti della patria e della Costituzione.

L'arresto della famiglia reale a VarennesLa fuga comunque era stata pianificata nei dettagli. La partenza sarebbe dovuta avvenire col buio, attorno a mezzanotte. Partendo da Parigi, la carrozza con la famiglia reale si sarebbe dovuta addentrare nella campagna francese.

Poi, grazie ad alcuni travestimenti e al favore della notte, si pensava che si sarebbe potuta raggiungere la meta prima che l’allarme arrivasse fino alla periferia dello Stato.

Come il mancare gli appuntamenti possa essere decisivo

Le cose però non andarono come previsto. Dopo il cerimoniale del coricamento dei reali e il saluto ai nobili, sia Luigi che Maria Antonietta cominciarono a prepararsi di nascosto per la fuga. Luigi giunse, travestito da valletto, puntuale all’appuntamento in rue de l’Échelle.

Maria Antonietta invece arrivò con circa mezz’ora di ritardo. Disse di essersi persa nelle vie che giravano attorno al Louvre5.

Quel ritardo, sommato ad alcune discussioni su chi dovesse effettivamente prendere posto all’interno della carrozza, alla lunga si rivelò decisivo. La vettura arrivò al primo appuntamento, poco fuori Parigi, circa all’1:50 di notte. Il piano iniziale prevedeva invece che quella tappa fosse attraversata alle 0:30.

Questo ritardo, unito ad altri problemi incontrati sul percorso e ad un piano che aveva vari difetti, fece sì che quasi alla meta – appunto nei pressi di Varennes – il re venisse riconosciuto e arrestato. La famiglia venne quindi ricondotta a forza a Parigi e da lì in poi visse sostanzialmente agli arresti domiciliari.

Il processo per alto tradimento – prima a Luigi XVI e poi a Maria Antonietta – sarebbe stato la conseguenza anche di quella disastrosa fuga. E quindi, almeno in parte, anche della incapacità della regina di essere puntuale agli appuntamenti.

La questione del pane e delle brioche

A ulteriore conferma dei limiti di Maria Antonietta nel comprendere gli uomini e le donne di cui era regina gira, da secoli, una storiella piuttosto famosa. Davanti alle lamentele del popolo per la mancanza di pane, secondo questa storia la regina avrebbe risposto: «Se non hanno più pane, che mangino brioche»6.

Come tutte le frasi troppo azzeccate e famose, anche questa è evidentemente un falso. La citazione, identica, si trova infatti in un libro scritto qualche anno prima dell’arrivo di Maria Antonietta in Francia e firmato dal filosofo Jean-Jacques Rousseau.

Ne Le confessioni del celebre pensatore, infatti, davanti all’impossibilità del protagonista di comprare pane in una panetteria, si legge: «Infine mi ricordai il ripiego [suggerito da] una grande principessa a cui avevano detto che i contadini non avevano pane e che rispose: che mangino brioche. Comprai brioche».

Ovviamente quella principessa non poteva essere Maria Antonietta, che nacque solo 14 anni dopo i fatti narrati da Rousseau in quel capitolo, ambientato nel 1741. Eppure nel corso dei secoli ci si è convinti, sia in Francia che all’estero, che quella sia la più famosa frase mai pronunciata dall’austriaca.

Se siete curiosi, gli storici ritengono che la principessa citata da Rousseau potesse forse essere Maria Teresa di Spagna, moglie di Luigi XIV, morta nel 1683, cento anni prima della Rivoluzione. Alcuni altri, invece, pensano addirittura che il filosofo si possa essere semplicemente inventato l’aneddoto.

   

 

5. L’accusa di incesto

Abbiamo detto come, durante il regno di Luigi XVI, la Francia e in particolare Parigi fossero invase da pubblicazioni abusive contro Maria Antonietta. Pubblicazioni pornografiche che la dipingevano come una lasciva cortigiana, dedita ad orge e frequenti rapporti omosessuali.

Luigi Carlo ritratto a 7 anni d'età, nel 1792L’accusa più grave al suo onore, però, arrivò più tardi, quando ormai non occupava più lo scranno più alto di Francia. Dobbiamo infatti fare un passo in avanti rispetto agli anni che abbiamo presentato finora. E saltare fino all’estate 1793.

Il marito era stato giustiziato nel gennaio dello stesso anno. Il destino di Maria Antonietta era quindi già segnato, anche se la regina austriaca sperava di poter essere a quel punto estradata e restituita al suo paese natale, ovviamente assieme ai figli.

 
In realtà, che il suo destino non contemplasse quella possibilità divenne chiaro a luglio. In quel mese il figlio maschio, Luigi Carlo, fu separato da lei ed affidato a un ciabattino analfabeta, un certo Antoine Simon. Inoltre ad agosto Maria Antonietta fu trasferita nel duro carcere della Conciergerie.

L’ignobile sospetto di Hébert

Ad ottobre si decise quindi di processarla per alto tradimento. In particolare il Tribunale rivoluzionario la accusò di esaurimento del tesoro nazionale, di intrattenimento di rapporti e corrispondenza segreti e di cospirazioni contro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato.

Jacques-René HébertDurante il processo si accumularono le più fantasiose testimonianze. Maria Antonietta era forse colpevole di alcune di quelle accuse, come dimostrava la fuga a Varennes, ma non c’erano prove decisive, e quindi si pensò di fabbricarle ad arte.

Il colpo più ignobile le venne però sferrato quando Jacques-René Hébert la accusò di incesto col figlio. Hébert era un giornalista che fin dall’inizio della rivoluzione si era scagliato contro la monarchia, usando spesso nei suoi articoli parole di fuoco, incitando alla violenza e all’assassinio dei regnanti.

 
Grazie alla sua influenza, il ciabattino Simon aveva probabilmente plagiato il piccolo Luigi Carlo (che aveva all’epoca 8 anni, e viveva detenuto nella Torre del Tempio). Così l’aveva convinto a firmare una dichiarazione in cui accusava la madre di averlo avviato a pratiche sessuali.

Quella dichiarazione era poi finita nelle mani di Hébert, forse il reale manovratore di tutto l’affare. E lui aveva riportato quei fatti davanti al Tribunale, pensando così di dare il colpo di grazia alla credibilità dell’ex regina.

La risposta di Maria Antonietta

Durante il processo, l’austriaca sembrò molto più vecchia della sua reale età. Gli ultimi accadimenti ne avevano minato il fisico e la salute, e quasi tutto il dibattimento la vide incapace di reagire alle accuse. Ma quando si insinuò il dubbio della sua moralità nei confronti del figlio, non riuscì a trattenersi.

Le cronache ci raccontano che, davanti alle domande dei giudici, ad un certo punto Maria Antonietta fosse infatti sbottata: «Se non ho risposto, è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere a una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono presenti!».

La forza con cui pronunciò quelle parole e la sua reale indignazione stupirono l’uditorio. Fu, quello, l’unico momento in tutto il processo in cui sembrò che Maria Antonietta potesse salvarsi, visto che perfino le popolane che assistevano al dibattimento la compresero. L’udienza fu addirittura sospesa dai giudici per alcuni minuti.

La condanna, comunque, arrivò lo stesso. Ma è noto che Robespierre non apprezzò l’idea di Hébert di spingere le accuse fino a quel punto, dando alla regina l’occasione di un ultimo “trionfo pubblico“. Robespierre ed Hébert, d’altronde, sarebbero presto giunti ai ferri corti. Quest’ultimo sarebbe infatti stato giustiziato pochi mesi dopo, nel marzo 1794.

 

Maria Antonietta nelle arti

La vita di Maria Antonietta, come abbiamo visto, è stata sicuramente densa di avvenimenti e di tragedie. Questo, nell’immaginazione di molti, l’ha resa un perfetto personaggio letterario, in cui si potevano concentrare le colpe, le ingenuità ma anche l’involontario eroismo di un’epoca.

Già dai primi dell’Ottocento, infatti, scrittori e drammaturghi iniziarono a narrarne le gesta, rispettando solo in parte la verità storica. Nel 1816, per esempio, appena vent’anni dopo la sua morte un giovane Giacomo Leopardi provò a dedicarle una tragedia, che rimase però incompiuta.

Pochi anni dopo ci pensò Alexandre Dumas padre, già autore de Il conte di Montecristo e I tre moschettieri, a narrare al popolo le vicende della regina, ovviamente romanzandole parecchio. Lo scrittore, anzi, dedicò a Maria Antonietta e alla Rivoluzione un intero ciclo di romanzi.

Il primo a essere scritto (anche se l’ultimo, per ambientazione) fu Il cavaliere di Maison-Rouge. Poi seguirono Giuseppe Balsamo, La collana della regina, Ange Pitou e La contessa di Charny, in cui Maria Antonietta compariva assieme ad altri personaggi reali o inventati.

Molti altri libri e drammi sono poi stati pubblicati nel corso dei decenni successivi, tra cui Maria Antonietta regina di Francia di Paolo Giacometti e, di recente, Addio mia regina di Chantal Thomas, famoso anche per un bell’adattamento cinematografico.

Al cinema e nei fumetti

Il cinema, d’altra parte, ha portato sullo schermo le vicende di Maria Antonietta decine e decine di volte, a partire già dagli anni ’10, ispirandosi a volte ai romanzi di Dumas oppure adattando la storia di Scaramouche di Rafael Sabatini.

Tra le pellicole più famose ci sono Maria Antonietta regina di Francia del 1955 e soprattutto Marie Antoinette, diretto da Sofia Coppola nel 2006. Nei panni dell’austriaca, in questo film premiato con l’Oscar per i migliori costumi, c’era Kirsten Dunst.

Bisogna inoltre menzionare le miniserie televisive Marie-Antoinette del 1975 e La rivoluzione francese del 1989, quest’ultima con Jane Seymour nella parte della regina.

Anche i fumetti e i cartoni animati, soprattutto giapponesi, hanno infine a volte trattato la sua figura, come in Le rose di Versailles (meglio noto come Lady Oscar) o in La Stella della Senna, entrambi ideati negli anni ’70.

 

E voi, quale parte della storia di Maria Antonietta preferite?

Ecco cinque cose poco note su Maria Antonietta: vota la tua preferita.

Note e approfondimenti

  • 1 Anche Pietro Leopoldo sarebbe poi diventato imperatore, alla morte del fratello, col nome di Leopoldo II. Regnò a Vienna però solo per pochi mesi, perché morì ad appena 44 anni. È comunque ricordato per quello che fece prima di diventare capofila della casata degli Asburgo, quando agì come granduca di Toscana e a Firenze varò un’importante politica di riforme ispirate dai principi dell’Illuminismo. Se volete approfondire la sua figura, potete trovare ulteriori informazioni in questo libro.
  • 2 Esistono comunque degli studi approfonditi e scientifici al riguardo, anche se ovviamente è difficile dirimere, oggi, una questione di due secoli fa. Qui ad ogni modo trovate un interessante articolo al riguardo (in inglese).
  • 3 Era stato associato al trono dalla madre nel 1765. Avrebbe poi governato da solo, dopo la morte di Maria Teresa, per altri dieci anni, tra il 1780 e il 1790.
  • 4 Con questo nome si identificava una zona che copre all’incirca l’attuale Belgio e il Lussemburgo. Questa regione era stata spagnola dai tempi di Carlo V, ma era passata in mano austriaca nel 1713.
  • 5 In quei giorni i reali alloggiavano infatti al Palazzo delle Tuileries, in città, di fianco a quello che oggi è il famoso museo parigino. Qualche mese prima erano stati costretti dalla folla ad abbandonare Versailles, anche perché così sarebbe stato più facile controllarli.
  • 6 In francese: «S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche».

 

Segnala altre cose da sapere su Maria Antonietta e la rivoluzione francese nei commenti.

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