
Ci siamo. Dopo anni e anni siete arrivati finalmente alla laurea, al momento tanto agognato sia da voi che dai vostri genitori. Avete scritto la tesi e la state rivedendo un’ultima volta prima di mandarla in stampa. E, all’improvviso, vi sovviene alla mente che non avete ancora inserito i ringraziamenti nella tesi di laurea, come invece avete visto fare da vari vostri colleghi di studi.
Ovviamente mentre lavoravate alla vostra ricerca e al vostro testo non ci avete mai pensato, presi com’eravate dai vari capitoli, dal rapporto col relatore e dagli inevitabili dubbi. Ma ora bisogna proprio affrontare la questione. Dove vanno messi e come vanno scritti questi ringraziamenti?
Per fortuna (o per sfortuna, dipende dai punti di vista) non ci sono regole fisse in questo settore. I ringraziamenti potete metterli dove volete e, anzi, potete perfino non metterli. È una scelta personale, così come è molto personale lo stile con cui si decide di scriverli.
Proprio per questo ci si può sentire un po’ persi. Abbiamo però preparato una guida che vi aiuterà a capire come scriverli e vi fornirà anche un paio di esempi concreto. Se poi avete altri suggerimenti da dare, scriveteli pure nei commenti a fine pagina.
Indice
1. Prima cosa: non è obbligatorio inserire i ringraziamenti
Chiariamo subito: non c’è scritto da nessuna parte che bisogna per forza scrivere dei ringraziamenti all’interno della propria tesi. Quindi la prima cosa da chiedersi è se si voglia realmente farlo, ben sapendo che non è detto che qualcuno si offenda.
C’è infatti una scuola di pensiero secondo cui i ringraziamenti sono qualcosa di superato. Soprattutto, sono a volte considerati un po’ falsi, un obbligo da espletare dietro al quale però non c’è un vero sentimento di gratitudine. L’idea, insomma, è che piuttosto che farli perché si è obbligati a farli, sia meglio astenersi.
In realtà, però, i ringraziamenti possono avere ancora un senso, e la maggior parte dei laureandi continua ad inserirli nella tesi. L’importante è cercare di renderli sinceri, di trasformarli in qualcosa di vero e sentito e non in un semplice pro-forma.
Come si fa a rimanere sinceri e ad essere originali in un breve testo che hanno già fatto milioni di persone prima di voi e che faranno altre milioni di persone, probabilmente, dopo di voi? Lo vedremo nei prossimi capoversi, ammesso che vogliate davvero essere originali. Anche in questo caso, infatti, si tratta di una scelta molto personale.
2. Dove scriverli
Se state proseguendo la lettura, probabilmente avete deciso alla fine di scriverli, questi ringraziamenti. Resta da decidere, prima di passare alla stesura vera e propria, dove scriverli, in quale punto della tesi. Diciamo che in questo caso ci sono tre diverse scuole di pensiero, una più classica e due più originali.
Quella più classica è quella di inserire i ringraziamenti alla fine della prefazione, prima dell’inizio della tesi vera e propria. In questa posizione è bene che il testo occupi poche righe, al massimo una pagina e non di più e sia il più possibile “asciutto”.
Ci sono, però, anche soluzioni alternative. La prima è quella di metterli alla fine della tesi, tra l’ultimo capitolo e la bibliografia oppure addirittura dopo la bibliografia stessa. È una posizione inusuale che però ha una sua logica, visto che in questo modo “si chiude” idealmente il lavoro compiuto.
L’altra soluzione è quella di mettere i ringraziamenti prima di tutto, in apertura, davanti addirittura all’introduzione, segnalandoli anche nell’indice. È una soluzione di assoluto rilievo e forse per certi versi eccessiva, che però si rivela necessaria in quei casi in cui la tesi è stata scritta avvalendosi del fondamentale aiuto di qualcuno.
3. Chi ringraziare
Siamo ormai arrivati al fulcro del discorso. Ora bisogna scriverli, questi ringraziamenti, e soprattutto decidere cosa scriverci. Ovverosia: chi ringraziare. Perché alla fine è questo il problema fondamentale e quello più pericoloso: decidere chi mettere dentro e chi lasciare fuori.
In primo luogo, bisogna assolutamente ringraziare il relatore. Che sia stato veramente utile o che vi abbia maltrattati, conta poco: se inserite dei ringraziamenti non potete assolutamente non includervi la persona che vi ha seguito nella stesura della tesi e che poi dirà la propria sul vostro voto.
Sarebbe bene anche ringraziarlo per primo, assieme agli eventuali suoi collaboratori che vi hanno dato una mano. Quindi anche i suoi assistenti e l’eventuale contro-relatore vanno qui menzionati, dopo di lui. Infine non dimenticate di ringraziare gli enti, le biblioteche, i laboratori e le istituzioni che vi hanno accolti.
Dopodiché è buona norma ringraziare la propria famiglia, ovvero chi vi ha pagato gli studi e sostenuto in questi lunghi anni. Non serve spendere troppe parole: basta un riferimento veloce e chiaro, senza eccessivi melodrammi (è pur sempre una tesi di laurea e non un biglietto d’auguri).
E poi, velocemente, potete dedicare spazio ad amici, fidanzati/e, persone comuni: l’importante è non dilungarsi troppo su di esse, né elencarne decine e decine. Tenete presente che i ringraziamenti non dovrebbero portare via più di qualche riga. E che saranno in pochissimi a leggerli ed eventualmente ad accorgersi di non esservi “inclusi”.
4. Come strutturare il discorso
Ricapitoliamo allora l’ordine da dare a tutto il discorso di ringraziamento. La struttura ideale è la seguente:
– brevissima premessa generale;
– ringraziamento al relatore, al contro-relatore, agli assistenti, agli enti di ricerca;
– ringraziamento alla famiglia;
– ringraziamento al partner;
– altri ringraziamenti in velocità.
La premessa generale deve servire ad introdurre l’argomento. Bastano una o due frasi in cui si spiega che questo lungo lavoro che ora è completo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto e il sostegno di tante persone. Aiuto concreto, nella ricerca, e sostegno psicologico.
Come detto, poi è meglio partire dalle persone che ci hanno aiutato fisicamente e concretamente. E quindi in primis dal relatore, e poi via via citando anche tutti quelli che, nel Dipartimento o al di fuori di esso, ci hanno fornito dati, organizzato incontri, permesso di utilizzare strutture e documentazione.
Conclusa la parte “formale”, ci si può buttare sugli affetti. Partite sempre dalla famiglia (è più elegante) e solo dopo di essa vi consigliamo di citare il partner, se lo avete, che di sicuro vi sarà stato vicino durante i lunghi mesi di lavoro. Agli amici e a tutti gli altri dedicate una veloce carrellata nel finale.
5. Alcuni esempi
Tutto risulta più chiaro quando mettiamo da parte la teoria e passiamo alla pratica. Ecco infatti alcuni esempi che, speriamo, vi renderanno tutto più chiaro. Il primo, qui di seguito, è abbastanza formale.
Prima di lasciar spazio alla trattazione, permettetemi di ringraziare chi mi ha sostenuto nel mio percorso di ricerca. In primo luogo quindi è necessario menzionare il relatore di questo lavoro di tesi, il professor Taldeitali, che mi ha fornito indicazioni e correzioni preziose senza le quali questo lavoro non avrebbe potuto vedere la luce. Desidero inoltre ringraziare il correlatore, prof. Pincopallino, e le assistenti Nina, Pinta e Santa Maria, che mi hanno aiutato a dare un indirizzo più concreto ai vari percorsi di ricerca.
Al di fuori dell’università, ho trovato sostegno e aiuto anche nei miei familiari, e in particolare in mio padre e mia madre, che non mi hanno mai fatto mancare il loro appoggio durante tutto il mio percorso di studi.
Infine, un pensiero devo riservarlo a Francesca, che mi è stata accanto durante i lunghi mesi di lavoro, e a tutti i miei compagni di corso e amici, che mi hanno dato consigli e incoraggiamenti.
Il secondo esempio, invece, è un po’ più giovanile, ma comunque adatto ad una tesi.
Inutile dire che tutto questo lavoro non è solo frutto della mia fatica e del mio sudore. Senza il sostegno e l’aiuto di tante persone non sarebbe stato così completo e, spero, valido.
Pertanto mi sento in dovere di ringraziare pubblicamente varie persone che mi hanno dato il loro aiuto in questi mesi: se nella tesi c’è qualcosa di buono lo si deve principalmente a loro (mentre le mancanze sono ovviamente tutte mie).
E quindi grazie al mio relatore, il professor Taldeitali, sempre prodigo di consigli e di indicazioni (oltre che di feroci stroncature); grazie al correlatore, prof. Pincopallino, che mi ha rimesso in riga quelle poche volte in cui non l’ha fatto il prof. Taldeitali; e grazie anche a tutti i ragazzi del Dipartimento e dell’Istituto di Ricerca, Tizio, Caio e Sempronio, che mi hanno fornito indicazioni senza le quali mi sarei sentito perso.
E poi, ovviamente, non posso non ringraziare mamma e papà; un po’ perché mi hanno pagato gli studi, e quindi senza i loro sacrifici non potrei certamente essere qui, un po’ perché mi hanno sopportato in questi mesi. Ma chi mi ha sopportato di più è stata indubbiamente Francesca, capace di calmarmi quando l’ansia prendeva il sopravvento. Grazie anche a tutti gli amici e i colleghi che mi sono stati vicini in questi anni, magari anche solo con una parola gentile. Se riuscirò a laurearmi, sarà in parte anche grazie a loro.
Infine, permettetemi di ringraziare anche me stesso, o meglio la mia forza di volontà: ho faticato e sudato sui libri per molto tempo e se sono arrivato fin qui lo devo soprattutto a lei.
E voi, quale Suggerimento per i ringraziamenti preferite?