Religioni in Europa: le cinque più diffuse

Tombe di tre diverse religioni in Europa, in particolare in Francia

Si parla spesso – o almeno alcuni movimenti politici di destra ne fanno un caposaldo della loro propaganda – di Europa cristiana. Ma qual è la situazione delle religioni in Europa? E quale era nel passato? Davvero l’Europa è sempre stata cristiana? E oggi, quali sono le proporzioni tra le varie fedi?

Per cercare di rispondere a queste più che legittime domande abbiamo preso in mano un po’ di statistiche [1]. Dati che fotografano la distribuzione delle religioni in Europa e che la confrontano con le diverse tradizioni, lingue e culture.

E ci siamo accorti che – tra paesi protestanti e cattolici, religioni orientali che si stanno diffondendo grazie alle migrazioni e revival di vecchi culti – la situazione è parecchio ingarbugliata. E soprattutto in grande cambiamento.

Vale la pena, insomma, di cercare di capire meglio la realtà che ci circonda. Magari, ove possibile, dando anche le percentuali di adesione ai diversi culti e disegnando delle mappe geografiche ideali. Ecco lo scenario.

 

1. Cristianesimo

Tra le religioni in Europa, primi i cattolici

Sì, la prima religione in Europa è ancora il cristianesimo, com’è sempre stato da svariati secoli a questa parte. Ma probabilmente mai come ora il dominio della religione che si riconosce nella figura di Gesù Cristo è stato così fragile. Secondo i dati che abbiamo a disposizione, infatti, solo il 72% degli europei si dichiara cristiano.

Guardando poi le statistiche nel dettaglio, ci si accorge che questa percentuale non è ripartita uniformemente né all’interno delle diverse confessioni cristiane, né nei singoli paesi.

Vescovi cattolici davanti a San Pietro, a RomaAd esempio i due terzi dei cristiani (il 67%) si professano cattolici. L’11% sono ortodossi. Circa il 17% è protestante, mentre il rimanente appartiene a confessioni minori. Il paese con più cattolici, contrariamente a quanto si può pensare, non è però l’Italia. Veniamo infatti superati, anche se di poco, dai polacchi, dove il 91% si professa di questa fede. In Italia siamo invece al 90%.

Dietro a noi, sul podio, salgono anche Irlanda e Portogallo, dove l’88% della popolazione si dichiara cattolico. I paesi con invece la minor fedeltà a Roma sono la Bulgaria, la Danimarca, la Grecia e la Finlandia, dove solo l’1% appartiene a questo credo.

I dati su ortodossi e protestanti

Gli ortodossi, com’è facile intuire, sono molto forti in pochi paesi: rappresentano il 96% della popolazione in Grecia e a Cipro, l’87% in Romania e l’82% in Bulgaria. Dalla statistica è esclusa la Russia, perché non rientra nell’Europa dei 28 [2], ma anche lì è presumibile che le percentuali siano alte. In Italia gli ortodossi non arrivano nemmeno all’1%.

I protestanti sono numerosi in Finlandia (70%), Danimarca (64%) e Svezia (41%). In Italia anche con loro arriviamo solo all’1%.

Un momento di preghiera in un monastero ortodosso

A titolo di cronaca, vi descriviamo anche la situazione in alcuni grandi paesi europei. In Germania cattolici e protestanti stanno praticamente alla pari: il 31% appartiene alla prima confessione e il 30% alla seconda. Come vedremo, lì anche gli atei e gli agnostici insieme sfiorano questa percentuale.

In Spagna dominano i cattolici, con però solo il 67% della popolazione totale. La Francia è cattolica al 54% e protestante appena al 3%. In Gran Bretagna, infine, i cattolici sono il 15% e i protestanti il 23% (con altri gruppi cristiani minori complessivamente al 19%).

 

2. Ateismo e agnosticismo

La seconda religione europea per numero di aderenti è in realtà una non-religione. Davanti ai sondaggi di questo tipo, infatti, negli ultimi decenni sono in drastico aumento quelli che si dichiarano agnostici, non credenti o atei.

I dati che abbiamo, che risalgono al 2012, parlano di una media di 7% di atei a livello europeo e del 16% di agnostici/non credenti. Sommandoli si arriva al 23%, quasi uno su quattro.

Alla scoperta dei luoghi di interesse di PragaAnche in questo caso, però, ci sono notevoli differenze da paese a paese. Ad esempio il maggior numero di atei convinti si concentra in Repubblica Ceca, dove si arriva al 20% della popolazione. Subito dietro Francia e Slovenia, al 16%, ed Estonia, al 15%. I paesi in cui gli atei sono pochissimi sono invece Cipro e la Romania, dove non si arriva nemmeno all’1%.

I non credenti, ma non atei

Per quanto riguarda non credenti e agnostici, che in classifiche di questo tipo vengono spesso equiparati [3], la percentuale più alta si ha nei Paesi Bassi, col 41% del totale. Subito dietro ancora la Repubblica Ceca, al 39%. Poi c’è la Svezia al 30%, il Regno Unito al 27% e l’Estonia al 22%. Pochi agnostici, invece, a Cipro, in Romania e in Grecia.

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Combinando tutti quelli che rifiutano le religioni, si arriva a un 59% in Repubblica Ceca, a un 49% nei Paesi Bassi, a un 43% in Svezia, a un 37% in Estonia e in Francia e a un 32% nel Regno Unito. In Italia questa cifra cala drasticamente al 6%: il 2% si dichiara ateo e il 4% non credente/agnostico [4].

In cosa credono gli italiani?

Attenzione, però. Leggendo così i dati sembra che più del 90% degli italiani sia cattolico. In realtà, altre indagini ci svelano una situazione più frastagliata. Un sondaggio condotto sempre dalla Commissione Europea, ma nel 2010 [5] infatti ci mostra, facendo uso di domande diverse, che non è facile capire in cosa creda la gente.

In questa indagine, agli intervistati veniva chiesto se si ritrovavano in una delle seguenti affermazioni: “Credo che esista un Dio”, “Credo in una qualche forma di spirito o di forza vitale”, “Non credo che esista alcuno spirito, Dio o forza vitale”.

La pace e la meditazione

Ebbene, il 6% degli italiani rispose di non credere in nulla (quindi nel nostro primo sondaggio si professa agnostico in realtà sarebbe ateo). E il 20% dichiarò di credere in una forza o uno spirito, che non è esattamente quello che sostiene la Chiesa cattolica.

Insomma, quando ci viene chiesto se aderiamo o meno a una tradizione religiosa, siamo portati a dare il nostro assenso anche in maniera conformista, confermando la religione dei nostri padri. Quando però si indaga più a fondo, si scopre che a volte le nostre convinzioni religiose sono ben poco ortodosse.

 

3. Islam

Perché la storia dell’invasione è una baggianata

Vista la situazione tra cristiani e atei, passiamo ora ai musulmani. Negli ultimi anni, molti partiti e giornali di destra hanno parlato di invasione islamica, come se la religione musulmana stesse soppiantando – senza che noi ce ne accorgessimo – le nostre antiche tradizioni.

In realtà la situazione è stata enormemente esagerata. È vero che i musulani in Europa sono in aumento, ma rappresentano ancora una percentuale veramente piccola del totale. Le statistiche del 2012 infatti ci dicono che solo il 2% dei cittadini europei [6], mediamente, si presenta come musulmano. Anche in questo caso, però, ci sono differenze notevoli da paese a paese.

Alla scoperta delle regole della religione musulmana

Nell’Europa dei 28, lo stato col maggior numero di fedeli dell’Islam è la Bulgaria, dove l’11% della popolazione si dichiara musulmana. Poi, scendendo la classifica, abbiamo un 5% che risiede in Belgio, un 3% in Francia, Regno Unito, Germania e Slovenia. E in Italia? Be’, da noi i musulmani italiani in realtà sono pochissimi, nemmeno l’1%.

Per dire, tra gli italiani ci sono più protestanti (luterani, calvinisti, valdesi) che musulmani. Ci sono più testimoni di Geova ed appartenenti ad altre confessioni minori che musulmani. Eppure nella percezione comune siamo quasi portati a pensare che i musulmani rappresentino ormai il 5 o il 10% della nostra popolazione. Sbagliando, ovviamente [7].

 

4. Buddhismo

Alcuni monasteri in giro per l’Europa

Come vedete, dopo aver concluso la parte su cristiani e atei, ora stiamo addentrandoci tra le minoranze. Cioè quelle religioni che – al di là della percezione popolare – hanno rappresentanze minute, se non infinitesimali, in Europa. Al quarto posto troviamo proprio una di queste, il buddhismo, che non arriva neppure all’1% di media in Europa.

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I paesi in cui questa confessione è maggiormente diffusa sono pochi: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Regno Unito. Oltre, addirittura, al Lussemburgo. Ma sono davvero percentuali risibili, visto che in nessuno di questi paesi la fede negli insegnamenti del Buddha supera l’1% della popolazione.

Il Buddha storico

D’altronde, questa religione è giunta davvero nel vecchio continente solo nella seconda metà dell’Ottocento [8]. E la sua diffusione come religione vera e propria – e non solo come una curiosità orientale – è avvenuta a partire dal ‘900.

Oggi si stima che i buddhisti in Europa siano alcuni milioni, al massimo 4. Monasteri buddhisti sono presenti principalmente in Francia e in Scozia. Altre strutture però si trovano anche in Belgio, Irlanda, Polonia, Spagna, Svizzera e Russia.

 

5. Induismo e sikhismo

Concludiamo con le ultime due religioni, che abbiamo deciso di unificare sia perché ciascuna ha una rappresentanza piccola ma simile, sia perché provengono dalla stessa regione. Induismo e sikhismo, infatti, sono due culti originari dell’India, o meglio della regione indiana.

L’induismo è piuttosto noto e ne abbiamo parlato in più occasioni. Meno famoso – ma non meno importante, almeno in certe zone d’Europa – è il sikhismo. Questa è una religione monoteista originaria del Pakistan, basata sull’insegnamento di dieci guru vissuti tra il XV e il XVII secolo.

Un sikh col tipico turbanteLa regione in cui ancora oggi il sikhismo è dominante è quella del Punjab, a cavallo tra l’India e il Pakistan. I sikh [9], però, sono stati oggetto di una vera e propria diaspora che li ha portati in diverse parti del mondo. E in particolare in Canada e, per quanto riguarda la nostra Europa, nel Regno Unito.

I numeri del Regno Unito e degli altri paesi

Si stima infatti che oggi vivano in questo paese 430.000 individui di questa religione. La seconda comunità sikh in Europa è poi quella italiana, che conta circa 70.000 membri. Seguono la Germania, la Grecia, il Belgio e la Francia, con numeri inferiori.

Una statua di Shiva, una delle più importanti divinità induiste, a Bijapur, nel sud dell'IndiaPer quanto riguarda gli induisti, anch’essi hanno la loro terra d’origine (e di maggior presenza) in India, ma ormai si trovano anche ai quattro angoli del globo. Per quanto riguarda l’Europa, la comunità più consistente è anche in questo caso in Gran Bretagna, con 832.000 membri. D’altronde, l’India fu per lungo tempo una colonia del Regno Unito.

Dietro alla grande realtà britannica si segnalano quella italiana (con poco più di 100mila membri), quella tedesca e quella olandese. Infine, nella graduatoria vengono paesi insospettabili come Francia, Svizzera e Norvegia [10].

 

E voi, quale religione preferite?

Ecco le cinque più diffuse religioni in Europa: vota la tua preferita.

 

Note e approfondimenti

[1] I dati che citeremo sono tratti da varie fonti. Quella però da cui traiamo le percentuali è la più ampia e recente indagine effettuata sulle preferenze religiose degli europei. Si tratta di un documento redatto dalla Commissione Europea nel 2012, intitolato Discrimination in Europe. Lo potete consultare in versione PDF qui. Il suo scopo era principalmente studiare come e quanto fossero discriminate le minoranze nel vecchio continente, ma per capirlo gli studiosi hanno effettuato un’indagine preliminare appunto sulle appartenenze religiose che è molto interessante.
[2] In realtà, al tempo dell’indagine i paesi erano 27: la Croazia è entrata successivamente.
[3] Cosa li differenzia dagli atei, almeno secondo queste statistiche? Semplice: per gli atei Dio non esiste, né esiste alcuna forza o spirito a lui equiparabile. Per gli agnostici e i non credenti, invece, non c’è questa certezza: non si riconoscono nelle chiese esistenti, ma ammettono che un qualche dio o una qualche forza possa esistere.
[4] Se volete altri dati di paesi importanti, ve li diamo qui in nota: la Germania, in questa graduatoria, è al 27% (9% di atei e 18% di agnostici) e la Spagna al 26% (10+16). Con cifre più basse di quelle italiane ci sono solo la Polonia (5% complessivo), la Bulgaria, la Grecia e Malta (3%), Cipro e la Romania (nemmeno l’1%).
[5] Qui il PDF completo dei risultati.
[6] Vanno quindi esclusi gli immigrati temporanei.
[7] C’è anche da dire, come abbiamo accennato prima, che queste stime non tengono conto di chi non ha la cittadinanza, e quindi degli immigrati temporanei, di quelli irregolari e dei richiedenti asilo. E che dal 2012 ad oggi la situazione è in parte cambiata. Ma il quadro generale non è troppo diverso da quello che abbiamo presentato.
[8] In realtà c’erano stati contatti anche nei secoli precedenti, ma il buddhismo non era mai stato studiato in profondità.
[9] In genere li si riconosce perché portano un vistoso e caratteristico turbante.
[10] Si stima che vivano anche 143.000 induisti in Russia, ma principalmente sul versante asiatico.

 

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