
Il Polo Sud, e più in generale l’Antartide, ha sempre rappresentato una terra di grande fascino per gli europei. Da quando si è scoperto che all’estremità meridionale del globo terrestre c’era un grande continente ghiacciato, la sfida è diventata quella di raggiungerlo ed esplorarlo. Una sfida ancora più interessante se si considera che questa terra si trova proprio, letteralmente, all’altra parte del mondo.
La corsa alla scoperta del Polo Sud e alla sua conquista è stata tra l’altro a lungo un motivo di rivalità tra paesi, oltre che tra scienziati. Prima ancora della sfida nello spazio o della gara verso la scalata dell’Everest, il Polo Sud ha rappresentato il punto d’arrivo delle ambizioni umane e scientifiche, per il quale si poteva anche morire.
Proprio per questi motivi la storia del Polo Sud è particolarmente interessante, ricca di colpi di scena, di accadimenti imprevisti e di storie tragiche. Abbiamo deciso di raccontarvela, selezionando cinque fatti e curiosità che riteniamo più importanti, utili a comprendere le dimensioni di questa importante realtà.
Vi assicuriamo che non eccederemo troppo in discorsi tecnici o astrusi, per cercare piuttosto di darvi una panoramica entusiasmante di questa lunga storia.
Indice
1. Che cos’è il Polo Sud geografico
Partiamo dalle basi, facendo prima di tutto un po’ di chiarezza. Col termine “Polo Sud” ci si riferisce in genere al Polo Sud geografico, che si trova al punto estremo dell’asse terrestre.
Questo Polo Sud geografico però non va confuso col Polo Sud magnetico, quello che è indicato dalla bussola. Né va confuso con il continente dell’Antartide, all’interno del quale sorge effettivamente il Polo Sud, ma che è anche enormemente più grande.
Il Polo Sud geografico si trova infatti alla latitudine di 90° sud, nel punto cioè in cui convergono tutti i meridiani.
È cioè uno dei due punti – l’altro è il Polo Nord geografico – in cui l’asse di rotazione terrestre si interseca con la superficie del pianeta. In realtà, però, questo punto è soggetto a modifiche nel corso degli anni, pertanto la localizzazione che viene accettata come Polo Sud geografico non è sempre perfettamente accurata.
Lontano da tutto
Il Polo Sud, inoltre, si trova a varie migliaia di chilometri di distanza dai paesi normalmente abitati. La zona più vicina è quella delle Isole Sandwich Australi, ma il paese di una certa consistenza a sorgere più vicino a questa regione è il Cile, che si trova a circa 3700 chilometri da lì.
Più o meno alla stessa distanza si trova anche l’Argentina, dove sorge anche la città di un certo rilievo più vicina al Polo Sud, ovvero Ushuaia.
Sul Polo Sud sono state presenti, inoltre, nel corso degli anni delle basi di ricerca, la più importante delle quali è la base scientifica Amundsen-Scott, ancora aperta e appartenente agli Stati Uniti. Essa sorge a circa 270 metri dalla localizzazione del Polo Sud geografico.
Il clima ovviamente in questo punto remoto del mondo è molto inospitale. La temperatura media minima arriva, durante i mesi tra giugno e settembre, fino anche a 62 gradi sotto zero, mentre il periodo più mite dell’anno è quello compreso tra dicembre e gennaio. In questa fase, la massima si posiziona attorno ai meno -25 °C.
Temperature “polari”
Nel corso dell’inverno, d’altronde, il Polo Sud non riceve alcuna luce solare, mentre in estate il sole è ovviamente in una posizione molto bassa. Su questa zona manca quindi un calore diretto da parte della nostra stella.
Inoltre il Polo Sud geografico si trova ad un’elevata altitudine, di circa 2.800 metri sul livello del mare. Pertanto, com’è facile immaginare, qui si respira davvero di uno dei climi più ostili mai registrati sul nostro pianeta.
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Tenete presente che proprio qui è stata rilevata una temperatura record di -83 °C, che tuttavia non è la più bassa mai registrata nel pianeta. Sempre sull’Antartide, all’interno la Base Vostok, in una circostanza si è arrivati anche a toccare una temperatura di -89 °C.
Il clima è quindi desertico. Sono praticamente assenti le precipitazioni, ma esistono però fortissimi venti che possono trasportare della neve che viene erosa dei ghiacci.
2. Perché non va confuso col Polo Sud magnetico
Come abbiamo segnalato, il Polo Sud geografico non va confuso con il Polo Sud magnetico. Quest’ultimo infatti subisce spostamenti anche di una certa consistenza in base alle mutazioni del campo magnetico terrestre e va quindi ricalcolato di anno in anno.
Ad esempio, secondo una stima del 2005 questo si dovrebbe trovare a circa 64° 31′ sud e a 137° 51′ est, cioè al largo della Terra di Wilkes, sempre in Antartide.
Bisogna presente però il fenomeno della migrazione dei poli. I diversi poli magnetici infatti, a causa dello spostamento dell’asse di rotazione terrestre, si spostano tendenzialmente di ogni anno di una misura compresa tra i 10 e i 15 chilometri.
Pertanto è difficile stabilire con esattezza di volta in volta dove si trovi questo Polo Sud magnetico. E non è un caso che anche le spedizioni che hanno provato a raggiungerlo abbiano spesso fallito.
La spedizione del 1909
Ad esempio, nel gennaio del 1909 un gruppo di tre esploratori britannici e australiani finì – a suo dire – per individuare questo Polo Sud magnetico, anche se oggi ci sono forti dubbi sulla certezza delle loro misurazioni.
I tre esploratori si chiamavano Douglas Mawson, Edgeworth David e Alistair Mackay. Loro giunsero infatti a una posizione che si trovava a 72° 15′ sud e 155° 16′ est, ma in tempi recenti sono stati sollevati dei rilievi sulla reale posizione del Polo Sud magnetico in quel dato periodo.
Probabilmente, insomma, mancarono l’obiettivo. Dopo di loro, d’altra parte, molti altri sono incappati nello stesso errore, e il rischio si ripresenta ogni volta che parte una spedizione con questa meta.
3. La gara tra Amundsen e Scott
Una delle cose più affascinanti quando si parla del Polo Sud è la vera e propria gara che si venne a creare allorquando alcuni esploratori cercarono di raggiungere per primi il luogo più irraggiungibile del pianeta. Il primo a riuscirci, come è in parte già noto, fu Roald Amundsen, grande e storico esploratore norvegese.
La sua impresa riuscì nel dicembre del 1911, precedendo di pochi giorni quella dello storico rivale Robert Falcon Scott. Vale però la pena di ripercorrere nel dettaglio quella duplice avventura, che è entrata negli annali, visto che su questi episodi si sono scritti numerosissimi libri.
Amundsen, infatti, era già noto alle cronache prima di mettere piede in Antartide. Tra il 1905 e il 1906, infatti, aveva condotto un viaggio alla ricerca del famoso Passaggio a nord-ovest. Un viaggio che era andato a buon fine, visto che, a bordo della nave Gjøa, aveva attraversato lo Stretto di Bering, divenendo immediatamente un eroe nazionale.
Amundsen aveva però in mente un altro obiettivo, ben più grosso. La sua speranza era infatti quella di riuscire a giungere per primo al Polo Nord, impresa per la quale si era allenato a lungo nelle grandi distese di neve della sua Norvegia.
Dal Polo Nord al Polo Sud
Questa sua speranza, però, era stata platealmente frustrata tra il 1908 e il 1909, quando due esploratori americani, Frederick Cook e Robert Peary, dissero di essere già giunti in quel luogo. A quel punto, Amundsen avrebbe fatto fatica a trovare i finanziamenti necessari per un’altra spedizione al Polo Nord e decise quindi di cambiare prospettiva.
Il nuovo luogo da raggiungere divenne quindi il Polo Sud. Questa volta però l’esploratore norvegese decise di non commettere di nuovo l’errore fatto pochi mesi prima. Temeva, infatti, che l’annuncio della spedizione in quel luogo avrebbe portato molti altri esploratori a mettersi in viaggio, facendo aumentare quindi i possibili rivali.
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Per questo motivo mantenne il massimo riserbo sulla sua missione, non comunicando il vero obiettivo del viaggio neppure ai marinai che si erano imbarcati con lui. Giunto sull’isola di Madera, nell’Oceano Atlantico, decise che era giunto momento di indicare ai compagni di viaggio le sue reali intenzioni e, allo stesso tempo, di farle conoscere al mondo.
Questo mandò su tutte le furie gli inglesi, che da tempo pensavano a una spedizione negli stessi luoghi. La segretezza venne anzi interpretata come un imbroglio, visto che il norvegese partiva ormai con un vantaggio sostanzialmente incolmabile contro l’esploratore britannico di punta, Robert Falcon Scott.
La gara con Scott
Ad ogni modo Scott si mise subito in viaggio, cercando di raggiungere il rivale. Nella sua spedizione, però, scelse di utilizzare delle slitte a motore piuttosto che trainate da cani, come invece aveva fatto Amundsen. E questo sarebbe poi risultato fatale.
Amundsen, intanto, arrivò al Polo Sud il 14 dicembre 1911, assieme ai suoi collaboratori. In questo modo anticipò Scott di ben 35 giorni, vincendo nettamente la “gara”. Scott rimase dunque sconfitto, ma la sua storia fu comunque epica.
Durante il viaggio di ritorno, infatti, Amundsen non ebbe grossi problemi, giungendo alla base abbastanza velocemente (anche se ci impiegò un po’ più del previsto). Scott, invece, che si era affidato a motoslitte che erano difficili da utilizzare in quelle condizioni, incontrò molte più difficoltà.
A causa anche di un clima infausto, la spedizione britannica si trovò presto impossibilitata a procedere nella marcia. I primi uomini morirono per congelamento o per vari incidenti, ma via via divenne chiaro a tutti che probabilmente nessuno si sarebbe salvato.
Il sacrificio degli inglesi
Memorabile, in questo senso, fu il sacrificio di Lawrence Oates. Questi, già ferito ad un piede, si rese conto di rappresentare un peso anche per gli altri componenti della spedizione e che la sua menomazione avrebbe probabilmente causato la morte di tutto il gruppo.
Decise quindi, durante una pausa nella marcia passata all’interno della tenda, di uscire ed addentrarsi nella tormenta in modo da morire e permettere ai compagni di proseguire. Il sacrificio, per quanto nobile, risultò però vano. I tre uomini che in quel momento erano ancora vivi trovarono infatti la morte poco tempo dopo, in quella stessa tenda.
I cadaveri di Scott e dei suoi compagni furono ritrovati sei mesi dopo, tra l’altro, per ironia della sorte, a poche miglia di distanza da un deposito di viveri. Rimasero le foto e i diari, che mostrarono la nobiltà e lo spirito di sacrificio di quegli esploratori.
Amundsen e Umberto Nobile
Amundsen, invece, fu accolto con grandi onori al suo ritorno in patria. Sarebbe stato poi protagonista di altre imprese. Tra queste, merita di essere ricordata quella compiuta con il nostro Umberto Nobile: nel 1926, infatti, Amundsen, Nobile e il finanziatore americano Ellsworth sorvolarono il Polo Nord in dirigibile a bordo del Norge.

Quell’impresa – la prima nel suo genere – venne salutata con grande entusiasmo, ma sarebbe stata l’ultima di quel tipo. Nel 1928 Nobile tentò di compiere un viaggio simile a bordo del dirigibile Italia. Questa volta però la spedizione fu più traumatica: il dirigibile precipitò nel Mare Artico e molti si recarono sul luogo per cercare di soccorrere i superstiti.
Tra questi soccorritori c’era anche lo stesso Amundsen, che però morì nel tentativo di salvare il vecchio compagno [1].
4. Il Polo Sud dell’inaccessibilità
Dove c’è il busto di Lenin
Un ultimo discorso “geografico”, per così dire, lo merita il cosiddetto Polo Sud dell’inaccessibilità. Con questa etichetta si identifica infatti la zona dell’Antartide più lontana dalla costa dell’oceano. Proprio questa lontananza la rende, nonostante non sia il vero e proprio Polo Sud, il luogo più difficile da raggiungere in Antartide.
Questo punto si trova a 85° 50′ sud e 65° 47′ est, a circa 463 chilometri dal Polo Sud geografico. È stato raggiunto per la prima volta nel 1958, sempre a dicembre, il giorno 14. La spedizione che toccò per prima questo punto era mandata dall’Unione Sovietica ed era guidata dai Evgenij Ivanovič Tolstikov.

Una volta raggiunta la posizione, il gruppo sovietico creò una base chiamata Poljus Nedostupnosti. Inoltre creò un’altra stazione a poca distanza e poi pose in questa zona addirittura un busto di Lenin, quasi a celebrare il fatto di essere arrivati prima delle potenze capitalistiche occidentali.
Ancora oggi, comunque, questo punto è il più remoto e quello più complesso da raggiungere per chiunque voglia esplorare il Polo Sud.
5. Il viaggio di Buzz Aldrin
Dalla Luna al Polo Sud
Vi ricordate di Buzz Aldrin? Se il nome non vi giunge nuovo, sappiate però che non è quello di un celebre esploratore di terre remote. O almeno non lo è sulla faccia di questo pianeta. Buzz Aldrin, classe 1930, è infatti il secondo uomo ad aver calpestato il suolo lunare, il 20 luglio 1969.
L’astronauta statunitense faceva parte della missione Apollo 11 assieme a Neil Armstrong e Michael Collins, anche se quest’ultimo non scese mai dal modulo lunare. Visto che Armstrong è deceduto nel 2012, Aldrin è quindi il primo uomo ancora in vita ad aver camminato sulla Luna.

Cosa c’entra tutto questo con il Polo Sud? C’entra. L’ex astronauta infatti, nonostante l’età, non ha smesso di esplorare e di osare. Tanto è vero che nel dicembre 2016 ha deciso di partire per il Polo, con l’obiettivo di raggiungere la base permanente americana Amundsen-Scott.
La spedizione non è però andata benissimo. Una volta raggiunta la base, Aldrin si è infatti sentito male. Hanno dovuto quindi rapidamente trasportarlo altrove, prima in un’altra base e poi in Nuova Zelanda. Le condizioni dell’ex astronauta si sono per fortuna stabilizzate quasi subito. D’altronde, a 86 anni non è facile fare ancora gli esploratori.
E voi, quale cosa da sapere sul Polo Sud preferite?
Note e approfondimenti
[1] Tra l’altro Umberto Nobile si salvò, tra qualche polemica. Qui potete rivedere una puntata della trasmissione La storia siamo noi interamente dedicata a quel celebre esploratore ed aviatore italiano. ↑
[-] La foto di copertina è di Kuno Lechner (via Wikimedia Commons).