
Avrete sentito sicuramente parlare più volte del tango argentino, uno dei balli più sensuali e belli. Forse, però, non ne conoscete la storia e le caratteristiche più specifiche: ebbene, oggi siamo qui per spiegarle.
Nell’articolo che trovate qui di seguito, infatti, cercheremo di raccontarvi la storia del tango, di descrivervelo e di spiegarvene le specificità, anche a livello musicale e di passi (anche se, come vedrete, su questo argomento si possono dire in realtà poche cose).
Concluderemo proponendovi qualche esempio diretto, in modo che vediate anche con i vostri occhi come funziona poi all’atto pratico quello che abbiamo cercato di descrivervi a parole. Procediamo.
Indice
1. Cos’è il tango argentino
Partiamo dalle basi, e cioè cerchiamo prima di tutto di definire cosa sia questo tango argentino. Il ballo è nato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento appunto in Argentina (e in Uruguay), in particolare nella zona del Río de la Plata.
È un ballo che ha manifestato, fin dal principio, una forte radice popolare, tanto è vero che nacque in primo luogo come evoluzione di balli che già esistevano e già erano diffusi in Argentina. Alla sua base c’è il tentativo di lasciare libero spazio ai ballerini, visto che la chiave principale è quella dell’improvvisazione.
Inoltre, il secondo elemento fondante è che il tango è un ballo triste. Rifacendosi a una celebre ed azzeccata definizione del musicista Enrique Santos Discépolo, il «tango è un pensiero triste che si balla». Ed effettivamente, a vederlo eseguito nelle sale da ballo, questa sua caratteristica balza agli occhi.
Nel tango i ballerini seguono la musica, facendosene trascinare, facendo quasi aderire i loro corpi al motivo che conduce il tango. Sono figure che assecondano le note, per così dire, in un trasporto emotivo che ha sempre i toni della malinconia, del languore, anche della passione.
La tristezza e il ballo
Per questo il tango non è solo una forma di danza, un modo di stare sulla pista da ballo. È quasi una filosofia di vita, che ben si sovrappone allo stile di vita sudamericano, vitale ma allo stesso tempo malinconico, passionale ma anche carico di languore.
Non è un caso che i primi grandi interpreti di questa musica e di questo ballo fossero figli di immigrati, anche italiani. Quasi che un sentimento di lontananza dall’amore (o dalla patria perduta) fosse presente, inconsapevole, dentro di loro.
2. La sua storia
Abbiamo già detto che il tango nacque sul finire dell’Ottocento. Conviene però ora addentrarsi un po’ di più nell’argomento e capire nel dettaglio dove e come si sviluppò questo nuovo ballo. Tenendo presente che non tutto è chiaro, in questa storia.
Ad esempio, a tutt’oggi non si sa con esattezza da dove derivi la stessa parola “tango”. Le due ipotesi principali sono da un lato quella che la vuole derivare da una lingua africana, dall’altro quella che la vuole derivare da un altro tipo di musica sudamericana, però completamente diversa.
Le primissime documentazioni di qualcosa di simile al tango risalgono alla Cuba di inizio ‘800, ma, come detto, fu nei quartieri popolari di Buenos Aires e di Montevideo che il nuovo ballo si sviluppò e si impose. Da quei quartieri – inizialmente occupati da africani –, il ballo spopolò poi tra gli immigrati.
L’arrivo in Europa e la fama mondiale
Fino a quel momento, il tango era però una questione puramente locale. Fu solo con l’inizio del XX secolo che venne scoperto anche al di fuori dell’Argentina e dell’Uruguay. Molti ballerini e orchestrali, infatti, iniziarono a partire per l’Europa, dove c’era fame di musiche nuove, e spopolarono a Parigi, a Londra, a Berlino.
Quelli furono gli anni d’oro del tango, che continuarono fino agli anni ’30, quando la Grande Depressione portò il ballo al declino. Venne poi periodicamente riscoperto, prima all’inizio degli anni ’50 e poi dei ’70, a volte con innovazioni, altre volte con l’intento politico di rievocare un ballo molto amato dalla gente.
3. La musica
Vediamo ora di delineare meglio la forma musicale di questo ballo popolare. Inizialmente il tango si basava sulle musiche eseguite da un piccolo trio di musicisti, formato da violino, flauto e chitarra (o fisarmonica). Con l’andare del tempo, comunque, già nella prima fase si iniziarono ad usare il pianoforte e una parte cantata.
All’inizio del Novecento, poi, comparvero nuove formazioni, composte da pianoforte, violino e bandoneón, una particolare tipologia di fisarmonica. Infine, in parallelo all’aumentare della popolarità di questo ballo, ci si poteva imbattere sempre più spesso in vere e proprie orchestre complete.
Il tempo era solitamente in quattro quarti, ben cadenzato, non particolarmente veloce (tranne che nella versione nordamericana, in cui il ritmo si faceva più sostenuto). In realtà però nei primi tempi non vi furono regole musicali particolarmente codificate.
L’intento principale dei musicisti che componevano le musiche era infatti essenzialmente quello di esprimere quella passionalità ma allo stesso tempo malinconia che i ballerini dovevano poi trasmettere sulla pista da ballo.
Dal dopoguerra ad oggi
Fu probabilmente solo dopo la Prima guerra mondiale che iniziò un lavoro di definizione delle sonorità portato avanti da vari musicisti, come ad esempio Francisco Canaro, Mariano Mores, Albert Newman, Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Carlos Di Sarli o Enrique Discépolo.
Poi, come detto, col passare dei decenni si è tentato anche di rilanciare e ammodernare il genere, introducendo a volte perfino strumenti elettronici. Da questo punto di vista non si può non citare il lavoro di Astor Piazzolla1, iniziatore negli anni ’60 del Tango Nuevo, e più di recente dei Gotan Project2 o di Richard Galliano3.
4. I passi
Come si balla, il tango? Dirlo e spiegarlo non è certo semplice, perché una delle componenti essenziali di questo ballo è infatti l’improvvisazione. A condurre è comunque sempre l’uomo, che sceglie i passi; la donna segue.
Il passo base che viene utilizzato è il cosiddetto passo in sé, il normale passo della camminata, che però viene eseguito sempre con una grande attenzione all’eleganza e alla passionalità. Non a caso i due ballerini sono tra loro abbracciati, anche se il tipo d’abbraccio può variare a seconda della tipologia di tango.
Nel corso dei decenni, infatti, sono andate delineandosi diverse variazioni sul tema. In certe il contatto tra i due ballerini è diretto. In altre, invece, c’è un abbraccio aperto o comunque una certa distanza tra la spalla sinistra dell’uomo e la destra della donna.
Inoltre sono stati introdotti anche dei passi codificati, inizialmente per motivi didattici, per permettere agli inesperti di avvicinarsi a queste tecniche. Passi che poi i grandi ballerini inframmezzano con invenzioni via via sempre nuove.
Ballare nella milonga
Nelle zone in cui il tango è molto popolare, come il Sudamerica, è particolarmente importante sapere anche come muoversi all’interno della milonga, cioè la tipica e ampia sala da ballo dedicata proprio a questa specialità.
Visto che poi molto spesso si improvvisa, seguire dei movimenti codificati è infatti quasi indispensabile. Il ballo si svolge pertanto in senso antiorario e i passi all’indietro vanno fatti di preferenza nel senso di marcia o verso il centro della sala.
I ballerini più esperti, infatti, si muovono in genere ai lati della sala, anche perché così possono prendere più facilmente velocità. I più inesperti, invece, occupano di preferenza il centro.
5. I video sul tango argentino
Concludiamo, dopo tanti discorsi, con qualche video che possa aiutarvi a capire più profondamente – e direttamente – come ci si muove durante il tango. Gli esempi che vi proponiamo qui di seguito sono vari e anche diversi tra loro, così da darvi una panoramica di un ballo che è sempre in evoluzione.
E voi, quale aspetto del tango preferite?
Note e approfondimenti