
Molto spesso si pensa che i tatuaggi siano un’invenzione o una moda molto recente. E in parte, ovviamente, a pensarla così non si va troppo distanti dalla verità, visto il proliferare, in questi tempi, di persone tatuate in diverse parti del corpo, in maniera anche estemporanea e a volte incoerente. I tatuaggi, però, hanno un’origine molto antica e spesso un significato molto profondo, soprattutto lontano dall’Europa. Oggi, ad esempio, vogliamo parlarvi dei tatuaggi giapponesi.
In Estremo Oriente, infatti, questa particolare arte ha radici antiche e interessanti, che vale la pena di recuperare. Anche perché quella cultura così diversa dalla nostra offre spunti originali per noi occidentali, che, in generale, ambiamo a recuperare il senso della forza interiore che è così importante nel paese del Sol Levante.
I tatuaggi, da questo punto di vista, possono darci una mano. In Giappone hanno infatti una valenza sia sociale che spirituale. Venivano usati, in principio, per mostrare la devozione religiosa, ma poi sono divenuti, nel corso dei secoli, una sorta di marchio con cui punire chi era ritenuto colpevole di qualche crimine esecrabile.
In Giappone i tatuaggi hanno una valenza sia sociale che spirituale.
Infine, quando si è imposta la moderna classe mercantile nipponica, è stata proprio quest’ultima a recuperare il valore positivo del tatuaggio, come un marchio distintivo per mostrare, invece, la propria forza e intraprendenza.
La storia dei tatuaggi giapponesi si è momentaneamente arrestata dopo la Seconda guerra mondiale, quando l’imperatore li proibì, con lo scopo di occidentalizzare il paese. Anche per questo, i tatuaggi sono tornati ad essere un elemento del mondo criminale, tanto da essere fatti propri in particolare dalla Yakuza, la mafia giapponese1.
Ma, al di là del passato, quali sono oggi quelli più belli e importanti da esibire, in Asia come in Europa? Scopriamone cinque particolarmente significativi.
Indice
1. La carpa koi
Uno dei tatuaggi giapponesi più intriganti è quello che ha per protagonista la carpa koi. Chiamata anche nishikigoi, questa è sostanzialmente la carpa giapponese, che esibisce colori molto particolari. Quelli più comuni sono il bianco, il nero, il rosso, il giallo, il blu e il crema, che a volte si trovano anche mischiati.
Anche per la loro evidente bellezza, in Giappone queste carpe vengono allevate spesso per scopi decorativi e tenute all’interno di laghetti da giardino. In ogni caso, il loro valore non è solo estetico. Dall’inizio del ‘900 – quando, in contrapposizione alla carpa occidentale, divennero molto popolari in patria – hanno infatti assunto vari significati simbolici.
Forza e determinazione
In Giappone sono in genere simbolo di amore e amicizia, ma in Occidente i tatuaggi che riportano questa carpa si richiamano invece a una tradizione diversa, di origine cinese. Implicano infatti la determinazione, la forza, il coraggio e il desiderio di successo.
D’altronde, secondo la leggenda queste carpe nuotavano in origine controcorrente nel Fiume Giallo, in Cina. Solo poche, però, riuscivano a superare la cosiddetta “Porta del drago”, e quando ci riuscivano venivano trasformate in draghi.
Per questo un tatuaggio di questo tipo serve ad indicare la determinazione della persona che lo porta nel cercare di diventare qualcosa di più di ciò che è già. Implica quindi il desiderio di fare strada, in tutti i sensi, nella vita, fino a trasformarsi in qualcosa di più elevato.
[wpzon keywords=”tatuaggi giapponesi” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
2. I leoni
Generalmente si parla di leoni, ma non sono proprio leoni. Quelli che vedete qui di seguito, e che costituiscono un elemento tradizionale dell’iconografia orientale, sono in realtà degli animali a metà strada tra il leone e il cane, tanto da preservare alcune caratteristiche di entrambe le bestie.
Vengono chiamati Cani Fu o Foo o Fo, a seconda della traslitterazione. Oppure ancora “leoni cinesi” o “cani guardiani”. Infatti si trovano di solito all’ingresso dei santuari e hanno un elevato valore simbolico. Sarebbero difatti delle sentinelle, incaricate di vegliare sul tempio o sulla casa, a loro protezione.
Quando vengono tatuati sul corpo umano, soprattutto nella parte alta, si ritiene indichino l’essere disposti a proteggere ciò che è proprio, ad ogni costo. Affetti, beni, valori: li si difenderà senza paura né timore delle conseguenze.
Secondo alcune tradizioni, inoltre, questi particolari leoni terrebbero anche lontani gli spiriti cattivi e quindi darebbero in generale un beneficio a chi se li fa disegnare sul corpo.
[wpzon keywords=”japanese tattoo” sindex=”ForeignBooks” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
3. Il serpente
Nella tradizione culturale giapponese, non solo quella legata ai tatuaggi, il serpente porta con sé un gran numero di significati e di funzioni, anche molto importanti. Ad esempio, si ritiene che possa proteggere dalle malattie, dai disastri naturali e dalla sfortuna.
Inoltre, i serpenti rappresentano la saggezza e lo spirito di protezione, soprattutto dalle cattive decisioni. Molto spesso, infatti, si è in un certo senso artefici del proprio destino, scegliendo male e pagandone poi le conseguenze: il serpente sarebbe quindi un animale in grado di indicarti la retta via.
Non dobbiamo poi dimenticare le caratteristiche del serpente come animale, che si traslano inevitabilmente nel suo significato simbolico. Come il serpente muta la propria pelle, così questa figura simboleggia la rigenerazione, la guarigione e più in generale la medicina.
Non è un caso che negli antichi riti orientali spesso si ritrovi il serpente associato a pratiche mediche o comunque a rimedi più o meno naturali. Di conseguenza, è anche un simbolo di salute e di fortuna.
Infine, il tatuaggio del serpente giapponese rappresenta anche il Femminino sacro, o comunque ha gli attributi della divinità femminile.
4. Il drago
Nella tradizione occidentale il drago simboleggia di solito la forza e la ferocia, oltre che, di riflesso, la salute. I draghi venivano infatti rappresentati come forze anarchiche e distruttrici contro cui si scagliavano i vari eroi, incaricati di eliminarli e riportare l’ordine.
Spesso, inoltre, questi draghi fungevano da guardiani di luoghi misteriosi entro cui le forze del bene dovevano però riuscire ad entrare.
Nella cultura orientale la visione, però, è radicalmente diversa. Anche in Giappone il drago è infatti visto come un animale benevolo e generoso, che usa la propria forza per il bene dell’umanità e non per ostacolare gli uomini.
Per questo il drago è infatti sinonimo di saggezza e di forza usata a fin di bene. Una concezione che emerge perfino in opere di fantasia piuttosto recenti, come, per fare un esempio, la saga di Dragon Ball, in cui è proprio un drago l’essere mitologico a cui gli eroi si appellano.
[wpzon keywords=”tatuaggi” sindex=”Books” sort=”relevancerank” listing=”3″ country=”it” descr=”0″ col=”3″]
5. La maschera di Oni
L’ultimo tatuaggio della nostra lista è anche uno dei più comuni tra quelli che provengono dall’Estremo Oriente. Si tratta del disegno della maschera di Oni, che si riallaccia ad una credenza folkloristica giapponese.
Secondo quella cultura, infatti, esisterebbero dei demoni (se così possiamo momentaneamente chiamarli), appunto gli “oni”, che avrebbero il compito di arrecare punizioni ai malvagi, infliggendo il giusto castigo –anche sotto forma di malattie – a chi si è comportato in maniera empia.
In realtà, però, la parola “oni” non andrebbe tradotta come demone (in giapponese a quest’ultimo termine è infatti più corretto associare la parola “yokai”). Gli oni erano infatti più facilmente paragonabili agli orchi o ai troll della nostra tradizione, visto che finivano sovente per infestare villaggi.
Ad ogni modo, nella tradizione giapponese alcune di queste creature sono malvagie mentre altre sono buone e protettive. Ad esempio, è celebre la leggenda di un monaco tramutato in oni dopo la morte per poter difendere al meglio il suo vecchio tempio.
Nei tatuaggi
Per quanto riguarda i tatuaggi, una buona parte di queste tradizioni è comunque ignota a chi opta per questo volto. Lo si sceglie, di solito, per il richiamo ad un mondo di spiriti e di presenze che va al di là del visibile, per l’idea del soprannaturale.
E, in qualche modo, anche per incutere un certo timore, visto che queste maschere sono volutamente inquietanti e spaventose.
Note e approfondimenti